ICO - Recensione

Sotto semplici e delicate melodie il dipinto di Giorgio de Chirico prende vita, sotto la guida del maestro Fumito Ueda, nel lontano 2001. ICO è il suo nome, così breve ma intenso e vasto.
Ico è poco più di un bambino quando viene allontanato dal suo villaggio e confinato in un enorme castello nella foresta. Motivo di tale gesto sono le sue bianche corna, viste come segno di sventura dal suo popolo. Nel castello viene rinchiuso in un sarcofago, come altri bambini che ebbero il suo stesso destino, segnati dalla diversità e dal timore che incutevano.
Inizia così un' avventura impossibile da dimenticare. Riuscitosi a liberarsi, inizierà l'esplorazione del castello da parte del bambino, che per un caso fortuito sarà accompagnato da una figura celeste, Yorda, una bambina fragile ed innocente. Entrambi cercano la via di fuga, la libertà oltre quelle mura e la voglia di cambiare il loro destino. Per avanzare nel gioco, il giocatore dovrà risolvere degli enigmi, per questo motivo viene data a Ico la possibilità di saltare, spingere, arrampicarsi e tirare, mentre Yorda può solo saltare. Scappare dal castello è difficile a causa delle ombre mandate dalla regina, la madre di Yorda, che cercheranno di condurre la giovane ragazza in un buco nero. Sarà compito di Ico tenerla per mano e combattere contro le bestie per salvarla dalla madre.
Ma cosa è veramente ICO?
E' qualcosa di vasto, allo stesso tempo vicino e lontano, una grande serenità, una grande purezza, molto vicina alla gioia che prova il convalescente quando si rimette da una lunga e penosa malattia. La copertina mostra i due protagonisti, presi per mano, che fuggono nel grande spiazzo vuoto, proiettando lunghe ombre sul terreno che rimandano ad una diversa dimensione metafisica, dimensione che riflette l'immagine del tempo e del suo trascorrere. Personalmente tendo a valutare ICO non come un videgioco, ne tantomeno come un opera d'arte. Esperienza. Una pura e semplice esperienza che rimarrà nel cuore di tutti i giocatori.