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Bound – Recensione

Parliamoci chiaro, non è mai facile trovare le giuste parole per un titolo che ha suscitato a chi lo ha provato delle forti emozioni, specialmente per il genere di produzione al quale appartiene. Se dobbiamo dirla tutta, Bound è la rappresentazione dell'arte in formato videoludico, con scenari curati e ben strutturati, una protagonista che si muove con fare soave e passi leggiadri. Iniziare un esperienza del genere – si è amante di questa tipologia di produzione – è sempre un piacere, visto che difficilmente si riesce a essere tesi, dato il gameplay molto semplice e che culla il videogiocatore fino alla fine della sua narrazione. Purtroppo si fa carico di un difetto che accompagna non solo Bound, ma tutti i videogiochi di questo genere, ovvero, che non può essere adatto a tutti i tipi di videogiocatori, visto che l'esperienza può risultare leggermente ripetitiva o noiosa. Felici di poter giudicare questa produzione, ci siamo fiondati con la nostra esile eroina in questo viaggio, accompagnato dai dolci movimenti e dai suoni armoniosi.



La storia narra che..



La storia prende forma grazie a un diario, posseduto da una ragazza incinta, che già dalle prime fasi, possiamo capire quanto la storia contemporanea che viene raccontato in questo infantile diario sia quella che ha vissuto quest'ultima, ma in una visione di una bambina traumatizzata. Durante questo flebile racconto, assisteremo dall'inizio alla fine al trauma della separazione di due genitori, raccontata nei minimi dettagli da alcuni flashback presenti lungo il nostro cammino. Dal lato della Principessa Danzante, ovvero, dove si svolge quasi tutto il gioco, assisteremo alle vicende di un regno perduto, ma con il tempo, ci accorgeremo che non è altro che una storia parallela a quella vissuta dalla ragazza incinta, ma sotto forma di fiaba. Certo, la narrazione non sprizza ovvietà per la comprensione da tutti i pori, ma si fa amare, specialmente per il fatto che tratta una tematica che difficilmente si riesce ancor tutt'ora a parlare, ma sopratutto affrontare.



Dal passo soave



Il Gameplay è altretanto semplice, i nostri movimenti causeranno l'apparire dello scenario, e gli unici nemici sono delle ostruzioni lungo il cammino, che si possono evitare facendo danzare la nostra Principessa. A promuovere e innalzare Bound, c'è sicuramente un comparto artistico di prima classe, con del level design che sprizza e asserisce quanto i giochi possano essere poetici anche con un cumulo di poligoni e semplicità. Una delle cose più belle di questa ip, è la composizione musicale che viene riprodotta tramite la composizione dello scenario, riproducendo delle melodie che accompagnano e cullano facilmente a coloro che stanno affrontando questa avventura. A condire ancor meglio il tutto, vi è una traccia finale molto evocativa. L'obiettivo primario di ogni giocatore è quello di consumare e finire tutte le pagine del diario, fino ad arrivare a una scelta finale, in modo da poter affrontare questo trauma una volta per tutte in una scelta emotiva e semplice ma molto significativa per l'essere umano.



La longevità che non ostacola la produzione



La longevità è molto bassa, ma forse è giusto così, visto che un prolungamento della vicenda avrebbe portato una ripetitività di fondo non sottovalutabile. Il titolo lo si potrà finire in sole due ore, giocandolo in tutta tranquillità senza perdersi troppo nei percorsi secondari che il gioco offre. Finita una prima run, sbloccheremo la modalità Speed Run, che punta il dito verso il giocatore e che offre un ulteriore sfida per chi vuole platinare Bound. Fortunatamente, a condire per bene la volontà di eseguire una seconda run, vi è un comparto tecnico molto preciso e pulito, che risponde perfettamente a tutti i comandi che effettueremo. Seppure l'apparenza può ingannare, il gioco non punta a ostacolare il giocatore con le sue strutture amorfe, ma anzi, il tutto è strutturato per apparire “bello”, creando una difficoltà quasi assente, ma che non guasta nel suo intento. Come abbiamo già detto nella prefazione, Bound non è un titolo per tutti, per via della sua poco chiarezza nella narrazione e per la sua ripetitività di fondo, che non può catturare emotivamente a chi è abituato a ben altre produzioni, quindi, per chi acquista Bound deve partire con il presupposto di darsi dei tempi per la comprensione della produzione, senza pretendere troppo.



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Commento Finale



Non dire che Bound è una produzione che merita sarebbe una bugia bella e grossa, seppure il titolo è passato in sordina, noi ci prendiamo l'onere di promuovere il titolo e premiarlo con un voto che merita. Questo tripudio di emozioni è qualcosa che va sicuramente affrontato, specialmente se siete amanti delle esperienze videoludiche particolari o se volete distaccarvi dalla monotonia dei generi che tutt'oggi propone il mercato videoludico. La longevità non sarà il punto forte della produzione, ma, se volete emozionarvi, Bound è il videogioco che fa per voi e non potete perdervelo, perché fareste un torto alla vostra carriera di esperienze videoludiche che non vanno assolutamente mancate per nessun motivo.

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23 agosto 2016 alle 20:21