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Space Hulk: Deathwing – Recensione

Nell'universo fantascientifico di Warhammer 40.000, lo spazio può essere paragonato a grandi linee ad un oceano sconfinato, dal quale ogni tanto affiorano giganteschi agglomerati di corpi rocciosi, ferro e detriti, perlopiù carcasse di antichi vascelli andati incontro ad una fine prematura. I resti di queste navi sono bramati dall'Imperium dell'Uomo, poiché le loro fredde viscere celano spesso importanti artefatti forgiati da civiltà scomparse, misteriose reliquie di un passato ormai lontano e, più in generale, conoscenze perdute che potrebbero rivelarsi estremamente utili nell'eterna guerra fra gli Space Marine ed i Tiranidi, feroce razza aliena controllata da una Mente Alveare il cui unico scopo è quello di impadronirsi di nuovi pianeti ed assorbirne ogni singola risorsa. Questi ultimi rappresentano anche il pericolo più concreto degli Space Hulk, dato che i Genestealer (noti come Genoraptor in italiano, ma la nostra lingua non è al momento inclusa fra quelle disponibili nel gioco), avanguardia di occupazione dei Tiranidi, ne infestano i labirintici corridoi e sono soliti attendere nell'ombra il passaggio di un altro, incauto organismo vivente per aggredirlo, soggiogarlo ed impiantare nel suo corpo i semi che faranno poi nascere nuovi ibridi extraterrestri.



Chiaro dunque che la sola esistenza di questa specie costituisca una grave minaccia per l'umanità, ed il compito di estirparla ovunque si annidi ricade sulle spalle corazzate dei suddetti Space Marine: nel caso specifico di Deathwing, interpreteremo il ruolo di un Bibliotecario degli Angeli Oscuri, la prima legione mai creata dall'Imperatore, a capo di una squadra delegata alla purificazione di uno Space Hulk particolarmente mastodontico e, per l'appunto, infestato dai Genestealer. Il titolo si presenta come un classico sparatutto in prima persona, dotato sia di una campagna per giocatore singolo che di una modalità cooperativa grazie alla quale fino a 4 soldati spaziali possono concorrere alla strage di xenomorfi. Focus Home Interactive ne ha affidato lo sviluppo a Streum On Studio, piccola compagnia francese celebre per E.Y.E: Divine Cybermancy, con il supporto di Cyanide Studio, ed è inutile aggiungere che gli appassionati della declinazione futuristica di Warhammer lo stanno attendendo con ansia fin dal suo primo annuncio durante l'E3 del 2015.



ATTENZIONE, BENEDIRE PRIMA DI OGNI UTILIZZO
Anzitutto, è bene precisare che la storia, per quanto si fregi di un canovaccio curato da Gavin Thorpe, uno dei game designer di punta per i giochi di miniature della Games Workshop e prolifico autore di romanzi tratti dagli stessi, è strutturata in una serie molto lineare di obiettivi collegati senza troppa coerenza logica, e pone il giocatore di fronte ad alcuni passaggi che altro non sono se non semplici pretesti per spostarsi da un punto all'altro dei livelli, chiedendogli di raccogliere un oggetto specifico, difendere un corridoio strategico o ispezionare una zona sconosciuta in modo da portare avanti la narrazione. Ciò che Space Hulk: Deathwing difetta in termini di contestualizzazione degli eventi, tuttavia, riesce a compensarlo con una presentazione spettacolare e carica di atmosfera, delineando le imponenti figure degli Angeli Oscuri come le credibili macchine da guerra che libri e giochi da tavolo hanno descritto dalla loro concezione, e la sensazione trasmessa al giocatore chiamato ad indossarne l'armatura è la medesima.



Per i meno avvezzi alla mitologia dell'originale, oltre ad essere dei combattenti straordinari, i Bibliotecari sono anche individui mutati a livello genetico in grado di sfruttare particolari abilità psichiche per teletrasportarsi, aggredire i nemici o difendersi dai loro assalti: la massiccia solidità dei coscritti risuona ad ogni passo, e rivaleggia con l'altrettanto ingombrante presenza delle numerose varietà di Genestealer, mantenendosi in linea con l'ambientazione generale senza ricorrere a troppi eccessi. L'avventura è inoltre un'ottima introduzione a Warhammer 40.000, dato che la sua essenza autonoma e circoscritta non richiede profonde conoscenze del wargame, ma di contro potrebbe deludere chi invece ci si avvicina aspettandosi un'esaustiva riproduzione delle sue caratteristiche salienti.



