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Zenzero

ha scritto una recensione su Wolfenstein: The New Order

Cover Wolfenstein: The New Order per PS4

Il nuovo che avanza

Solo adesso mi sono accordo, dopo una bella discussione con FedeChief, di non aver inserito Wolfenstein: The New Order nella mia collezione. Rimedio subito e butto giù un parere veloce, tenendo conto che molti dettagli del gioco mi sfuggiranno, essendo passato del tempo.

Wolfenstein: The New Order è stata una piccola, minuscola delusione.
Dico piccola perché, nel complesso, il gioco regala un'esperienza soddisfacente sotto ogni aspetto, dal comparto grafico a quello narrativo, dal gunplay al level design. Farsi strada per lunghi corridoi fucilando nazisti è un esperienza che consiglio a chiunque, liberatoria. La difficoltà è ben calibrata (lo giocai a 'Sono il mietitore', mi pare si chiamasse così), offre un livello di sfida sufficientemente alto e una varietà di armi, nemici e location che rinnova sempre un titolo altrimenti minato da una trama, a mio avviso, troppo carica di sentimentalismi pomposi e propagandistici (anche se qui mi sento di essere più transigente di FedeChief) e un numero forse eccessivo di elementi stroydriven, che a volte rallentano decisamente il ritmo e l'adrenalina. La colonna sonora c'è, accompagna bene alcuni attimi di gioco, e poi scompare. Stesso si dica per le boss fight, poche e mai davvero ostiche, anche a difficoltà più elevate, al punto che una semplice sparatoria riempitiva, come se ne incontreranno a centinaia nel corso dell'avventura, risulta essere ben più complessa da superare (anche se in tema di boss fight, il culmine, in negativo, lo si è raggiunto con The New Colossus, di cui ho già parlato).

Nel complesso, un titolo che certamente vale la pena acquistare, nonostante i problemi descritti. A questo proposito, mi sento di dover giustificare il titolo di questa recensione. Quelli che io chiamo 'problemi', all'interno di Wolfenstein, sono in realtà, a mio modo di vedere, i frutti di questa generazione. Se guardiamo un secondo anche al nuovo panorama cinematografico, noteremo che il più grande cambiamento rispetto alle passate generazioni è la necessità di uno spiegone, di una trama pomposa, roboante, carica di sentimenti facili e personaggi al limite del macchiettistico. Dobbiamo abituarci all'idea che l'attuale generazione (e parlo di generazione artistica, non in senso sociale) necessita di un motivo, di una giustificazione dietro quello che si fa. Questo incide anche sulla difficoltà: in The New Order, lo dicevo prima, ci sono tante, troppe fasi story driven e troppi momenti vuoti, in cui un giocatore che spende soldi per uno sparatutto non si ritrova, per ovvi motivi.

Questa "filmizzazione" dei videogiochi è, in sostanza, il vero grande limite del Wolfenstein di MachineGames. L'unica piccola, grande pecca di un titolo che, avesse spinto più sul gameplay, sarebbe stato dalle parti del capolavoro. E invece è 'solo' un bel gioco, poco sopra la media attuale degli fps partoriti dall'universo dei Tripla A.