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Davide Law

ha pubblicato un'immagine nell'album Top

Giunge così al termine un altro anno, un 2023 che personalmente difficilmente dimenticherò (in senso positivo) sia ludicamente, per quantità e qualità di ciò che ho giocato, che per diversi altri aspetti più personali.
Ciò che non è cambiato è sicuramente il poco tempo dedicato a Ludomedia (difatti questo è letteralmente il mio primo ed unico post dell'anno rotfl ), ma nutrirò sempre la speranza di riuscire ad essere più attivo in futuro, chissà magari proprio nel nuovo anno.
In ogni caso, tagliando corto ai rituali convenevoli, vi presento i titoli della mia top 12 di quest'anno, esordendo con:




12° - Castlevania: Portrait of Ruin

Come ormai è diventata tradizione dal 2020, il primo titolo giocato dell'anno è stato un Castlevania del post Symphony of the Night, più precisamente il secondo della trilogia per DS e seguito diretto di Bloodlines (assieme a Rondo il mio preferito dei classici), nonché ultimo della serie che mi era rimasto da recuperare.
Si tratta probabilmente di quello più in ombra rispetto agli eccellenti Dawn of Sorrow e Order of Ecclesia (entrambi presenti nelle precedenti top), ma ciò non è sicuramente dovuto al suo livello qualitativo.
Spiccano infatti gli stage per profondità e varietà, paradossalmente esaltati dalla discontinuità esplorativa apportata dalla meccanica dei quadri rispetto all'esplorazione del castello, esplorabile con due protagonisti, Johnathan e Charlotte, intercambiabili in stile Castlevania III.
Impossibile non restare poi piacevolmente sorpresi dai continui rimandi e collegamenti al capitolo del '94 per Megadrive e dalle bellissime OST, con la partecipazione del leggendario Yuzo Koshiro oltre alla solita Yamane proprio per onorare la memoria della console SEGA che ospitò Bloodlines.





11° - Sea of Stars

Una delle maggiori sorprese dell'anno, titolo di cui sapevo pochissimo prima della pubblicazione per poi rivelarsi un JRPG solidissimo.
Senza dubbio si poggia su basi di un certo livello, in particolare si notano diversi elementi caratteristici di opere come Chrono Trigger (guarda caso proprio Mitsuda è stato scelto come guest composer) e Star Ocean (di cui parafrasa il titolo) soprattutto per esplorazione e direzione artistica, mettendoci comunque del suo con un combat system dinamico e originale, personaggi ben caratterizzati attraverso i quali viene raccontata una bella storia e città/villaggi/dungeon di notevoli dimensioni e pregni di segreti.
Veramente un grandissimo JRPG che in questo momento, assieme ad altri che devo provare (come ad esempio Chained Echoes), rilancia il genere riprendendo con ammirazione e passione lo spirito delle glorie di un passato ormai lontano.





10° - Ys Origin

Il 2023 è stato anche l'anno in cui ho avuto il piacere, dopo tanti rimandi, di approcciare Nihon Falcom e alcune delle sue serie più famose.
Dopo esser stato folgorato da Trails in the Sky ho infatti avuto modo di giocare Ys Origin, titolo che approfondisce le basi degli storici primi capitoli della serie (che sicuramente giocherò nell'anno che viene), curioso in particolare del suo gameplay.
Nonostante le 3 run da fare con ciascuno dei 3 protagonisti possano alla lunga risultare stancati, c'è da sottolineare come il combat system con la sua semplicità sia talmente ben stratificato da rendere per ognuno di essi continuamente fresca ed appagante l'esperienza, esaltandosi nelle adrenaliniche boss fight. Anche in questo caso Nihon Falcom fa centro in termini di scrittura di storia e personaggi, level design, direzione artistica e musiche, producendo un titolo di altissima caratura.





