Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Zenzero condivide alcuni suoi interventi solo con i suoi amici. Se vuoi conoscere Zenzero, aggiungilo agli amici adesso.

Zenzero
Cover Halo: Combat Evolved Anniversary per Xbox 360

Il bel giuoco di una volta

Globalmente credo che sia stato fatto un buon lavoro, ricostruendo e arricchendo parecchio le mappe originali e adattando gli ambienti e l'atmosfera generale allo stile dei capitoli più recenti della vecchia saga, Halo 3 e soprattutto Reach. Quello che si perde, in cambio di ambienti meno spogli, è l'atmosfera originale, alla quale si può tornare con un semplice switch in-game, il che permette anche di notare in tempo reale, ogni volta che si vuole, il lavoro fatto da Saber dieci anni dopo l'originale.

Sul gioco in sé evito di elaborare un parere complesso visto che è uscito secoli fa e persone molto più preparate di me ne hanno parlato qui sopra. Secondo me, se si riesce a superare lo scoglio di un sistema di autosalvataggio osceno e qualche sezione ripetitiva, è un gioco che, rivoluzionario per l'epoca, ancora oggi ha tanto da dire rispetto a certa robaccia dei nostri giorni, specie il comportamento dei nemici in battaglia, la gerarchia Covenant e alcuni scenari costruiti in modo spettacolare. Oltretutto, è un gioco fluidissimo, senza caricamenti, senza interruzioni, senza bug a minare l'esperienza, tutte cose oggi praticamente impensabili per moltissimi titoli con ben più soldi alle spalle. E poi è il primo, l'originale, un classico. E nessuno batte il classico.

Zenzero

ha scritto una recensione su Control

Cover Control per Xbox One

Anyway, i started blasting

Ci sono molti motivi per amare Remedy, ma tra questi non sono mai riuscito a inserire Quantum Break, che nonostante abbia sulla carta tutte le caratteristiche di un gioco in pieno stile Sam Lake, mi annoiò non poco, deludendomi anche in rapporto alle enormi aspettative riposte.

Oggi però so che quel lunghissimo film intervallato da qualche minuto di buon gameplay è servito a porre, almeno, le basi di quello che poi è diventato Control: un tps maturo, solido, che viaggia spedito senza mai disorientare il giocatore, nonostante una mappa enorme e potenzialmente dispersiva, ma gestita benissimo, e nonostante una lore complessa che si sviluppa per documenti, video, registrazioni e dialoghi in-game. Non mancano, al solito, i moltissimi omaggi ai nomi a cui Lake ha già dimostrato di essere enormemente debitore: lynch di twin peaks e strade perdute, resident evil, dark souls, visitors e tutto l'immaginario sci-fi anni '80, oltre a un per nulla camuffato auto-citazionismo.

Non mi perdo in una recensione dettagliata, perché è sufficiente dire che, al netto di qualche difetto veniale e puramente soggettivo, tutto funziona in maniera perfetta. Control sa essere una delle esperienze più genuinamente divertenti e soddisfacenti delle ultime generazioni videoludiche e un miracolo dal punto di vista artistico. Lo frega qualche calo di frame rate di troppo e una storia forse molto lineare e prevedibile, per chi ha masticato anche solo un po' di cinema/letteratura di fantascienza. Il gioco, però, cioè l'esperienza pad alla mano, è davvero sfiziosa e merita l'attenzione di tutti gli amanti del genere.

P.s. so che è stato, come QB all'epoca, massacrato per la sua ripetitività. Oltre al fatto che non lo trovo per nulla ripetitivo, ma la quantità di odio che si è beccato da parte di certa utenza sbalordisce, davvero gente che si merita CoD e Far Cry.

Zenzero

ha scritto una recensione su Assassin's Creed Origins

Cover Assassin's Creed Origins per Xbox One

Ottimo capitolo

Non serve di certo l'ennesima recensione di un gioco così noto e uscito ormai quasi dieci anni fa. Mi limito quindi a sottolineare brevemente ciò che è stato già detto, e cioè che Origins funziona egregiamente come Assassin's Creed e che il nuovo approccio del gameplay si sposa bene con gli elementi portanti della serie. Mi ha divertito non poco, pur essendo, forse, invecchiato malino in questi 7 anni in termini di grafica e dinamicità del mondo di gioco. Difetti comunque veniali al netto di un gameplay spassoso e variegato (finalmente missioni divertenti e non solo pedinamenti del cazzo) e un Egitto suggestivo (più le parti desertiche che le città, che mancano di vita) con piramidi, tombe, tempeste, avamposti. E come diceva il buon Peppino, ho detto tutto.

