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Stifled – Recensione

Trovarsi di fronte a nuove idee è la prova che il mondo videoludico non è alla frutta, ma è anzi ancora in grado di proporre qualcosa di inedito e che può divertire lo spettatore in tanti modi ancora sconosciuti. Stifled fa parte di questa casistica ed è stato preso sott'occhio da Sony, che lo ha voluto valutare come un titolo indie interessante ed in grado di sfruttare la tecnologia VR.
i tratta di un horror stealth game realizzato da Gattai Games, un gruppo di studenti di Singapore, ed oltre ad essere giocabile nella maniera tradizionale, pad alla mano, approda su PlayStation 4 col pieno supporto per PlayStation VR. Le premesse sembravano più che valide, ma purtroppo il risultato finale non è tra i più esaltanti. Nella nostra recensione vi spieghiamo perchè!



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Recensione di Stifled, stealth horror game realizzato da Gattai Games.



Stifled utilizza una meccanica originale, che sfrutta non solo lo spazio ma anche il suono all'interno di un videogioco; attraverso un microfono collegato al DualShock 4 o quello integrato sul PlayStation VR, possiamo utilizzare la tonalità della nostra voce per rivelare parti più o meno grandi dello scenario che ci circonda. Pronunciando una parola a bassa voce riusciremo a visualizzare pochi metri intorno a noi, ma se la urliamo verrà svelata una porzione decisamente maggiore. Peccato però che la visibilità dura per qualche attimo, poi tutto torna nel buio, e che più si urla e più si attira l'attenzione dei nemici.
Mantenere l'anonimato in Stifled è fondamentale, ma l'atmosfera cupa ed angosciante non è sicuramente d'aiuto per rimanere fermi da una parte a studiare la situazione. Durante l'avventura, che dura (solo) circa tre ore, dobbiamo addentrarci in alcune gallerie stando attenti a non farci divorare da alcuni bambini in decomposizione, senza sapere mai in realtà qual è il vero obiettivo di questi spostamenti.



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Ad accompagnare queste meccaniche di gioco c'è una trama abbastanza leggera, che ci mette nei panni di un uomo, marito in una coppia, che non riesce ad avere figli. Ovviamente la breve durata del titolo ci impone di non rivelare maggiori dettagli sulla storia, poco studiata e troppo vaga, tanto da non riuscire ad essere convincente nonostante le ottime idee messe in gioco. A condire, alcune fasi investigative e di semplice esplorazione, ma anche queste risultano essere ripetitive e fini a se stesse, delle semplici sequenze introdotte per fare da collante alle vere e proprie scene di gameplay.
Tirando le somme, andando ad analizzare il gameplay, Stifled è un miscuglio di idee che però non sono state approfondite a dovere. La poca concretezza è il problema più grande di questa produzione, che una volta scoperte le carte in tavola non riesce a convincere come dovrebbe ma lascia il giocatore in una situazione molto vaga e che ripete sempre le stesse situazioni.



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12 novembre 2017 alle 16:50

Condiviso da Toni e un altro.