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Touhou Genso Wanderer - recensione

Per avere successo un videogioco deve avere determinati ingredienti. Per prima cosa deve raccontare una storia, appassionante se possibile. Deve avere personaggi ben caratterizzati e che vengano approfonditi nel corso dell'avventura. Deve avere elementi di gameplay semplici da assimilare ma abbastanza profondi da evolversi con il tempo. Deve inoltre garantire un livello di difficoltà adeguato, non troppo semplice ma neanche frustrante. Se possibile deve anche essere bello da vedere e avere delle musiche evocative.



Dite che chiediamo troppo? Forse sì, ma almeno 3 di questi elementi devono per forza esserci. Nel caso di Touhou Genso Wanderer questa condizione è stata rispettata ma per un soffio. Il gioco sviluppato da Aqua Style sicuramente cattura l'occhio con uno stile grafico semplice ma ben dettagliato. Kawaii lo definirebbero in Giappone. Sia la protagonista che i comprimari sembrano usciti da un Maiden Cafè di Tokyo e anche i nemici non sono da meno. Invece di gettare nella mischia mostri con 10 occhi, 6 braccia e artigli da demone, gli sviluppatori hanno optato per fatine e streghette dall'aria innocua.



Ma innocue in realtà non sono. Infestano i labirinti di cui il gioco è ricco, visto che siamo in presenza di un dungeon crawler bidimensionale, di quelli tosti però. I ragazzi che lo hanno sviluppato devono essere fan sfegatati di Dark Souls perché nel gameplay di Touhou Genso Wanderer c'è una forte vena sadica che i fan della serie From Software conoscono bene. Si inizia in maniera abbastanza morbida, con un tutorial che introduce il giocatore al sistema di movimento dei personaggi e al combat system. Il primo in teoria dovrebbe essere la cosa più semplice, trattandosi di un gioco 2D ma così non è. I controlli standard sono assegnati alla croce direzionale, che rende decisamente difficili i movimenti in diagonale. Volendo si può passare allo stick analogico, ma la situazione non cambia molto.

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8 maggio 2017 alle 11:10