9° - Star Ocean: Second Evolution

Parlando del secondo Star Ocean si discute di quel che è senza dubbio uno dei maggiori JRPG dell'epoca d'oro del genere, oltre a un sequel che migliora sostanzialmente in tutto il capostipite della serie che aveva debuttato appena 2 anni prima su Super Famicom.
Pur mantenendo tratti caratteristici del primo Star Ocean, come il reclutamento dei membri del party ma con maggior quantità e varietà di personaggi, ne migliora tutti gli aspetti: combat system più dinamico e bilanciato, level design nei dungeon più elaborato e consistente, mappa del mondo con maggior densità di segreti e persino una storia raccontata con miglior ritmo e dalla scrittura più matura.
Forse ciò che preferisco maggiormente nel primo sono le città, decisamente più grandi e artisticamente ispirate rispetto al secondo, ma anche in questo caso si parla di dettagli.
Il Second Story/Evolution è un grandissimo JRPG che non sfigura dinanzi ai colossi che in quegli anni definivano ulteriormente i tratti del genere.





8° - Primal

Più bistrattato e ignorato di quanto realmente si meriti, Primal mi ha stupito oltre ogni mia aspettativa. Sin dalle battute iniziali, in particolare dal regno di Solum, ha dimostrato qualità in tema level design e meccaniche di gameplay, oltre ad una ispiratissima direzione artistica nei 4 regni.
Vero che il combat system rappresenti il punto debole dell'opera, così come altrettanto vero è che alcune fasi di gioco specialmente in Aquis possano frustrare, ma si tratta personalmente di questioni che scendono in secondo piano rispetto alla vastità degli stessi regni, la cura con cui sono narrate le relative vicende e il rapporto tra Jennifer e Scree sempre in evoluzione.
Veramente un titolone che addirittura sarebbe potuto andare oltre, come sembrava fosse progettato inizialmente, con ulteriori regni o eventualmente con lo sviluppo di un sequel.





7° - Eternal Darkness: Sanity's Requiem

Della sventurata Silicon Knights è il titolo che si prende la settima posizione, gioco che ha avuto la grande ambizione di proporre un'accattivante storia di ispirazione Lovecraftiana facendo uso di poche risorse sfruttate con grande genialità (basti pensare alle poche ambientazioni riutilizzate ed approfondite attraverso personaggi di diverse epoche), introducendo una meccanica di gioco semplicemente geniale per un survival horror: la sanità mentale.
Sarà davvero frequente osservare elementi di vari scenari modificarsi a causa di un ridotto status di sanità mentale, come a turbare il giocatore e portarlo a dubitare di ciò che si vede a schermo, oltre a complicare le cose quando ci si trova a combattere o esplorare.
Tutto ciò, unito poi alla presenza di finali alternativi come garanzia di rigiocabilità, rende Eternal Darkness un gioco di assoluto livello e un must per chi è appassionato del genere.





6° - Shadow Hearts

Dopo l'ottimo Koudelka che due anni fa mi colpì per atmosfere e qualità della sceneggiatura, quest'anno ho avuto modo di proseguire con la serie horror-JRPG di Sacnoth.
Pur avendo dei rimandi al precedente capitolo, soprattutto in termini di lore e personaggi, e condividendone in parte lo stile nella scrittura, Shadow Hearts detiene una sua chiara identità: un originale combat a turni basato su riflessi e timing che fa particolarmente pesare ogni turno trascorso, dungeon e ambientazioni che riprendono lo stile artistico (direi esoterico) che contraddistingue proprio Koudelka.
Seppur la qualità del magistrale Nemeton sia inarrivata, sia in termini artistici che di level design, Shadow Hearts propone comunque una discreta varietà di scenari, riprendendo un'impostazione lineare più classica e in linea rispetto ai JRPG dell'epoca, risultando un'esperienza complessivamente più solida di Koudelka.
Sicuramente mi son rimasti impressi i protagonisti, ben caratterizzati ed impiegati con dinamicità per buona parte del gioco, e il carismatico villain.
Anche in questo caso una menzione alla OST è d'obbligo, dato che vi è il contributo del grandissimo Mitsuda.





