Recensione Bayonetta 1+2

Nintendo si è fatta in due, decidendo di portare Bayonetta e Bayonetta 2 sul suo ibrido: un’autostrada dal Paradiso all’Inferno che ha tutti i connotati di una Route 666, che ci costringe all’autostop in vista dell’uscita di Bayonetta 3. Potevamo noi essere da meno?

Nominalmente, Bayonetta e Bayonetta 2 sono due titoli distinti. Perfino in questa re-release nei negozi (e su eShop) per Nintendo Switch si parla di fatto di due titoli che esistono indipendentemente dall’altro, e indipendentemente dall’altro possono essere giocati, acquistati, idolatrati.

 

Ma perché dovreste giocarne solo uno?

 

Troppo facile, dire che si tratta di due pietre miliari che vanno giocate fino a cancellare le lettere dai tasti del controller, troppo scontato fare del fanboysmo spicciolo per giustificare la scelta di trattare in un unico articolo due videogiochi diversi. La verità è che Bayonetta e Bayonetta 2 sono un unicum, una duologia che – in attesa di un terzo capitolo che arriverà, come uno schiaffo in faccia a tutti quelli che non ci credevano più – si chiude alla perfezione ricadendo dentro sé stessa. Un ciclo, che non percepiamo come tale perché lo attraversiamo da un punto A ad un punto B nei panni di Cereza, ma che di fatto vede in [Omissis] l’eroe, la vittima, il prigionero in un loop di sofferenze e sacrifici.

 

Proprio per questo abbiamo deciso che fosse il caso affrontare Bayonetta e Bayonetta 2 assieme:

non come sequel e prequel, ma come Opera Omnia delle migliori produzioni firmate Platinum Games, anche prima che si chiamassero Platinum Games.

Davanti alla manifestazione di Figlio e Spirito Santo dello Stilysh Action – il Padre, in questo caso, porta il nome del più sommo dei Poeti e una Claymore alta quanto lui – non si poteva essere all’altezza della situazione. Almeno, non da soli: proprio per questo motivo nel corso di questa recensione, se vorrete farci compagnia per altre 14000 battute, troverete due voci ad alternarsi a qualche approfondimento che per fortuna in archivio c’è già.

Un capolavoro del genere action, che non può mancare nel vostro curriculum da videogiocatori

Il ritorno della Strega
Bayonetta 2  è  più in forma che mai
Partiamo subito dal pezzo forte, quel secondo capitolo della saga che negli anni non proprio d’oro di Wii U è stata una delle ragioni per cercare di convincere la gente all’acquisto della sfortunata console Nintendo.
Quel Bayonetta 2 che si staglia sulla cover e che in occidente è l’unico presente in formato fisico nella confezione di gioco, non si sa per quale arcano motivo.


Per approfondire:
Bayonetta 2
Potremo perdere linee e linee di testo per parlarvi di cosa è Bayonetta 2, di  cosa offre, del perché  è un titolo che non può mancare nel vostro curriculum di videogiocatori. Ma lo abbiamo già fatto quattro anni fa, quando Cereza tornò per la prima volta sulle console Nintendo anche in quell’occasione accompagnata da una rimasterizzazione del primo capitolo.

 

Perché non perderci in chiacchiere inutili su trama e gameplay?

 

Perché Bayonetta e Bayonetta 2 sotto questo punto di vista ripropongono la stessa identica esperienza vissuta ai tempi di Wii U (e PS3/360). Una storia da percorrere e rivivere, che finalmente può essere giocata di seguito, ovunque vogliate, quando vogliate, qualora lo compriate. La seconda avventura di Cereza sfrutta purtroppo solo i 720p, sia in modalità docked che in portatile, ma garantisce in entrambi i casi una fluidità incredibile a 60 fps stabili. Le forme provocanti della strega si affacciano su entrambi gli schermi mettendosi in mostra nelle cut-scene e nelle Apoteosi finali con cui giustiziare demoni e angeli. 

Forse non del tutto un bel vedere, ma sicuramente una gioia da giocare.

