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Echo - Recensione

Fantasy e fantascienza sono probabilmente i due generi che più hanno rappresentato i “nerd” quando ancora esserlo non era cool. Titoli come Il Signore degli Anelli o Star Wars, per gli appassionati, hanno un valore maggiore che trascende la qualità dei loro contenuti perché, nel bene e nel male, hanno segnato delle generazioni. Adesso il fantasy sta venendo accettato e rivalutato dal grande pubblico, in particolare grazie alla serie tv di Games of Thrones, ma la fantascienza, pur contando numerosi validi esponenti, resta ancora per i più un gradino indietro rispetto al fascino di spade e armature (dovremmo forse riporre le nostre speranze nella quarta stagione di Black Mirror?).



Anche per quanto riguarda i videogiochi il fantasy è un passo avanti rispetto alla fantascienza, se non per la qualità almeno per il numero di esponenti. Il team indipendente Ultra Ultra, fondato da ex-dipendenti di IO-Interactive, propone Echo per il proprio debutto, uno stealth game in salsa sci-fi dalle atmosfere a dir poco inquietanti. Avrebbero fatto meglio a cavalcare l'onda di cappa e spada? Scopriamolo insieme.
L'Anima e la Carne dovranno entrare



a Palazzo passando da Porte diverse.



Solo i nobili di spirito e valorosi potranno ritornare uniti…



Echo inizia con il risveglio della protagonista En da un lungo sonno criogenico. Il suo corpo è ancora indebolito dai più di cento anni di inattività mentre avanza claudicante sulla nave spaziale deserta alla ricerca della tuta. Lo scopo della ragazza è riportare in vita l'amato Foster e per farlo è decisa a trovare il Palazzo, un edificio misterioso situato su non si sa quale remoto pianeta, noto più per le molte leggende che circolano che non per effettive prove.



Ad accompagnarla in questo suo viaggio verso l'ignoto troviamo London, un (ormai ex) collega di Foster, anche lui determinato a resuscitare l'amico. I due protagonisti non nascondono la propria antipatia reciproca, ma il desiderio di rivedere Foster li spinge a fare fronte comune; insieme seguiranno le coordinate del nonno di En fino ad addentrarsi sempre più nei meandri del Palazzo, venendo così a contatto con una realtà che mai avrebbero potuto immaginare.



I brillanti dialoghi fra En e London introducono tanti altri elementi in parte scollegati dalla trama principale, ma che fanno luce sulla storia del mondo sci-fi pensato da Ultra Ultra e, soprattutto, sul passato dei protagonisti, rendendo difatto gli eventi più intriganti, contestualizzando il tutto in una società credibile. Ogni linea di dialogo inoltre non fa che caratterizzare e approfondire i personaggi, permettendo di conseguenza al giocatore non solo di comprenderne l'indole, ma anche di capire la base delle loro convinzioni ed ideologie, finendo quindi per rendere chiari i perché dietro i loro comportamenti e le loro scelte.



La narrazione di Echo alterna sviluppi lenti ad altri più veloci in modo impeccabile, riuscendo ad enfatizzare magistralmente l'atmosfera inquietante che pervade eventi, ambientazioni e situazioni. Come se non bastasse, la carica del titolo viene rafforzata ulteriormente dal geniale gameplay che trasforma Echo da un più che buono stealth in uno dei migliori horror psicologici presenti sul mercato, sebbene non rientri effettivamente nella categoria. Il genere di “atmosfera horror” generata dal gioco di Ultra Ultra è in un certo senso paragonabile a quella di Portal.



La base del gameplay di Echo è quella di un semplice gioco stealth, tuttavia i nemici saranno, appunto, Echi di En e, in quanto tali, impareranno dalle sue azioni. Ogni movimento del giocatore verrà “registrato” dal Palazzo e “caricato” nelle numerose copie che vagheranno per le stanze alla ricerca della povera protagonista. Il ciclo di apprendimento si ripeterà all'infinito con tempistiche variabili a seconda di diversi fattori, ma è importante tenere a mente che, se non si fa un qualcosa per un certo tempo, i nemici lo disimpareranno.



Le tante abilità ed interazioni con l'ambiente diventano ben presto un'arma a doppio taglio, generando nel giocatore una costante sensazione di ansia poiché persino azioni apparentemente basilari in un videogioco, come scavalcare un muro, potrebbero rivelarsi fatali nel giro successivo, quando ad esempio le copie per inseguire En non sceglieranno più le scale, ma inizieranno a piombare giù dai piani superiori.



Il fatto che ogni scelta compiuta dal giocatore abbia un riscontro concreto sul gameplay rende l'esperienza di gioco unica e decisamente più immersiva, non solo perché ogni approccio porta a sviluppi diversi, costringendo quindi a ragionare sul da farsi, ma anche perchè alcune azioni potranno essere usate a proprio vantaggio: insegnare ad aprire le porte, ma non a chiuderle può permettere di aprirsi nuovi percorsi.



Dal punto di vista tecnico Echo presenta ambientazioni a dir poco fantastiche sia dal punto di vista grafico che di design, sebbene pecchino nella varietà, e una colonna sonora che si sposa alla perfezione con le atmosfere proposte dal titolo, variando in modo naturale a seconda delle situazioni in modo da accompagnarle al meglio.



Vista la cura dei particolari e la bellezza che pervade ogni scena di gioco, risulta quasi difficile credere che Echo sia frutto di uno studio indipendente. Detto questo, il povero numero di tracce che compongono la colonna sonora e la non troppo grande varietà delle diverse aree del palazzo sono le uniche pecche del gioco, insieme purtroppo a sporadici cali di frame-rate durante alcune parti specifiche (soprattutto nella fase iniziale di “tutorial”).
GIUDIZIO FINALE
Echo mette il giocatore contro l'ambiente, imbastendo una battaglia psicologica contro il Palazzo e le sue pedine, il tutto mentre lo stuzzica con una storia estremamente intrigante e ben narrata, condita con personaggi credibili che non fanno che enfatizzare l'inquietante atmosfera onirica. La grande qualità che pervade il titolo si avverte in ogni piccolo dettaglio ed è proprio dall'unione delle tante buone idee che Echo trova la sua forza.



Gioco testato su Playstation 4.

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25 ottobre 2017 alle 10:01