5° - Xenoblade Chronicles 3

Da fagotto del primo Xenoblade attendevo il momento in cui avrei messo le mani sul terzo della serie, specialmente per via del netto cambio di stile rispetto al secondo capitolo e per via di quei rimandi, palesi già in copertina, ai simboli di entrambi i prequel.
Si nota infatti palesemente, sin dalle prime cutscenes, come Xeno 3 sia orientato verso tematiche di tutt'altro impatto, proponendo anche interessanti spunti a livello filosofico e psicologico. A tal riguardo, azzarderei che storia e personaggi siano nel complesso riusciti meglio rispetto ai due precedenti, toccando un livello che mi ha ricordato molto più Xenogears, pur chiaramente non arrivando a quello stesso apice.
Per il resto è sempre bellissimo esplorare un mondo così vasto come Aionios, esaltato da innumerevoli paesaggi popolati dalla natura più selvaggia fino ai tanti villaggi, proponendo anche una maggior quantità di segreti rispetto al passato e una gestione più profonda dei protagonisti con le classi.
Eccezionale anche il lavoro sulle OST da parte dei composers e del gruppo corale Anuna, ormai non più una novità.
Sembra banale a dirsi, ma ancora una volta Nintendo ha dimostrato di avere in casa una continua certezza sul lato JRPG, nonché una vera killer app.





4° - Resident Evil 4

Dopo aver scoperto ed esser andato in profondità nella conoscenza Resident Evil classici, quest'anno è toccato al quarto "famigerato" capitolo, meglio noto come artefice della rivoluzione strutturale della serie. Onestamente, l'idea di un cambiamento alla radice rispetto alla proposta classica mi turbava e mi aveva effettivamente un po' scoraggiato dall'idea di recuperarlo, una chiusura mentale che ha avuto vita breve una volta iniziata l'avventura di Leon in Spagna.
Pur continuando a preferire la formula classica fedele al survival horror, tocca ammettere l'ovvio: RE4 è uno di quei titoli che nel panorama videoludico "giganteggiano" con merito, in quanto ha apportato delle novità di non poco conto di cui hanno beneficiato un po' tutti i giochi a venire, come analogamente diversi anni prima fece Ocarina of Time rispetto agli action-adventure.
Ma non solo, tecnicamente è un gioco a dir poco clamoroso per la qualità delle animazioni e la cura riposta artisticamente ma soprattutto per la fluidità con cui continuamente si svolge l'azione. Incredibile concepire qualcosa di simile in quegli anni e in quella generazione di console.
Certo, il tutto è andato a scapito della cura di elementi più tipici come puzzle e level design al chiuso, però penso ci sia solo da portare rispetto a un titolo di questo calibro e riconoscere il grande lavoro di Capcom e Mikami.





3° - Project Zero II: Crimson Butterfly

Il primo gradino del podio lo occupa il secondo survival horror della serie di Tecmo, la storia delle sorelle Mio e Mayu nel cupo e deserto Lost Village, meglio noto come All God's Village.
Se il primo capitolo rappresenta un'icona, Crimson Butterfly lo ritengo senza dubbio uno dei maggiori capolavori che il genere possa offrire, direi persino un manuale dell'horror perfetto.
Completo sotto ogni punto di vista: l'agghiacciante atmosfera del villaggio, il level design delle esplorabili abitazioni, la lore contenuta nei documenti e nelle registrazioni, la presenza della terrificante Sae che tormenterà continuamente il viaggio della giovane Mio alla ricerca della amata sorella Mayu.
Probabilmente è anche uno degli horror più spinti in termini di ansia e paura trasmesse, ma allo stesso tempo è capace di lasciare emozioni completamente opposte, merito di una bellissima sequenza finale e dell'accompagnamento dell'altrettanto meravigliosa canzone "Chou" di Amano Tsukiko.
Veramente un survival horror magistrale, capolavoro d'altri tempi.





2° - Devil May Cry 3: Dante's Awakening

Primo posto accarezzato da quello che personalmente, malgrado ammettendo di non avere una così vasta esperienza col genere, a oggi considero il miglior hack 'n slash da me giocato.
Penso ci sia poco a aggiungere in merito a DMC3, è "molto semplicemente" la formula definitiva dopo un ottimo primo capitolo e un incommentabile secondo con poche idee davvero interessanti.
Un'esperienza indimenticabile con stage ben progettati e soprattutto battaglie tecniche, difficili e memorabili (impossibile non bagnarsi con Vergil :sbav: vero Luca?) accompagnate da OST che fanno gasare a mille e un sistema di combo di eccezionale profondità.
Anche in questo caso, senza ombra del minimo dubbio, si parla di un capolavoro per la Capcom di allora, merito in particolare della direzione di Itsuno che ha saputo brillantemente rilanciare la serie.












