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Dishonored: La morte dell'Esterno – Recensione

E' passato quasi un anno da Dishonored 2, titolo che seppe conquistare il cuore di tutti i fan della serie riuscendo a migliorare quanto di buono era stato fatto con la storia di Corvo, che iniziò i videgiocatori al mondo crudo, malato, macabro nel quale i personaggi di Dishonored e le loro storie si intrecciano lasciando dietro di sé corpi privi di vita di uomini potenti, soldati, civili e poveri innocenti. Elementi che di certo sono riusciti a far colpo, a stupire, a intrigare e che sicuramente hanno lasciato un grande segno nel cuore di chi ha avuto la fortuna di provare le opere dei ragazzi di Arkane Studios che decidono di riprovarci con uno spin-off stand-alone, Dishonored: La morte dell'Esterno.



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Ritorno alle origini



Per chi non lo sapesse, Dishonored: La morte dell'Esterno decide di allontanarsi dalle vicende della famiglia reale per dare spazio a un personaggio davvero intrigante: Billie Lurk, assassina cresciuta nei loschi quartieri di Dunwall (città protagonista del primo capitolo). Sin dalla tenera età, Billie si ritrovò a dover gestire la difficile situazione familiare che, a causa della madre alcolizzata e ulteriori vicissitudini, ebbe tutt'altro che un lieto fine e vide la protagonista di Dishonored: La morte dell'Esterno scappare di casa per essere addestrata da Daud, capo degli assassini di Dunwall (la cui storia è narrata nel DLC “Il Pugnale di Dunwall”) e omicida dell'imperatrice. Grazie al duro addestramento di Daud, Billie riuscì a specializzarsi nella cosa che amava fare di più, cioè uccidere sfruttando l'ombra come sua alleata cogliendo di sorpresa i bersagli, vittime di una sua vendetta personale o su richiesta di specifici contratti da mercenaria.



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L'ultimo capitolo si apre dunque con Billie intenta a salvare il suo maestro, tenuto prigioniero a Karnaka (città protagonista di Dishonored 2) dalla banda degli Orbi, vili servi dell'Esterno. Questi sarà proprio la figura intorno alla quale girerà l'intera storia dato che Daud in persona affiderà a Billie un compito tanto semplice quanto assurdo: uccidere l'entità che da anni, a causa del potere che offriva agli esseri umani (tra cui Daud e Corvo), getta nel caos l'intero Impero delle Isole.



Facendoci largo tra strade, case e ville del quartiere “Cyria Alta”, unica località offerta da Dishonored: La morte dell'Esterno, dovremo infatti cercare di adempire (durante cinque missioni dalla durata complessiva di circa 5-6 ore) a quanto ordinatoci, armati di spara dardi, pugnale e degli immancabili poteri in grado di renderci tanto letali quanto silenziosi.



Squadra che vince non si cambia



Che il cuore dell'intera offerta fosse il gameplay non c'erano dubbi, tuttavia dobbiamo ammettere che Dishonored: La morte dell'Esterno ci ha sorpresi sia positivamente che negativamente riguardo quest'ultimo. Dopo aver superato l'intro della durata di circa mezz'ora otterremo infatti i tanto ambiti poteri che saranno diversi da quelli visti nei capitoli precedenti. Billie potrà infatti utilizzare la “Dislocazione” ovvero una versione modificata della classica traslazione poiché non prevederà l'immediato spostamento nella posizione desiderata, ma permetterà al giocatore di porre un indicatore nel luogo prescelto per poi trasferircisi all'occorrenza anche durante combattimenti e fughe; con “Dislocazione” sarà inoltre possibile uccidere nemici (facendoli letteralmente esplodere) posti al di sopra dell'indicatore a costo del sacrificio di circa un quarto della nostra vita . Un ulteriore potere è la “Preveggenza”, che offrirà al giocatore la possibilità di fermare il tempo e muoversi negli ambienti (fino a una certa distanza) in qualità di anima, così da ispezionare l'area marcando nemici e oggetti di interesse senza essere individuati.



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Infine sarà l'abilità “Somiglianza” quella più divertente da usare; quest'ultima infatti (strizzando un po' l'occhio alla serie TV “Il Trono Di Spade”) ci aiuterà a infiltrarci in zone controllate dai nemici senza che i suddetti se ne accorgano; per farlo sarà sufficiente stordire un nemico o avvicinarsi a una guardia ignara della nostra presenza per poi essere in grado di acquisire le sue sembianze.



Il tutto risulta perfettamente collaudato e funzionante soprattutto grazie all'ottimo livello raggiunto dagli sviluppatori circa il level design delle mappe e la progressione del personaggio, che abbandona l'upgrade dei poteri a favore di un sistema basato esclusivamente su power-up e statistiche esclusive offerte dagli amuleti trovati durante la nostra avventura o ottenuti con missioni secondarie speciali, definite “Contratti”, grazie alle quali potremo ottenere ricompense in seguito all'uccisione o al rapimento di bersagli e furti in specifiche aree della città in cui il grado di allerta delle guardie sarà ovviamente altissimo.



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24 settembre 2017 alle 18:40

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