Perchè sì, una volta afferrato il pad pro e trascinati nelle ambientazioni di Bayonetta, separarsi dal controller risulta spesso difficile, e dimenticherete presto l’effetto blurrato degli ambienti sul vostro televisore. Sebbene siano poche e non intacchino minimamente trama e gameplay, la versione Nintendo Switch non è però priva di novità.
Al negozio di Rodin è possibile registrare fino a trentadue amiibo al giorno, per ottenere i costumi già visti su Wii U o oggetti utili (tra cui le preziosissime aureole) la compatibilità generale è con tutti quelli rilasciati finora, con un occhio di riguardo per quelli delle principali saghe Nintendo  e i due dedicati alla stessa Bayonetta.

L’altra novità riguarda la Doppia Apoteosi, il comparto multiplayer  di Bayonetta 2. Come su Wii U, completando i capitoli della storia si otterranno dei tarocchi speciali che andranno a sbloccare le relative sfide da affrontare con un amico online. Nella versione per Nintendo Switch, per tenere  fede al mantra ” Gioca quando vuoi,  dove vuoi e con chi vuoi”, è possibile affrontare Doppia Apoteosi anche in locale, con un’altra console Switch. Certo un’aggiunta minore ma che non può far che piacere.

un gioco sicuro
Per il resto,  Bayonetta 2  è quello che abbiamo amato quattro anni fa. Il titolo di Platinum Games va a perfezionarsi in tutta quella serie di minimi difetti (in primis la telecamera ballerina) con cui aveva esordito sulle altre piattaforme, aggiungendo nuove armi, nuove combo e nuove apoteosi per la Strega di Umbra più letale di sempre. Certo manca forse l’effetto Wow che colpì gli amanti del genere nel primo episodio,  ma i ltutto è compensato da una maggiore attenzione per ogni minimo particolare legato alla seconda avventura di Cereza, un gioco sicuro, di quelli che se masticate  pane e action farete  difficilmente fatica a dimenticare o a decretare mediocre.

Bayonetta vs Cereza
Cosa è mancato, secondo Pietro Iacullo
 

Cosa è mancato per arrivare al 10?
Ok, Bayonetta e Bayonetta 2 sono il circolo virtuoso di narrazione, gameplay e stile che vi abbiamo raccontato fino a questo punto. Ying e Yang, Lumen e Umbra, Maschio e Femmina… Insomma, due metà di qualcosa che assieme portano l’esperienza ad un livello più alto, al punto da farci provare invidia – laddove fino all’annuncio di questa opera di porting su Switch provavamo solo sdegno – nei confronti di tutti quei fortunati sciagurati che ancora non hanno messo mano ai due titoli, e si apprestano a farlo per la prima volta adesso. Eppure se avete barato e siete corsi subito al box qui sotto, memori delle valutazioni “singole” che avevamo dato alle versioni Wii U dei due titoli (fingiamo che l’atto di lesa maestà del nostro Antonino Lupo, quando si è occupato della versione PC, non esista), vi sarete accorti che qualcosa non quadra, che qui in fondo non c’è un Perfect Score.

 

Perché?

 

La motivazione – manco a dirlo – è duplice. Da una parte la scelta è stata dettata dal fatto che, bisogna riconoscerlo, ad entrambi i titoli è mancato qualcosa per raggiungere il famigerato 10. Dall’altra, per quanto non si possa che plaudere e ringraziare Nintendo per questa re-release, ci sono alcuni compromessi che chi sta seguendo l’affaire Switch sulle nostre pagine e tramite le parole di chi sta scrivendo, può già immaginare.

Ma andiamo con ordine: cosa mancava nel gennaio del 2010 a Bayonetta, ideale femminile di Hideki Kamiya ed ideale ludico di chi vi scrive?

