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BadCompany00

ha scritto una recensione su Assassin's Creed Unity

Cover Assassin's Creed Unity per PS4

Può succedere a tutti di cadere, basta poi sapersi rialzare. Succede a chiunque, anche a colossi di programmazione e produzione quali la Ubisoft. Si pensa un po più al mercato, agli introiti, al bilancio, alla cadenza annuale forzata di un titolo e si perde lucidità, freschezza. Non si riesce a mettere proprio del tutto a fuoco la situazione, arriva quel momento nel quale non ci si sente completamente padroni della scena, come invece succedeva prima. Il gioco esce, è sugli scaffali: è un gioco enorme, lavorato, annunciato da tempo, fatto pregustare con arguzia e pazienza, ma manca di qualcosa. Manca quel qualcosa che sembrava ovvio, scontato, palese a prima vista, al primo sguardo indirizzato con il solito grande interesse nei confronti del titolo, al momento dell'annuncio, dove tutto poteva prospettarsi finalmente raggiunto e completo.
E' passato tanto tempo, troppo per poter rimanere ancora in sella alla saga (ricominciando da Assassin's Creed: Unity), seguendola come sempre per piccole salite e modeste discese, senza voler proferire parola che possa andare a macchiare quell'universale, quella "quidditas", che dal primo capitolo risultava il perno principale del gioco ma che ora sembra oramai dissolto in fiumi di spasmodica necessità di pubblicazione.

Ubisoft e la Francia rivoluzionaria di fine 1700. A primo impatto un connubio pronosticabile come d'eccezionale fonte di ispirazione. Quale occasione migliore per poter esaltare il proprio paese attraverso un nuovo capitolo di una delle saghe più vendute al mondo. Tuttavia non sempre è giusto dare per scontato le cose all'apparenza migliori rispetto al resto, pur risultandoci quasi inequivocabilmente indiscutibili, verso le quali non dover nutrire alcun misero dubbio. Molto spesso la troppa carne al fuoco e il desiderio di voler accontentare ognuno sulla cottura, pur disponendo di un tempo auto-prefissatoci non proprio ragionevole, lascia che titoli d'alto calibro rimangano in quella odiosa linea di mezzo fra il "capolavoro" e la semplice "buona riuscita", lasciandoci delusi di fronte la consapevolezza del poco lavoro in più che si sarebbe potuto apportare con ulteriore tempo, per sopraggiungere a livelli di qualità superiore. La prima analisi in questo senso deve essere applicata alla sceneggiatura o anche solo alla trama generale che fa da soffio vitale a questo nuovo Asassin's Creed, che di solo fascino d'ambientazione non può campare. Le vicende in toto, i complotti politici e i consueti intrecci fra ideologie templari ed assassine nelle quali ci ritroveremo, le vivremo innanzitutto attraverso gli occhi e le esperienze di Arno, un nuovo assassino caratterizzato con l'intenzione di voler ricalcare il carisma di un Ezio che (pace all'anima sua) purtroppo o per fortuna non risulta più in nessuno dei suo successori incappucciati, dal lontano 1524. Il rinnovato tentativo, anche quest'anno fallisce miseramente, ritrovandoci fra le mani un ibrido personaggio, troppo frettolosamente o quasi per caso capitato fra le schiere anti-templari, senza troppe convinzioni o spunti caratteriali in grado di delineare prese di posizione interessanti, intelligenti, ragionate e consone all'ideologia dell'ordine nel quale si trova (o anche solo al contesto politico-sociale che è costretto a vivere). Difatti l'influenza delle nostre scelte, dei nostri assassinii, delle nostre scoperte, non evidenziano alcun cambiamento scenico rilevante, rendendoci inconsapevoli di non esser all'effettivo degli eroi influenti, in una storia che non si svolge mai su un piano originale o su strutture che prevedono picchi d'attenzione e coinvolgimento, mentre sullo sfondo una rivoluzione sembra procedere senza il bisogno di nessuno dei nostri banali obiettivi portati a compimento. Oltretutto, senza voler aggiungere nulla che possa compromettere il godimento generale di quanto si racconta, specialmente durante il prologo e infine nella sezione di ricordi finali, si fa presente costantemente un senso di inadeguatezza, di superficialità, una visione non proprio in linea con quanto la saga cerca di portare avanti dal primo Assassin's Creed. Un vero peccato, una enorme mancanza che ci lascia considerare questo prodotto, a pochi secondi dalla fine, come un rilascio dozzinale, da questo abbastanza ampio punto di vista.
