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Firewatch – Recensione

Il medium videoludico, sebbene ancora relativamente giovane, sembrava essere già stato spremuto quasi al limite. Di produzioni innovative, in passato, ne abbiamo viste parecchie, ma con l'esorbitante crescita dei costi per lo sviluppo di un videogame e con la spada di Damocle del fallimento sempre puntata sul collo degli studi in caso di flop, è abbastanza comprensibile che i publisher ed i developers stessi preferiscano investire i propri soldi su qualcosa di ben collaudato, ad esempio un TPS od un FPS, piuttosto che tentare qualcosa di nuovo. Le speranze di vivere esperienze innovative, però, sono tutt'altro che abbandonate, infatti il mercato tripla A è mutato, ma questo ha dato vita a un ricco sottobosco di produzioni indipendenti che non temono l'innovazione e spesso ne fanno il vero e proprio motore portante del progetto. L'innovazione, del resto, è proprio ciò che rende Firewatch un'esperienza fantastica, forse un po' breve, ma ricca di suspance e assolutamente imperdibile, soprattutto ora che è disponibile anche per i possessori di Xbox One.



Colpo di fulmine



La nostra storia, o meglio, quella del nostro alter-ego Henry inizia in un modesto bar di Boulder, Colorado, nel 1975. Quella sera, allora poco più che ventenne e con qualche birra di troppo in corpo, Henry nota in un angolo del locale una giovane ragazza, vestita a modo ed intenta a parlare con un professore. Complice l'ebbrezza del momento, il nostro protagonista le si avvicina e la vostra storia partirà proprio da qui: fin dall'introduzione avrete modo di capire quello che è lo spirito del gioco. Firewatch non è il solito videogame al quale oramai siamo abituati, anzi, è invece un'esperienza unica che fa dei dialoghi tra i personaggi il proprio cuore pulsante, nonché il carburante che vi porterà a leggere fin troppo presto la parola fine (la longevità è intorno alle 3 ore e poco più, ma una volta iniziato faticherete a staccarvi fino a che non scorreranno i titoli di coda). Grazie ad una serie di scelte costruirete il background di Henry, ma ben presto arriverete ad momento chiave della vicenda (non spoileriamo ndr.) che finirà per farvi candidare ad un posto di “avvistatore di incendi” o “Firewatch”, così da poter passare un periodo in completa solitudine.



A spasso nel bosco



Arrivato nella rigogliosa foresta che lo ospiterà per i successivi tre mesi estivi, il nostro protagonista farà conoscenza dell'unica persona con la quale parlerà per l'intera durata della storia, Delilha. “Fare conoscenza”, non è effettivamente esattamente l'espressione esatta, perché Henry e Delilha alloggiano in due diverse torri di avvistamento, situate agli estremi opposti del parco ed il loro (ma ben presto diventerà anche il nostro) rapporto sarà completamente basato sul dialogo, possibile solo grazie ad un walkie-talkie (il gioco è ambientato nel 1989, quando i mezzi di comunicazione erano limitati).



Delilha sarà inizialmente solo la datrice di lavoro di Henry, ma in poco tempo il legame tra i due si intensificherà. Nei panni del protagonista, grazie ad un funzionale sistema di “botta e risposta”, avremo modo di gestire le conversazioni come meglio crediamo, andando oltre alla semplice scelta di una risposta da una lista come spesso accade in molti GDR, ma potendo anche scegliere di non rispondere, nel caso la domanda ci apparisse inopportuna. Con l'avanzare della storia, poi, avremo modo di aprirci di più o di meno alla nostra corrispondente, decidendo se rivelare cose intime della nostra vita, o mantenerci più distaccati. Allo stesso modo, essendo il walkie-talkie il nostro più fedele amico in Firewatch, starà a noi decidere quanto spesso contattare Delilha, magari per comunicarle un piccolo intoppo scoperto nella foresta, oppure solo per questioni importanti.



Dialogo dopo dialogo, grazie anche ad un doppiaggio ed un'interpretazione davvero magistrali, il gioco vi catturerà completamente, risucchiandovi all'interno della trama ed appiccicandovi allo schermo fino a che non avrete risolto il mistero che aleggia sulla foresta.



Guardaboschi state of mind



Sebbene la principale mansione per la quale siamo stati assunti sia quella di avvistare eventuali incendi e segnalarli, nel corso degli oltre 70 giorni che vivremo immersi nella foresta di Firewatch dovremo svolgere diversi altri compiti tipici dei cosiddetti “guardaboschi”. Da scacciare alcuni campeggiatori maleducati a compiere piccole riparazioni, le attività che ci vedranno protagonisti saranno sempre molto lineari e semplici da portare a termine, infatti l'unico aspetto vagamente impegnativo del gameplay sarà utilizzare la bussola e la mappa per orientarsi, mentre per il resto l'esperienza sarà completamente costituita dal rapporto tra Henry e Delilha e le varie mansioni che svolgeremo saranno principalmente un pretesto per immergersi nell'atmosfera viva e pulsante della quale la foresta è pregna.



Va dato merito agli sviluppatori di essere riusciti a creare un'ambientazione di gioco assolutamente magnifica ed incredibilmente variegata, ricca di scorci che non mancheranno di lasciarvi senza fiato. In tutto questo, però, è doveroso segnalare alcuni problemi tecnici davvero fastidiosi, in particolare legati a continui micro-scatti che avvengono muovendosi nel mondo di gioco, per fortuna nulla che rovini l'esperienza, ma comunque poco gradevoli sul lungo termine. Un altro dettaglio che potrebbe rappresentare un problema per alcuni è il fatto che il titolo sia completamente in inglese, tanto nel parlato, quanto nei sottotitoli, per cui dovrete avere una buona conoscenza della lingua per godervelo a pieno.



Parlando della versione Xbox One, poi, sono stati aggiunti alcuni extra rispetto al passato, ovvero una modalità free-roam (sbloccabile una volta terminato il gioco) e il commento degli sviluppatori.



Firewatch è un titolo diverso dal solito, più che un videogame, una sorta di audiolibro animato davvero coinvolgente e che racconta una storia carica di pathos e mistero. Le vicende delle quali sarete protagonisti non vi lasceranno indifferenti, ma saranno invece il pretesto per vivere a pieno il rapporto tra i due protagonisti, vero fulcro dell'esperienza. Firewatch, del resto, è un viaggio da fare e di cui godere, dal quale non dovrete aspettarvi un vero e proprio fulcro, altrimenti rischierete di rimanere delusi. Approcciandolo con la giusta mentalità, godendosi le escursioni nelle fantastiche ambientazioni digitali e lasciandosi trasportare dai dialoghi, Firewatch volerà via come un soffio di vento, ma nonostante questo vi lascerà qualcosa dentro, qualcosa assumibile nella consapevolezza di aver vissuto una storia veramente intensa ed emozionante. Da provare.

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10 ottobre 2016 alle 09:10

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