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Perception – Recensione

Perception è l'ennesimo titolo arrivato a noi grazie a una campagna Kickstarter: due anni fa infatti, The Deep End Games, team di sviluppo composto da sviluppatori con alle spalle titoli come BioShock e Dead Space, lanciò il progetto sulla nota piattaforma di crownfunding. L'obiettivo fu raggiunto grazie all'originalità del gioco: in Perception infatti affronteremo un'avventura dalle tinte horror impersonando i panni di Cassie, una ragazza non vedente. Riteniamo che il tema dell'handicap nei videogiochi sia un argomento ancora poco sperimentato, anche se in passato abbiamo già recensito un'esperienza videoludica di questo tipo con Beyond Eyes, che però analizzava il tema da una prospettiva completamente diversa rispetto a Perception. Una sfida interessante per gli sviluppatori, che abbiamo recensito per voi.





Una corda, un biglietto, una mela e un'ascia



Come già detto, in Perception impersoneremo la povera Cassie, tormentata da mesi da misteriosi incubi. Al centro di questi sogni c'è sempre una casa, che la protagonista decide di visitare. All'interno dell'edificio capiremo subito che c'è qualcosa che non va, e che la villa è completamente infestata da presenze: alcune amichevoli, altre meno. Il nostro obiettivo nell'avventura sarà quindi quello di esplorare la casa, provare a interagire con gli spettri e cercare di scoprire il vero motivo degli incubi di Cassie.



Inutile dirvi che approfondire ulteriormente la descrizione della trama porterebbe a inevitabili spoiler, motivo per cui non andiamo oltre. Quello che però possiamo dirvi è che il gioco ci ha convinto sotto l'aspetto narrativo, grazie a una storia raccontata attraverso oggetti (che evocheranno una sorta di ricordo del vecchio possessore), note e registrazioni audio, senza contare i messaggi criptici lasciati dalle presenze che popolano la casa. Ogni piccolo pezzo di puzzle andrà poi a formare un disegno più grande, che ci permetterà di vedere chiaro sull'intera faccenda. Questa narrazione graduale è però gestita in maniera ottimale e non annoia mai, anzi, riesce pienamente a coinvolgere il giocatore.



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Il tutto poi si svolge nell'atmosfera cupa della casa, che non potrà non spaventarvi. La componente horror ci ha infatti convinto e, seppur essendo inferiori ai massimi esponenti del genere come Amnesia e compagnia, è riuscito spesso e volentieri a farci venire qualche brivido o, nei casi peggiori, a farci fare qualche salto dalla sedia. I piccoli “jumpscare” sono solo il culmine della tensione creata durante l'esplorazione, continuamente trasmessa al giocatore attraverso l'oscurità, i piccoli rumori di sottofondo (come il vento che si infrange sulle finestre o radio e TV misteriosamente accese) e ovviamente alla sensazione di essere osservati e cercati da una presenza maligna. Insomma, trama interessante e atmosfera cupa al punto giusto, cosa manca a Perception per essere un horror con i fiocchi?



//www.youtube.com/watch?v=KSBN6eHkYuQ

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6 luglio 2017 alle 17:31

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