Genio e sregolatezza, finché il secondo capitolo non ha messo ordine…
È mancato un certo equilibrio, come – e ci duole ammetterlo – lamentava il già citato Antonino lo scorso aprile. Sezioni esageratamente over the top e colme fino all’orlo di citazioni, nelle meccaniche, nei dialoghi e finanche nel video introduttivo al passato di chi ha resto Bayonetta tale, ma che arrivavano a sfiorare la proverbiale pisciata fuori dal vaso. Tanto backtracking, in prima battuta, per andare alla ricerca non solo di armi e collezionabili secondari – su cui torneremo tra un momento, parlando dei limiti di Switch – ma anche banalmente necessario per giocare tutti i versetti di ogni capitolo, andando a stanare a ritroso le note che lo spartito prevedeva venissero saltate alla prima esecuzione. Una scelta di design indubbiamente vecchia scuola e, volendo, anche ben calata nell’umore della produzione, che voleva rappresentare il sequel ideale e spirituale del Devil May Cry originale (dove allo stesso modo si ravvisava questa tendenza), ma che andava ad appesantire la formula in modo artificioso. Il secondo capitolo non a caso gioca molto meno su questo aspetto e risulta più scorrevole ma ugualmente appagante pad alla mano, perché diciamocelo: per quanto possa dare soddisfazione trovare un quarto di LP Angelico in una nicchia ad inizio livello che fino ad un certo versetto è vuota, quello che poi ci interessa davvero è suonare quel maledetto LP. Possibilmente, dritto in faccia a qualche angelo che spocchiosamente decide di venire alle mani con Cereza. Nel secondo capitolo troveranno anche meno spazio alcune sezioni dove Platinum Games voleva diversificare, andando a fare il verso ad altri generi – dai giochi di corse agli shoot ‘em up – che non sempre erano riuscite col buco. Route 666 è ancora oggi una delle sezioni più memorabili che possiate giocare, capace di condensare in pochi minuti tutto il carattere della produzione e dei pazzoidi che ci hanno lavorato dietro. Della sezione che invece fa il verso ad After Burner, mettendoci a cavallo di un missile mentre dobbiamo farci strada attraverso un inferno di Angeli e proiettili, il tratto più memorabile è l’accompagnamento sonoro dello spezzone, la cui resa ludica non è all’altezza né della colonna sonora né del resto della produzione. Una voglia di strafare che, anche in questo caso, Bayonetta 2 ha limato e ingabbiato su un binario meno fantasioso, ma più concreto – ed in definitiva riuscito.

Il problema di Bayonetta 2 è che però stiamo parlando, appunto, di un capitolo 2…

… Ma senza il romanticismo della prima volta
Indubbiamente più solido, sicuramente più riuscito, tranquillamente più ricco – anche dal punto di vista del battle system. Ma arrivato dopo le sensazioni e la sensualità del primo capitolo, che rimane quel proverbiale primo amore che non si scorda mai, nonostante i suoi difetti e la sua impetuosità dettata dall’inesperienza. Nella testa di chi sta scrivendo, che ha avuto la fortuna di seguire all’epoca il “road to” verso la recensione di Bayonetta 2 (e di quel periodo conserva un ricordo molto romanzato), il secondo capitolo dell’Opera Omnia di Platinum Games è l’unico caso, in cinque anni di critica indie ai videogiochi, in cui ha sentito l’esigenza di avere a disposizione altri decimali oltre al mezzo voto. Sotto quella recensione trovate ancora un 9.5, ma chi vi scrive lo legge ancora come un 9.4: sfumature, ma che spiegano cosa è mancato al secondo capitolo per arrivare alla perfezione.

Benissimo, ma al di là di questo molti di voi si avvicineranno vergini ai due capitoli, per cui potrebbero anche essersi annoiati a leggere i deliri qui sopra.

Per tutti loro c’è comunque qualche nota stonata, che dipende proprio da Nintendo Swtich.

Intendiamoci subito, si tratta di difettucci su cui si può – anzi, si deve – soprassedere, ma che esistono. I due giochi funzionano alla grande in modalità portatile, tanto che ci sarebbe la tentazione di dirvi di non collegare mai Switch alla sua dock station… Perché per esempio sulla TV di casa il primo Bayonetta mostra qualche ruga. O meglio, l’equivalente grafico delle rughe, ovvero un certo aliasing che in determinati contesti è impossibile non notare. Molto meglio sullo schermo a 720p della console in modalità portatile, però in questo caso c’è da fare i conti con i JoyCon: inutile girarci attorno, per godere dell’esperienza al suo meglio è il caso di collegare un Pro Controller, capace di far sfoggio di due levette analogiche dalla corsa più comoda e precisa e di due grilletti più comodi da impugnare.