Prima di rivelare il GOTY, alcune menzioni d'onore:


- The Legend of Zelda: Tears of the Kingdom

Il primo escluso dai 12 migliori è incredibilmente l'ultima entry della mia serie preferita. Giusto per chiarire, Tears of the Kingdom preso a se è un giocone, un'esperienza comunque solidissima e senza macroscopiche lacune, con diversi spunti soprattutto narrativi che ho trovato molto buoni sia in relazione a BOTW (gli Zonai erano già uno dei misteri all'epoca, come dimostravano le rovine nella foresta di Firone) che alla lore della serie stessa. Sicuramente anche la caratterizzazione di Zelda merita un elogio, perfetta infatti la sua crescita dall'epoca della calamità.
Ciò che personalmente non mi è andato giù è stato non vedere una reale evoluzione rispetto a BOTW, con addirittura qualche passo indietro sul fronte dungeon, dove invece aspettavo fiducioso dei miglioramenti .
Sicuramente è stato fatto un lavoro fuori da ogni parametro con la fisica, palesemente resa più complessa rispetto a BOTW per rendere più stimolante l'esplorazione del cielo, ma allo stesso tempo non posso dire sia stata riposta la stessa cura nella caratterizzazione delle isole flottanti, che sì saranno numerose e garanzia di sacrari o puzzle, ma non mi hanno del tutto convinto.
Invece le profondità di Hyrule restano per me incomprensibili: pur avendo un certo fascino almeno nelle battute iniziali e anche un senso in rapporto a quest principale e sidequests, mi ha dato l'impressione di essere un'idea incompiuta, o che comunque non lega benissimo con gli altri livelli dell'overworld.
Insomma, TOTK mi crea dei conflitti interni non di poco conto per tanti motivi. Sicuramente è un gioco che merita e non devo essere certo io a dover suggerire a grandi director come Aonuma e Fujibayashi come svolgere il lavoro che fanno da più di vent'anni, ma personalmente ritengo innegabile che per la serie serva qualcosa di diverso e soprattutto un'esperienza che riesca a legare col passato sul fronte dungeon, una caratteristica di cui la serie poteva vantarsi che invece a oggi rischia seriamente di perdersi.




- Fire Emblem Engage

Forse l'unico titolo a cui devo delle "scuse", in quanto lo avevo sottovalutato più del necessario per via dello stile anime più spinto, rivelandosi invece un grandissimo capitolo e uno dei più difficili tra gli ultimi FE alla difficoltà massima.
Novità come quelle introdotte per il triangolo delle armi (riportato in auge con delle buone trovate che hanno aggiunto un ulteriore strato di complessità a livello strategico), così come l'introduzione di nuove classi e delle ottime mappe rendono Engage un capitolo meritevole di attenzioni.




- Luigi's Mansion 3

Un'interessante mix tra la struttura mansion-centrica del primo e la separazione in stage tematici del secondo, si potrebbe riassumere così la terza paurosa avventura dello stoico Luigi attraverso i 15 piani dell'Hotel Miramostri.
Geniale l'introduzione del Gommiluigi per creare puzzle più complessi e dare possibilità di una cooperativa locale, mentre sono contento del ritorno a boss ben caratterizzati (come nel primo capitolo) che si sposano bene con i temi di ogni piano dell'albergo.




- Signalis

Uno dei pochi indie a tema horror che riprendono l'impianto ludico dei classici Resident Evil, con una storia criptica ma dalle sfaccettature interessanti a livello psicologico e delle meccaniche di gioco veramente interessanti. Incredibile poi l'atmosfera che si respira durante l'esplorazione, dalle fasi più ansiogene a quelle più oniriche durante certe sezioni.
Un titolo meraviglioso, probabilmente non per tutti per via della sua complessità nella gestione delle risorse e nei combattimenti ma anche nella comprensione degli eventi narrati, tuttavia sicuramente meritevole di elogi.