I riferimenti alla saga cinematografica di Alien non mancano di certo
Il veicolo narrante più efficace del lavoro di Streum On Studio risulta essere lo stesso Space Hulk, gigante silenzioso al cui interno sono conservate le vestigia di un tempo dimenticato, ricostruite alla perfezione grazie alla potenza del motore grafico di Epic Games: lo scricchiolio delle pedane metalliche e il sibilo lontano del vapore che fuoriesce dalle tubature incornicia un dedalo di varchi angusti ed ampie sale dal sapore gotico, lasciandoci assaporare la sinistra calma che precede quella proverbiale tempesta in grado di scatenarsi dietro ogni angolo. I riferimenti alla saga cinematografica di Alien non mancano di certo, in particolare ad Aliens: Scontro Finale di James Cameron, dal quale lo stesso gioco da tavolo ha attinto a piene mani. Le molteplici sequenze di azione sfrenata sembrano strappate dal lungometraggio in questione, con nutrite torme di alieni pronte a piombare addosso alla squadra di specialisti corazzati in qualsiasi momento, trasformando le quiete fasi di perlustrazione in deliranti carneficine ai danni delle decine di varianti di Genestealer che si azzarderanno a giungere a portata delle nostre armi da fuoco, oppure a scontrarsi e venire mutilati dalla pesante lama che abbiamo in dotazione. Sangue e frattaglie schizzano in ogni dove, frantumando i monitor dei terminali di controllo o tranciando i cavi elettrici ancora in funzione in una pioggia di vetri e scintille, ed una volta ripristinato il silenzio è possibile ammirare i postumi del conflitto fra le pile di cadaveri ammassati lungo i corridoi distrutti.



C'è da dire però che le prestazioni non sono sempre impeccabili e, durante le fasi più concitate, gli effetti ambientali infliggono un duro colpo al massimo livello di dettaglio persino su una GTX 970. La situazione migliora diminuendo la qualità visiva di una tacca, ma possono comunque verificarsi occasionali cali di framerate durante l'esplorazione di aree particolarmente vaste o quando il numero di xenomorfi e proiettili a video diventa eccessivo. Alcune texture hanno inoltre la tendenza a sfoggiare un aspetto piuttosto blando e confuso se osservate da vicino, e sia le pareti che gli ostacoli posti ad una certa altezza appaiono per ciò che sono in realtà, ossia ben poco dettagliati: gli ambienti e la direzione artistica compensano fino ad un certo punto le mancanze tecniche, ma sta di fatto che molte sfaccettature della geometria di Space Hulk: Deathwing avrebbero meritato una cura maggiore.



La massiccia solidità dei coscritti risuona ad ogni passo
L'equipaggiamento fornito e sbloccabile per ogni Space Marine, pur non essendo vastissimo, offre un buon grado di varietà rispetto a tanti altri simili, con una gamma di strumenti offensivi e difensivi immediatamente riconoscibili per gli entusiasti e in pari misura esaltanti da impiegare anche per i nuovi adepti: sebbene la Lama Potenziata e il fucile Requiem siano abbastanza convenzionali, scendere in mischia con la già citata lama oppure con un Martello Tuono mentre al contempo ci proteggiamo dalle sferzate dei Genestealer grazie ad uno Scudo Tempesta riesce a calarci alla perfezione nel ruolo di un'impenetrabile fortezza semovente, mentre cannoni e lanciafiamme sono utili a mitigare le schiere più folte di Genestealer. I colpi portati da ciascuna arma vanno a segno con l'intensità che ci possiamo aspettare dalle loro dimensioni e, una volta trovata quella giusta per il nostro stile di gioco, saremo in grado di utilizzarla di default in qualunque modalità. Come avevo detto poc'anzi, il nostro Bibliotecario è anche capace di sfruttare un certo novero di poteri psionici, che ci permettono ad esempio di respingere, incendiare o fulminare gli avversari: dato che possiamo assegnare fino a tre poteri ad altrettanti tasti e che il loro tempo di ricarica è generalmente molto breve, è consigliabile sperimentare combinazioni diverse per trovare i più adatti da adoperare in sequenza.



Buona parte delle capacità mentali vengono acquisite dopo il completamento di determinate missioni, mentre le restanti si possono apprendere investendo punti in un classico albero di abilità suddiviso in tre specializzazioni distinte al termine di ogni livello: quest'ultimo è popolato da un discreto quantitativo di bonus passivi, che in prima battuta non sembrano apportare grandi differenze ma, con l'aumentare dell'esperienza, crescono in efficacia e sinergia. Lo Space Hulk è suddiviso in tante stanze differenti collegate da passaggi più o meno circoscritti, e la storia ce ne fa visitare soltanto una piccola parte: per recuperare le trasmissioni dei soldati che ci hanno preceduto o le spoglie sacre che possono fruttare una manciata di punti abilità extra dovremo avventurarci fra i cunicoli meno visibili con il rischio quasi certo di cadere in un'imboscata, perciò sarà opportuno procedere con cautela assieme agli altri compagni, reali o virtuali che siano, onde evitare di restare schiacciati da un'ondata improvvisa di Genestealer. Gli sviluppatori hanno pensato bene di far sì che le reliquie nascoste emettano un suono particolare, un sussuro accompagnato dal brusio del vento al quale è necessario fare l'abitudine per identificarne orientativamente la posizione: è un modo semplice ed elegante per evitare al giocatore di vagare troppo a lungo senza meta, nonché per attirarlo in qualche agguato tanto imprevisto quanto letale. Al momento, Space Hulk: Deathwing è disponibile solo per PC, ma la trasposizione su console dell'attuale generazione dovrebbe arrivare nei primi mesi del 2017: speriamo soltanto che, per allora, Streum On Studio rifinisca con successo le lacune più palpabili del motore tridimensionale.



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21 dicembre 2016 alle 14:52

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