Scrivere questa recensione è sicuramente difficile. Non è un caso se ho aspettato quasi un mese da quando ho finito di giocare al titolo. D'altronde quando giochi un qualcosa di così immenso è impossibile trovare le parole giuste per esprimere anche solo in parte l'esperienza.
Ci proverò, sperando di riuscire a trasmettere a chi non ha ancora giocato il titolo in questione almeno parte delle emozioni che "Undertale" ha saputo donarmi.
Prima di iniziare un ringraziamento a Ludomedia : è infatti grazie a questa piattaforma che sono venuto a conoscenza di questo capolavoro ed è grazie a pareri e immagini di utenti quali ARE e Zenox che ho deciso di procurarmelo. Quindi, sì, grazie Ludomedia dell'opportunità...e grazie chiaramente agli utenti citati .
Ho visto da qualche parte un sottotitolo, non sono sicuro sia ufficiale, ad "Undertale", era "A tale of man and monster". Penso che quel sottotitolo riassuma bene il titolo. Ancora prima di mostrarci il menu principale "Undertale" ci fa un sunto della storia, di ciò che è sempre stato. E' il classico raccontino di guerre antiche tra uomini e mostri tipico dei giochi di ruolo, ma è necessario per capire al meglio il titolo. La protagonista infatti, un'umana, cade nel sottosuolo, luogo dove i mostri erano stati sigillati dagli umani. Ed è proprio all'inizio dell'avventura che capirà l'essenza di quel mondo oscuro in cui è capitata. "Is kill or be killed" è il concetto di Flowey, un simpatico e innocente (all'apparenza) fiorellino che si rivelerà essere fin da subito una mente spietata. Ed è proprio questo uno dei cardini su cui si basa il titolo, le apparenze. Faremo diversi incontri nel nostro viaggio dove capiremo che le apparenze sono spesso ingannevoli e, nel bene o nel male, sono i pregiudizi che ci fanno agire in determinati confronti verso gli altri. Perché uno scheletro deve essere per forza cattivo e un fiorellino invece amichevole? La storia si svilupperà in maniera diversa a seconda delle nostre scelte, che si ripercuoteranno sia nei dettagli più piccoli, ma comunque che riescono a colpire a fondo, sia nei differenti finali ottenibili, che lasceranno il giocatore con un tale accoramento da rendergli impossibile non rigiocare il titolo e cercare di migliorare la situazione cosa che, secondo lo sviluppatore, si può ottenere con la costanza che egli stesso richiede al giocatore. Il gioco che dura all'incirca 3 ore a "run" diventa così potenzialmente infinito ma mai stancante. Basta pensare che una persona come me spesso restia a ricominciare i titoli ha rigiocato da capo il titolo diverse volte di seguito.
Il titolo colpisce duramente la tradizione dei giochi di ruolo scardinandone gli elementi base e rivoltando tutti i canoni creando un qualcosa di estremamente innovativo dal punto di vista del concetto e della narrazione. Toby Fox ha creato un fitto rapporto con la tradizione che balza agli occhi sia negli scenari, personaggi e alcune musiche molto ispirate a episodi di grandi saghe del genere sia nello stravolgimento che egli compie in questi ultimi, sopratutto per quanto riguarda il gameplay. Il gameplay infatti si basa su un concetto opposto a quello del combattimento degli RPG : si basa sul comprendere l'avversario ed aiutarlo evitando lo scontro. Si spoglia la battaglia quasi di tutto il suo significato insito come mai nessuno prima aveva mai fatto ( potremmo solo citare un Shin Megami Tensei : Persona 2 Innocent Sin, come anche altri titoli, per le interazioni ma il concetto era assai distante ). E cosa si può fare per evitare di sfociare nella banalità di una battaglia che assomiglia ad un "Dating Sim"? Chiaramente creando una miscellanea di generi. La schermata stile gioco di ruolo è infatti trasformata durante il turno avversario in una sorta di minigioco in stile "Danmaku", ovvero quei giochi in cui bisogna schivare un mare di proiettili e nemici, dove vengono messe a prova le abilità del giocatore. Ogni battaglia risulta diversa in questo modo in quanto diversi gli attacchi dell'avversario non solo nel danno o nell'immagine ma proprio nel rapporto con il giocatore in sé. Si giunge a creare interessantissime "boss battle" dove viene messo in discussione lo stesso minigioco e dove lo schivare i colpi viene affiancato a rigidi ma divertentissimi schemi l'uno diverso dall'altro. Le battaglie non sono così fini a sé stesse ma diventano un'occasione di approfondire il titolo mettendo alla berlina mostri secondari che da sempre sono visti in maniera fredda e solo come occasione di "livellare". E' in questo modo che mano a mano che si procede nel titolo si riesce a cogliere sia l'atmosfera goliardica di alcune scene sia la tensione tragicomica e melanconica che domina il tutto e che, anche se non è sempre esplicita, è sempre lì a toccare il cuore del giocatore.
Non saprei veramente definire l'esperienza che ho ricevuto con questo titolo a parole. Non ne avrei nemmeno il diritto. Tutte le parole che ho sprecato in una descrizione parziale del titolo e di ciò che mi ha in parte colpito non renderanno mai l'idea che ho in mente e per la quale penso sia necessario che voi giochiate "Undertale". Sono titoli come questi che incoraggiano a dare un'occasione anche a sviluppatori i cui nomi non si trovano sulle grandi riviste.
Voi sapete, anche se non mi conoscete bene ma semplicemente guardando la mia collezione, che non sono uno che regala i 10. Questa volta mi sento in dovere. Mi sento in dovere perché questo titolo non ha difetti. E non intendo dal punto di vista tecnico, artistico, narrativo o qualsiasi punto di vista voi stiate pensando. Non ha difetti semplicemente perché è ciò che mi aspetto dal "medium" del videogioco : arte. Mettere in gioco la tradizione, creare e far riflettere.
Un titolo che sicuramente, anche visto i tempi che stiamo passando, può far maturare molto.
Otakuman
Piccola aggiunta qui nei commenti : mi sto spaccando di modalità "Attacco al tempo" e, boh, questo gioco non fa altro che migliorare, continuare a rigiocarlo non stanca mai