- Furi

Altro titolo che avrebbe meritato i primi posti in top, ma in ogni caso si sta parlando di un giocone dallo stile unico e dall'elevato livello di sfida.
Strutturalmente è una semplice boss rush, ma all'interno di ogni battaglia c'è praticamente un gioco sempre diverso che richiede apprendimento e memoria muscolare, oltre a intelligenza quando si tratta di sfruttare quelle basilari meccaniche di combattimento.
Poi insomma, artstyle e OST sono semplicemente spettacolari (per scusarmi del mancato posto in top, più tardi spammerò Wisdom Rage e You're Mine a Luca rotfl ).




- The Missing: JJ Macfield and the Island of Memories

L'ultima menzione se la merita il gioco di Swery, semplicemente geniale quanto macabro nelle meccaniche di gioco, molto coraggioso e diretto nelle tematiche trattate, dalle atmosfere ansiogene che infittiscono il mistero dietro gli eventi dell'intero viaggio di JJ.
Sicuramente non si tratta di un gioco privo di magagne sul lato tecnico, ma senza dubbio ciò che si cela al suo interno è qualcosa di decisamente speciale.












1° - The Legend of Heroes: Trails in the Sky (FC & SC)

Il primo posto della mia top di quest'anno va con enorme merito a un titolo, più precisamente una dualogia che originariamente doveva essere un unico gioco, che mai mi sarei aspettato entrasse con tale prepotenza tra le mie preferenze, in termini di JRPG ma anche più in generale.
Trails in the Sky è letteralmente il titolo che, avendoci giocato casualmente a Febbraio senza considerarlo in nessuna classica roadmap di inizio anno, ha svoltato in positivo la mia annata e mi ha ricaricato di entusiasmo.
A stupirmi particolarmente è stata l'ambizione di Nihon Falcom nel creare un mondo così vasto geopoliticamente e complesso nelle tematiche, partendo dalla semplicità con cui inizia ed evolve il viaggio per Liberl nel First Chapter culminando negli eventi dell'epico Second.
Fatico tutt'ora a rendermi conto di come potessi aver ignorato per così tanto tempo una perla simile, matura sotto ogni aspetto sia ludico (uno dei migliori combat system a turni ad utilizzare una griglia e un sistema di level-up geniale) che di narrazione.
Ma la vera stella di Trails in the Sky, oltre al racconto, sono i suoi interpreti: protagonisti ed antagonisti, brillantemente scritti e caratterizzati, con una menzione speciale per la "ragazzina" che sta anche in primo piano nell'immagine della top.
Non esagero affermando che Estelle Bright sia di una delle migliori personalità mai viste in un JRPG (e oserei anche generalizzare), con una crescita continua che vede una semplice ragazzina partire per diventare Bracer nel FC e concludere come una donna matura e risoluta nel SC. Impossibile non entrarci in empatia per tutto ciò che subisce durante il suo viaggio e per come evolve e combatte per ciò che ama.
Ritengo non sia il caso di aggiungere molto altro, se non un consiglio di almeno considerare il recupero di questa dualogia andando oltre qualsiasi apparenza o pregiudizio, perché posso personalmente garantire meriti tantissimo.




E anche per quest'anno finisce qui la mia tradizionale visual novel di fine anno.
Ringrazio chiunque sia arrivato a leggere fin quaggiù e auguro a tutti un 2024 ricco di soddisfazioni sia videoludiche che non! :D

Davide Law

ha pubblicato un'immagine nell'album Top

Col 2022 che si appresta a salutare, è arrivato il momento anche per me di tirare le somme dal punto di vista videoludico.
Nonostante sia stato un altro anno bello tosto e impegnativo, che mi ha portato anche a trascurare Ludomedia stessa, sono comunque riuscito a finire la bellezza di 32 titoli, di cui ben 17 mi hanno particolarmente colpito al punto da essere presenti in questa tradizionale top.
Ma in ogni caso, tagliando corto con le supercazzole, si parte con:




12° - Dino Crisis

L'ultima posizione della top di quest'anno se l'aggiudica uno dei titoli Capcom che, proprio come i Resident Evil a cui è ispirato, è diventato un vero e proprio classico. Data la mia attuale ammirazione verso i primi RE, devo dire che le elevate aspettative che avevo all'inizio sono state pienamente soddisfatte. Complici proprio le caratteristiche che rendono lodevoli i RE, qui riprodotte magistralmente, e l'alto livello di sfida proposto in termini di gestione delle risorse e dei combattimenti contro le belve preistoriche, nonché lo stile con cui viene narrata la storia della bella Regina. Una vera e propria perla che risplende nel già lucentissimo parco titoli della prima playstation.




