talesofmanu ha scritto una recensione su Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty
ATTENZIONE SPOILER.
Piccola avvertenza: la versione da me giocata in realtà è quella contenuta nella collection hd per Ps3 ma, per comodità e chiarezza, inserisco qui questo parere.
Un rapimento. Un rapimento bello e buono. Questo è ciò che Metal Gear Solid 2 ha riservato alla mia mente. Dalla metà del gioco in poi io ho cessato praticamente di esistere al di là e al di fuori di ciò che potevo vedere e provare attraverso lo schermo. Un viaggio mentale incredibile ed allucinante, fatto di continui cambi di prospettiva e di uno sguardo di variabile profondità sugli eventi narrati, quasi come che un sadico zoom si sia divertito a prendersela comoda nell'alternare, con chirurgica premeditazione, momenti di improvviso ingrandimento a brusche marce indietro, mantenendo sempre alta la tensione ed un costante senso di incertezza.
E cavolo se e quanto mi è piaciuto.
Ma andiamo con ordine.
Esaltata dal giro sulla pirotecnica giostra del primo Mgs, ho riversato su questo titolo attese gargantuesche sebbene non specifiche. Non mi aspettavo di vedere qualcosa piuttosto che qualcos'altro, volevo solo tornare a respirare un po' di aria “metallica”. Lo volevo eccome.
E quando ho assistito all'introduzione, giocabile, ho intuito che anche stavolta non ci sarebbero andati leggeri con me. Quindi ho preso un bel respiro e mi sono “preparata” (certo, come se fosse possibile...) a fare la conoscenza di Jack “Raiden”.
Ve lo dico subito, senza mezzi termini, quel ragazzo mi piace! Non parlo di una cotta per la sua fluente chioma bionda, ma proprio di un apprezzamento globale della sua caratterizzazione, tanto più intenso in quanto maturato nel corso del gioco.
Questo giovane agente della Fox – Hound alla sua prima missione operativa mi ha da subito messa a mio agio. Mi sono sentita come lui, presa e catapultata in un contesto in cui tutto potrebbe essere il contrario di tutto ed ogni nuovo dettaglio potrebbe spalancare baratri inesorabili.
Ho trovato vincente l'idea di farci calare nei panni di un “novellino” (almeno in apparenza...) dopo le esperienze di Shadow Moses.
E' stato come sentirmi dire: “Hai visto cosa è successo nel primo Mgs? Ecco, niente è sicuro, tutto in bilico e molto hai da patire prima di scoprire la verità o, almeno, una parte accettabile della stessa. Quindi ora parti con un basso profilo che hai ancora da farti le ossa, mia cara”.
Una cosa del genere, almeno.
Ma al di là e prima di questa fulminea empatia, la vera carta vincente nel mazzo di Raiden è il suo essere il perfetto protagonista per la specifica storia attorno cui ruota il fulcro del gioco.
In un contesto narrativo, di cui dirò di più oltre, ma che, senza dubbio, ruota intorno alla manipolazione della mente umana e alla distorsione dei mezzi informativi e dei contesti cognitivi ed esteriori al tale scopo, in cui il protagonista è la prima cavia di questi agghiaccianti meccanismi di controllo, avrebbe senza dubbio stonato un personaggi più scafato e smaliziato, un veterano delle missioni operative e delle menzogne mutate in istruzioni, un...uno Snake.
Non fraintendiamo, Solid Snake è stato un sublime protagonista per Mgs, ma non lo avrei visto al suo posto ad essere fautore e vittima inconsapevole degli eventi di questo titolo.
Ed infatti, a testimoniare che non di un rimpiazzo bensì di un tipo totalmente diverso di personaggio si tratta, Raiden verrà affiancato proprio dalla leggenda di Shadow Moses che, qui, avrà il cruciale compito di essere mentore e guida della nuova pedina di biechi giochi di potere.
