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Duma Key Copertina flessibile – 17 ottobre 2013
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa744 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreSperling & Kupfer
- Data di pubblicazione17 ottobre 2013
- Dimensioni12.3 x 4.3 x 19.3 cm
- ISBN-108868360888
- ISBN-13978-8868360887
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Dettagli prodotto
- Editore : Sperling & Kupfer (17 ottobre 2013)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 744 pagine
- ISBN-10 : 8868360888
- ISBN-13 : 978-8868360887
- Peso articolo : 480 g
- Dimensioni : 12.3 x 4.3 x 19.3 cm
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- Restrizioni di spedizione: Questo articolo può essere spedito solo in Italia, San Marino e Città del Vaticano
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 92,194 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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La trama è fantastica, divorato letteralmente in 4 giorni.
Edgar Freemantle è il miracolato sopravvissuto di un grave incidente, che lo ha privato del braccio destro e quasi annientato il corpo, la mente e la vita famigliare. Per fini terapeutici, decide di ritirarsi per un anno in Florida, a Duma Key, dove riprende una passione giovanile: dipingere. Ed è sotto il sole della Florida, tra le palme, la sabbia dorata e le onde del mare che Edgar scopre non solo di essere molto bravo, ma di essere ispirato in maniera quasi sovrannaturale.
Qui si manifesta il primo problema di "Duma Key": l'eccessiva lunghezza. Per quanto un lettore di King sia abituato a libri lunghi, questa volta la cosa pesa. Se da un lato la lunghezza è giustificabile con la necessità di inserire elementi fondamentali alla narrazione, dettagli che servono in fasi più avanzate, elementi noti ai lettori di King, dall'altro la narrazione incede lentamente, ripetendo spesso le stesse sequenze di cose.
Il secondo problema di "Duma Key" è l'"assassino". Il libro parte dal presupposto che le persone menomate siano caratterizzate da una particolare sensibilità verso diverse forme di sovrannaturale, che si veicola anche in una spiccata vena artistica. E' quello che accade ad Edgar Freemantle ed Elizabeth Eastlake. Ad un certo punto, interviene Perse, questa entità maligna che sfrutta le abilità artistiche dei personaggi per ottenere quello che vuole. In mezzo, non si capisce cosa ci sia: è Duma Key ad attirare Edgar? E' stata Perse? Probabile, ma non è chiarissimo.
Terzo problema: Perse. Questa entità potentissima capace di esercitare la sua influenza a distanze chilometriche, eppure deve aspettare una bambina per essere trovata, quando avrebbe potuto fare quello che voleva (se è vero che, da mezza dissepolta, è stata capace di modificare la vita di Wireman affinché andasse a Duma Key. Ma, ancora una volta, è stata Perse o Duma Key?).
Quarto problema: King ha creato un background senza regole. O meglio, con regole flessibili che si aggiungono all'occorrenza, per fini narrativi, e ciò inficia molto la sospensione dell'incredulità (nonostante sia un romanzo dell'orrore).
Il lettore arriva stanco al finale, anch'esso troppo lungo - non solo nel senso delle pagine, ma anche delle tempistiche interne della vicenda - e che si trascina fino alla fine di una storia stanca, con un paio di idee buone, che sanno un po' di già visto, e sfruttate male.
L'incontro finale sulla spiaggia aggiunge la ciliegina sulla torta ad un libro che è un mezzo pasticcio. Non è completamente un disastro, perché i personaggi sono ben caratterizzati e ci sono alcune parti che si possono salvare (prevalentemente i flashback), ma questo non è un libro dello Stephen King ispirato. Si evince il messaggio: l'arte come salvezza personale e come modo per aprire altri mondi a chi vi assiste (ovviamente è l'idea di base, poi King vira verso l'orrore in quanto autore del genere). King queste cose le ha vissute sulla sua pelle, d'altronde. Ma si vede che non ha ancora ritrovato la sua, di musa. "Duma Key" è l'ultimo libro di una sequenza con tante opere poco ispirate e poche che si salvano ("La storia di Lisey", "Cell", "Buick 8", "L'acchiappasogni"), che sembrano più opere di marketing e non libri scritti per l'esigenza di "sturare", come accade ad Edgar Freemantle.