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What Remains of Edith Finch – Recensione

Il motore della barca ruggisce al vento mentre la chiglia squarcia la superficie di un oceano avvolto da un sottile strato di nebbia. L'ondeggiare ci culla nell'osservare le ombre dei boscosi lembi di terra che affiorano dalle gelide acque e tenta invano di addolcire un'atmosfera che riesce solo a trasmettere angoscia e timore. Seduti a poppa ci guardiamo intorno, nella speranza di trovare un poco di calore umano da assorbire e fare nostro, ma non c'è nessuno. Non una famiglia in vacanza, una coppia d'innamorati, una compagnia d'amici… nessuno. Abbassiamo sconsolati lo sguardo, appoggiamo delicatamente il mazzo di fiori che ci portiamo appresso accanto a noi e dedichiamo così lo spirito all'unico compagno di viaggio a nostra disposizione, un vecchio manoscritto sulla cui copertina è inciso il nome di una donna: Edith Finch.



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Come c'immergiamo nella lettura, le parole ci trasportano nei suggestivi sentieri di Orcas Island, nello stato di Washington, dove la diciassettenne Edith si trova a passeggiare per la prima volta dopo sei lunghi anni. Nell'isola statunitense la ragazza aveva vissuto fino all'età di 11 anni, quando insieme alla madre abbandonò la vecchia casa di famiglia, dove numerose generazioni di consanguinei avevano per molto tempo risieduto. Dopo il trasferimento, in cuor suo Edith ha sempre creduto che mai in vita sua sarebbe più tornata in quei tetri luoghi. Nonostante fosse ricettacolo di numerosi ricordi della sua infanzia, la casa non era infatti mai realmente stata un posto del tutto accogliente per lei. Le trasmetteva una costante sensazione di disagio, quasi di paura.



Perché muoiono tutti?
C'erano delle domande però, domande sulla storia della sua famiglia che le si erano insinuate nella mente in quegli anni di bambina ancorandosi come possenti radici nei suoi pensieri. Perché muoiono tutti? C'è veramente una maledizione sulla nostra famiglia? Il nostro destino è segnato? Quando, dopo la morte della madre, Edith eredita la vecchia casa e riceve per volontà della donna anche una misteriosa chiave, la giovane capisce quindi che la verità sulla tumultuosa storia dei Finch, di cui era ormai ultima esponente in vita, risiede proprio a Orcas Island, e che è giunto per lei il momento di cercare le risposte ai suoi dilemmi. Edith si decide così a tornare finalmente nel suo luogo d'origine e proprio da qui prende il via l'ultima avventura partorita dal talentuoso studio californiano Giant Sparrow, da poco disponibile in formato digitale su PlayStation 4 e PC.



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UNA FAMIGLIA MALEDETTA
La struttura ludica di What Remains of Edith Finch si colloca all'interno dei parametri propri dei walking simulator. Accompagneremo quindi l'adolescente protagonista attraverso la tipica visuale in prima persona propria del genere, nell'esplorazione della sua vecchia casa alla scoperta delle tragedie che avvolgono la storia del suo albero genealogico. L'avanzare del gioco è accompagnato dalla lettura del manoscritto di Edith, che si manifesta nell'universo ludico nella duplice forma di voce narrante e di scritte contestuali agli ambienti, che fungono contemporaneamente da sottotitoli e da elemento funzionale ai fini del gameplay. I testi ci fanno invero letteralmente da guida nel procedere dell'avventura, comparendo in successione lungo la via da seguire o trasformandosi, una volta scaduto il tempo previsto per la lettura, in una scia fluttuante di lettere che svanisce nella direzione giusta da seguire.



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Non mancano poi, in alcune fasi dell'avventura, ulteriori chicche ideate dai ragazzi di Giant Sparrow per sfruttare i testi a schermo come peculiare elemento ludico interattivo. Importante da notare da questo punto di vista come il gioco non presenti la localizzazione in lingua italiana. Limitazione questa che, considerata la rilevanza della componente narrativa nel titolo, può risultare decisamente significativa per i giocatori che non masticano l'idioma inglese. Presi per mano dalla voce narrante visiteremo dunque, tra passaggi segreti e stanze nascoste, le diverse camere che furono dei vari membri della sfortunata famiglia Finch e al loro interno, interagendo con gli elementi che addobbano gli ambienti, scopriremo alcuni tratti della loro misteriosa vita. Come accade per noi tutti, infatti, la camera da letto rappresenta più di ogni altro spazio fisico la tela su cui viene dipinta, più o meno consapevolmente, la nostra personalità, il nostro modo di essere, la nostra vita. E come nella camera in cui ci corichiamo ogni sera, anche in quelle dei Finch esiste un oggetto, un determinato oggetto che riesce, se interpretato nella giusta maniera, a raccontare a chiare lettere la nostra personalissima storia. Interagendo dunque con quello specifico elemento, ci troveremo improvvisamente a saltare nel tempo e nello spazio e a impersonare per qualche istante il membro della famiglia a cui l'oggetto è legato, vivendo in prima persona uno spaccato della sua vita. Queste fasi sono la vera anima di What Remains of Edith Finch.



