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Michele Shepard

ha scritto una recensione su Agents of Mayhem

Cover Agents of Mayhem per Xbox One

Senza ambizione

Mayhem, termine che può essere tradotto con “confusione” o “distruzione”, non è certo un gran bel nome per una società di vigilanti che ha come scopo principale quello di fermare la malvagia (al limite della macchietta) organizzazione LEGION dalle sue aspirazioni di controllo mondiale. Il termine però ben descrive quello che è questo gioco: un forsennato grido al macello e alla confusione. Ma tutto ciò si può convertire anche in divertimento?

Sviluppato dagli statunitensi Volition e distribuito da Deep Silver, Agents of Mayhem raccoglie in parte l’eredità della fortunata saga di Saints Row, con cui condivide il mondo della finzione e alcuni personaggi. La trama è quella già citata nella premessa. Reclutati da una misteriosa femme fatale di nome Persephone e dal suo sensuale accento francese, i dodici agenti Mayhem dovranno demolire pezzo per pezzo il ramo della Legion che ha allungato le sue mani sulla città di Seoul. La struttura di gioco è open-world, la trama si sussegue in una lista di episodi, e a contornare il tutto ci sono missioni secondarie personali degli agenti e qualche incarico riempitivo qua e là (si va dal recupero di un veicolo al ripulire un covo nemico). Già dopo un paio di ore si presenta dinnanzi al giocatore il più grande e fastidioso difetto del gioco: la ripetitività. Le cose da fare sono sempre le stesse, si tratti di attacco, difesa, corsa a tempo, tutto si basa sull’eliminazione dei nemici, che arriveranno a orde sempre più numerose e variegate man mano che si avanza nel gioco. Non importa il contesto narrativo, tra l’altro blandamente illustrato, se ridotta all’osso la meccanica è sempre la stessa. Un tampone a questa grave ferita è dato dai dodici agenti, tutti diversi tra loro, ben caratterizzati nell’aspetto e nella personalità. Il gioco permette al giocatore di selezionare un team di tre agenti interscambiabili in qualsiasi momento, e ci vorranno diverse ore per trovare la propria squadra ideale.
Chi vi parla non è un grande appassionato di multiplayer, ma l’aggiunta anche di una semplice co-op a questo titolo, forse avrebbe dato un po’ di lustro a un gameplay che diventa noioso dopo davvero poco tempo. L’aggiunta di numerose cose da sbloccare farà la gioia dei videogiocatori collezionisti.

AofM riprende da Saints Row la sua carica esagerata e umoristica, ma manca di mordente. I villain sono troppo stereotipati per essere divertenti (tranne uno, ma è sfruttato per pochissimo tempo), la trama è piatta e sembra solo sfiorare il mondo di gioco. Gli agenti hanno qualche interazione tra loro, ma mancano i sentimenti che possono portare ad unire la squadra, e le motivazioni personali di ognuno sono liquidati in tre righe sbloccabili dopo aver raggiunto un certo livello. Non ci sono missioni memorabili o momenti epici, la colonna sonora è pressoché assente al di là di quella alla fine di ogni episodio.
Fatti i conti con questi difetti, le meccaniche di gioco sono solide e la struttura mordi e fuggi delle missioni permette un divertimento senza pensieri che può essere utile come antistress o semplice passatempo, ma se cercate qualcosa di più complesso guardate altrove. Questo gioco è un semplice spara-spara dalle esplosioni facili, senza pretese, e credo che le intenzioni degli sviluppatori fosse proprio quello di non andare oltre a questo.

Sulla grafica nulla da dire. L’ambientazione e i modelli cartooneschi dei personaggi sono ben fatti, il frame-rate è stabile anche nelle fasi più concitate. Buoni gli intermezzi a cartone animato tra un episodio e l’altro.

Peccato, il gioco non è malvagio, e le sue potenzialità le aveva. Soffre, purtroppo, delle scarse aspirazioni degli sviluppatori, che potevano osare un po’ di più e creare qualcosa di veramente originale.

