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Gigetto

ha scritto una recensione su Mortal Kombat

Cover Mortal Kombat per Snes

Mortal kristmas

Il 1993 fu per me un anno assai triste, poichè anche se solo 15enne dovetti, dopo una lunga e devastante malattia, dire addio a mia mamma, che scomparse prematuramente.
Bella mazzata sulle palle, lo so, a te che vieni su questi lidi per qualche cazzata spensierata sui videogames, però cribbio, essendo per me i videogiochi delle piccole capsule del tempo dove ogni titolo è collegato ad un evento in particolare nella vita, questo è purtroppo l’evento che immediatamente collego alla versione per Super Nintendo di Mooortal Kooooombaaaaaaat (grido con la voce dello spot pubblicitario televisivo per sdrammatizzare).

Parlo in particolare di questa versione SNES perché al ritorno dai funerali (plurale? singolare?), dopo un’intera mattinata in chiesa tra frotte di persone che evacuavano qualsiasi tipo di fluido corporeo dai condotti lacrimali, guance appassite da mille baci e bacetti di gigalioni di parenti mai visti prima, strette di mano da tunnel carpale, pacche sulle spalle da ernia del disco, cataste di fiori bagnati che già iniziavano a marcire con un tanfo dolciastro e un prete che faceva girare il piattino delle offerte affinché l’anima di mia mamma salisse in cielo (!!!!!!!!!), mi trovai improvvisamente di ritorno a casa senza niente da fare.
La vita continuava insomma, e oltretutto era pure il giorno prima della vigilia di Natale.
E allora caspiterina, anzi Kaspiterina, c’è chi dice che ognuno ha il proprio modo di elaborare e reagire alle cose, dunque lasciai quella valle di lacrime che era casa mia e mi recai proprio là in quel piccolo negozio di elettrodomestici a conduzione familiare, dove un tempo mi copiavano per sole ventimilalire una SCATOLA DA SCARPE di giochi pirata per Amiga 500, ed acquistai la mia copia di Mortal Kombat, conversione Acclaim del celebre gioco della Midway che tanto avevo ammirato sui cabinati in legno delle sale giochi.

Rientrato a casa, ricordo ancora lo sguardo di chi, una volta realizzato che avevo acquistato un videogioco il giorno del funerale di mia madre, fece notare una caduta di stile dal “giusto” (ne esiste uno?) comportamento che sarebbe stato richiesto per l’occasione, visto che lanciare arpioni vestito da Ninja giallo al grido di COME HEEEERE!! mal si accostava al composto dolore che sarebbe stato opportuno mostrare.
Ma alla fine anche vaffanculo alla piccola borghesia, era quello il mio modo di reagire, era quello il mio modo di continuare a campare, anzi a Kampare e sopratutto il mio KAZZO di regalo di Natale (visto che in quell'occasione nessuno me ne avrebbe fatto uno) per un vero e proprio MORTAL KRISTMAS.

Per cui inserii la cartuccia nell’apposito slot made in Nintendo e il gioco immediatamente partì.

Anche senza sangue, (solo la versione Megadrive possedeva codici di sblocco per il Gore) MK era ugualmente divertente: Johny Cage tirava pugni sulle palle, alla faccia di Van Damme che non aveva voluto partecipare nonostante Tobias gli avesse dato il tormento per farlo (immagino il rimorso quando MK divenne un gioco ancora sulla cresta dell’onda dopo 32 anni), SubZero ghiacciava i nemici, Sonya Blade si pistava di botte con Kano e tutto filava come avrebbe dovuto… per quanto riguarda le Fatality (e qui la battuta sul fatto che per me questo titolo è legato ad una dipartita sarebbe d’obbligo), senza uno schema di combinazioni di tasti all’epoca era impossibile farne… però riuscii lo stesso a distrarmi, arrivando addirittura a completare il gioco sconfiggendo Shang Tsung e rimanendoci incollato per tutto il pomeriggio, mentre le voci digitalizzate annunciavano i combattimenti ed i vincitori, e mentre continuavo a sentire alle mie spalle lo sguardo truce di chi disapprovava tutto questo perché non conforme al manuale d’istruzioni per l’uso del lutto perfetto.

Oggi mia figlia di tre anni dice che sua nonna, che non ha mai conosciuto, mangia i crackers in cielo, e visto la correlazione nella mia testa con questo gioco, ho subito immaginato che si trattasse di KRACKERS.

