Lies of P – Recensione

Sviluppatore: Round 8 Publisher: NeoWiz Games Piattaforma: PS5 (Disponibile anche per PS4) Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 59,99€ Italiano: Sottotitoli

A Lies of P va riconosciuto innanzitutto un grande merito, ancora prima di scendere nel dettaglio dei suoi punti di forza e delle debolezze: è uno dei pochi giochi figli di FromSoftware, o almeno il più recente, a essere in grado di togliersi questa pesante catena e a camminare con le sue gambe. Non basta infatti qualche spunto di trama o delle dinamiche di gameplay riadattate per creare un action GdR scevro dall’appellativo di semplice copia di Dark Souls, servono delle idee coerenti e coese fra ogni reparto, artistico o di pura programmazione che sia.

Certo, l’opera prima di NeoWiz Games e Round 8 provata su PlayStation 5 non dice menzogne sulle sue ispirazioni – scadendo a volte in un guazzabuglio di molteplici elementi pescati qua e là – ma nel generale va vista come la libera interpretazione di più modelli che instaura delle sinergie continue attorno a un gameplay permissivo e insieme severo, preciso e meccanico (nel vero senso della parola), chiedendo di mentire o di morire.

Il soulslike di Pinocchio?

A proposito allora del debito nei confronti di uno o di un altro soggetto, è importante sbrogliare una prima matassa relativa al gioco: quanto c’è di Pinocchio in Lies of P? Abbastanza se si guarda il quadro d’insieme, ma basta andare oltre la semplice occhiata per comprendere l’intenzione del team sudcoreano, ovvero una rilettura quasi totale del celebre romanzo per bambini della fine del 1800, non mancando di ringraziare proprio Carlo Collodi.

Di Pinocchio è palese la riscrittura di alcuni personaggi, come la Fata Turchina qui nelle vesti di una guardiana del focolare, una sorta di Vergine delle Dita di Elden Ring memoria alla quale appellarsi per salire di livello. O come Geppetto, ora involontario artefice dei burattini impazziti che hanno raso al suolo Krat, l’epicentro della storia; più in particolare, incuriosisce e funziona il rapporto padre-figlio tra lui e P, con il secondo spinto (o costruito) ad assecondare le richieste del primo.

La sensazione è che NeoWiz Games e Round 8 siano riusciti a estrapolare e a rendere in forma di videogioco la loro chiave di lettura del romanzo ottocentesco, assicurandosi però d’inserirla in un contesto di vari altri rimandi, anche più interessanti da analizzare. Chiaro quanto azzeccato è infatti l’ossequio a Isaac Asimov e alla sua antologia Io, Robot, con le Tre leggi della robotica prese e messe senza quasi essere rimaneggiate, fornendo tanto contesto narrativo quanto perno dell’intero world building.

Umano, molto umano

Il merito accennato in apertura fa riferimento anche alla direzione della narrazione intrapresa dagli scrittori orientali, che invece di scimmiottare FromSoftware con una trama artificiosamente criptica, hanno preferito una storia più lineare. Non che manchino degli approfondimenti per chi sia interessato a questo mondo in rovina, dai collezionabili come documenti e volantini, passando per le descrizioni di ogni oggetto, enigmatiche eppure esplicative.

Se non fosse per quel braccio metallico che si trasforma in uno strumento di distruzione, P sarebbe equiparabile in tutto e per tutto a un ragazzo umano. Come tale infatti si risveglia da un sonno profondo, grazie a una farfalla che gli si posa sul petto e, come un essere in carne e ossa, viene mosso dalla curiosità verso l’uscita dal treno dove si trova. Ciò che si staglia davanti a lui è la stazione principale di Krat, prima definita città “del futuro! Del progresso!”, ora diventata un cimitero di persone meccaniche e organiche.

Lies of P

Nello scoprire i fatti che portarono a tale distruzione, viene a galla il Grande Patto, una sorta di metodo di gestione interna, per i burattini che ruota attorno a quattro principi (che faranno risuonare i fan dei lavori di Asimov): obbediscono al creatore; non aggrediscono gli umani; servono Krat e la sua gente; non possono mentire. Ebbene, la fu ridente metropoli è la dimostrazione di cosa accade se le regole vengono aggirate, con la bugia che assurge a timbro dell’umanità di uno o di un altro individuo.

Aggiustando gli elementi derivanti dal Pinocchio di Collodi, gli autori di Lies of P hanno sapientemente fatto diventare la bugia un’idea di design. Non solo il protagonista si distingue da qualunque altro essere artificiale grazie alla menzogna, ma le conseguenze di tale stratagemma scatenano una reazione a catena (che si palesa solo nelle battute conclusive) che si dirama in tre finali distinti. É stato il director Choi Ji-won a consigliare di scoprirli tutti per avere una visione più limpida della storia ed è plausibile che si tratti del loro modo d’intendere la rigiocabilità e il più classico New Game +.

Lies of P

Parametri e armi

Tra le classi di Dark Souls, Elden Ring o altri e gli stili di Lies of P la sostanza non cambia. Tre sono le Vie proposte dal gioco, ma nessuna di esse influenzerà tutta la propria campagna, rappresentando piuttosto un punto di partenza personale. Ci saranno giocatori che preferiscono una maggiore omogeneità tra le abilità e chi invece punterà alla forza bruta o alla rapidità. Per quest’ultima si scelga la Via del Bastardo, caratterizzata da uno stocco veloce e con la possibilità di realizzare un attacco pesante non caricato seguito da una schivata all’indietro. La Via dello Spazzino predilige la Forza Motrice, cioè lo spadone, la forza bruta e il desiderio di giocare sugli stordimenti. La Via del Grillo è infine quella equilibrata, fornita di una scimitarra che scala su Forza Motrice e Tecnica.

