Questo è survival horror
Mai ho provato nella mia vita un terrore videoludico del genere. Dopo aver giocato a luci spente e da solo davanti la tv, ho provato dentro di me paura. Ogni rumore, ogni ombra, mi facevan tremare. Questo perché non c’è altro orrore sulla piccola PlayStation che abbia queste atmosfere. Nessun orrore è mai stato così silenzioso e nascosto nella nebbia.
Ho provato Silent Hill dopo aver giocato Resident Evil, quindi per me il confronto è d’obbligo e se da un lato abbiamo un sorprendente horror all’americana pieno di enigmi e e zombie a cui sparare in testa, da quest’altro lato c’è quello che mai mi sarei aspettato. Si perché un sorprendente survival horror chiamato Resident Evil, con anche questo interessanti colpi al cuore, poteva essere superato solo da un ottimo survival horror che è tutta angoscia e disperazione.
Qui non ci sono poliziotti speciali, task forces, esperimenti genetici, qui in, o meglio a, Silent Hill, c’è solo l’ignoto e questo ignoto è vissuto da noi che siamo un uomo qualunque, un padre che cerca disperatamente la figlia dopo un brusco incidente stradale e la vede in questa città immersa nella nebbia ma non riesce a raggiungerla. La nostra disavventura non solo ci porta si a conoscere personaggi strani ma bellissimi, sopratutto ci lascia da soli per molto tempo, girovagando per strade distrutte dove la fine è fin troppo profonda, costringendoci a trovare le giuste chiavi delle giuste case abbandonate per trovare qualche indizio e qualche strada alternativa che ci porti da nostra figlia. In un lungo pellegrinare risolvendo vari enigmi e cercando di evitare il più possibile mostri deformi di ogni genere, da cani con più carne fuori che pelo a mostri volanti che ci attaccano come aquile, passando per corpi senza braccia e mostri striscianti in tutta la città, in ogni palazzo, ogni struttura che non ci riserverà nulla, quando sentiremo piangere i bambini in una scuola abbandonata. Non importa in quale dei due mondi saremo in quel momento, che si alterneranno nel corso dell’avventura horror di Konami, sopravvivere è davvero la parola d’ordine. Per farlo possiamo aiutarci si con armi raccapezzate un po’ qui un po’ li ma sopratutto ascoltando quel maledetto e angosciante rumore bianco proveniente dalla nostra radiolina portatile, che potrebbe essere la nostra sola ultima speranza.
I ragazzi dietro questo progetto videoludico hanno sicuramente preso ispirazione da Alone In The Dark ma qui grazie a vari accorgimenti grafici e sonori è possibile definirlo il vero erede.
Tecnicamente parlando il gioco presenta dei full motion video bellissimi dove possiamo vedere i dettagli di ogni personaggio mentre nel gameplay vero e proprio ovviamente si riducono i poligoni ma questo non importa, la cinematica di alcune inquadrature, la nebbia costante (usata anche come argine del limite tecnico per permettere l’esplorazione delle strade senza troppi caricamenti), fanno dimenticare una conta di poligoni non troppo aggiornata ma sicuramente non una brutta grafica e sicuramente molto dettagliata nel complesso.
Il sonoro poi è perfetto in ogni situazione dal rumore dei passi al cigolio di una porta, ogni effetto ci accompagna nel nostro incubo nel migliore dei modi e consiglio anche l’uso di cuffie per immergersi ancora di più in questa atmosfera lovecraftiana piena di personalità e con anche molte citazioni a vari altri esponenti del genere letterari e cinematografici. Le musiche poi di Akira Yamaoka, nel sonno potreste riascoltarle e temere di essere per sbaglio entrati a Silent Hill.
Che dire, non do spesso il voto più alto perché sono abbastanza critico ma piccoli difetti a parte credo che nessun gioco potrà mai eguagliare questo primo capitolo, forse forse solo un secondo potrebbe, chissà.