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TrackMania Turbo – Recensione

Publisher: Ubisoft Developer: Nadeo
Piattaforma: PS4 Genere: Racing arcade con ingiurie varie Giocatori: 1-32 (Online: 2-99) PEGI: 3 Prezzo: 39,99 €
C'è un protagonista che, in maniera indubitabile, manca, in questa generazione di console. Ed è un'assenza oltremodo pesante, visto che stiamo parlando di un brand fortemente legato all'universo PlayStation: stiamo logicamente pensando al celebre WipeOut, come quelli di voi, con qualche anno di troppo sulle spalle, avranno certamente intuito. A rimediare parzialmente a questa lacuna nella griglia di PlayStation 4 ci ha pensato con buonissimi risultati Ubisoft, con la pubblicazione di TrackMania Turbo.



Facile da imparare, difficile da dominare



E' questo il motto per eccellenza degli esponenti di spicco del genere arcade, e TrackMania Turbo non fa eccezione. Tornato su console dopo un digiuno lungo più di un lustro (l'iterazione precedente, figuratevi, va ricondotta al 2009 su Wii di Nintendo), stiamo parlando di un racing game che strizza l'occhio alla vecchia scuola, essendo però in grado di aggiungere il giusto grado di innovazione, specie sotto il profilo visivo. WipeOut non è stato citato a caso, visto che gli aerofreni sono menzionati dal gioco stesso durante le fasi di caricamento, ad esempio, ma al di là di questo la natura dei due titoli è parecchio somigliante, per il sommo dispiacere dei santi sul calendario, costretti ad essere tirati giù uno ad uno. Aggiungiamo ai titoli da cui gli sviluppatori di Nadeo hanno attinto a piene mani anche il fenomenale OutRun e SEGA Rally. Perché?
Perché TrackMania Turbo è colorato, punitivo, immediato, infame, esagerato, isterico ma, ed è quello che più conta, eccezionalmente divertente. Aggiungiamo anche il fatto che a volte la vostra gara comincerà con l'essere scagliati in pista con un salto da un elicottero, e questo dovrebbe chiudere ogni tipo di discussione.
Davanti a noi abbiamo duecento gare da completare in modalità Campagna, previo ottenimento dei requisiti necessari. Sfide forse è il termine più appropriato, visto che saranno della durata di trenta secondi ciascuna, nella maggior parte dei casi, con la classica richiesta di recarvi dal punto “A” a quello “B”, mentre raramente dovrete completare più giri su un circuito chiuso. La struttura insomma è quella del classico cabinato da sala giochi, con partite potenzialmente molto rapide, ma per le quali sarà richiesta niente meno che la perfezione. Voi, in quei trenta secondi che vi separano dalla medaglia d'oro, dovreste essere PERFETTI, a livello di traiettoria, accelerazione, frenata, salto, derapata. La sindrome da “ancora una e poi smetto” è dunque dietro l'angolo, e vi coinvolgerà in tutto il suo splendore tipicamente retro, con buona pace di assetti, menù, calibrazioni ed altre fesserie annesse e connesse.



Ai due grilletti sono adibite le principali funzioni di accelerazione e frenata, mentre allo stick analogico e/o alle frecce direzionali – la precisione richiesta è tale per cui vi consigliamo di usare queste ultime – quella di sterzo. E non è che ci sia poi molto altro, a livello di mappatura dei tasti, come ogni buon arcade che si rispetti, capace di essere profondo con solo tre pulsanti utili, praticamente. Se proprio vogliamo, farete certamente largo impiego anche del tasto cerchio il quale permetterà di resettare istantaneamente la gara senza alcun tempo di caricamento.
A mescolare le carte in tavola e, in definitiva, a scongiurare la monotonia, troviamo quattro macro-ambientazioni, ognuna con un proprio stile che influirà necessariamente sul gameplay, dato che ad ognuna di esse corrisponderà anche una diversa vettura da utilizzare. Parliamo del Rollercoaster Lagoon, un paradiso tropicale in cui a perdere sarà sempre e comunque la gravità, visto l'abbondare delle piste magnetiche; dell'International Stadium, in cui pensare la corretta traiettoria sarà fondamentale; della Down & Dirty Valley dove invece sarà richiesta una spiccata abilità nel controllare i salti e nell'evitare ostacoli naturali per ottenere un buon tempo; e infine parliamo anche del Canyon Grand Drift, nel quale passaggi strettissimi ci obbligheranno a mantenere l'allerta altissima, sempre e comunque.



Completano il quadro cinque livelli di difficoltà che progressivamente vi faranno perdere tutti i capelli dal nervoso, con tanto di classifiche online suddivise a livello mondiale, nazionale e (per i Paesi che ce le hanno) regionale, giusto per spronarvi a migliorarvi oltremodo, anche dopo l'ottenimento della già citata medaglia d'oro o quella Trackmaster, ancor più ambita.

Continua la lettura su www.playstationbit.com

14 aprile 2016 alle 13:10

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