Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Oldboy condivide alcuni suoi interventi solo con i suoi amici. Se vuoi conoscere Oldboy, aggiungilo agli amici adesso.

Oldboy
Cover Metal Gear Solid V: The Phantom Pain per PC

Nel bene e nel male, questo è Kojima.
Inutile spendere parole sulla saga di Metal Gear Solid e sul suo storico creatore. Sia perchè si è già detto molto a riguardo, sia perchè la mole di testo da scrivere diventerebbe fin troppo insostenibile. Nel complesso, TPP ha due motivi principali che avvicinano il giocatore a provarlo. E no, non sono le tette del cecchino Quiet, personaggio mostrato ovunque durante la campagna pubblicitaria del gioco, ma sono, più semplicemente il gameplay e la trama.
Brevemente, il gioco è un free-roaming basato su meccaniche da stealth game. Si svolgono missioni di infiltrazione, di recupero e di assalto, con un equipaggiamento personalizzabile e un supporto perfettamente gestito. Possiamo avere un mezzo di trasporto sul campo per facilitarci gli spostamenti, un elicottero utile anche per attacchi mirati e delle spalle ad affiancarci costantemente. Su queste ultime avrete l'imbarazzo della scelta. Potrete contare su D-Horse, un cavallo perfetto per gli spostamenti rapidi sul campo oppure D-Dog, un amorevole quanto letale cane in grado di scovare nemici, risorse e obiettivi, oltre che ottimo per distrarre i soldati o per attaccarli. O ancora, potrete ricorrere al sofisticato D-Walker, micidiale macchina bipede d'assalto ricca di armi e personalizzabile in molti modi. O al già citato cecchino Quiet, temibile tiratrice dalla distanza e in grado di spostarsi a una velocità non percepibile dall'occhio umano.
Uno dei pregi del gioco, a livello di gameplay, è sicuramente il fatto che gli obiettivi richiesti possono essere conseguiti con una libertà quasi assoluta: volete risolvere la missione stendendo le guardie silenziosamente, eludendo i sistemi di sicurezza, nascondendovi e strisciando nell'erba? Potete farlo. Volete uccidere chiunque vi si pari davanti, distruggere mezzi da combattimento, far esplodere sistemi di comunicazione e agire come Rambo? Potete fare anche questo. La scelta è vostra. Ricordate, però, che si tratta pur sempre di uno stealth game. Pertanto, non prendetevela se l'approccio di basso profilo sarà sempre più premiato rispetto a quello più caotico e distruttivo.
Per staccare dalle nostre incursioni sul campo, ci saranno a disposizione un certo numero di attività in gioco. In primis, la gestione della Mother Base, una piattaforma in grado di fungere da quartier generale per il nostro esercito. Personalizzabile e capace di essere ampliata ed estesa attraverso il consumo di soldi, risorse e manodopera. Così come ci sarà di conseguenza la gestione dello Staff. Grazie a un sistema denominato recupero Fulton, sarà possibile "rapire" i soldati nemici tramortiti o addormentati. Dopo un periodo di confinamento in guardina, essi verranno convertiti alla nostra causa, diventando membri effettivi del nostro esercito personale. Ogni soldato ha capacità e conoscenze diverse, rendendo la ricerca dello staff migliore possibile una microattività divertente all'interno del gioco. Questi aspetti spiccatamente gestionali risultano essere semplici nelle loro meccaniche quanto coinvolgenti.
La componente online permette anche di infiltrarsi nelle Mother Base degli altri giocatori, per rubare risorse e soldati. Un'altra attività che permette di staccare un po' dalla campagna giocatore singolo.
Free roaming, stealth, gestionale, ma anche un po' GDR. TPP ci da la possibilità di costruire oggetti, armi, equipaggiamenti (per noi e per le spalle) per rendere sempre diverso l'approccio alla missione. Il numero è davvero sconfinato, tra centinaia di elementi ottenibili attraverso soldi, risorse e precisi livelli d'esperienza richiesti per base e staff.
Passando invece al fattore trama, dobbiamo partire da una premessa. Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è l'ultimo capitolo della saga sviluppato dal suo inventore e rappresenta l'arco narrativo finale di questa ipotetica trilogia iniziata con Peace Walker e proseguita col breve ma importante Ground Zeroes. E' scontato dire che aver giocato i precedenti capitoli è fondamentale per capire tutte le sfumature e gli intrecci della storia. Comunque, se non avete mai visto un capitolo di questa saga e TPP è la vostra prima esperienza, non frenate subito gli entusiasmi, perchè il gameplay vi terrà con le mani fisse al joypad durante le fasi di gioco e riuscirete lo stesso a divertirvi. Ma allo stesso modo le porterete ai capelli quando assisterete alle cutscenes o comunque ai vari sviluppi della trama. Precisiamo: la storia è abbastanza indipendente da non essere totalmente incomprensibile per chi non sia a conoscenza dei MGS precedenti, ma avere una buona infarinatura aiuterà a ridurre al minimo il numero possibile di domande e dubbi al momento dello scorrere dei titoli di coda finali. Se volete andare quantomeno un po' sul sicuro, vi consiglio di recuperare almeno Ground Zeroes. Prequel dichiarato di TPP, reperibile oramai a poco, reperibile su Steam, di breve durata. Perfetto per non trovarsi del tutto spaesati.