Anni dopo vendetti la mia copia di MK per SNES comprata in una così singolare occasione in blocco insieme ad altri titoli come Final Fight o Turtles in Time (che a rivenderli oggi mi ci compravo una Panda) ed ancora oggi lo rimpiango.
Tra le altre cose.

8

Voto assegnato da Gigetto
Media utenti: 7

Gigetto

ha scritto una recensione su Huntdown

Cover Huntdown per Nintendo Switch

Cel'ho piu'gros-so del tu-oooo

Che cazzo di avventura sparafleshata di carneficina saltata in una fottuta padella con contorno di missili terra terra samurai-saiborg (scritto così è più fico) cani pitbull esacerbati al carbonio, punk iridescenti, cannoni da elicotteri da guerra imbracciati da bicipiti potenziati al cromo e vanadio mentre la voce di sottofondo del nostro eroe (da scegliere tra tre cazzutissimi cacciatori di taglie) che si intaglia nei frenetici minuti di gioco, con frasi da figlio/a di puttana indurito/a da mille scontri, il più delle volte esilaranti (il mio è più grosso del tuu-ooo oppure SPIACENTE, CE L'ho PIu' GROSSO IO) che sottofond...dano (?) alla morte, così subitanea e tangibile, che circonda tutto con un gran puzzo di napalm e vicolo sudicio di urina ed escrementi di topo, bagnato dalla pioggia di un atmosfera che pesca a piene mani da monoliti dell'estetica cyberpunk / criminale di un futuro come potevano immaginarselo negli anni 80, completamente imbottito alla saturazione di citazioni da Blade Runner, 1997 Fuga da New york, The Warriors, Running Man, Robocop, Rocky IV, Apocalypse Now, Predator, Demolition Man, ed ancora altri capolavori dei quali lascio la scoperta della citazione. I cacciatori di taglie sono uno più fico dell'altro: JOHN SAWYER un cyborg dalla mascella metallica, che pare un tributo al glorioso TrapJaw dei Masters, dal potente colpo singolo a bassa frequenza di fuoco, MOW MAN un robot vero e proprio vestito come Harrison Ford in Blade Runner dal colpo singolo ad altissima frequenza di fuoco, e la mia preferita in assoluto, ANNA CONDA, versione al femminile di Snake ("Jena" in Italia) Plinsken, sboccata e violenta, psicopatica e furiosa, ironica ogni oltre limite del macabro e senza alcuna pietà, che sfoggia una pioggia di pallottole a scariche ogni due secondi circa.
Oltre a quelle di base, le armi che si possono raccogliere strada facendo sono di una grande varietà e sinceramente mi hanno dato ben più soddisfazione nell'usarle che in alcuni illustri sparatutto in soggettiva... per dirne solo una, il mega cannone (si trova una volta sola e con solo quattro colpi) capace di distruggere un blindato con un sol colpo, fa lamentare al cacciatore di taglie di turno che nonostante sia esilarante fare fuoco questi si sia incrinato alcune costole durante l'uso.
Dovrebbe giocarci chiunque ami i giochi arcade, specialmente con un ritmo alla Hotline Miami (si muore e si ricomincia così velocemente da farsi girare la testa), del resto c'è lo zampino di Devolver, no anzi ho scritto una cazzata, o forse no non mi ricordo, mia figlia sente Mary Poppins che canta SUPERCALIFRAGILISTICHESPIRALIDOSO e io penso alle budella dei gangster della banda dei Cyber Ninja che schizzano via spatafleshate da un missile contro il muro. Vabbè, vale la pena giocarlo AZZAROLA.
Personalmente l'ho finito con tutti i cacciatori, mi sono in particolare goduto la terza run con Anna Conda, che mi ha fatto spaccare dalle risate con le sue battute al vetriolo in fiamme, ma niente, non riesco a smettere, continuo a giocarci ricominciando ad usare John Sawyer.
Bello, bello, bello.

Gigetto

ha scritto una recensione su The Hobbit

Cover The Hobbit per C64

The hobbit is on the table

Da sempre sostengo che l’elemento chiave per parlare inglese abbastanza bene da poterci lavorare, coltivare amicizie e litigare sui forum e di persona, godere di produzioni come giochi, film in lingua originale, show come Angry Nintendo Nerd e Nostalgia critic, e soprattutto avere l'occasione di fare il CRETINO con le straniere, sono giochi come lo Hobbit e il loro sistema di input chiamato "text parser".
Tale sistema di gioco prevede un cursore che attende lampeggiando che il giocatore scriva qualcosa dopo aver letto la sommaria descrizione di quello che sta accadendo in questa o quella scena del gioco, sapientemente illustrata con una grafica oltremodo scarna, fatta per lo più con i caratteri tipografici.