 

Ci sarebbe la tentazione di dirvi di non collegare Switch alla TV (nel caso del primo capitolo, quantomeno)… Ma poi ci si ricorda della sua telecamera ballerina, forse il difetto maggiore della produzione.

 

Sui cinque pollici della console in modalità portatile il fastidio, giocoforza, si acuisce, e per quanto il tutto rimanga comunque estremamente giocabile si ha sempre quella sensazione di essere scesi a compromessi per giocare l’esperienza in mobilità. Perché effettivamente lo si è fatto, ed in poltrona con un Pro Controller in mano le cose funzionano decisamente meglio.

È l’Effetto Mario Odyssey: senza il controller giusto, ci si sente cittadini di serie b

L’epopea della mascotte di casa funzionava meglio utilizzando i JoyCon scollegati dall’unità centrale, Bayonetta funziona meglio giocato con il gamepad tradizionale. Non è un problemone ed era fisiologico che “gioca come se fossi a casa” fosse alla fine una promessa impossibile da mantenere al 100%, ma i videogiochi sono soprattutto Esperienza e in una recensione, secondo chi sta buttando giù questo paragrafo, l’Esperienza è la parte importante della recensione.

Perchè DOVETE comprare Bayonetta e Bayonetta 2
Sebbene non concordi con quanto detto su Super Mario Odyssey (ma ci sarà presto occasione per discuterne) è indubbio che l’esperienza core di Bayonetta e Bayonetta 2, per capirci meglio quella di puntare al Platino Puro come valutazione,  non è pensata per la forma portatile di Nintendo Switch. Per quanto nel secondo capitolo sul piccolo schermo il tutto sia visivamente solido, la frenesia dei combattimenti di Bayonetta mal si adatta ai Joycon, risultando un ostacolo ai punteggi migliori. 

Ma in fondo non ce ne frega nulla.

Perchè, grazie alla doppia natura di Nintendo Switch, nulla ci impedisce di giocarcelo per puro svago in forma tablet, per poi puntare alle valutazioni migliori su TV, rafforzando ancora una volta il concetto di esperienza citato qualche riga più in alto. Magari facendolo scoprire anche ai giocatori più giovani, grazie alla modalità touch ripescata direttamente da Wii U. Magari ecco, non a quelli troppo giovani, o rischiereste di trovare  il bagno occupato per fin troppo tempo.
Bayonetta è un concentrato di freschezza tutt’oggi e, a costo di sembrare ripetitivi, un titolo da avere assolutamente sulla vostra console. Un’eccellenza nel panorama degli Stylish Action, un frullato di divertimento, citazioni pop e  battaglie adrenaliniche. Una protagonista  di cui ci si può solo innamorare e un cast di comprimari sfaccettato e ricco di sorprese.

Un’Esperienza da vivere.

Verdetto
9.5 / 10
Vale un po' come 19
Commento
Se avete resistito fin qui, avrete capito che i due titoli di Platinum Games sono imprescindibili nella vostra collezione. Se avete tremato di fronte alle circa 2300 parole e siete corsi ai ripari nel box, avrete capito dal voto che il gioco vale la corsa. Se eravate ancora scettici, o avete già dato una possibilità a Cereza e soci in passato, uscendone delusi, speriamo di avervi fatto cambiare idea. Bayonetta 1+2 emoziona di nuovo, risultando ancora oggi fresco nel gameplay (un po' meno visivamente) e dannatamente assuefacente. Resta qualche remora sui controlli in portatile di questa versione per Nintendo Switch, ma col giusto compromesso si ottiene un risultato onesto. Se queste righe vi sono bastate, andate su eShop, su Amazon, in negozio o dove vi pare e cacciate i soldi, non vorrete mica arrivare impreparati per il terzo capitolo?
Pro e Contro
Ancora una volta ai vertici dell'action
Narrazione convincente e completa
Eccezionale colonna sonora
Fluidissimo anche in portatile

x Primo a schermo invecchiato male
x Danno il meglio dietro tv e pro controller
x Pochi extra dalle versioni del 2014

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