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Su Dimensione Ludica

Parte del Games Project 2014, lo scopo di tale progetto è quello di analizzare, nobilitare e informare creando articoli di riflessione sul Medium Ludico (Dai giochi da tavolo fino ai videogiochi). LINK BLOG: http://dimensioneludica.blogspot.it/

Nota: Questo articolo è stato pubblicato già sui siti "Z giochi" e "Parliamo di Videogiochi", per cui tutti i diritti sono riservati all'autore (Gordon Giulio) e ai siti. Viene però, gentilmente riproposto qui su Dimensione Ludica per voi.

Speciale | Il gioco come medium unico

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Cultura video-ludica



Introduzione



Insomma il gioco e’ ovunque!


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“For hundreds of years, the field of game design has drifted along under the radar of culture, producing timeless masterpieces and masterful time-wasters without drawing much attention to itself without, in fact, behaving like a “field” at all. Suddenly, powered by the big bang of computer technology, game design has become a very big deal and the source of some provocative questions about the future of art and entertainment.



(…)Games are remarkably complex, both in their internal structure and in the various kinds of player experiences they create.(…)



(…) Games are capable of addressing the most profound themes of human existence in a manner unlike any other form of com-munication-open-ended, procedural, collaborative; they can be infinitely detailed, richly rendered, and yet always responsive to the choices and actions of the player.(…)



The real domain of game design is the aesthetics of interactive systems. Even before computers existed, creating games meant designing dynamic systems for players to inhabit. Every game, from Rock-Paper-Scissors to The Sims and beyond is a space of possibility that the players explore”.



Queste sono le parole della premessa del libro “Rules of play: game design fundamentals”, di Katie Salen e Eric Zimmerman (entrambi studiosi di game design ma anche game designer attivi).
E come potete leggere in inglese:



“Il campo del game design è stato sottovalutato per diverso tempo dalla cultura, ma grazie all’arrivo della computer tecnology i giochi hanno assunto una forma ancora più evoluta, ampliando le recenti e dibattute questioni sul gioco e l’intrattenimento come arte”.



Ma i giochi (partendo fin dalle origini) sono stati sempre qualcosa di particolare e unico, infatti i giochi sono capaci di descrivere i temi più profondi dell’esistenza umana in un modo cosi diverso dalle altre forme di comunicazione. Essi sono ” open-ended, procedurali, collaborativi e interattivi alle scelte del giocatore e alle sue azioni“. Non solo, i giochi sempre secondo gli autori, sono sempre stati spazi di possibilità e di esperienza anche prima dell’arrivo del computer.







Tuttavia per capire meglio queste importanti considerazioni dobbiamo partire dal principio.
Quindi cerchiamo di dare una definizione di gioco:



“The word [game] is used for so many different activities that it is not worth insisting on any proposed definition. All in all, it is a slippery lexicological customer, with many friends and relations in a wide variety of fields. David Parlett, The Oxford History of Board Games.”



“What are games? Are they things in the sense of artifacts? Are they behavioral models, or simulations of social situations? Are they vestiges of ancient rituals, or magical rites? It is difficult and even curious when one tries to answer the question “what are games,” since it is assumed that games are many things and at the same time specific games are different from one another—but are they? E. M. Avedon, “The Structural Elements of Games”.



A game is a particular way of looking at something, anything. Clark C. Abt, Serious Games.



Any attempt to define the word “game” is a foolish endeavor.”



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Come possiamo vedere qui sopra, diversi studiosi di game design ci fanno notare come la parola gioco nasconde molteplici significati, tanto da rendere inutile gli sforzi di giungere a una singola definizione. Infatti i giochi sono davvero complessi sia nella loro struttura interna sia nei diversi tipi di esperienze che essi creano. E quindi il significato di gioco è spesso sfuggente, infatti: il gioco è utile o è gratuito? Entrambi. E’ libero o vincolante? Di nuovo entrambi. Ancora, il gioco ha a che fare con la realtà vera o con una realtà illusoria? E’ piacevole o turba, piuttosto che distendere? E’ un’attività umana separata rispetto ad altre, oppure le comprende tutte?



Il gioco è soprattutto libertà e creatività e non c’è nulla di altrettanto restio a farsi rinchiudere in fastidiose definizioni.