Ovviamente tanto risentimento è giustificato nei confronti di un videogioco che della trama dovrebbe esser il paladino ed ovviamente, malgrado ciò, non tutto dobbiamo reputarlo da buttare. Come ogni anno, la dedizione indirizzata al modellamento di un retroscena semi-credibile, basandosi su un pre-esistente modello più che credibile e di natura storico-civile, è da encomiare. Il database che raccoglie centinaia di dati commentati, pregni di informazioni utilissime e culturalmente degne di nota, non può passare di certo inosservato al momento di una recensione. Il mondo di gioco di Assassin's Creed: Unity parte da un presupposto storiografico fedele quasi del tutto per filo e per segno all'originale, modificando quel poco che basta per inserire fra le fitte trame delle spirali d'eventi, che si sono susseguite dal 1789 in poi, i personaggi di fantasia incaricati di dover esporre a riguardo del conflitto millenario fra assassini e templari. Che poi questo qualche volta non funga sotto l'aspetto narrativo, come abbiamo già detto, è un conto; che ci sia dietro una tessitura specifica, una ricostruzione dettagliata, un'amore puntiglioso, è un altro.
Dopo aver parlato necessariamente della formula narrativa sconvolta, ora si passa al gameplay, ovvere al profilo prettamente videoludico di Assassin's Creed: Unity. Rispetto al passato, ciò che salta subito all'occhio sin dalle prime occasioni di confrontarsi armi alle mani, è la notevole ricalibrtazione del livello di difficoltà che offrono gli scontri con i nemici. Se in passato ci si lamentava dell'eccessivo senso di onnipotenza nei confronti dei malcapitati templari, o di un assente differenza constatabile tra le statistiche di un arma acquistata rispetto ad un'altra, adesso ci sarà da ricredersi. Prima di tutto, in combattimento, il numero di soldati che ci accerchieranno sarà maggiore, ed ognuno cercherà molto più spesso ed intelligentemente di cogliere il momento giusto per ferirci di sorpresa o di farsi avanti quando meno ce lo saremmo aspettato. Il contrattacco sarà necessario a questo punto più e più volte, alternando di tanto in tanto anche la schivata in occasione di piogge di proiettili che non avranno ripensamenti quando decideranno di pioverci dalle bocche da fuoco di precisione posizionate sui tetti o sui terrazzi. Il tempismo è la parola chiave e, la maggior attenzione da riporre per quanto concerne il proprio equipaggiamento, è il requisito in più che ci farà avere successo. Attraverso un intuitivo menù scorreremo fra decine di abilità acquisibili con annessi punti (reperibili completando i ricordi della main quest), innumerevoli sezioni d'armatura che comprenderanno testa, corpo, gambe, cinta ed avambracci, da acquistare grazie alle livree che guadagneremo, e sempre attraverso queste ultime sarà possibile fare nostre una discreta varietà d'armi a una mano, pesanti, lunghe e a distanza, con l'introduzione della nuovissima lama fantasma. Ogni acquisto avrà il proprio peso sostanziale e contribuirà notevolmente nell'opera di miglioria di Arno, sotto ogni punto di vista.
Quel che rende dopotutto assassini veri e propri, alla fine, rimane sempre il buon vecchio parkour. Questa volta le corse acrobatiche che praticheremo si andranno a distinguere a seconda della direzione verso la quale saremo impegnati. Se il nostro obiettivo è arrampicarsi, noteremo come all'ascesa saranno state implementate nuove combinazioni rapide che permetteranno una risalita più repentina. Se al contrario puntiamo velocemente verso il basso, la corsa acrobatica discensionale eviterà lente ricerche d'appigli, direzionandoci con slanci eleganti verso i più vicini al terreno, accorciando di molto il tempo da impiegare prima di toccare terra con i piedi. Arno sfreccia ed esercita la sua danzante corsa acrobatica seguito nei movimenti, come un'ombra, dalle sue vesti che si sottopongono verosimilmente ad ogni cambio di direzione. Queste nuove meccaniche purtroppo non saranno d'immediato apprendimento, e sarà necessario attendere qualche ora di gioco prima di averci fatto definitiva abitudine. Come se non bastasse solamente questo a frenare talvolta i nostri spostamenti, quel che va ad inficiare sulla fluidità generale di ogni tipologia di corsa, sarà la non troppo attenta disposizione degli elementi inerenti al level design, studiato teoricamente per sfruttare i movimenti acrobatici del nostro assassino, ma che in ripetute fasi frustra e rallenta improvvisamente quanto disposto dai nostri comandi. Moltissimi comignoli sui tetti interromperanno le nostre avanzate; inspiegabili interruzioni e blocchi si verificheranno quando in corsa su un qualsiasi cornicione; non sempre riusciremo al primo colpo a raggiungere sporgenze (soprattutto finestre) a pochi centimentri di distanza da noi; salti abnormi da un tetto all'altro che hanno dell'inverosimile, negheranno una resa totale idonea ed apprezzabile delle manovre catturate in motion capture. Quel che ne risulta è un contrasto troppo forte fra ciò che consiste nella cornice e nella tela del quadro stesso. La prima sin troppo bella per ospitare entro le proprie quadrature una stonata e non ancora del tutto rifinita scena portante, la quale svaluta del tutto il prezzo iniziale dell'opera, banalizzandola fortemente.
