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NieR: Automata – Recensione

Publisher: Square Enix Developer: Platinum Games
Piattaforma: PS4 Genere: Action JRPG Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 €
Non ci sono dubbi che questi ultimi anni hanno sancito una crescita notevole del medium videoludico, non solo da un punto di vista tecnologico, ma soprattutto da un lato prettamente artistico. Il videogiocatore moderno non si accontenta più di giocare semplicemente, ma vuole che il disco inserito nella console possa regalargli delle emozioni e delle esperienze che porterà dentro di sé per molto tempo. Questa ricerca dell'arte a tutti i costi è una caratteristica molto presente soprattutto nelle produzioni orientali, dove i paletti imposti da una società conformista, come quella occidentale, vengono eliminati lasciando lo spazio ai soli limiti imposti dall'immaginazione.



Hype!



Quando nel lontano 2015, durante la conferenza dell'E3 di Square Enix, venne mostrato, per la prima volta, un trailer dal nome Nier New Project, nessuno si sarebbe aspettato che, a distanza di un paio d'anni, questo fomentasse una vastissima mandria di videogiocatori, tutti impazienti di mettere le mani sul prodotto finale. Questo doveva essere il seguito di Nier, titolo uscito nel 2010, che salvo una strettissima cerchia di persone, non aveva avuto un grandissimo successo. Nonostante questo però, tutti riconobbero finalmente la capacità di Yoko Taro di scrivere una storia tanto originale quanto libera da restrizioni imposte dalla cultura moderna, diventando così un titolo di culto nonostante gli enormi difetti presenti.



Ecco quindi che, dopo mesi e mesi di estenuante attesa arriviamo a marzo 2017, periodo in cui riusciamo ad entrare in possesso della nostra copia di NieR: Automata consci del fatto che, indipendentemente dai possibili difetti, abbiamo tra le mani un prodotto artisticamente valido e che ci saprà divertire, grazie anche al lavoro meticoloso dei ragazzi di Platinum Games.



Il lato B di 2B



Parlare della narrativa di questo ultimo capitolo non è cosa affatto facile, questo perché la narrazione prosegue pari passo con le emozioni trasmesse. Proprio per questo non mi dilungherò molto su questo aspetto, limitandomi a fare alcune osservazioni sul risultato finale. Tutto questo però, necessita di una piccola premessa. Yoko Taro è un personaggio particolare che riesce a trarre ispirazione dalla parte più oscura dell'animo umano. Tutto questo fa nascere una trama tanto cruda quanto violenta, la quale non si esimerà dal concludersi in maniera apocalittica se questo è desiderato dello stesso Taro. Automata riesce ad essere, senza ombra di dubbio, l'opera che più di tutte fa comprendere questo aspetto della creatività dello scrittore di Nagoya. Questo aspetto, unito all'ottimo background creato con la serie Drakengard e Nier sono probabilmente i motivi di questo successo planetario.



Il titolo ci catapulterà su una terra post-apocalittica dilaniata dall'invasione di un gruppo alieno che ha costretto l'umanità, a causa delle macchine da loro utilizzate, a trovare rifugio sulla Luna. Proprio dal satellite terrestre la razza umana mette insieme un'organizzazione chiamata YoRHa, con l'obiettivo primario di combattere la minaccia aliena, riuscendo così a riprendersi il controllo del pianeta azzurro. Questa organizzazione però non usa militari o strumenti canonici, ma androidi umanoidi che, a differenza delle macchine terrestri, hanno deciso di loro spontanea volontà di rinnegare qualsiasi tipo di emozione, al punto tale da non essere neanche identificati con un nome.



Passando in rassegna tutti i protagonisti della storia, partendo da 2B, di cui è conosciuto ormai da tutti il famoso lato B, citando 9S e arrivando a personaggi come Pascal, la cosa che risulta chiaramente assurda è che la quantità enorme di emozioni che ci vengono date, vengono trasmesse proprio da esseri che nel nostro vivere quotidiano sono semplici oggetti privi di qualsivoglia emozione, ovvero macchine. Ed è questa la genialità che sta alla base di NieR: Automata. Tutti i personaggi di cui prenderemo il controllo, oppure la gran parte delle macchine che incontreremo nel nostro viaggio, sono tutte perfettamente caratterizzate in maniera unica e penetrante.



Paradossalmente però le emozioni più forti, dal mio punto di vista, non verranno trasmesse dalla main story, ma dalle poche e perfettamente sviluppate missioni secondarie, ognuna delle quali riuscirà a raccontare alcuni aspetti dell'animo umano che molto spesso, presi dal ritmo frenetico della vita, perdiamo di vista oppure sottovalutiamo.

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28 marzo 2017 alle 15:40

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