Onde evitare confusioni, è bene accennare alle sei statistiche presenti, che paiono mettere una pezza al problema parametrico riscontrato da molti appassionati in Bloodborne, volendo proseguire con i confronti. Il problema consiste però in uno scaling delle armi un po’ confusionario, sbilanciato ad esempio a sfavore dello stocco e a favore della Forza Motrice. Questo di fatto rischia di costringere il giocatore a piegare il proprio stile ai boss diversi. Sì, la varietà di armi e l’organo-P, un albero delle abilità separato dal quale potenziare rotolate, schivate e altro, sopperiscono degnamente. L’aspetto parametrico, tuttavia, avrebbe meritato uno studio più raffinato delle sue parti.

La complessità legata alla personalizzazione e ai potenziamenti delle armi è uno degli aspetti più riusciti di Lies of P, che stupiscono dapprima per la presenza di moveset unici. Quelle normali sono costituite da due parti: la lama che gestisce il danno inferto e l’impugnatura, a cui sono demandati moveset e scaling.

Dall’hotel e hub di gioco è possibile incontrare il fabbro e scambiare i pezzi di strumenti diversi, oltre a utilizzare le pietre di luna per aumentare il potere distruttivo della lama. Si potranno inoltre spendere delle manovelle per gestire lo scaling dell’arma senza il moveset. Le armi speciali si ottengono invece dopo avere sconfitto un boss o con esplorazione, risultando devastanti se legate a certe Arti della Favola.

Queste ultime sono delle tecniche speciali legate a ogni singola arma che si ricaricano o tramite delle ampolle speciali, o sfilettando i nemici. A ciò si aggiunga il braccio a legione, l’arto meccanico di P che si manifesta in tante versioni. Uno scudo, un dispensatore di trappole, per arrivare fino a otto strumenti ulteriori da avere al proprio arco. Le possibilità offerte sono tante, tra cui rientrano anche gli oggetti da lancio. Per assicurarsi di dare il massimo al prossimo scontro, è bene infine sfruttare la smerigliatrice, indispensabile per tenere le armi affilate.

Lies of P

In fase di difesa, P gioca di schivate (che possono essere perfezionate dall’albero delle abilità), per le quali il tempismo è fondamentale, e di parate. Questa copertura consente di lenire i danni subiti, di ricaricare le fiaschette per i punti vita e la barra delle Arti della Favola, solo però se la si padroneggia alla perfezione. La parata perfetta, ricordando Sekiro, si trasforma in un nuovo vantaggio per il protagonista quando incorre lo stordimento dei nemici, con una finestra temporale di abbastanza frame da studiarla e assorbirla. Un problema nella gestione delle animazioni può mostrare il fianco a una dose di frustrazione, ma nel complesso il risultato è valido.

Mutuando il concetto da Miyazaki e soci, la difficoltà è un parametro centrale nel design di Lies of P. Privo di livelli distinti, il titolo chiede al giocatore di assimilare i pattern dei nemici (invero piuttosto prevedibili), cedendo però a un bilanciamento un po’ pasticciato, tra boss con mosse scontate e mini boss quasi imbattibili. Ogni avversario è in ogni caso posizionato in modo coerente con l’ambiente, fatto di aree più o meno strette e di scorciatoie da sbloccare.

Lies of P

Commistioni artistiche

La limitata ampiezza della mappa deve avere quantomeno contribuito a creare un gioco solido e stabile dal punto di vista tecnico. Su PlayStation 5 il frame rate non dà segni di cedimento, mentre non si riscontrano bug di sorta. La natura cross-gen di Lies of P si rivela nei dettagli e in certi modelli, ma la direzione artistica compensa e delizia i giocatori, anche in questo caso facendo una commistione di più stili, come l’art déco del primo ventennio del XX secolo.

Non stupisce né brilla il sound design, che alle volte distribuisce i suoni in modo errato e in generale non permette di renderli riconoscibili o di associare un’azione a una determinata nota. Buona la colonna sonora, con delle melodie ambientali che contribuiscono a immergersi nel mondo bugiardo di Lies of P.

Trofeisticamente parlando: tre copie per un solo bugiardo

Se mentire e distruggere burattini non vi spaventa, allora dovreste riuscire a concludere le tre partite necessarie per avere il quadro completo di Lies of P e, soprattutto, ricevere i rispettivi trofei relativi alle varie campagne. Il gioco consta di 26 trofei di bronzo, 13 trofei d’argento, 3 d’oro e l’immancabile Platino. Gli obiettivi si dividono tra quelli di trama, i più semplici, e quelli riguardanti i potenziamenti massimi delle armi. Insomma, per alcuni cacciatori potrebbe sembrare una sfida sovrumana, quindi perfetta per un burattino speciale che sarà felice di scoprire la lista completa sul forum PlayStation Bit.

VERDETTO

Lies of P è la dimostrazione che in qualche modo le apparenze dicano bugie: individuato da molti come solo "Bloodborne di Pinocchio", in realtà l'opera prima di Round 8 è una rilettura intelligente e studiata di più ispirazioni, dal capolavoro di Collodi a Sekiro ad altri. Il burattino protagonista non nasconde i suoi modelli, dice la verità (forse), configurandosi, al netto di qualche difetto dovuto anche all'inesperienza del team, come un gioco consigliato agli amanti del genere e un grande debutto nell'industria per lo studio coreano.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.