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S.O.L Search of Light – Recensione Speedrun

Siamo andati alla ricerca della luce con la recensione Speedrun di S.O.L. Search of Light. Il titolo di Firenut Games e Trigger the Monster punta a offrire un'esperienza ibrida tra un roguelike e un tower defense. Un progetto ambizioso, che necessita quindi di una realizzazione impeccabile e di tanta cura per i dettagli. Scopriamo insieme se la missione è riuscita, o se le ombre hanno prevalso.



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Le basi per apprezzare fin da subito S.O.L. Search of Light ci sono davvero tutte. L'ambientazione è un mondo steampunk sotterraneo, in cui il giocatore vestirà i panni di un personaggio misterioso denominato semplicemente “Straniero”. Pur non sapendo perché, alcuni esseri umani si sono trovati a vivere nelle viscere della terra, desiderosi però di risalire in superficie. Tra questi abbiamo il nostro eroe, che si prodigherà per recuperare risorse e abbattere nemici. Il tutto, aiutato da una serie di robot domestici e da macchinari che sarà possibile creare.



Il tutto è strutturato con la formula tipica dei giochi roguelike: l'avventura continuerà fino a che riusciremo a rimanere in vita, ma un'eventuale sconfitta ci obbligherà a ricominciare tutto da capo. Certo, sarà possibile sbloccare una serie di abilità e potenziamenti (dunque più orientati verso una formula roguelite), ma tutto quello che avremo fatto nella nostra base andrà perduto. Come detto, infatti, Search of Light inserisce nell'equazione anche elementi classici dei tower defense: dovremo proteggere la nostra “casa” dalle aggressioni notturne, mentre potenzieremo anche i suoi elementi.



Sulla carta, sarebbe tutto fantastico, un vero paradiso per chi ama la strategia ma non disdegna un po' di azione. All'atto pratico però Search of Light semplicemente non riesce a divertire né a coinvolgere il giocatore. La trama è soltanto abbozzata, dunque non riesce a essere un motivo per cui continuare ad avventurarsi nei portali, varchi con cui accederemo ai vari livelli. Le missioni stesse sono molto monotone e ripetitive, senza contare che l'opera di Trigger the Monster, nonostante la buona volontà, è flagellata da vari problemi che rendono le sfide frustranti.



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Il gameplay di S.O.L. Search of Light



Come detto, l'obiettivo principale dello Straniero è avventurarsi nei portali e ottenere risorse per migliorare la base. Una volta entrati, ci si troverà di fronte a una serie di bivi che porteranno a diverse prove: si va dal combattimento ai puzzle, per arrivare a livelli che mischiano più elementi. L'assenza di una qualsivoglia spiegazione rende tutto poco chiaro, ma è solo entrando nei mondi che si notano le lacune di Search of Light. I mondi, in cui ci muoveremo solo bidimensionalmente, sono piatti e ripetitivi: non basta la denominazione “steampunk” a giustificare la sovrabbondanza di rocce tutte uguali da rompere e strani nemici che emettono aure elementali.



Sia i puzzle che i combattimenti sono poi abbastanza frustranti, per due motivi ben distinti. Le sfide logiche sono perlopiù richieste d'impilare correttamente tre o quattro elementi. Queste si ripeteranno stancamente, senza fornire una vera varietà al giocatore e portando rapidamente a noia. I combattimenti, di contro, soffrono di hitbox terribili e di una generale legnosità, che rende tutti a tratti comico, a tratti irritante. Morire senza esattamente capire come è già frustrante, figurarsi in un gioco in cui questo comporta la perdita di tutti i progressi.



Nemmeno gli elementi tower defense, seppur più azzeccati di quelli roguelike, riescono a rendere tutto più digeribile, dato che molto spesso sarà più semplice mettersi a fronteggiare in prima persona i mostri, piuttosto che aspettare che siano le nostri torri a occuparsene. Ciò non toglie che chi vorrà dedicare svariate ore alla gestione strategica della propria base riuscirà a trarre discrete soddisfazioni, seppur tenuto conto che giochi non ibridi, come l'ottimo Endless Dungeon, assolvono decisamente meglio questo compito.



Discreto il comparto tecnico, con una grafica che potrebbe spingere molto di più sullo stile steampunk ma che come detto si limita a proporre paesaggi sotterranei sterili e poco impattanti. Gli effetti di luce sono limitati e spesso mettono in evidenza le spigolosità del titolo. Altrettanto sotto tono la colonna sonora, che si lascia ascoltare ma che non lascia assolutamente nulla ai giocatori. Potenzialmente infinita, come da tradizione dei roguelike, la longevità, anche se il rischio è che molti abbandonino l'avventura dello Straniero abbastanza rapidamente.



Il Platino (che non c'è) di S.O.L. Search of Light



Oltre alla delusione legata alla qualità generale del gioco, ci siamo anche dovuti scontrare con una grande assenza in S.O.L. Search of Light. Il titolo di Trigger the Monster non include infatti all'interno della sua lista l'amato trofeo di Platino. 16 coppe totali, di cui solo due d'oro, sono il misero bottino che i giocatori potranno mettere in cassaforte dopo svariate ore di gioco. Per ottenere il 100% sarà infatti necessario creare 30 potenziamenti e arrivare al livello di profondità 25. Una sfida complessa, non bilanciata dalla giusta ricompensa.




L'articolo S.O.L Search of Light – Recensione Speedrun proviene da PlayStationBit 5.0.

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10 maggio alle 17:00

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