Tornerà, allora, la nostra leggenda vivente. E tornerà dando vita, peraltro, ad un divertente camuffamento non esente da un tributo citazionista, al fine di non rivelare, fin da subito, a Raiden, la sua vera identità. Il rapporto tra i due sarà grandemente cruciale in quanto attraverso questo passerà molta della presa di coscienza di Raiden sull'esistenza di qualcosa che trascende la verità abilmente manipolata da altri. Qualcosa che sfugge ad ogni controllo e si alimenta solo della nostra fiducia.
Con il trascorrere delle ore di gioco, poi, vedremo Raiden passare per tutta una serie di svolte nella sua maturazione, a beneficio di un legame crescente con il videogiocatore, anch'esso gettato nell'arena senz'altra arma che il proprio istinto di sopravvivenza e il proprio equilibrio interiore.
Vedremo Jack passare da soldato pedissequamente fedele alle istruzioni ricevute, capace di schermare le sue tante incertezze dietro una cieca ubbidienza, ad individuo sospeso in un limbo ben più complesso, a metà strada tra un passato devastante che vorrebbe solo dimenticare e l'impossibilità, però, di proiettarsi nel futuro, appesantito dalla zavorra di così tante cose irrisolte.
Scopriremo la sua infanzia da bambino della guerra, addestrato precocemente alla ferocia e alla freddezza in nome di un cieco istinto di sopravvivenza, in una graduale manipolazione e disumanizzazione tanto capillare dall'aver investito ogni aspetto della sua esistenza.
E allora inizieremo a guardarlo con occhi diversi.
Quando poi cominceremo a realizzare l'ennesima crudele macchinazione inflitta alla sua esistenza, già gravati dal peso di quanto rivelatoci della sua infanzia, e lo vedremo così rigettato nell'ennesimo incubo lucido, con la propria intera identità appesa al sottile filo della sua tenuta psicologica, capiremo veramente la grandezza della sua caratura umana.
Inizieremo a filtrare attraverso ben altre lenti ogni suo gesto e ci troveremo al contempo sofferenti ed ammirati dinanzi a tanta tempra e ad ogni suo pur piccolo passo avanti nella graduale maturazione di un io infine capace infine di resistere ai continui tentativi di soffocarlo perpetrati da forze che sembrano tormentarlo senza soluzione di continuità e di sviluppare qualcosa di ben più grande del mero istinto di sopravvivenza.
Sarà un viaggio lungo e faticoso ma varrà la pena viverlo così, legati a doppio filo al percorso interiore ed esteriore di Jack, proiettati senza sosta in un mulinello di attese tradite e di nuove prospettive, maltrattati ma al contempo ampiamente ricompensati.
E mai sarebbe stato possibile un tale livello di immedesimazione se ci fosse stato offerto un alter ego diverso. Di questo sono certa.
Quella che verremo chiamati a vivere, infatti, sarà una storia di ampissimo respiro, inesorabilmente votata a plasmare la nostra mente al fine di renderci creta nelle sue mani, predisponendoci così alla proiezione, senza filtri, di ogni nostra fibra celebrale sul periglioso terreno artificialmente posto , di volta in volta, sotto i nostri piedi, per poi essere smosso, sgretolato, improvvisamente innalzato o aperto in raggelanti precipizi.
Verremo manipolati tanto quanto Raiden e vivremo così un sodalizio profondo con lui, uniti in una comune lotta di sopravvivenza e di riconquista della signoria sulla nostra mente.
Ad un certo punto del gioco sarà come stringere un'ultima disperata alleanza al riparto di tutte le menzogne e i tradimenti che gli eventi ci pareranno dinanzi.
L'intreccio narrativo è tanto potente che a tratti ho dubitato potesse essere contenuto dai confini di uno schermo.
Parliamo di una storia camaleontica e spietata, capace di celarsi ai nostri occhi e di rivelarsi in affondi improvvisi di lancinante intensità.
