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alister

ha scritto una recensione su Persona 4: Golden

Cover Persona 4: Golden per PS Vita

Sin da quando ho preso in mano la Vita e ho iniziato questa avventura, mi sono ritrovata catapultata dentro ad Inaba e alle sue atmosfere uggiose: proprio come capita ai protagonisti, sono stata letteralmente trascinata dentro allo schermo da un ritmo incalzante sin dalle battute iniziali, che mi ha tenuta incollata alla console per ore e ore, facendomi fare le notti in bianco più di una volta senza che neanche me ne accorgessi.
La trama conquista sin dall'inizio e non delude mai: non si tratta di una storia che colpisce per singole scene, quali plot twist inaspettati o risvolti drammatici, quanto piuttosto per la sua profondità e la sua completezza. Dico profondità perché Persona 4 è un gioco che si basa su temi in grado di far riflettere, oltre che intrattenere, sia che si tratti di quelli individuali – le storie dei singoli personaggi che imparano a confrontarsi onestamente con sé stessi e ad accettarsi per quelli che sono – sia di quelli universali, che emergono man mano che si avvicina alla conclusione, e che si rivelano altrettanto importanti e degni di attenzione. Completezza, invece, perché quella di Persona 4 è una trama in grado di abbracciare mille e più sfaccettature: i toni sanno essere ora gravi, ora leggeri; momenti angosciosi si alternano a quelli divertenti, così come la vita scolastica si avvicenda a quella nel mondo della TV. Si piange, si ride, si riflette, si fanno congetture; si combattono letteralmente i propri demoni, si esplorano dungeon creati dall'inconscio di chi vi è imprigionato, si conquistano nuovi poteri maturando interiormente come individui; ma, allo stesso tempo, si organizzano festival studenteschi dal dubbio successo, si partecipa a gite dai risvolti tragicomici, si improvvisano performance musicali, così come cene che rischiano di mandare qualcuno all'ospedale. Si tratta, insomma, di una storia che cattura il giocatore e lo appassiona, regalando una vasta gamma di emozioni che ricoprono a 180° gradi le varie sfaccettature della vita e che lasciano davvero il segno a poco a poco.

Tutto questo è reso possibile da un cast indimenticabile: e il mio contributo a questo proposito mi sembra quanto mai accessorio, perché stento a trovare qualcuno che non etichetti questi personaggi come profondi, verosimili e unici. Ognuno si può riconoscere in loro e nei loro problemi e, oserei dire, anche crescere a sua volta vedendoli maturare così tanto mentre affrontano le loro paure, i loro difetti, le loro mancanze. Credo che i miei preferiti siano Yosuke e Naoto, se proprio devo scegliere, ma si tratta di una scelta puramente soggettiva, perché tutti godono di una complessità e di uno spessore davvero rari, tanto che, giocando, mi è sembrato davvero di avere a che fare con persone in carne ed ossa, e mi sono sentita più membro del loro gruppo che spettatrice.
Non solo i party member presentano questa caratterizzazione, ma anche tutti i personaggi secondari, sia che essi siano legati alla trama principale, come Nanako e Dojima, sia che si tratti di social link. Gli antagonisti non sono da meno: presentano personalità complicate ma solide, e i loro monologhi sono ancora una volta in grado di far riflettere il giocatore più di quanto non capiti di solito.

L'esperienza di gioco è resa ancora più coinvolgente dall'eccellente comparto sonoro: la soundtrack è qualcosa di meraviglioso. Conoscevo e apprezzavo già Meguro e il suo stile, ma trovo che qui si sia davvero superato, componendo una colonna sonora ricca di tracce memorabili, che entrano in testa sin dal primo ascolto. Sullo stesso livello è il doppiaggio, che vanta grandi nomi che qui hanno dato davvero il meglio, rendendo ancora più tridimensionali i personaggi a cui prestano la voce, due su tutti Yuri Lowenthal e Johnny Yong Bosch.

Passando al gameplay, non ho davvero nulla da dire: venendo da Persona 3, ho trovato tutto incredibilmente migliorato in ogni ambito, primo tra tutti quello di esplorazione e combattimenti. I dungeon sono tutti estremamente variegati, ben distinti tra loro per design e OST, e nessuno mi è mai venuto a noia, complice il numero contenuto di piani che presentano. Tutte le dinamiche di gameplay sono state affinate, rendendo il tutto più fluido e facendo di Persona 4 un JRPG in grado di essere dinamico e mai noioso nonostante i turni. Non mi sono mai annoiata giocando a P4, al contrario, le ore di gioco sono letteralmente volate, sia che esplorassi dungeon, sia che mi dedicassi ai social link.
E a proposito dei social link, ribadisco che li ho trovati estremamente curati: ho apprezzato in particolare il fatto che, questa volta, fosse possibile formare social link con i membri del party, oltre che con altri personaggi chiave della trama. Questo mi ha permesso di affezionarmi ancora di più a questi personaggi e di vivere alcuni momenti della storia con ancora più partecipazione.
Oltre ai social link, il gioco offre anche tante altre attività, tanto che ci si ritrova letteralmente sommersi dalle cose da fare: lavori part-time, libri da leggere, hobby da coltivare, ristoranti e negozi in cui recarsi… Il tempo davvero non basta per fare tutto. E, se devo trovare un'unica pecca al gioco, è quella di non permettere di fare niente la sera quando si passa il pomeriggio nel mondo della TV, perché personalmente mi ha dato l'impressione di perdere del tempo, davvero prezioso visto il quantitativo di cose da fare.

Per il resto, per Persona 4 ho solo elogi, nient'altro. E' stato capace di catturarmi come pochi altri giochi, e decisamente più di quanto mi aspettassi: si tratta di uno di quei rari giochi in grado di farti davvero dimenticare il mondo esterno, una volta accesa la console, e così è stato per me fino alla fine, quando sono giunta ai titoli di coda con i lacrimoni per tutte le emozioni che mi ha regalato in queste ottanta ora. E' stato un gioco difficile da finire, perché non volevo salutare i personaggi a cui mi sono così tanto affezionata, e neanche il gameplay così godibile; per fortuna, so che ci sono un paio di spin-off e di anime che mi aspettano, e quindi quello a Yu, Yosuke, Chie, Yukiko, Kanji, Rise e Naoto è solo un arrivederci. Anzi, a dirla tutta, se non avessi un trilione di altri giochi da fare, già avrei voglia di ricominciare da capo P4 per rivivere tutto da capo con la stessa passione.

Concluse le mie opinioni, vorrei aprire una piccola parentesi in appendice per quanto riguarda la versione che ho giocato, il Golden: ritengo che si tratti di molto più di un porting. Le aggiunte sono davvero tantissime e tutte valide: si parla di tanti nuovi eventi, di nuove feature di gameplay, di nuovi social link assai centrali per la trama, di una ricchissima sezione di extra… In più, il formato portatile si è rivelato ottimale per me, permettendomi di giocare con ancor più coinvolgimento. Perciò, per quanti avessero la possibilità di scegliere, consiglio in toto Persona 4 Golden, che per me può essere meritevole di essere (ri)giocato anche da chi avesse già giocato alla versione PS2.