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The Solus Project – Recensione

Una cosa è certa: gli esseri umani non sono l'unica forma di vita intelligente (?) in un universo in continua espansione. Prima o poi, il genere umano dovrà trovare nuovi pianeti da colonizzare, prima che le fonti di energia si esauriranno sulla Terra. Le nostre tecnologie si stanno lentamente evolvendo per farlo realmente, come ci sta dimostrando il CEO di SpaceX e Tesla Motors Elon Musk, ma cosa capiterà una volta approdati su un corpo celeste a noi sconosciuto?



Il team svedese Teotl Studios, ripresentatosi sulle scene dopo il piacevole Unmechanical: Extended, ha portato su PlayStation 4 l'ingegnoso The Solus Project, disponibile già da mesi per Xbox e PC, per metterci alla pratica una volta che l'esplorazione dello spazio diverrà realtà.



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Voglio crederci



Nell'anno 2115 gli scienziati hanno identificato una stella in rotta di collisione. La Terra, e tutto il sistema solare, saranno distrutte all'impatto. Le navi spaziali sono state lanciate nel 2149. Tre gigantesche navicelle coloniali trasportano migliaia di persone nelle zone sicure vicino a Plutone. Nel 2151, come predetto, la Terra è stata distrutta. Senza nessun posto dove andare, le nostre ultime risorse rimangono allo stremo e, così, cinque navicelle esplorative vengono inviate in sei mondi lontani. I pionieri al loro interno cominceranno il primo viaggio interstellare di noi umani. Per andare coraggiosamente verso un luogo dove l'umanità possa ricominciare.



Il pianeta alieno Gliese-6143-C è il punto di un nuovo inizio. Una seconda Terra colonizzabile sta per essere invasa dalla nostra razza. Toccherà a un solo individuo portare avanti il destino degli uomini. E, una volta sbarcati sull'incognito corpo celeste e messo piede sul terreno, non resta che iniziare l'esplorazione.



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WILSOOOOOON!



La nostra unica speranza deve esplorare un mondo freddo e apparentemente inesplorato, pieno di insidie e pericoli. Ambientarsi non sarà una cosa da poco, potendo contare su rari luoghi sicuri dove poter riposare e recuperare le forze. Non semplificheranno la situazione le poche fonti di cibo e di acqua reperibili nelle prime vicinanze. La desolazione è il punto centrale dell'atmosfera; come in un romanzo di Robinson Crusoe a tema interspaziale, non ci saranno, per lo meno inizialmente, nemici o antagonisti. L'intero pianeta è il nostro diretto avversario e dovremmo resistere e scontrarci con le più imprevedibili condizioni atmosferiche. Caldo impossibile in piena mattinata, gelo glaciale durante le ore di buio, temperature che oscillano tra i -20° e i 60° tra notte e giorno, con temibili terremoti che si susseguono a ritmo incessante e spaventosi uragani che si verranno a creare in men che non si dica. Tra una pioggia di palle infuocate e una tempesta di fulmini, il nostro obiettivo sarà, in primis, soltanto uno: sopravvivere.



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Durante l'esplorazione verremo a conoscenza di alcuni artefatti che cambieranno le carte in tavola; non siamo soli in questo mondo. Oltre a questi manufatti troveremo di fronte a noi prove tangibili che garantiranno una precedente perlustrazione da parte di altri umani prima di noi su questo pianeta. A conferma di questa tesi, una enorme torre di comunicazione smembrata, utilizzata per parlare con i lontani coloni. Il nostro obiettivo, dunque, si scinderà dalla sola sopravvivenza, focalizzando il punto di maggiore interesse verso la scoperta di una antica, o ancora attuale, civiltà e la ricostruzione della gigantesca antenna per contattare il resto dell'umanità.



Ad aiutarci nel nostro scopo ci saranno diversi strumenti. Primo tra tutti il PAD, ovvero un palmare da viaggio, che ci notificherà lo status del nostro personaggio, descrivendolo con cinque parametri: salute, acqua corporea, calorie, ore di sonno e temperatura corporea. Oltre a essi saranno presenti pure alcuni parametri ambientali, come temperatura, vento e umidità. Altri oggetti utili per il nostro viaggio saranno reperibili durante la perlustrazione e saranno indispensabili per proseguire l'analisi del pianeta e il proseguimento della nostra missione.



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27 novembre 2017 alle 14:01

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