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Perception – Recensione

Quella che ci troviamo ad analizzare oggi è un'avventura horror in prima persona, Perception, un viaggio unico legato a un concept innovativo che vi trascinerà nell'oscurità senza lasciarvi il minimo scampo. Il team che lo ha realizzato è The Deep End Games: lo abbiamo provato catapultandoci in un viaggio ignoto, facendo della sorpresa il nostro unico obiettivo, e dobbiamo dire che il titolo ci ha aiutato molto. Perception si fonda su una particolarità che, combinata con il background dei suoi sviluppatori, ha permesso all'avventura targata The Deep End Games di centrare su Kickstarter l'obiettivo dei 150.000 dollari.



La protagonista è Cassie, cieca ma con la fortuna di essere molto intelligente: riprendendo un po' l'incipit del diavolo rosso di Hell's Kitchen della Marvel, ovvero Daredevil, Cassie ha un udito molto sviluppato, tanto da percepire la realtà grazie al suo bastone che le permetterà di creare delle onde sonore in grado di costruire un'immagine mentale di ciò che la circonda.
Ovviamente nell'avventura che andremo a vivere, di stampo prettamente horror, fare rumore non sarà la scelta più saggia: come nelle migliori case infestate, più farete rumore più le voci inquietanti al vostro fianco aumenteranno, culminando nella comparsa di un'entità maligna che, almeno dal sonoro che accompagnerà la sequenza. vi farà esalare il vostro ultimo respiro. Il perché sia arrivata in questa tetra villa, situata nei pressi di Gloucester, non è chiaro nemmeno a Cassie, tormentata da visioni inquietanti che provengono da un lontano passato.



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In qualche modo legata a tutto quello che è intrappolato nella misteriosa villa di Echo Bluff, si trova d'improvviso coinvolta in uno strano incubo che, se all'inizio sembrerà non avere senso, andando avanti nella storia e superando stanza dopo stanza, si rivelerà pezzo dopo pezzo come un puzzle sempre più inquietante, un mistero che ci condurrà verso diversi drammi passati e sotto alcuni aspetti dimenticati in modo inspiegabile. Saranno questi momenti, prettamente vocali, accompagnati da silhouette luminose, a rappresentare il filo conduttore da seguire a tentoni nel buio, attraversando una casa che cambia senza controllo e che ci porta verso un inevitabile colpo di scena finale destinato a svelare un disegno molto più grande. La casa, come detto in apertura, è infestata da una presenza che ci cerca costantemente e che segue il troppo rumore, necessario a Cassie per vedere ciò che la circonda: non sarà difficile arrivare alla fine della storia ma è ovvio che l'intendo dello studio di sviluppo sia che voi ci arriviate completamente al buio. L'unico modo per accorgerci dell'arrivo dell'entità sarà lo schermo che si tingerà di giallo e poi, man mano che la creatura si avvicinerà, sempre più verso il rosso, avvertendoci che siamo ad un passo dalla fine e dal caricamento dell'ultimo salvataggio automatico. La ragazza non avrà alcun modo di difendersi dai pericoli della casa, se non trovando rifugio in uno dei nascondigli sparsi per la casa che includono ceste, grossi quadri, letti, tende e via dicendo.



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Se delle volte ci saranno degli aliti di vento o delle fuoriuscite da qualche finestra a permetterci di vedere l'ambiente intorno a noi, spesso saremo costretti a rischiare la vita battendo il bastone, cercando di non farlo su superfici poco rumorose (difficili da trovare quando davanti a noi è tutto buoi). Ci saranno diversi dialoghi in quantità tra battute, scambi, telefonate di amici, messaggi misteriosi e tonnellate di ricordi disseminati per la casa.
La cosa più geniale è sicuramente l'utilizzo del text-to-speech che permette al cellulare di leggerci i testi, un'applicazione che ci mette in contatto con un operatore incaricato di descriverci le foto che gli inviamo. All'inizio del gioco vi verrà chiesto quanto vogliate che Cassie interagisca con voi, il consiglio è ovviamente la via del “molto” utile per andare avanti nella storia e per vivere l'esperienza al meglio, e forse ci sentiamo di consigliarvela anche noi. Sebbene l'effetto prodotto dallo sbattere il bastone per terra sia gradevole, la veste grafica di Perception risulta indubbiamente modesta, funzionale alla condizione della protagonista che ci costringe ad affrontare muri, puzzle e minacce quasi a tentoni, ingannati da rumori inquietanti che dominano incontrastati, con una colonna sonora che, escludendo un paio di sorprese sul finale, resta confinata nello smartphone della protagonista. Verso la fine il pericolo si fa d'improvviso più intenso ed emerge un po' di azione che si combina con un intensificarsi del ritmo di dialoghi, ricordi, rumori e avvenimenti. L'adrenalina s'impenna e Perception trova una sua dimensione, ma l'atto finale è comunque lineare, piuttosto corto e ha il difetto di farci rimpiangere il fatto che i primi tre capitoli non siano fatti della stessa pasta.



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27 giugno 2017 alle 20:31