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Raid: World War II - recensione

Immaginate di mettere in un calderone un bel FPS della vecchia scuola. Aggiungendo un mestolo di cooperativa, un pizzico di Bastardi Senza Gloria di Quentin Tarantino e una spolverata di quel feeling a cui ci hanno abituati titoli come Payday, otterrete qualcosa che si avvicina molto a Raid: World War II.



Il nuovo titolo sviluppato da Lion Game Lion (noto alle masse per la realizzazione dei DLC di Payday, appunto) è una parabola di azione trash, dove trash è inteso con accezione estremamente positiva. Non c'è dunque da aspettarsi una riproduzione fedele delle vicende intorno alla Seconda Guerra Mondiale, quanto piuttosto un tripudio di pallottole e azione frenetica.



Ci troviamo nel momento di massima espansione del Reich, e nulla sembra in grado di fermare le forze naziste. Nel cuore del servizio segreto britannico, Winston Churchill in persona incarica gli agenti Mrs. White e Control di costruire una piccola Task Force in grado di portare il caos dietro le file nemiche. Destino vuole che gli eroi di cui il mondo ha bisogno si trovino nel braccio della morte di una prigione della Gestapo; Sterling, Wolfgang, Rivet e Kurgan non sono certo soldati modello. Ognuno dotato di una storia accattivante e di una caratterizzazione unica, saranno costretti a guardarsi le spalle a vicenda in una guerriglia senza regole. La scelta è semplice: collaborare o morire, con l'incentivo di poter tenere tutto l'oro di cui riusciranno a impadronirsi.

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11 ottobre 2017 alle 17:10