L’unico modo per giocarlo, visto che il tutto era completamente in inglese ed io ero un bimbo di otto anni che ignorava perfino cosa significasse THE PEN IS BLUE, era munirsi di un pesante vocabolario cartaceo e cercare tramite la traduzione di parole chiave di capire anche solo lontanamente le descrizioni e poi imparare alcune parole chiave per sperare di progredire nel gioco, da inserire poi con una sintassi anche più elementare di quella usata in una ricerca su Google:

PRENDI SPADA

APRI PORTA

VAI EST

o per i più sosfisticati

UCCIDI IL DRAGO CON LA SPADA

se la frase conteneva le parole chiave presenti nel database del gioco si veniva ricompensati con lo sblocco di qualche evento, fino a che la schermata non veniva risolta e si passava alla successiva.

Più avanti, seguirono produzioni come le prime avventure grafiche della Sierra su PC, che portavano l’utilizzo del text parser ad un livello successivo, unendovi anche animazioni, oltre che una grafica più sofisticata e l'uso del mouse;
ricordo però che non sapendo neanche cosa fosse un pc all’epoca, la prima volta che vidi un videogame con una meccanica simile (rimanendone estasiato) fu nella scena iniziale del film “BIG” con Tom Hanks del 1988, nel quale la sua versione adolescente gioca un videogame fantasy, credo inesistente per non pagare diritti a nessuno, proprio con gli stessi meccanismi
"MAGO, LIQUEFATI"
"Con cosa lo vuoi liquefare?"

Cimentarsi su giochi del genere portavano a mesi di ricerca sul vocabolario con centinaia di pagine sfogliate alla ricerca di parole come SPADA, SCUDO, DRAGO e ARMATURA, a cui dare avidamente la caccia con la punta dei polpastrelli, lasciando poi nel proprio DNA un primo approccio con una lingua straniera, assolutamente importantissimo per il successivo studio successivo a scuola

Essendo poi questo tipo di giochi sul Commodore 64 programmati in BASIC, era anche possibile (come scoprì mia sorella all’epoca), usare il tasto RUN/STOP per uscire forzatamente dal gioco tornando al Basic, e con il semplice comando LIST accedere a tutto il programma del gioco stesso, ed all’agognata lista di parole chiave presente nel rudimentale database. Ma perfino così, bisognava avere almeno un’idea di cosa significassero le parole, per capire dove e quando inserirle.

Evitare di imparare qualcosa era quindi IMPOSSIBILE neanche barando, rendendo giochi come Lo Hobbit dispositivi con i quali rivoluzionare il sistema scolastico… cosa che ovviamente non avvenne mai, relegandolo insieme a qualsiasi altro gioco nel gruppo dei “giochetti del computer”, che venivano percepiti dai genitori dell’epoca solo come un’enorme perdita di tempo, che invece stavano segretamente imparando una lingua, alla faccia loro.

Apprendimento a parte e tutto sommato però, il gioco era comunque abbastanza una palla mortale, e il fatto di incaponircisi sopra era dovuto sopratutto alla mancanza di alternative; erano infatti giorni nei quali se spendevi i soldi di nonna per il videogioco sbagliato, lo giocavi lo stesso (e zitto) anche se era orrendo, perché sapevi che sarebbero passati mesi e mesi prima di vederne un'altro... forse è per questo trauma che oggi molti dei giochi che compro rimangono avvinti dal cellophane, appollaiati su una mensolina da me ribattezzata POI CI GIOCO DOPO.

