Il bianco e il nero.
Non è un gioco in bianco e nero, è un gioco bianco e nero. Poi ci sono le pallide scale di grigi che vanno a definire gli effetti di luci. Il mondo di LIMBO e i suoi abitanti sono rappresentati come siluette su sfondo bianco, quest’ultimo ci appare spesso accecante ma anche così sporco da lasciarci inquieti. La grafica del gioco distrugge il realismo ricercato e scarsamente ottenuto da troppi giochi Next Gen e sostituisce ad esso un impulso tutto mentale perdendo ogni contatto con la realtà.
Ombre in un limbo senza anima, l’unico ad averla è il protagonista e lo sappiamo perché nei suoi occhi vibrano, malgrado tutto, due pallide lucine. Tutto inizia in una selva oscura di dantesca memoria per poi trovarci in un complesso mondo di ingranaggi e un’ambientazione tristemente contemporanea. Un’esperienza grafica e sonora che lascia a bocca aperta per quanto tutto rimanga oscuramente sospeso tra l’angoscia e l’onirico.
Un viaggio in un universo fatto di trappole e tranelli sempre più crudeli, come la nostra vita. Il nostro peregrinare per questo mondo avrà una sua fine, non ho intenzione di rovinare il finale a nessuno, vi basti sapere che è uno dei più ermetici e sospesi che mi sia capitato di vivere in un Videogioco.