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Lux Veritatis
Cover Resident Evil 7 Biohazard per PS4

Evocativo quanto basta

"Resident Evil VII: Biohazard" è il secondo soft reboot della serie di Resident Evil che tenta di continuare la storia seguendo un altro tipo di approccio verso il giocatore. La visuale in prima persona non è una novità in questa saga, ma è la prima volta che la troviamo in un capitolo numerato che - secondo Capcom - continua da dove la storia era stata lasciata in "Resident Evil 6" (e quindi anche nel film canonico "Resident Evil: Vendetta").
Fatta questa premessa, va detto che questo capitolo è un miscuglio congegnale e ben pensato di vari cliché degli horror, alcuni di questi piuttosto stantii. Sembra citare (o prendere spunto da) diversi titoli come "Silent Hills", "F.E.A.R.", "Amnesia", "Alien: Isolation" e "Silent Hill 4: The Room".
L'orrore del videogioco ammicca al paranormale, senza però addentrarsi nel soprannaturale vero e proprio, dal momento che viene tutto inserito all'interno di un contesto più "scientifico" che "fantastico". Da qui, varie convulsioni da parte dei personaggi che sembrano richiamare alle possessioni diaboliche, il tutto derivante da una forma di "imprinting" dovuto a un fungo che la B.O.W. del gioco può usare a suo vantaggio.
Hanno inserito alcune ambientazioni che rimandano a Resident Evil, infatti la casa in cui è ambientato il gioco è stata costruita dalla stessa compagnia di George Trevor. Mi domando inoltre se la famiglia Baker non fosse già di suo pratica di magia nera, dal momento che anche lo zio di Zoe tiene pupazzetti Voodoo sparsi per casa.
La grafica è semplicemente discreta e non realistica quanto avrei voluto. Però, funziona tutto lo stesso. Vorrei solo dire alla CAPCOM che, quando un modello poligonale non è lavorato come si deve, è meglio evitare i primi piani (parlo di Marguerite Baker).
I mostri del gioco sono di una banalità così evidente che alcuni di loro tendono ad emulare vecchie glorie come i Licker dei primi capitoli. Pessimi davvero; Si poteva fare di meglio.
I DLC presenti nella Gold Edition (quella in mio possesso) espandono la storia, anche se "Non un eroe" è stato veramente atroce da giocare, ma penso dipenda dai gusti di ognuno. "La fine di Zoe" è divertentissimo da giocare, ma è di un trash sconfinato, quindi non aspettatevi chissà quale velleità artistica à la Resident Evil, perché il rischio è quello di trovarsi in una puntata di "Walker Texas Ranger" con il nonno di Heidi che mangia locuste come Timon e Pumbaa e fa wrestling con i mostri gelatinosi del gioco. Boh. Vi voglio ricordare che questa roba è canonica, dal momento che serve a svelare che fine farà uno dei personaggi più importanti del gioco.

Verdetto finale?
Lo consiglio a tutti gli amanti dell'horror videoludico, anche a quelli che non hanno mai amato Resident Evil. C'è qualche legame evidente, seppur insufficiente a renderlo un vero Resident Evil; si può dire però che ci si trova di fronte a un vero survival horror.

Ah, e ridatemi il vero Chris Redfield, quello muscoloso e "ignorante"; non quel fotomodello biondo cenere.

8

Voto assegnato da Lux Veritatis
Media utenti: 8.6 · Recensioni della critica: 8.9