Dunque, ci rendiamo conto che definire esattamente cosa sia un gioco è impossibile, proprio per la loro complessità. Infatti in fondo tutto può essere un gioco, nel senso che in un contesto più ampio del termine, la vita o comunque il mondo è in fondo un grande gioco, ovviamente con delle peculiarità.



Per spiegare meglio questo assunto, dobbiamo però capirne le ragioni che ci portano a pensare a questo: innanzitutto analizzando lo scopo del gioco, ci rendiamo conto che esso è sempre stato quello di fungere da “palestra” per la realtà, un modo per iniziare ad approcciarsi ad essa.
D’altronde il gioco, è un atto radicato fin dagli albori sia nella nostra specie, sia in forme ovviamente meno evolute negli animali e viene usato in entrambi i casi come un piacevole allenamento per la vita. Tuttavia la grande differenza tra il gioco in un generico mammifero e in un bambino, è proprio la capacità che ha l’uomo di immaginare situazioni e contesti che nella realtà non esistono, tale capacità si sviluppa proprio nel gioco.
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Ed ecco quindi che nel gioco il bambino interpreta ruoli diversi, immagina e crea situazioni. Questa caratteristica permette di allenarsi e sviluppare capacità che saranno usate poi in futuro, dunque per il bambino il gioco funge da allenamento e quindi è un po’ come se fosse un lavoro piacevole che il bambino utilizza per sviluppare le sue capacità. D’altronde anche la psicologia moderna ha ribaltato il pregiudizio di considerare il gioco come un semplice svago e ha collegato al concetto di gioco proprio la capacità di produrre i talenti che usiamo nel lavoro e nello studio…



Quindi il gioco, in particolare nel contesto infantile, è sì divertimento ma anche un allenamento importante. Per questo possiamo dire che l’umanità si è evoluta partendo dallo strumento che è il gioco, nel senso che senza il gioco molte delle capacità dell’uomo non si svilupperebbero proprio per i motivi di cui abbiamo parlato prima. D’altra parte anche Johan Huizinga, studioso olandese, nel suo celebre libro “Homo Ludens” afferma tra le altre cose che la società umana sorge e si sviluppa nel gioco, come gioco. Infatti secondo lo studioso, tutta la cultura umana nasce sotto forma di gioco e mantiene la propria forma ludica nel tempo, seppur il processo di consolidazione della cultura, che viene cosi’ regolarizzata e diviene tradizione, perde il suo lato giocoso, frivolo, per divenire importante, seriosa per i suoi giocatori che, seppur rimangono tali, cioe’ giocatori di un gioco inconsapevoli, adesso credono di star facendo qualcos’altro.



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Quindi per Johan la guerra e’ un gioco, sanguinario, ma con regole ludiche. Il processo giuridico e’ un gioco a base agonale, cosi’ come il teatro, lo sport, la poesia, la filosofia, la religione, la politica, l’economia, i rituali di accoppiamento: insomma il gioco e’ ovunque.






Inoltre, essendo il gioco anche una palestra per la realtà possiamo vedere le attività umane come il lavoro o lo studio come una continuazione del gioco. D’altronde il gioco (nella sua definizione vera e propria) racchiude i concetti di: attività, regole, competizione,obiettivi, sfida, scelte e decisioni. Tutti questi aspetti li ritroviamo nella quotidianità, nella società, nelle attività umane e quindi nel mondo che ci circonda. Non solo,ma gli psicologi affermano che l’individuo nel corso del suo sviluppo tende a passare da un’attività ludica a una ludiforme, ciò significa che finita l’infanzia si cerca comunque di continuare a giocare nel lavoro o anche in altre attività, cercando in esso le giuste gratificazioni (ad esempio: si dice solitamente che il lavoro è il gioco degli adulti).



Continueremo il discorso nella prossima puntata, con un nuovo articolo, che espanderà quello che abbiamo definito oggi. E successivamente saranno pubblicati altri articoli (che tratteranno anche dei videogiochi) per diffondere, espandare una cultura di nobilitazione del ludo in generale. Spero che questo primo articolo vi sia piaciuto e vi abbia offerto nuovi spunti, da diffondere anche ad altri appassionati. Commentate pure!



A presto! http://www.parliamodivideogiochi.it/wordpress/wp-includes/images/smilies/icon_smile.gif








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22 marzo 2012 alle 17:48

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