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Yo-kai Watch 2 – Anteprima

Non riesco a farmene una ragione. Non riesco a capire come sia possibile che un gioco come Yo-kai Watch 2 si sia mangiato il mio (poco) tempo libero, risucchiandomi in un'esperienza videoludica che, di primo acchito e quindi in maniera superficiale, avevo snobbato ritenendola infantile. Ho fatto due errori. Il primo è pensare che le cose “infantili” non possano più essere divertenti. Il secondo, ben più grave, è stato pensare a Yo-Kai Watch 2 come a una “roba per poppanti”. Non si finisce mai di imparare e di scoprire. Ecco, proprio l'imparare e lo scoprire sono gli elementi su cui si basa la mia attuale patologia. Patologia che si cura esclusivamente con sessioni, a volte mordi e fuggi e altre lunghe, dedicate alla nuova opera di Level 5, la cui meccanica di base è rimasta assolutamente fedele a quella del primo episodio. La riassumo a favore di chi il primo Yo-Kai Watch se lo fosse perso: trattasi di un RPG nel quale si esplora una cittadina giapponese e si combatte con i propri yo-kai contro altri yo-kai. Senza entrare troppo nel merito del folklore, semplifichiamo la faccenda è diciamo che gli yo-kai in questione sono gli spiriti che “impersonano” diversi aspetti e atteggiamenti della vita (giapponese).
LA PRENDO CON SPIRITO



Devo ammettere che la fase di combattimento è quella di cui inizialmente ho fatto più fatica a innamorarmi, capendo solo dopo svariate ore di gioco che il fatto di essere più impegnato nella gestione della faccenda che nell'azione di combattimento vera e propria è un punto a favore del gioco e non uno contro. Organizzare le combinazioni di yo-kai (combattono a gruppi di tre) ed equipaggiare correttamente i singoli spiriti è un compito impegnativo ma mai gravoso e questo mi ha permesso di concentrare tutte le energie (e il tempo) nel godere di lunghe passeggiate, a tratti a passo di corsa, attraverso un anime in cui ogni dettaglio, grafico ma non solo, è curato in maniera certosina. Attenzione, però, che quando parlo di compito non gravoso, non intendo dire che l'azione di combattimento possa essere vissuta in maniera passiva. Guai a pensare una cosa simile! Il controllo del giocatore riguarda infatti aspetti che, soprattutto quando il livello degli yo-kai “nemici” si fa elevato, risultano decisivi per l'esito dello scontro. Dopo essere stati scrupolosi nel assemblare il proprio schieramento tenendo in considerazione le abilità dei singoli spiriti, bisogna occuparsi in tempo reale della loro salute, curandoli e ripulendoli dagli attacchi magici nemici, indicare loro quali bersagli colpire (anche i nemici sono spesso in tre) ed eseguire le mosse speciali, chiamate Energimax. Non è questa dell'anteprima la sede per entrare nello specifico delle differenze rispetto al primo episodio di Yo-kai Watch, ma ciò non mi impedisce di puntare il dito su, non contro, un paio di innovazioni che rendono i combattimenti parecchio più intriganti di quelli passati: la prima è l'attacco combinato, nel quale l'energia dei tre Yo-kai coinvolti nello scontro viene convogliata in un solo membro del team per permettergli di eseguire il suo attacco super-speciale, la seconda è la possibilità di stuzzicare con lo stilo gli spiritelli pigri, che magari si disinteressano alla situazione.
NIHON HIYAKUPASENTO (GIAPPONE AL 100%)



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Non vi nascondo, però, che a tenermi il 3DS incollato alle mani non sono le dinamiche di combattimento. La verità è che impazzisco per gli scenari, che si sono liberati degli angusti confini del primo episodio della serie (era pressoché limitato al circondario della casa del protagonista), per andare a coinvolgere l'intera cittadina di Valdoro e il suo circondario a base di templi e quartieri, con in più un paio di sorprese di cui una che non ha a che fare con lo spazio, bensì con il tempo! Vista l'ampiezza della mappa risulta ottima la presenza di un sistema di trasporto pubblico (aspettate la recensione per scoprire quanto e a cosa serve) e soprattutto quella degli specchi per il teletrasporto. L'estensione dello scenario è quindi un bel punto a favore, ma non certo quello decisivo. A rifilare il colpo del KO è l'atmosfera 100% giapponese. E non di quel Giappone metropolitano che tutto sommato si avvicina anche ai nostri usi e costumi, ma del Sol Levante di provincia, in alcuni passaggi del gioco persino rurale, che non può che sconfiggere la ritrosia di chi, seppure con qualche capello grigio, è da sempre preda della cultura giapponese. Si entra in casa e ci si tolgono sempre le scarpe (automaticamente, per fortuna); quando ci si sposta in treno si effettuano dei cambi (sembra scontato, ma dovete sapere che i giapponesi hanno un termine apposta, norikaeru, per indicare il “cambio di treno/pullman”); non si attraversa mai col rosso (vale anche da noi, ma nel Giappone di Yo-Kai Watch 2 alla terza infrazione sono guai! E via di questo passo, alla scoperta di una storia fantastica, raccontata e vissuta in un italiano tanto impeccabile quanto scherzoso, e capace di farci dimenticare che è giunto il momento di tornare a occupazioni più serie… ma mooolto meno divertenti.





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27 marzo 2017 alle 17:31