
La mosca bianca.
In un mercato sempre più saturo di giochi rilasciati volutamente incompleti per guadagnare soldi facili, che vengono facilmente denigrati e ripudiati come un vero e proprio insulto a chi lavora duramente per produrre quelli che vengono considerati “capolavori” dal grande pubblico, è proprio in questo periodo storico-videoludico di totale incertezza della qualità dei titoli che troviamo regolarmente sui nostri scaffali di fiducia, che finalmente abbiamo la possibilità di mettere le mani su uno dei JRPG più attesi degli ultimi anni: Persona 5.
Persona 5 è l’ultimo capitolo della fortunata serie di videogiochi, nata originariamente sotto il nome di Shin Megami Tensei, con il quale condivide ancora alcune ereditarietà che si porta dietro sin dal primo titolo della serie. Amata e lodata in Giappone, nel corso degli anni è riuscita a conquistare lentamente il cuore di migliaia di giocatori occidentali, grazie alla combinazione di svariati elementi caratteristici che l’hanno resa famosa.
Il gioco è stato atteso dai fan da lungo tempo, e sulle sue spalle, gravava una importante responsabilità: riuscire a portare la serie ad un nuovo livello qualitativo, che già era stato raggiunto rispettivamente dal terzo e dal quarto capitolo della serie, quelli che secondo me hanno contribuito maggiormente a far conoscere al mondo Persona.
Da questo punto di vista, Persona 5 è riuscito egregiamente a mescolare un continuo crescendo di emozioni, gameplay allo stato dell’arte e meccaniche stilose, volutamente create per mettersi in mostra rispetto al resto, e creare quindi una miscela esplosiva, la cui durata è lungi dall’essere equiparabile a titoli simili. I personaggi carismatici e ben caratterizzati , assieme alla trama del gioco dalle mille sfaccettature, sono solo alcuni dei punti chiave della forza che si cela dietro a questo gioco.
Dopo averci giocato per circa 70 ore nella mia prima partita, l’averlo completato mi ha sia rasserenato, sia turbato. Nel primo caso, dato che è un gioco che occuperà parecchio del vostro tempo, se deciderete di giocarlo, alla fine sono grato di essere riuscito a concluderlo entro tempi brevi. Nel secondo invece, mi sento inquieto al solo pensiero di dover aspettare per chissà quanto tempo per poter giocare ad una esperienza simile in futuro.
Molti titoli sono riusciti a conquistarmi e a coinvolgermi tanto, non mi vergogno a dire che Persona 5 ci è riuscito alla grande in questo. Ma ahimè, come ho scritto prima, casi simili sono sempre più rari. La mia speranza per il futuro, è che un giorno quest’aura negativa verso i titoli troppo attesi ed inconcludenti, svanisca. E che si torni davvero ad elogiare quello che una volta era davvero considerato come una valvola di sfogo verso la realtà quotidiana.
Voto assegnato da Alixey
Media utenti: 9.4 · Recensioni della critica: 9.3