7

Voto assegnato da Michele Shepard
Media utenti: 4.5 · Recensioni della critica: 7.7

Michele Shepard
Cover Mass Effect: Andromeda per Xbox One

Una nuova galassia, una nuova avventura

L'ultimo lavoro di casa Bioware può definirsi in tutto e per tutto una space opera, anzi, forse è il titolo che più si avvicina a quel sottogenere della fantascienza. Chi scrive è un estimatore della saga di Mass Effect sin dal suo esordio e, pur riconoscendone tutti i difetti, non è mai riuscito a trovare niente di simile nel panorama videoludico, sia per quanto riguarda la profondità dell'universo narrativo, che per quanto riguarda la sceneggiatura, le caratterizzazioni dei personaggi, il tatto con cui vengono approfondite le vicende. Mass Effect Andromeda è all'altezza dei suoi illustri predecessori? Sicuramente sì. È migliore della prima trilogia? Troppo presto per dirlo (servirebbero Andromeda 2 e 3). Ma entriamo nel dettaglio.

Questa volta Bioware si è presa un bel rischio. Cambiare completamente l'ambientazione di una saga, dopo così tanto successo, è ammirevole; della via Lattea ci saranno soltanto dei lontani richiami: ambientato circa seicento anni dopo il primo Mass Effect, la saga si trasferisce in una nuova galassia: Andromeda. Il protagonista, uno dei due gemelli Ryder, è un membro della spedizione incaricata di creare una nuova casa per l'umanità; il nostro inesperto eroe si ritroverà al comando dell'impresa dopo un poco fortunato primo incontro con il nuovo habitat. Nelle prime fasi di gioco, la storia prenderà la mano del giocatore facendolo rendere conto dell'importanza del suo ruolo: esplorare nuovi mondi, renderli migliori per le specie della via Lattea, difendere gli avamposti, organizzare le poche scorte iniziali, scoprire i misteri di un'antica razza che sembra tenere in mano le redini della galassia. E quando lascerà la mano, sarete voi a gestire tutta quanta la baracca: questa è la storia dell'ascesa del Pioniere. I pianeti esplorabili, sette in totale, sono abbastanza differenziati tra di loro e ospitano una ricca offerta di incarichi da portare a termine. Stavolta Bioware si è impegnata di più: moltissime tra queste missioni sono più che semplici riempitivi, al contrario del precedente lavoro, Dragon Age Inquisition. In Andromeda saremo di nuovo capaci di girovagare a bordo di un veicolo: il Nomad, che, anche se disarmato, compie il suo dovere e l'esperienza non è mai frustrante.
Focalizziamoci sull'aspetto chiave della saga, e anche di Andromeda: storia e personaggi. La trama principale non è molto lunga ma riesce ad avere uno svolgimento appagante e ben distribuito durante l'esperienza di gioco. Niente finali deludenti, stavolta, questo possiamo dirlo. Il tono non è oppressivo come nella vecchia trilogia, ma riesce comunque a tenere alta l'asta dell'attenzione e i kett, il nuovo nemico, sono affascinanti forse anche per il fatto che è lasciato un certo alone di mistero per quanto riguarda la loro descrizione; sono una minaccia potente che non va sottovalutata, soprattutto perché non si sa fino a che punto possono arrivare (un po' come i razziatori). Un altro grande pregio della vecchia trilogia era sicuramente la caratterizzazione dei personaggi. Mass Effect Andromeda non è da meno; i compagni e l'equipaggio della Tempest (la nostra nuova e scintillante nave) sono personaggi pieni di umanità, anche quando si tratta di esseri di nuove razze. Il team di sviluppo si è voluto soffermare molto sull'unione del gruppo con molte scene di intermezzo tra le missioni, alcune veramente ben scritte, altre purtroppo non molto riuscite. Alla fine del gioco comunque, la compagnia del nostro Pioniere inizia già a mancare.

Parliamo ora del gameplay. Ancora più brusca è stata la virata verso l'action: i combattimenti sono più rapidi della media del genere. L'azione è dinamica, costringe a saltare, schivare, a non rimanere fermi insomma, complice anche l'IA dei nemici che compie spesso manovre di aggiramento e diversivi. Tutti i fronzoli sono stati tolti, tra cui anche la possibilità di dare ordini ai compagni di squadra. Se ne sente la mancanza ma in effetti con questo nuovo volto dei combattimenti sarebbe stato impossibile conciliarli con il ritmo di gioco. I poteri non sono mai stati così divertenti da vedere e da usare. Abbastanza approfondito è anche il sistema di crafting delle armi e delle armature (queste ultime con poca varietà di design, purtroppo).

