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Juppiter1991

ha pubblicato un link riguardante The Witcher 3: Wild Hunt

Che tristezza, ragazzi.
Da amante della lettura dal giorno in cui sono stata in grado di dare un senso alle parole che leggevo, ritengo che una polemica del genere sia sterile e frutto di una semplificazione derivante da un pregiudizio che ancora ci si ostina a perpetrare. Si accusano i videogiochi, che ho imparato a conoscere e ad amare strada facendo, di essere dei medium privi profondità, ma quando impareremo che con generalizzazioni del genere non si arriva da nessuna parte? Vogliamo forse continuare questo gioco della presunta ragione facendo riferimenti ai libri, spesso in cima alle classifiche di quelli più venduti, dotati di uno spessore narrativo che è più "esile di una promessa" (per fare una citazione intelligente)? Esistono moltissimi videogiochi che trattano in modo incredibilmente reale e concreto tematiche difficili e innovative, inserendole in un contesto che è in grado di coinvolgere molto. E non è la stessa cosa che fanno anche i libri? Qual è la differenza? Anzi, con alcuni videogiochi si rompe la barriera di separazione tra il prodotto e il fruitore, rendendo possibile a quest'ultimo il poter far agire il personaggio o il corso degli eventi "scegliendo". Un aspetto che con i libri non ha funzionato, ma non per questo se ne fa loro una colpa: semplicemente c'è un canale di comunicazione differente.
Pertanto la polemica di questo autore, entrando nello specifico, è sciocca oltre che falsa, dal momento che io stessa, come molti altri, ho conosciuto la saga dello Strigo (che è davvero molto bella e andrebbe letta dagli amanti del genere e non) solo dopo aver giocato al primo gioco, e non mi vengano a dire che non è stato così per la maggior parte di coloro che ha comprato e letto i libri. Quante possibilità aveva un autore polacco che esige che i suoi romanzi vengano tradotti dal polacco (e non dall'inglese) di avere una diffusione internazionale così capillare senza aver prima ricevuto questa spinta "pubblicitaria"? E, sinceramente, non ci vedo nulla di male: anzi, ben venga che ci sia un prodotto che ci permette di suscitare curiosità rispetto al calderone da cui trae origine e si ispira: la trilogia videoludica ha certamente spinto più persone sulla via della lettura di quanto non abbiano fatto iniziative più mirate (stessa cosa per "Game of Thrones", se vogliamo fare un altro esempio con un altro tipo di medium). E, anche se non lo avesse fatto, quale sarebbe il problema?
Da pseudo-scrittrice mi domando spesso quali siano le mie "priorità" e, alla fine, penso di aver trovato una risposta: in un mondo che non legge, è più apprezzabile l'aver fatto leggere una persona o l'essere riusciti a comunicare gli stessi argomenti, riflessioni e temi a cento persone? Vista la situazione odierna, sinceramente non mi dispiace affatto avere la consapevolezza che esista una interpretazione/rielaborazione di un mio prodotto che aiuta a diffondere un po' di sano lavoro mentale, nonché un po' di sale in zucca, nell'utenza. Non la vedo come una semplificazione o una superficializzazione del mio lavoro anzi, per me c'è da andare fieri del fatto che qualcuno mi abbia amato così tanto al punto da volermi utilizzare per comunicare, con una giusta dose di personalismo, una mia idea senza mutarla, senza farla perdere di dignità.
Egoismo ed egocentrismo, in tutti i campi.