A tal proposito, ciò che varia ogni anno, ma che resta sempre la stessa, è la ineguagliabile resa ambientale di ciascun Assassin's Creed. In Unity non si fanno eccezioni a tal proposito, specialmente avendo dalla propria parte anche una nuova generazione di console in grado di spingere graficamente ogni frame sino ad ottenere il più tecnicamente coinvolgente scenario mai realizzato in precedenza. Parigi, e nel suo piccolo Versailles, lasciano di stucco, ammaliando per via di un emanazione di bellezza visiva davvero mai raggiunta prima. Il lavoro che interessa tutto il comparto grafico del titolo è degno d'esser considerato appartenente agli albori della next-gen. Ogni edificio presente su mappa è stato riprodotto in scala 1:1, rifinendo soprattutto gli edifici di importanza storica in maniera tale da renderli identici alla controparte reale. Ogni strada, ogni vicolo trasuda vita, in tutta la sua qualitativa eterogeneità: il disagio, la povertà, il senso di rivalsa, episodi di violenza, atti di eroismo, atti di romanticismo, frasi patriottiche udite all'improvviso, conflitti in strada del tutto casuali contribuiscono insieme ad impregnare di significato ed animosità ciò che in realtà risiede virtualmente entro il nostro televisore, comandato dalle nostre mani. l'incantesimo è reale, l'incantesimo ci cattura e ci trasporta con veridicità nell'autentica Parigi in rivoluzione, raccontata per l'appunto non proprio con l'asetticità propria dei nostri libri di storia, ma in tutta la sua prorompente crudezza. Se la vita di strada tuttavia non ci soddisfa pienamente, allora è bene affrontare la città partendo dall'alto, dai tetti parigini che si affacciano su scorci e linee d'orizzonte perfettamente resi, anche grazie ad un sistema d'illuminazione importante, che gestisce davvero bene il ciclo giorno/notte ed il ciclo climatico. Sempre dall'alto avremo l'occasione di notare una delle aggiunte al titolo più volte rimarcate, ovvero la presenza a schermo di un numero sconvolgente di PNG, tutti molto vari fra loro, tutti con movenze ed azioni da compiere differenti. Se dalla cima di una guglia potranno sembrare solo formiche accavallate l'una sull'altra, discendento fra la folla inferocita ed in rivolta avremo modo di percepire il fuoco ribelle che arde in ogni povero appartenente al Terzo Stato francese, sentendoci dimenati fra spallate e spinte involontarie che non ci renderanno più (in alcuni frangenti) padroni ed in controllo del nostro personaggio. Il procedere a piedi in queste circostanze, fra le piazze più ampie e famose o nei pressi di palazzi di lusso nei quali si barricano intimoriti borghesi ed aristocratici, risulterà realisticamente vischioso, difficoltoso e alla vista davvero piacevole, specialmente quando il numero dei civili interessati raggiungerà la cifra delle 10.000 unità tutte quante insieme. Altre caratteristiche tecniche degne d'essere riportate sono legate questa volta anche alla realizzazione e minuziosa cura di ogni singolo interno visitabile. Dall'architettura raffinata, al mobilio di classe, ciascuna texture associata brillerà di una luce vera e viva, quasi a lasciar confondere l'osservatore che farà fatica a distinguere il reale dal riprodotto. In apporto perciò al level design, gli edifici penetrabili e visitabili saranno ora di numero nettamente superiore ai titoli precedenti, lasciando più opzioni per eventuali fughe, corse o ricerca di luoghi nei quali incappare in collezionabili.