Come in un subdolo gioco di potere verremo prima abilmente predisposti con un andamento narrativo molto diluito nelle sessioni di gioco, nel corso del quale saremo premiati con fittizi zuccherini ad ogni rivelazione di cui crederemo di impadronirci. Ci sembrerà quasi di padroneggiarla, la situazione.
Ma, dalla metà del gioco, come detto in apertura, calerà il sipario sulle nostre pallide certezze e se ne innalzerà uno ben più pesante, rivelando l'inconsistenza delle precedenti rivelazioni, negandoci ogni acquisita consapevolezza e catapultandoci in una sciarada che metterà a dura prova la nostra tenuta mentale.
Ogni cosa vivrà una nuova vita in questa incredibile svolta e ci troveremo a bocca aperta dinanzi alla prospettiva di un disegno tanto ampio quanto meticoloso nei dettagli.
Il setting iniziale della nostra missione sarà quello di un'infiltrazione nella piattaforma di decontaminazione “Big Shell” al fine di salvare il Presidente degli Stati Uniti ed un consistente numero di ostaggi dalle grinfie di un gruppo terroristico, i Sons of Liberty, composto da ex membri dell'unità antiterroristica (scusate il gioco di parole) Dead Cell e affiancati da soldati dell'esercito russo.
Semplice, no?
Sbagliato.
Niente si rivelerà ciò che sembra ma tutto avrà un preciso motivo di esistere, quasi che ci trovassimo senza saperlo sul palco di una ambiziosa opera teatrale in cui ad ogni ruolo corrisponde un'elaborata finzione atta a sospendere lo spettatore in una dimensione fittizia eppure reale nella sua percezione.
Ogni elemento introdotto nella narrazione, dagli iconici personaggi alla stessa maestosa ospite delle nostre peregrinazioni, vivrà allora questa dimensione precaria, mutando sotto gli occhi del giocatore in modo improvviso e disarmante.
E alla fine resterà ben poco cui appigliarsi per non cedere alla raggelante consapevolezza di essere stati vittime di una chirurgica decostruzione e ricostruzione cui scopriremo di non aver avuto scampo.
Come luci improvvisamente accese in una fitta oscurità, scopriremo di esserci aggirati nell'Arsenal Gear, enorme mezzo offensivo creato per trasportare i Metal Gear Ray, spietate armi d'assalto votate alla difesa di questo gigante che, lungi dall'essere una mera arma di distruzione di massa, si rivelerà una sofisticata entità capace di controllare e manipolare uno dei beni più preziosi della società moderna, le informazioni, piegandole al volere dei Patriots, misterioso gruppo di dodici potenti che pare celarsi, da secoli, dietro la storia Americana.
Attorno a questo baluardo della sopraffazione di pochi su molti si concentreranno le mire di individui diversi, animati da scopi distorti in quanto a loro volta manipolati, in una spirale senza fine.
Solidus, Vamp, Olga, Fortune, Fatman, Ocelot.
E poi Raiden, Rose, Snake, Otacon, Emma Emmerich.
Solo pedine su una scacchiera posta ben più in alto di quanto il loro sguardo possa giungere a cogliere o consapevoli artefici di qualcosa che trascende le loro mire apparenti?
La risposta non è semplice e, per alcuni, probabilmente, non è interamente contenuta nei lidi virtuali di Metal Gear Solid 2.
Quello che è certo è che li vedremo tutti, ad un certo punto, stretti nella morsa per loro costruita dagli invisibili burattinai noti come Patriots, che sembrano celarsi dietro ogni cosa, tanto ramificati dall'essersi insinuati anche laddove nessuno avrebbe pensato di essere a rischio, nel luogo in cui risiedono la coscienza e la capacità di discernimento.
Le scioccanti rivelazioni di cui saremo testimoni, allora, saranno tanto più maestose in quanto colpiranno in piena faccia anche i personaggi che credevano di avere la verità in pugno. Nessuno sarà al sicuro quando la mannaia calerà a recidere ogni legame ed ogni certezza.