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CON I TUOI OCCHI



Entreremo così nella loro testa e vedremo il mondo come lo vedevano loro
Ogni storia che viviamo rompe a modo suo la linearità stilistica e di gameplay e riscrive il mondo di gioco seguendo delle nuove regole. Regole dettate dalla personalità di Sam, Barbara, Gregory e degli altri esponenti del nucleo familiare. Entreremo così nella loro testa e vedremo il mondo come lo vedevano loro, con i loro pensieri, le loro fantasie e le loro ossessioni. Saremo testimoni del loro tempo e del loro destino. Queste esperienze hanno dunque una forte e univoca caratterizzazione sia da un punto di vista grafico che interattivo e sensoriale, palesando così una direzione artistica sublime, che sboccia e si manifesta al giocatore spingendolo a proseguire nell'avventura non solo per seguire l'intreccio narrativo, ma anche per scoprire il modo in cui questo gli viene presentato.



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Sì, perché nonostante gli imprevedibili risvolti di stile e d'interazione che queste fasi propongono, la narrazione è sempre preponderante nel titolo dello studio californiano e la varietà di approcci ludici è sempre finalizzata ad acutizzare l'immersione nel racconto, e a dimostrare allo stesso tempo le straordinarie potenzialità dello storytelling videoludico. D'altronde, dal team che aveva dato nel 2012 i natali al sublime The Unfinished Swan, saremmo rimasti onestamente delusi da una direzione artistica piatta e monotona. L'opera prima di Giant Sparrow è restata infatti impressa nella mente di chiunque abbia avuto l'opportunità di viverla, proprio per la particolare e irresistibile impostazione stilistica. What Remains of Edith Finch rappresenta tuttavia quasi un'antitesi del sopracitato titolo, i toni gioviali e fiabeschi del primo sono ora tetri e maturi, i colori vivaci con netta preponderanza del bianco cambiano e diventano più spenti, tendenti al grigio e al nero.



L'atmosfera spensierata e giocosa si fa asfissiante e ricca di tensione. Sembrano due opposti in tutto e per tutto. Eppure, quella sottile sensazione di continuità con il predecessore, che già il logo e il lettering del titolo del gioco trasmettono, rimane costantemente presente nel giocatore, che sente un rapporto trasversale tra i due giochi che ricorda in un certo senso il noto concetto orientale dello Yin e dello Yang.  Lo Yin e lo Yang sono opposti, sono distinti l'uno dall'altro, ma indissolubilmente legati tra loro. Nella loro diversità i due lati si condizionano, conservando al loro interno una piccolo germoglio della rispettiva controparte. Possono essere vissuti indistintamente, ma per comprenderli veramente appieno, al di là della loro superficie, devono essere considerati come un tutt'uno. Come lo Yin è opposto, ma legato allo Yang dunque, anche i due titoli Giant Sparrow sembrano condividere la medesima filosofia, in un rapporto che sta solo al giocatore tentare di decodificare.



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AL DI LÀ DEL RACCONTO
A completare il quadro dipinto dal team indipendente di base a Santa Monica, ci pensa una colonna sonora evocativa ed emozionante, le cui melodie partecipano all'immersione sensoriale nell'opera interattiva. A intaccare leggermente l'esperienza sono invece alcuni piccoli problemi tecnici, rappresentati nella versione testata (su PlayStation 4 standard) da qualche saltuario rallentamento che però, complici i ritmi lenti della produzione, non segnano eccessivamente l'opera nel suo complesso. Anche il livello di dettaglio, nonostante la natura indipendente del titolo, non fa onestamente gridare al miracolo, ma la già lodata direzione artistica sopperisce sufficientemente anche alle necessità dei giocatori più esigenti. La longevità infine, seppur in linea con altre produzioni di genere, lascia parzialmente l'amaro in bocca. Considerazione quest'ultima però, che dimostra ancora una volta quanto sia piacevole esplorare insieme a Edith la vecchia casa di famiglia, assaporare i ricordi dei suoi familiari, vivere un turbinio di sensazioni ed emozioni, scoprendo passo dopo passo cosa rimane di Edith Finch.



L'articolo What Remains of Edith Finch – Recensione è estratto da GamesVillage.it.

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9 maggio 2017 alle 19:01