11° - Castlevania: Dawn of Sorrow

Dopo i meravigliosi Order of Ecclesia ed Aria Sorrow l'anno scorso, come ormai da tradizione anche quest'anno un Castlevania ha aperto la mia annata videoludica e guadagna la nomina tra i top. Riguardo Dawn of Sorrow c'è davvero poco da aggiungere, in quanto condivide la medesima solidità del prequel, Aria, migliorando in fluidità e arricchendosi di diversi elementi che contribuiscono a renderlo una vera e propria droga, come da Symphony of the Night in poi la serie ha abituato tra la classica intelligente esplorazione, suggestive atmosfere e avvincenti combattimenti. Inutile soffermarsi poi su come la Yamane si sia divertita a comporre passando dal GBA al (all'epoca) nuovo e performante DS. Come i sopracitati Aria of Sorrow ed Order Ecclesia, Dawn of Sorrow all'alba della settima gen mette i puntini su quanto sia alto il livello di questa magnifica serie.





10° - Eternal Sonata

Al decimo posto entra una delle avventure più oniriche e struggenti che mi sia mai capitato di vivere in un videogico. Eternal Sonata, l'interminabile viaggio di Chopin all'interno di un mondo fantastico, caratterizzato da tematiche di tremenda importanza che obbligano a riflessioni decisamente non banali. Davvero un gran lavoro di Tri-Crescendo, che si prende carico del pesante fardello di rappresentare in un videogioco un artista di immenso calibro, facendo conoscere dettagli sulla sua storia artistica e personale senza però perdere il focus sulla sua caratterizzazione e la coesistenza coi personaggi che caratterizzano il suo sogno, realizzando inoltre un action RPG semplice ma solido nel combat system e nelle meccaniche.





9° - Project Zero

Dopo tanti anni di posticipi, finalmente in questo 2022 ho avuto il piacere di giocare il primo Project Zero, sicuramente punto di partenza per poi colmare la mia lacuna verso questa serie horror. Anche in questo caso ero partito con grandi aspettative, ritrovandomi davanti un'esperienza non spaventosa come pensavo, ma con un'atmosfera delle più suggestive. Su tutte le qualità che possiede, direi che mi ha lasciato decisamente soddisfatto l'approccio esplorativo, basato globalmente su uno spazio moderato nelle dimensioni ma gestito in maniera brillante tra backtracking ed enigmi che man mano permettono di avanzare e collegare varie location della magione, ricordandomi a più riprese lo stile del primo Resident Evil. Interessantissima anche l'applicazione della camera obscura, non per niente diventato primo simbolo della serie.




8° - Haunting Ground

L'erede spirituale dei Clock Tower, nonché, assieme al gioco appena più in alto, quella che considero la mia personale sorpresa dell'anno. Personalmente mi permetto anche di dire che, alla pari del primo Clock Tower uscito su SNES, surclassa nettamente in tutto i capitoli della seria cui fa riferimento. Davvero, un survival horror che non pensavo potesse essere di un simile livello e che invece mi ha colpito moltissimo. Sublime è l'atmosfera del Castel Belli, qualcosa di meraviglioso sia artisticamente che nel level design, così come inquietante è la crudezza con cui la bellissima Fiona viene tormentata e costantemente inseguita dai brutali abitanti di questa antica roccaforte. Menzione speciale poi al coraggioso Hewie, un grande compagno di viaggio a cui non si può che voler bene. Che dire, una perla che veramente suggerisco di provare, merita tantissimo.




