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The Banner Saga – Recensione

The Banner Saga è stato forse uno dei primi grandi successi di Kickstarter. Collezionando circa 725 mila dollari, il trio composto da Alex Thomas, Arnie Jorgensen e John Watson ha deciso di dare vita a questo promettente prodotto videoludico lanciandosi nello scenario indipendente. E così, dopo aver lavorato a Star Wars: the Old Republic e dopo aver lasciato Bioware, la libertà offertagli dal potente strumento di crowdfunding gli ha permesso di fondare lo studio Stoic e di lavorare a questo prodotto unico e, per certi versi, estremamente sorprendente. Arrivato nella sua conversione per Switch durante il mese di maggio, il titolo risulta estremamente godibile sull’ibrida di casa Nintendo, potendone sfruttare sia la portabilità che i comandi touch.

Sono sostanzialmente due le componenti ludiche presenti all’interno di The Banner Saga: quella strategica e quella ruolistica. Ridurre però il tutto a questa categorizzazione non renderebbe onore all’ottimo lavoro svolto dagli sviluppatori. I combattimenti assimilabili a quelli di uno strategico a turni vengono contornati da un sistema di crescita ruolistico non molto complesso: nessuna possibilità di cambiare l’arma del personaggio, né tantomeno di farla evolvere. La componente gdr si limita al poter aumentare le statistiche classiche e al poter equipaggiare un solo oggetto per personaggio. Anche il combattimento a turni resta piuttosto standard, con i due schieramenti disposti in una sorta di scacchiera: un movimento limitato ad un numero di caselle per turno e due statistiche principali, che si traducono in forza e difesa. La statistica legata alla forza indica anche l’energia del personaggio; di conseguenza, una diminuzione della salute provocherebbe una minore efficacia del danno in attacco, che risulterà essere la statistica di forza (o salute) diminuita del valore di difesa dell’avversario. Fino ad ora non abbiamo certamente parlato di un gioco rivoluzionario, né tantomeno di una proposta ludica profonda e stratificata. Il successo di The Banner Saga, però, è radicalmente legato ad altri aspetti.

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Un campo di battaglia un po’ confusionario

La narrazione al centro del villaggio

Ancor prima di essere un gioco di ruolo ed uno strategico a turni, The Banner Saga racchiude queste caratteristiche all’interno di quella che è a tutti gli effetti una straordinaria visual novel, dove le scelte del giocatore influenzano le vicende storiche. Umani e Giganti (i cosidetti Varl) tenuti insieme da una minaccia sconfitta da tempo, vedono il ritorno di quest’ultima, i Distruttori, quando ormai l’inverno è alle porte. Pur non parlando di sviluppi straodinari o di una trama memorabile, il racconto è gestito con ritmi e tempi semplicemente perfetti. Il giocatore non è mai sommerso da una quantità di dialoghi infinita, né da informazioni ridondanti (o inutili). Il tutto è sempre ben cadenzato dalle parti puramente ludiche: combattimenti, gestione del viaggio e dell’accampamento si intervallano alla perfezione con la narrazione ottimamente localizzata nella nostra lingua. Inoltre, le nostre scelte avranno delle conseguenze non solo attraverso bivi puramente narrativi (con le classiche scelte multiple nei dialoghi), ma anche durante il giocato. Saranno ben pochi gli scontri in cui una sconfitta provocherà il caricamento dell’ultimo salvataggio disponibile. In molti casi, una sconfitta segnerà semplicemente una timeline differente, facendoci proseguire nell’avventura.

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Gli splendidi scenari durante gli spostamenti della carovana

Come sfogliare un fumetto

Una struttura videoludica di questo tipo, che non fa degli elementi di gameplay i suoi punti più esaltanti, affinché possa brillare di luce propria, necessita di un comparto tecnico-artistico di tutto rispetto. The Banner Saga, sotto questo punto di vista, non delude assolutamente. Il lavoro svolto dai disegnatori di Stoic è assolutamente sublime e tra i migliori che si sia mai visto in ambito videoludico. La cura per il dettaglio ricorda moltissimo i classici Disney del passato (“La Spada nella Roccia”, in primis). Qualsiasi personaggio, dal più importante al più insignificante, è particolareggiato e caratterizzato in maniera unica, regalando una vera e propria gioia visiva. I colori sgargianti confezionano un pacchetto che, nonostante sia quasi totalmente privo di animazioni (perlomeno durante le cutscene), stupisce fin da subito. I viaggi della carovana da un punto all’altro sono invece rappresentati da uno spostamento bidimensionale su un fondale fisso. Anche quest’ultimo presenta una quantità di dettagli a dir poco strabiliante, facendo il pari con le sopracitate cutscene. Purtroppo, bisogna segnalare una resa visiva non ottimale durante gli scontri. I nemici risultano spesso sproporzionati rispetto alla scacchiera di gioco, e, se questa scelta è senza dubbio condivisibile da un punto di vista artistico, mettendo maggiore enfasi alla caratterizzazione dei personaggi, crea una leggera confusione dal punto di vista ludico. Il fatto stesso di continuare a trovarsi i personaggi deceduti ancora sul campo di battaglia crea spesso un po’ di confusione. Di certo non si pretendeva un approccio alla Fire Emblem, molto meno esoso dal punto di vista prettamente artistico, ma siamo sicuri che uno sforzo ulteriore in tal senso poteva essere certamente fatto.

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Ammiriamo ancora l’immenso lavoro dal punto di vista artistico

In ultimo, ma non per importanza, un comparto sonoro all’altezza di quello visivo. Musiche orchestrate che ben si sposano con ogni momento dell’avventura. E non poteva essere altrimenti considerata la professionalità che si cela dietro ad un lavoro così brillante: stiamo parlando di quell’Austin Wintory che ha composto le splendide musiche di Journey.

Un mancato capolavoro

The Banner Saga è, in definitiva, un gioco incredibile e d’impatto che ha, nel suo piccolo, rivoluzionato le visual novel. Il collocarlo prepotentemente all’interno di questa categoria forse risulterà azzardato ma, restando all’interno di un’opinione strettamente personale, ci sentiamo di esaltare la caratteristica migliore e preponderante, accompagnata da un comparto tecnico-artistico da capogiro. A questo punto, la scelta se affibiargli o meno l’appellativo di capolavoro risiede esclusivamente nel peso che voi stessi darete alle mancanze ludiche che presenta l’offerta. Nel momento in cui si decide di inserire una componente ruolistica all’interno di un prodotto, lo si deve fare in maniera completa ed adeguata, altrimenti risulterà, come in questo caso, del tutto di contorno e fastidiosamente forzata, non potendo neanche contare su un combat system che di certo non rivoluzionerà il genere. Nonostante questi difetti, che non restano comunque marginali, The Banner Saga è un videogioco che tutti dovrebbero giocare.

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The Banner Saga – Recensione
PRO
Comparto artistico e colonna sonora sensazionali
Narrazione complessa ed intrecciata con la componente ludica
Equilibrio perfetto tra l'elemento ludico e quello narrativo
CONTRO
Componente ruolistica poco più che sufficiente
Combat Sytem non certo rivoluzionario
8.3