Incontri volutamente ritardati quelli con questi personaggi, che non si riveleranno a noi in toccanti momenti di autocoscienza disseminati durante la narrazione bensì, per la maggior parte, ci attenderanno, con tutta la potenza della loro caratterizzazione prima solo efficacemente accennata, ad un fatidico appuntamento con la verità che sarà, lasciatemelo dire, semplicemente devastante e che, sopratutto, non risparmierà neanche loro, mostrandoceli per quello che sono infine, marionette di altri, consapevoli o no e più o meno capaci di opporre resistenza in eroiche affermazioni di indipendenza.
Non racconterò qui i dettagli della storia. Sapete bene a cosa mi riferisco (ed in caso contrario siete temerari che si stanno sottoponendo a spoiler vari ma vi invito comunque a scoprire il resto da voi) e sarebbe impossibile condensare ed esprimere in modo chiaro cotanta magniloquenza e complessità. Né potrei efficacemente parlare in modo compiuto di ogni personaggio.
Non perché non ne avrei desiderio, non fraintendetemi, ma perché ho la coscienza di riconoscere che, in questo caso, non posso che limitarmi ad un riverente inchino nei confronti di un imponente ed impressionante affresco che, per quanto provi a guardarlo attentamente, sarà sempre capace di rivelare ulteriori dettagli prima sfuggiti al mio sguardo.
Il conflitto tra l'esasperazione indistinta degli ideali di libertà portata avanti da Solidus, affascinante fratellastro genetico di Snake e Liquid, già adepto dei Patriots, per il cui tramite aveva ottenuto la presidenza degli Stati Uniti, ma poi scopertosi animato da ben altri fini, e la disumanizzante idea di controllo globale da questi ultimi perpetrata è quanto mai avvincente ed attuale.
Le opposte idee della libertà che deve trionfare quale che ne sia il prezzo in termini di umana sofferenza o, al contrario, della necessità di passare sotto il filtro di un'impietosa censura persino ciò che trascende la genetica prima di poterlo tramandare, giungendo così ad un controllo che sfocia nella manipolazione dell'animo umano, sono sintomo, volutamente esasperato, della lotta senza quartiere che si combatte nella società moderna tra uomo e macchina, tra artificio e vita, tra annichilente mistificazione ed anarchia indiscriminata e che tanti pericolosi estremismi è in grado di generare.
E se un giorno scoprissimo che qualcuno controlla ogni pur minima informazione con cui veniamo in contatto, sottraendoci così un'infinità di possibilità di conoscenza e di esperienza? E se fosse davvero possibile controllare persino l'eredità non genetica che l'uomo è destinato a lasciare su questa terra?
Come non sentirci toccati nel vivo da questi interrogativi quando poi, oltretutto, scopriremo che l'intero corso degli eventi narrati altro non sarà stato se non una crudele macchinazione volta a sperimentare un programma per la manipolazione della mente umana?
La scioccante verità nascosta dietro ogni senso di deja – vù legato al primo titolo, dietro ogni piccola apparente incongruenza, dietro ogni verità nascosta da parole pronunciate a mezza bocca, sarà difficile da assorbire e ci farà sentire come presi in prima persona nella morsa dello scontro sopra descritto, ad un tempo vittime involontarie di un subdolo filtraggio di informazioni al fine di condurci in un preciso modo fino ad un preciso punto e artefici di una successiva strenua ricerca di libertà individuale, nel momento in cui, nel gioco ma anche fuori, affermeremo la possibilità di autodeterminarci senza per questo ricorrere a mezzi macchiati di sangue e non giustificati da alcun fine.
Ci sentiremo cuciti addosso a Raiden come la sua tuta e con lui sospesi, costantemente in pericolo di cadere e cedere, a seconda del suolo dell'impatto, alla delirante caccia alle streghe di Solidus o alla morsa che tenterà di stringersi sulla nostra mente chiedendoci solo una resa totale.