Zenzero

ha scritto una recensione su Resident Evil Village

Cover Resident Evil Village per Xbox One

Pot-pourri

L'horror vanta una quantità esorbitante di archetipi e sottogeneri che hanno plasmato l'immaginario collettivo nel corso dei secoli. Riletture, mescolanze e ribaltamenti di questo immaginario e dei suoi protagonisti permettono al genere di rimanere in piedi, così che ancora oggi si parli con fascinazione di demoni, vampiri e fantasmi, pur non essendo più questi gli stessi di duecento anni fa.

Resident Evil Village è a suo modo tante cose: un horror gotico popolato da vampiri e licantropi, un'avventura barocca, un soft-horror tesissimo e dalle venature psicologiche, una parodia nient' affatto velata, un action fantascientifico e una fiaba oscura. I suoi personaggi sono sempre ridicoli e farseschi e nulla di quello che accade su schermo chiede di essere preso sul serio, partendo dalle premesse stesse su cui viene imbastita la trama. Eppure l'atmosfera rimane serrata su toni cupissimi almeno per tutta la prima metà, che è anche la più ispirata e l'unica probabilmente che vi rimarrà impressa.

Come per il suo predecessore, anche in Village la parte più succosa è il prologo, fino all'arrivo al castello. Qui giocherete con il fiato sospeso e gli occhi spalancati per il terrore e la meraviglia del tutto. Il castello Dimitrescu, con Alcina e le sue figlie, è un capolavoro di luci e design, mentre l'impalcatura sonora che abita tutte le centinaia di stanze de castello obbligano il giocatore a rimanere sempre sull'attenti. Questa è anche la parte più simile, per costruzione, alla dimora dei Baker di Resident Evil 7.

Già con Villa Benevento vi renderete conto che, per ogni zona nuova in cui vi troverete, il gioco vi chiederà approcci e attenzioni diverse. Qui, per esempio, non avrete armi, e tutto ciò che vi si chiederà di farà sarà risolvere enigmi a catena, tutti piuttosto semplici rispettando una tradizione avviata già con il precedente capitolo. Questo fino a quando non si spegneranno le luci. Lì, poi, dovrete nascondervi. È la parte più ansiogena del gioco e la più vicina agli stilemi imposti da recenti horror di successo come Outlast.

Andando avanti, il gioco vi chiederà sempre meno di risolvere enigmi e sempre più di scaricare il vostro arsenale contro orde di nemici di ogni tipo. Se non vi piace sparare, potrete disinstallare il gioco appena sconfitto Moreau, il terzo dei quattro guardiani del villaggio.

Il villaggio è liberamente esplorabile, ma non c'è nulla di realmente interessante e le attività da svolgere si riducono a due: sparare ai lycan e raccogliere munizioni/tesori nascosti. Le aree precedentemente esplorate come il castello o la Villa non sono invece più esplorabili dopo aver concluso le sezioni narrative al loro interno, ma sarebbe stato più interessante poter tornare ad esplorare quelle aree, magari con qualche boss segreto all'interno.

Le bosse fight sono tutte incredibilmente semplici, al punto da risultare quasi un anti-climax rispetto a tutto ciò che il gioco ci ha proposto nelle sezioni precedenti allo scontro. Si risolvono sparando con molta calma contro nemici goffi e lenti, e in un caso lo scontro non è proprio presente.

Cosa dire, quindi? Un'esperienza che raccoglie quasi ogni forma di horror pensabile e sperimentabile in una manciata di ore (circa dieci), che coinvolge - tanto - nella prima parte con soluzioni visive di grande impatto e un'atmosfera perfetta, da manuale, e scema vistosamente nella seconda metà, che diverte rinunciando alla freschezza che aveva caratterizzato il gioco dalle prime battute. Certo che, se amate sparare con armi sempre più grosse e pacchiane, non avrete di che lamentarvi. Quello che manca, invece, alla totalità dell'esperienza è un concreto livello di sfida: se le boss fight sono semplici e l'esplorazione fin troppo lineare, gli enigmi sono invece a prova di deficienza.

Non ci sono interventi da mostrare 😔