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Knock Knock – Recensione

Keanu Reeves, dopo essere brutalmente caduto nel dimenticatoio a seguito della trilogia di Matrix, sembra abbia ritrovato il gusto per la recitazione in ruoli da B-Movie che spesso e volentieri si rivelano essere molto migliori di quanto si creda. Era già successo con John Wick, film del 2014 diretto da Chad Stahelski e David Leitch, in cui un sanguinario Reeves doveva vendicarsi per la morte del proprio cane, ultimo dono della moglie deceduta. Ora è il turno del remake del film exploitation del 1977 Death Game, chiamato Knock Knock e disponibile da pochi giorni anche per il mercato home video nostrano.



Diretto da Eli Roth (il regista di Hostel e del meno apprezzato Green Inferno), Knock Knock altri non è che un classico “home invasion”, in cui due ragazzine decadenti e decisamente disinibite vanno a finire nella villa di un uomo qualunque di nome Evan (Keanu Reeves), un padre di famiglia ed ex DJ ora architetto a tempo pieno, intento a passare un week-end di lavoro in santa pace, mentre la moglie di professione scultrice e i due figli piccoli sono via per le vacanze. Ovviamente, così non sarà: Lorenza Izzo (compagna del buon Eli nella vita reale) e Ana de Armas interpretano due lolite provocatrici e maliziose, a cui Reeves dovrà resistere, ma con scarsi risultati. Dopo aver infatti consumato un rapporto a tre, le due ragazzine acqua de sapone si rivelano per quello che sono realmente, ossia due angeli usciti dalle viscere dell'inferno: dopo avergli letteralmente demolito casa e ridotto in polvere le preziose sculture della moglie, non contente accusano anche il povero Evan di essersi approfittato di due minorenni: loro. E per farlo lo tortureranno letteralmente per un'intensa, lunghissima settimana.



Due ragazzine decadenti e decisamente disinibite vanno a finire nella villa di un uomo qualunque



Con Knock Knock il machiavellico Eli Roth mette sul palco un film decisamente grottesco e a tratti surreale. Non c'è violenza gratuita o chissà quali tematiche scomode: la pellicola vuole essere solo ed esclusivamente un prodotto di intrattenimento dai toni chiaramente provocatori e osé, più vicino al classico genere slasher che a un cannibal movie di dubbio gusto. Peccato solo che molte delle domande che il film pone allo spettatore non trovino alcuna risposta: ad esempio, per quale motivo le due ragazze sono andate in casa di Evan facendolo cadere nella trappola? O ancora, per quale motivo le due ninfette sembrano puntare tutta la loro aggressività solo ed esclusivamente sul lato carnale e sessuale? Forse, semplicemente, non è importante saperlo: nessun colpo di scena finale o chissà quale trovata narrativa viene messa in atto per giustificare gli eventi e Knock Knock si rivela essere quindi un racconto ambiguo che funziona bene per tutta la parte iniziale, ma che poi si perde in un fumo di risposte non date o quesiti non chiari. Poco importa, comunque, alla fine dei conti: l'importante è che ognuno di noi si senta un po' Keanu Reeves quando qualcuno che non conosciamo bussa improvvisamente alla nostra porta. State solo attenti a chi potreste trovarvi davanti.



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29 aprile 2016 alle 15:01