Il gioco sarà crudele, ci toglierà persino la soddisfazione di trionfare nello scontro finale con il lucido folle che Raiden aveva avuto l'ardire di chiamare padre, un tempo, quando senza ripensamenti gli aveva messo in mano un fucile e lo aveva così condannato ad una perenne fuga da se stesso. Eh sì, perchè anche quel duello a fil di spada, epico, a mio avviso, sarà il risultato della macchinazione ordita dai Patriots. Niente più e niente meno che l'ultima prova della simulazione di controllo mentale che scopriremo avere investito ogni centimetro degli ultimi due anni della vita di Jack, tanto potente da essersi insinuata persino sotto le lenzuola del suo letto.
Crudele, non è vero?
Sì, molto. Ma anche affascinante.
Il gioco si rivela, nelle sue meccaniche, primo esempio delle tematiche narrative dallo stesso messe sul piatto. Ci hanno sottoposto ad una simulazione che trascende la finzione naturalmente connessa ad una dimensione virtuale. E, alla fine, ci hanno schiaffato in faccia la possibilità che ciò che nel gioco viene demandato ad un'oscura cospirazione e ad intelligenze artificiali altamente complesse sia in realtà operato attraverso un dvd ed un joypad. Nel farlo, poi, si sono ben presi gioco di noi, irridendoci con trovate geniali quali “Fission Mailed”.
Chapeau, sul serio.
Ed alla fine, dopo un crudele carnevale che sembrava destinato a non avere fine, sarà proprio Snake a consegnarci, in un monologo meraviglioso, la più grande delle verità secondo la visione di Kojima, ossia che ciò che possiamo lasciare a chi verrà dopo di noi è qualcosa che trascende la mera genetica e non chiede di ergersi a verità assoluta, qualcosa che semplicemente risiede nel nostro animo e che si alimenta di ciò di cui sapremo nutrirlo. Cultura, sentimenti, esperienze.
Nessuno dovrà o potrà imporci cosa sarà bene o meno tramandare, perchè non permetteremo di mercificare e selezionare le parti del nostro animo e della nostra coscienza che decideremo di consegnare ai nostri figli.
Non serve trovare una verità vera in modo incontrovertibile, ma scegliere in cosa credere, qualcosa per cui valga la pena di vivere, e lasciarlo dopo il nostro passaggio su questa terra.
Quanto al sistema di gioco, mi sono trovata dinanzi un prodotto capace di raccogliere l'eredità del primo titolo trasponendola in meccaniche evolute, sicuramente più fluide.
Ho apprezzato, in particolar modo, la maggiore responsività dei comandi e la possibilità di compiere, in modo più immediato, una più ampia gamma di movimenti, come procedere sospesi sulla parte esterna di un camminatoio al fine di eludere la sorveglianza delle guardie.
Ottima poi anche l'implementazione della visuale soggettiva, cruciale in molti casi per esplorare l'ambiente circostante prima di accedere al terminale virtuale che ci fornirà la mappa di ogni distinta sezione della base.
In generale ho trovato estremamente divertente e convincente l'impianto di gioco e ampiamente gradito tutte le piccole chicche di cui è intriso, come la necessità di interrompere, con specifici oggetti, il sanguinamento conseguente ad una profonda ferita onde evitare di lasciare tracce del nostro passaggio o la possibilità di spostare i corpi dei nostri nemici per nasconderli e fuggire ai sospetti dei loro compagni a seguito del ritrovamento.
L'IA delle guardie risulta notevolmente raffinata al fine di presentarsi più bilanciata ed avanzata.
La circostanza, poi, che le stesse lavoreranno quasi sempre in squadra, chiamandosi alla radio e sortendo così l'effetto di veloci invasioni di campo da parte di un gran numero di nemici, rende il tutto ancora più avvincente, senza contare che sfida la nostra ambizione nel momento in cui ci permette di cimentarci nel tentativo di piazzare un unico chirurgico colpo al fine di disabilitare le loro radiotrasmittenti.