Ovviamente ogni sorta di incantesimo è fatto per essere spezzato, e ciò che drasticamente pone fine a cotanta meraviglia grafica sono innumerevoli sbavature che, una dietro l'altra, convogliano in un agglomerato di sporcizia che si sarebbe potuta evitare. Piazzare sul mercato un videogioco non ancora esente da fastidiosi bug e glitch, i quali ad intervalli regolari interrompono il godimento trainante d'insieme, dopo aver dichiarato di aver posticipato la data di uscita precedentemente annunciata per il 28 ottobre al 13 novembre, questo per far sì che si risolvessero impedimenti inerenti all'esperienza di gioco e ricavarne il miglior prodotto possibile, di certo non genera profitto. Contrariamente, la credibilità di Ubisoft ne è uscita questa volta sfaldata, e una casa di sviluppo verso la quale inizia a nutrirsi sfiducia da parte di chi acquista, senza farsi troppe domande, non andrà molto lontano in termini economici.
Tornando ad un'analisi prettamente tecnica, per quanto riguarda la longevità, Assassin's Creed: Unity si attesta su livelli molto alti. Seppur la campagna non vi vedrà impegnati per più di una dozzina d'ore, quel che avrete da fare al termine di quest'ultima vi catturerà tempo più di quanto avreste mai immaginato. Come di consueto tornano i collezionabili dedicati a chi è sostanzialmente interessato al raggiungimento del 100% di sincronizzazione: questi si distingueranno in forzieri (anche da scassinare, con l'ausilio della dedicata abilità di scasso) e in coccarde. Ribadiamo chiaramente quanto la Parigi in questione sia effettivamente viva e in moto, perciò quale miglior modo per invischiarci ancora di più fra la sua essenza se non proponendoci missioni secondarie da richiedere a particolari cittadini, o la risoluzione di omicidi in puro stile investigativo? Oltretutto la possibilità di restaurare edifici in giro per la città, ci permetterà di ristrutturare il nostro Café Théatre (fonte di guadagno assicurata) e di fondare altrettanti club dai quali poter accettare nuovi impieghi.
Importante infine sottolineare la riformulazione del comparto multiplayer, improntato ora esclusivamente sulla cooperazione. La formula è da ritenere riuscitissima, divertentissima e di lungo impiego se sarà supportata, si spera nel tempo, con l'aggiunta di nuovi obiettivi da dover portare a termine in sinergia con un nostro amico o con più membri del nostro club.
Nuovo anno, ed eccoci ad Assassin's Creed: Unity, settimo nuovo capitolo per console. La nuova fatica Ubisoft non centra il segno, anzi se ne allontana bruscamente con una sterzata improvvisa. Le scelte narrative scialbe e la caratterizzazione sommaria e per niente intrigante del nuovo assassino non costituiranno nulla di portante all'interno di un progetto che era stato destinato, per lo meno all'annuncio, verso vette altissime. La saga non si rilancia, arretra nell'intento di spiccare di nuovo il salto di qualità. Ormai il passato fa da perno, e tutto ciò che era stato plasmato nel corso degli anni nel presente non riaffiora più, nè continua con logica nè giunge a conclusione. Dove è finita Giunone? Cosa sta succedendo al mondo? Che razza di guerra è divenuta quella fra Assassini e Templari? Troppe sono le domande che destabilizzano la considerazione nei confronti del nome che Assassin's Creed, con fatica ed iniziale estro creativo, era riuscito ad accaparrarsi. Avremmo sperato che in quest'ultimo ogni tassello andasse perfettamente ad incastrarsi con l'altro, partendo dalla trama, passando per un comparto grafico eccezionale, calcando le orme su un revisionato gameplay e giungendo a destinazione senza troppi intoppi, senza tante sbavature. Non è stato così. Assassin's Creed: Unity non si rivela il capitolo rivoluzionario che si era prefissato d'essere; nulla suggerisce una presa di posizione da considerarsi una svolta storica fondamentale. Più che rivoluzione, tutto ciò potrebbe essere considerata una insignificante rissa popolare, un piccolo grido di un ristretto e scomposto gruppo, un inutile e disordinato tentativo che nella sua ignoranza, invece che migliorare, è riuscito a disperdere le idee vincenti che si sarebbero dovute perseguire.

7

Voto assegnato da BadCompany00
Media utenti: 7.2 · Recensioni della critica: 8.1