7° - Jeanne D'Arc

Come menzionato in precedenza, questo è stato il secondo colpo di fulmine che mi è capitato quest'anno. Sarà che ho un debole marcato per gli strategici a turni, specialmente se di ambientazione medievale come i Fire Emblem, ma ho trovato in Jeanne D'Arc un giocone, nonché probabilmente uno dei migliori che ho giocato riferendomi al genere. Personalmente, trovo sia stata un'idea geniale portare la storia di Giovanna D'Arco (con anche diverse comparse come figure storiche) sfruttando poi il gioco per creare una "autre histoire", con colpi di scena e momenti spettacolari. Colpisce particolamente poi la maestria con cui Level-5 ha reso solidissimo il sistema di turni e le meccaniche legate al positioning durante gli stage, con battaglie tostissime e letteralmente tarate al singolo turno. Una perla di enorme qualità che sono contento di aver giocato e consiglio, in questo caso in modo particolare, vista la sua purtroppo modesta notorietà.




6° - Ninja Gaiden

Non è stato un anno di sole soprese, ma è stato soprattutto caratterizzato dal recupero di grandi classici, come il qui presente viaggio di Ryu Hayabusa. Ritengo su Ninja Gaiden ci sia poco da obiettare,
probabilmente è il miglior hack 'n slash che ho giocato finora (seppur ammetto di averne giocati davvero pochi), impegnativo e tosto come nessun altro di cui ho avuto esperienza ma soprattutto rewarding e stimolante come pochi. Combattimenti contro demoni, umani, l'atmosfera in ogni stage, l'esplorazione della città, le OST, i boss (gif e audio spammati per una certa battaglia si sono sprecati con Luca asd ), tutto in Ninja Gaiden funziona alla grande, ed è palese come sia diventato un classicone e punto di riferimento nel genere per tutte le enormi qualità che possiede.




5° - Resident Evil 2 e 3

Qui baro un po', ma davvero ancora adesso non ho idea di quale dei due preferisca, motivo per cui ecco nella medesima posizione i due capitoli che seguono i fatti di Villa Spencer. Se col primo erano stati definiti degli standard percisi per il genere survival horror, coi seguiti non si è fatto altro che estendere quei concetti con un miglior intreccio narrativo, come RE2 dimostra, e anche un'esplorazione alternativa nel mezzo di una Raccoon City deserta e preda dell'assalto di Zombie, come avviene in RE3. Sicuramente devo una particolare menzione di merito a RE3 e il suo principale villain: il micidiale Nemesis, dotato di un'intelligenza artificiale che stava senza dubbio avanti coi tempi. In futuro mi dedicherò anche ai relativi remake, per verificare come Capcom abbia ripreso in chiave moderna due titoloni di questo livello.




4° - Tombi!

Podio appena sfiorato per Tombi, titolo che ammetto di non avere trattato benissimo, dopo averlo droppato praticamente due volte (facendo di conseguenza infuriare il povero Luca rotfl ), ma quest'anno mi sono deciso e l'ho portato con enorme soddisfazione al 100%. Anche di Tombi c'è poco da aggiungere, per cui mi limito a sottolineare quanto sia un capolavoro e una droga totale. Direi, senza esagerare, che è uno dei mix di generi più riusciti della storia, un gioco che unisce caratteristiche di esplorazione e combattimento tipiche dei metroidvania a sidequest e gestione dell'inventario che richiamano molto il mondo dei giochi di ruolo. Tanto di cappello alla, purtroppo sfortunta, Whoopie che ci nel lontano 97 ci donava questa meraviglia.




3° - Elden Ring

Il primo gradino del podio va all'ennesimo capolavoro made in From, che sforna ancora una volta un titolo destinato a rimanere nella storia. Dalla direzione artistica e worldbuilding indubbiamente tra i più riusciti nel media, non c'è dubbio su quanto sia soddisfacente esplorare in Elden Ring, ritrovarsi a osservare da lontano castelli imponenti, roccaforti o rovine ed essere attirati da una genuina curiosità che motiva costantemente l'esplorazione nelle Lands Between per decine, se non centinaia, di ore. Ci si metta poi il collaudato sistema di combattimento e ruolistico dei Souls, con la classica lore raccontata mediante la scrittura di George Martin e ciò che ne esce fuori è un viaggio che difficilmente potrà essere dimenticato.