Ancora di più sarà vitale agire indisturbati, ricorrendo in modo estremamente misurato all'uso delle armi eccezion fatta per la pistola stordente, vista la possibilità di trovarci, quale che sia il nascondiglio cui ci appiglieremo, improvvisamente ricoperti di nemici urlanti e il maggior tempo che, almeno nella mia percezione, sarà necessario per passare dallo stato di allerta di nuovo alla normalità.
L'interazione con l'ambiente, poi, è impressionante e gode di un nuovo interessante sistema di coperture, molto utile durante gli scontri che, nel mio caso, ho dovuto a volte ingaggiare con le guardie e la loro IA collettiva ed estremamente affilata.
Quanto alle boss fights, indiscusso fiore all'occhiello del primo capitolo, sebbene anche qui verremo chiamati ad un attento studio della situazione al fine di accedere alla chiave di volta rappresentata dalla più efficace strategia per abbattere il nemico, il feeling con le stesse sarà totalmente diverso, meno emotivo e più sottile, suggerito a livello intuitivo.
Al di là del puro gameplay, per cui riconosco che forse si sarebbe potuto fare qualcosa di più al fine di renderle più coinvolgenti, eccezion fatta per lo scontro finale combattuto stile ninja e gasante all'inverosimile, credo che il minor impatto emotivo che mi pare di non esser stata l'unica a provare sia una precisa scelta legata al particolare taglio narrativo delle vicende.
Non volendo raccontarci la storia attraverso i suoi personaggi, mostrandoceli in tutta la loro disarmante umanità sul punto di morire, bensì volendo ritardare fino ad un momento ben preciso l'appuntamento con la verità per noi come per loro, si è scelto di rendere le boss fights meno intense da un punto di vista dei contenuti narrativi messi in campo.
Tuttavia, permettetemelo, se avessero saputo bilanciare meglio questo attento dosaggio di informazioni e le meccaniche di gioco degli scontri forse si sarebbe fatta sentire meno quella sensazione di non completo appagamento per le boss fights che, talvolta, lo ammetto, si è fatta strada anche in me, per essere però poi subito cancellata dal presagio, poi concretizzatasi, che ci fosse qualcosa di grosso sotto.
Ho adorato l'ambientazione di gioco. Questa struttura chiusa, claustrofobica ma al contempo enorme, piena di passaggi e di stanze e, soprattutto, in continuo mutamento, quasi viva, ed effettivamente tale, in un certo senso.
Fantastica.
La colonna sonora, eccezion fatta per il main theme, non mi ha esaltata, pur non disdegnandola, assolutamente.
Quanto al comparto tecnico non ho molto da dire. Non ho provato il gioco nella sua versione originale per Ps2, quindi posso solo constatare che, quale che sia stata la portata del lavoro di porting in alta definizione, il titolo si difende bene e si lascia giocare senza grossi problemi.
In conclusione, credo sinceramente di poter dire che Metal Gear Solid 2, lungi dall'essere solo un capitolo di passaggio, un tramite obbligato per passare ad altro, si è rivelato una magistrale fusione tra narrazione e sistema di gioco, in cui le prime vittime di quanto raccontato saremo proprio noi che pensavamo di essere protetti dietro lo schermo della televisione per trovarci, poi, totalmente in balia di quanto sapientemente ordito al fine di offrirci un'esperienza di gioco mentalmente provante ma grandemente intrigante e soddisfacente. Un trip mentale di elevatissimo livello, dotato di un comparto narrativo esaltante seppure volutamente punitivo, di personaggi che vivono in prima persona lo scotto di quanto appena scritto e di un sistema di gioco divertente e coinvolgente, tutt'altro che superficiale. Un viaggio attraverso le possibilità di questo media e la commistione tra lo stesso ed altre forme narrative. Un capolavoro.
Voto assegnato da talesofmanu
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royroger75
Ma volentieri!
talesofmanu
Bene!
Johnlocke07
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