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La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici Copertina rigida – 16 aprile 2024
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- Lunghezza stampa276 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreMondadori
- Data di pubblicazione16 aprile 2024
- Dimensioni14.7 x 2.5 x 22.4 cm
- ISBN-108804781416
- ISBN-13978-8804781417
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Dettagli prodotto
- Editore : Mondadori (16 aprile 2024)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 276 pagine
- ISBN-10 : 8804781416
- ISBN-13 : 978-8804781417
- Peso articolo : 420 g
- Dimensioni : 14.7 x 2.5 x 22.4 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 76 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 1 in Cucina internazionale e regionale
- n. 9 in Studi culturali e sociali (Libri)
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Rispetto al libro precedente, un sostanziale passo in avanti concettuale.
Una riflessione a parte merita la sotolineatura del cosiddetto "effetto pizza", qualcosa che somiglia molto al "cavallo di ritorno"della linguistica, e che vede l'emigrazione storica protagonista di uno scambio di tecniche e di importazione di modelli culturali e produttivi (la pizza, la pasta, l'industria conserviera); qualcosa di molto simile a ciò che è accaduto per la cucina indiana, per quella cinese, o negli anni '70 per il sushi in Giappone.
Aggiungo che, a mio parere, insistere su questa strada investigativa è intelligente e coraggioso, non folle: andrebbe rivisto il modello italiano, soprattutto quello economico (ma da chi???), uno zoccolo duro improntato sulla fuffa, o sulla nostalgia di un qualcosa che non c'è mai stato, o su aberrazioni tipo la "predisposizione turistica" del Paese (immaginare un futuro fatto solo di camerieri, bagnini e chef), insomma un intero impianto di falsificazione del reale che ci permette di vivere con un piede sul baratro, mentre pensiamo di essere il paradiso terrestre, e che tutti ci invidiano il desco. La realtà è che siamo stati i primi ad inventare l'Italian Sounding: rimarremo deboli e irrilevanti, se non affrontiamo il presente con una nuova coscienza (per esempio, il fatto che in economia il saper fare conta più del dove si faccia). O per lo meno, con un minimo di coscienza libera da presunzioni e preconcetti.
Assolutamente da consigliare per una lettura di approfondimento culturale. Racconta una storia recnte che abbiamo in parte ereditato e in parte vissuto direttamente. Basta guardarsi indietro per rendersi conto di quanto questa storia ci appartenga, anche se spesso l'abbiamo vissuta inconsapevolmente passandoci attraverso, ma che vista con gli occhi di uno storico ci appare quanto mai riconoscibile proprio perché l'abbiamo vissuta personalmente. Una raccomandazione: da leggere senza preconcetti né chiusure mentali. E apparirà chiaro il messaggio elogiativo nei confronti degli italiani, anche se non è quello che ci saremmo aspettati: una grade creatività e una capacità di apertura mentale all'innovazione e alla contaminazione che genera cultura nuova e di grande valore internazionale.