2° - Silent Hill

La medaglia d'argento va alla nebbiosa ed agghiacciante cittadina di Silent Hill, l'avventura che in assoluto mi ha messo più angoscia e a tratti, devo dire, genuina paura. Incredibile come un gioco riesca a suscitare emozioni così potenti, al punto da far montare ansia al momento in cui si apre una porta o addirittura a tirare un bel sospiro di sollievo quando, per esempio, quella stessa porta è chiusa a chiave, impedendo di entrare in contatto con qualunque mostruosità si celi oltre. Questo in sostanza è Silent Hill, ciò che mi ha suscitato dall'inizio alla fine e sicuramente non ha aiutato l'atmosfera nebbiosa o le sezioni al buio all'interno dei, se così possono essere definiti, dungeon. Ma è per questa sua potenza che merita di essere nelle posizioni più alte tra le esperienze che ho vissuto quest'anno, perché oltre la paura che inevitabilmente assale chi gioca c'è un gioco che sa trasmettere tantissime emozioni di portata travolgente.









Prima di rivelare il GOTY, alcune menzioni d'onore:


- Prey

Come sempre, anche in questa top ci sono dei grandi esclusi e primo tra questi è Prey. Dai tantissimi pregi, tra cui un'atmosfera mozzafiato, una narrativa superba, arricchita da colpi di scena e momenti spettacolari, e la stazione di Talos I. Prorio per quest'ultima brilla l'intera opera, per il sublime level design e la libertà totale di approcci in termini esplorativi.




- Illusion of Gaia

Un grande action JRPG che nel '93 sui aggiunse al ricco parco titoli SNES. Dalla notevole solidità nel combat system e nel level design dei dungeon, mi ha colpito vedere riprodotti vari monumenti realmente esistenti, come l'Ankor Wat o la muraglia cinese giusto per fare un esempio, in forma di dungeon, e anche veder trattate tematiche sul profilo religioso.




- Parasite Eve II

Non mi ha lasciato convinto come il prequel, sinceramente, ma riconosco comunque i diversi pregi di questa seconda avventura di Aya, che con un tratto tendente più verso i Resident Evil (tank controls e telecamera) ha caratterizzato con più decisione il lato esplorativo, che invece nel primo capitolo seguiva canoni più simili ai JRPG Square di allora.




- Muramasa: The Demon Blade

Un titolo che mi suscita curiosità da diverso tempo, ed effettivamente mi ha convinto più di quanto immaginassi, specialmente sul lato combattimenti, dunque la gestione delle katane con la loro durabilità, ed esplorazione, con quest'ultima che mi ha piacevolmente spizzato, poiché caratterizzata da aree interconesse.




- Kameo: ELements of Power

Ultima menzione per Kameo, classicone della XBOX 360 ed ulteriore prodotto che certifica come Rare fosse veramente più che all'avanguardia sin dai suoi albori. Kameo è un gioco che visivamente si fatica a credere risalga a 15 anni fa ed è un vero piacere da giocare, semplice in apparenza ma di non trascurabile complessità quando si tratta di enigmi ed esplorazione.












1° - Resident Evil: Code Veronica X

È con estremo piacere che quest'anno nomino come GOTY il quarto Resident Evil, proprio l'ultimo che ha seguito lo stile dei classici prima del rivoluzionario quarto capitolo numerato: Code Veronica. Ad oggi, assieme al remake del primo capitolo è senza ombra di dubbio il mio RE preferito, nonché la summa perfetta di una serie che si impone sui predecessori sia sul piano narrativo che ludico. Si tratta infatti del più longevo ed impegnativo tra i classici, ma anche di quello narrativamente più corposo, dai personaggi più brillanti e un raccordo perfetto tra i primi tre capitoli che addirittura pone le basi per l'espansione della lore del primo RE, la quale avverrà appena due anni dopo col rebirth del capostipite.
Un level design che dimostra tutta la maturità acquisita coi predecessori, unendo lo stile "mansion-centrico", tipico del capostipite e del secondo, con sezioni aperte, come nel terzo capitolo. Si arriva così a una formula, in mia opinione, totale. Probabilmente sarà dovuto anche a questo il cambiamento di rotta del quarto capitolo, in effetti difficilmente una formula così granitica sarebbe potuta essere ulteriormente migliorabile.
In conclusione, veramente un capolavoro che meglio non poteva chiudere l'era dei RE classici.



E anche quest'anno siamo arrivati alla fine di questa tradizionale visual novel. Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui e auguro a tutti un 2023 pieno di soddisfazioni sia videoludiche che non! :D

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