Sulla storia in generale, non ci si può affatto lamentare. La vena cinematografica di Kojima è nota ("Sono fatto per il 70% di film" disse in passato lo sviluppatore nipponico) e la sua capacità di scrivere sceneggiature degne di produzioni hollywoodiane, trattare contemporaneamente temi quali fantascienza, filosofia, spionaggio e guerra, ricorrere continuamente a un suo personale humour senza intaccare il tono drammatico dell'opera, nonchè la forte e definita caratterizzazione che è in grado di dare a tutti i suoi personaggi, sono le tante garanzie di successo dei prodotti che portano il suo nome. Ve ne accorgerete in moltissimi frangenti: dal prologo adrenalinico e stracolmo di tensione al finale spiazzante che sembra uscito da un thriller d'autore, passando per la scena più drammatica (che per ovvi motivi non spoilero) e dall'impatto emotivo più forte della storia.
Per quel che riguarda la longevità, la Konami e Kojima hanno voluto farsi perdonare la scarsa durata di Ground Zeroes. Tra le 50 missioni principali, le 150 missioni secondarie, i vari collezionabili (tra cui musicassette ascoltabili di brani anni '80 come The Man Who Sold The World di Midge Ure e The Final Countdown degli Europe), le missioni di infiltrazioni FOB e la componente multiplayer Metal Gear Online (in cui potrete sbizzarrirvi contro altri giocatori in classici Deathmatch, Rubabandiera e via dicendo), The Phantom Pain vi terrà impegnati per decine e decine di ore di gioco.
Anche tecnicamente i pollici non possono che andare verso l'alto. Il Fox Engine, motore grafico già utilizzato nel precedente episodio fa ancora una volta bene il suo lavoro, regalando personaggi particolareggiati e ambienti dettagliati, con cambiamenti climatici visibili e un curato ciclo giorno-notte. Di alto livello anche il sonoro e il doppiaggio, nonchè le musiche, affidate al giovane compositore Ludvig Forssell (e non più allo storico Harry-Gregson Williams, che comunque qui figura presente in alcuni brani). In generale, tracce come A Phantom Pain, Quiet's Theme e Sins Of The Father vi catapulteranno appieno in una storia matura, con tematiche forti e toni particolarmente cupi e drammatici.
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è sicuramente un gioco di grande valore, ma non è esente da alcuni difetti più o meno rilevanti. In primis, va detto che l'uscita di questo gioco è stata molto travagliata a causa di vari contrasti manifestati tra Hideo Kojima e la Konami. Contrasti culminati purtroppo col divorzio tra i due storici soci, e che potrebbero aver influenzato negativamente lo sviluppo dell'opera. Un esempio è legato alla stessa storia che, per quanto eccelsa, si avvale di una parte finale mal gestita, con una narrazione ridotta all'osso e con la riproposizione delle stesse missioni già affrontate, con l'unica eccezione di un grado di difficoltà più elevato.
La stessa difficoltà è purtroppo un punto dolente: se nei precedenti Metal Gear farsi scoprire dal nemico equivaleva spesso alla disfatta per via della forte ostilità dei nemici, in questo capitolo non è affatto un'utopia sperare di sopravvivere a intere ondate di soldati, a causa di un IA piuttosto altalenante. Ad esempio, un nemico può anche vederci da breve distanza, in pieno giorno e senza ostacoli visivi mentre strangoliamo un suo compagno. Ci metterà comunque un po' di tempo prima di dare l'allarme.
Un'altra nota negativa è quella delle missioni secondarie. Se da un lato si apprezza l'alto numero delle stesse, già citato, dall'altro è visibile come vadano a ripetersi di volta in volta a livello di struttura, spesso riciclando anche con troppa insistenza alcune location della mappa. Un consiglio che posso dare, sia per la difficoltà che per le quest secondarie, è di mettersi alla prova ogni volta con equipaggiamenti, spalle e condizioni diverse, in modo da aumentare un po' la difficoltà e garantirsi una certa varietà di gioco.
In conclusione, se volessimo tirare in ballo un paragone di poetica spicciola, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain è come una bellissima rosa, dotata però di qualche spina che anche a distanza di tempo può lasciare un po' di fastidio. Seppur non perfetto, l'ultimo capitolo della saga di Snake rappresenta un punto d'arrivo e di inizio che non verrà scordato, per una delle storie più famose del mondo videoludico.
Nel bene e nel male, questo è Kojima.