5.7

Voto assegnato da Gigetto
Media utenti: 5.7

Gigetto
Cover Barbarian II: The Dungeon of Drax per C64

Un giorno del 1980 e qualcosa, trovai una delle cassette pirata esposte senza ritegno nel mio negozio di elettronica di fiduZia che ostentava impudicamente l'immagine di due bonazzi, lui e lei, in vestiti succinti (praticamente in intimo di pelo e metallo) stretti in un lascivo abbraccio maschioalfistico (termine coniato per questa recensione).
La copertina sembrava difatti gridare a squarciagola le parole BOTTA, ASCIA, CAZZOTTO, MUSCOLI = DONNA sfoggiando in modo assai coerente, sopra tutto questo, il titolo "BARBARIAN".
Pur non avendo alcuna idea su come sarebbe stato, tirai fuori le solite 10 mila lire di nonna (pace all'anima sua, sponsor della mia vita videoludica infantile e adolescenziale) e lo acquistai.
Che lo dico a fare, il gioco era bellissimo, con animazioni e scenari che sembravano uscire dal film "Conan" del 1982 di John Milius con il governatore della California che fletteva i muscoli in pose machiste.
Teste mozzate, goblin che blateravano calciandole fuori dallo schermo, tanti nemici (anche se tutti uguali al protagonista se non fosse per l'uso di una t-shirt di colore sempre diverso), una principessa da salvare (BOTTA) e uno scontro finale con il mago Draxx.
Assolutamente epico.
L'unica cosa che mi dispiacque un pò, estremamente legato all'elemento narrativo com'ero già da ragazzino, è che fosse un picchiaduro ad incontri con poca varietà, e fantasticai su come sarebbero potuto essere le gesta del protagonista in un mondo grande pieno di creature, avversari e mostri orripilanti propri di un'illustrazione di Boris Vallejo.
Evidentemente non fui il solo a fantasticarne, perché l'anno dopo uscì il seguito, che riuscì a superare queste fantasie creando una perla assoluta nella storia dei videogiochi.

La copertina era stata aggiornata in due versioni: una esponeva stavolta solo il Barbaro che puntava minaccioso l'ascia verso di noi (PUGNO!), probabilmente per le lamentele dei genitori che non vedevano di buon occhio che i propri figlioletti si facessero regalare un gioco dove in copertina c'erano un uomo ed una donna in mutande sensualmente avvinghiati l'un l'altra, mentre l'altra ritraeva finalmente la principessa (interpretata in foto dall'allora celebre (??) Maria Whittaker) ormai non più vulnerabile damigella in pericolo, ma ora divenuta una guerriera tosta come la leggendaria Lagertha Lothbrok, o come il personaggio di Torvi, ex moglie di Iarl Borg e compagna di Bjorn, che in una scena si vede morta trafitta da frecce e poi in quella successiva vestita da sera che parla amabilmente con le sue amiche... ma che cavolo???!!

La possibilità di scegliere se giocare impersonando il barbaro o la principessa, era appunto il giusto preludio alla grandezza del titolo: Barbarian 2 è ESILARANTEMENTE divertente.

I livelli sono fondamentalmente solo tre, ma sono vasti, tanto da aver bisogno di una bussola per orientarvicisivicisi, e molto diversi tra loro: lande desolate esterne, il labirinto sotterraneo di grotte, e infine il castello di Draxx, con i suoi spaventose prigioni piene di roba strisciante e guardie dai sinistri infradito.
Ogni livello contiene una pletora di nemici completamente diversi tra loro in design ed attacchi, nonché reazione ai nostri colpi: strappare il cuore del dungeon master con un colpo d'ascia ben assestato non ha prezzo, così come mozzare il capo del cavernicolo approfittando della sua distrazione mentre sta ridendo di noi, mentre spezzare a metà il collo dei polli mutanti è ancora soddisfacente anche dopo trent'anni.... aaah che ricordi sontuosi.

Sequenze di animazione meravigliose come il nostro personaggio che tenta disperatamente di non perdere l'equilibrio sul ciglio di un baratro senza fondo, sempre che da questo non fuoriesca un tentacolo che lo afferri e lo proietti chilometri in profondità in fondo per divorarlo con le terribili mascelle del Lovecraftiano mostro a cui appartiene, mentre le animazioni delle mosse di combattimento sono fondamentalmente le stesse, sempre ottime, del primo episodio.

Assolutamente una perla scintillante che la Palace Software ha voluto regalare, là dal suo antico indirizzo di Caledonian Road, che ancora ricordo dopo tutte queste decine d'anni, per via della cartolina che trovai nella scatola originale del secondo capitolo, che la mia cantina ingoiò obbligandomi a ricomprarlo su Ebay, facendo sparire la mia copia originale per sempre in un multiverso strano e misterioso, in cui finirono altri videogame da me posseduti e mai più ritrovati, come Alien Breed per Amiga, Ninja Spirit su cassetta e Nineteen per Commodore 64.
Vabbè, quest'ultimo era proprio una ciofeca ingiocabile.

10

Voto assegnato da Gigetto
Media utenti: 10

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