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Doctor Who: Twice Upon a Time – Recensione

Non eravamo pronti a dire addio al Dodicesimo Dottore, soprattutto se a interpretarlo è quel talentuoso e carismatico attore, Peter Capaldi, che gli ha dato un volto e un carattere che non dimenticheremo mai. Ed è il motivo per cui chi scrive, e la redazione intera, ha aspettato un giorno prima di vedere l'ultimo speciale di Natale andato in onda, scritto dal geniale Steven Moffat, che insieme a Capaldi dice addio alla serie con quest'ultima puntata.



Ma Moffat sa sempre come conquistare i cuori dei suoi spettatori, non ha mai deluso (beh, forse un po' nell'ultima stagione, a mio parere) e nel suo addio dà il massimo di sé, come aveva già fatto nello speciale di Natale del 2015 quando ci ha spezzato il cuore nel suo ultimo saluto a River Song.
Non manca nulla in questo episodio, ci aspettavamo lacrime e grandi addii ed è proprio quello che abbiamo trovato, il tutto accompagnato dalla sapiente scrittura e dalla grande capacità di Moffat di mettere ogni cosa al suo posto in un universo narrativo che gioca con il tempo e con lo spazio da più di cinquant'anni.



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E nel suo mettere in gioco sempre più tasselli del puzzle, Moffat riparte proprio dal primo Dottore, dalla sua rigenerazione. Il primo e l'ultimo Dottore, passato e presente, entrambi rifiutano di cambiare aspetto e dunque il futuro stesso del Signore del Tempo. David Bradley, come aveva già fatto nello speciale per i cinquant'anni dello show “An Adventure in Space and Time“, interpreta magistralmente il primo Dottore, è come rivederlo davvero nel suo TARDIS come nei primi episodi. Il suo carattere burbero accompagnato dalla conoscenza e dall'acume che hanno sempre caratterizzato il Dottore accompagnano tutto l'episodio, arricchendolo in modo mai stucchevole di quell'umorismo british che tanto amiamo.



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Il Primo e il Tredicesimo sembrano spesso la stessa persona con le stesse preoccupazioni, ma a dividerli ci sono miliardi di anni di viaggi nel tempo, avventure, esperienze ma anche perdite e sofferenze. E sarà proprio questo aspetto a interagire maggiormente tra i due personaggi nel corso dell'episodio, pian piano l'attuale esperienza del Dottore prevarrà anche sul carattere burbero del vecchio Dottore, che alla fine, seppur spaventato, capirà che le future versioni di sé non porteranno solo morte e distruzione ma riusciranno a rendere ogni tanto l'Universo quel posto delle fiabe che tutti vorremmo.



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Senza fare spoiler per chi non ha ancora avuto la possibilità di vedere l'episodio, ci sono innumerevoli ritorni (anche i più inaspettati e commoventi, preparate i fazzoletti) e riferimenti continui all'intera serie, compresa la colonna sonora, che ci ripropone i più bei pezzi ascoltati nell'era di Tennant e Smith. Insomma l'addio di Moffat al suo Tredicesimo Dottore è degno dell'immenso lavoro che ha svolto sulla serie, già dai tempi di Tennant quando ha scritto alcuni degli episodi più belli, tra cui Blink.
È un omaggio al Dottore, a Capaldi e a Moffat stesso e ora siamo in attesa di scoprire se la nuova stagione sia all'altezza di tutto questo. Noi lo speriamo davvero!



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26 dicembre 2017 alle 22:20