E ora si passa alla questione spinosa: il comparto grafico. I difetti ci sono, è innegabile; glitch e bug capitano qualche volta, nulla che renda il titolo ingiocabile, sia chiaro, ma comunque restano e sono vistose come delle macchie su una camicia appena lavata. Le animazioni facciali (migliorate dopo la patch 1.05) erano indubbiamente non all'altezza di un gioco dal così alto budget. Ma è anche vero che questi difetti spariscono di fronte alla vastità dell'offerta, come gocce in un oceano, verrebbe da dire. Alle animazioni facciali si fa presto l'abitudine e non sono comunque un aspetto in grado di rovinare davvero un'opera di queste dimensioni. La qualità delle ambientazioni e dei panorami mozzafiato, gli effetti particellari delle esplosioni e dei poteri tolgono ogni dubbio riguardo al comparto grafico: non è perfetto, ma molto più che buono.

Nelle settimane prima e dopo la sua uscita c'è stato un gran parlare di Mass Effect Andromeda. C'è qualcuno che si strappa i capelli, gente che addita la bruttezza dei personaggi femminili a piani elaborati dalle organizzazioni femministe o LGBT (non commento) e molti altre persone che non vale la pena citare. A tutti quelli che non l'hanno ancora fatto do un consiglio: non ascoltate nessun commento e giocatelo. Se non siete convinti aspettate che scenda di prezzo, ma giocatelo, soprattutto se siete appassionati di fantascienza. Perché Mass Effect, e Andromeda in particolare, è la quintessenza della fantascienza e della sua parte più classica, fatta di stelle e alieni, astronavi e raggi laser; è il gioco che tutti abbiamo sognato da bambini. C'è il sense of wonder e solo questo dovrebbe bastare per convincervi ad acquistare il biglietto d'ingresso.

9

Voto assegnato da Michele Shepard
Media utenti: 7.6 · Recensioni della critica: 8.2

Michele Shepard
Cover Max Payne 2: The Fall of Max Payne per PC

"La regola del buco: Non importa quanto tempo ci metti a uscirne, puoi sempre ricaderci in un istante."
Nell'ormai lontano 2003 usciva Max Payne 2, il seguito di uno dei giochi più innovativi per quanto riguarda il genere action/sparatutto. A circondare il suo ritorno c'è una storia noir dai toni ancora più dark del predecessore, ma anche più personale; ci ritroveremo infatti a scavare nella psiche del nostro eroe, tormentato detective che ricorda molto i protagonisti dei romanzi hard-boiled dei romanzi anni '50, e a sbrogliare un intricato mistero che lo vede coinvolto sia come cacciatore, sia come preda. In questo capitolo è stata introdotta anche una protagonista femminile, Mona Sax, giocabile in alcune sessioni del gioco; risulterà più agile di Max, ma allo stesso tempo meno resistente ai colpi.
Sono stati fatti passi avanti in quasi tutti gli aspetti, dalla grafica, al gameplay, adesso molto più raffinato ma anche più spettacolare. Nota di demerito per la durata, esigua (7 ore al primo livello di difficoltà) ma forse giusta per un gioco di questo tipo.

8.5

Voto assegnato da Michele Shepard
Media utenti: 8.8 · Recensioni della critica: 9

Michele Shepard

ha scritto una recensione su Dragon Age II

Cover Dragon Age II per Xbox 360

Rimane una spanna sotto Dragon Age Origins, ma la storia, seppur diversa, risulta avvincente. Il vero punto di forza di questo sequel sta nella caratterizzazione dei personaggi: ciascuno ha una propria personalità e una propria opinione che può anche accendere contrasti all'interno del gruppo. Il gameplay è semplificato rispetto a quello di origins, più incentrato sulla spettacolarità. Insomma, se cercate un gdr con una storia profonda e soprattutto un mondo ben costruito, Dragon Age II fa per voi. Se siete puristi del gdr old-school e preferite difficoltà e tatticità, magari potreste ugualmente concedergli una prova.

9

Voto assegnato da Michele Shepard
Media utenti: 8.1 · Recensioni della critica: 8.6

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