Syberia 3 – Recensione

Il terzo capitolo della serie targata Benoît Sokal è finalmente arrivato ed è disponibile su tutte le piattaforme di gioco. Sono passati circa 13 anni da quando è stato rilasciato Syberia 2, praticamente avevo appena iniziato la scuola dell’obbligo! Una grande serie dedicata ai fan delle avventure punta-e-clicca. La lunga attesa ha spaccato i fan della serie in due correnti di pensiero: coloro che, dal momento che hanno dovuto attendere infiniti anni, avranno alzato le proprie aspettative mentre ci sono anche quelli a cui basterà un’avventura punta-e-clicca pulita e piena di vecchi ricordi. Voi da che parte vi schierate? A mio avviso, se rientrate nella prima corrente di pensiero, non sarete completamente soddisfatti del nuovo sequel.

Syberia ha sempre avuto dalla sua parte una trama avvincente e ben costruita, capace di unire un mondo realistico e plausibile ad una certa iconografia steampunk fatta di macchine senzienti, strumenti a vapore e soluzioni meccaniche particolarmente fantasiose. Mentre il resto dei punta e clicca si rivolgeva all’horror o verso ambientazioni paranormali, Syberia sceglieva problemi di tutti, e di tutti i giorni, enfarizzandoli quel tanto che bastava affinché fossero godibili in un videogioco del 2002. Per i fan è stato un fenomeno, ed è il motivo per il quale chi ora a distanza di così tanto tempo nonostante le proprie abitudini, lavori, hobby siano cambiati probabilmente lo acquisterà: Syberia è tornato

Ho testato Syberia 3 su PlayStation 4 e sin da subito ho notato, ovviamente, come il gioco presenti qualche innovazione rispetto ai capitoli precedenti, un passo che ci si aspettava caldamente visti i tanti anni trascorsi dall’ultimo capitolo di questa serie, uscito per l’ormai lontana PlayStation 2. Una delle principali novità è sicuramente la presenza degli ambienti in 3D, a differenza dei primi due titoli della saga in cui erano bidimensionali. Scelta azzeccata in parte, dal momento che i movimenti del nostro personaggio ne risentono in fluidità e capita di impattarsi contro gli oggetti per un’errata percezione della profondità da parte del giocatore. Gli ambienti sono ben curati e dettagliati, esplorabili a piacimento da Lara le cui direzioni sono impartite dallo stick analogico sinistro, che premuto insieme al tasto R2 fa scattare la protagonista. Per guardarci intorno e cercare gli oggetti cliccabili utili per risolvere i nostri enigmi utilizzeremo la levetta destra ma, purtroppo, non è possibile allargare la visuale per avere un quadro generale più ampio. La gestione delle telecamere fisse è piuttosto limitata e a volte le inquadrature risultano non perfette, un aspetto che causa improvvisi cambi di direzione al nostro personaggio incorrendo in qualche schermata di caricamento di troppo.

Ed è un vero peccato dover evidenziare questi limiti perché per il lavoro grafico fatto da Benoît Sokal, se pur in modo differente con il passaggio alle tre dimensioni, è straordinario così come l’intreccio di eventi che vi terrà incollati fino alla fine della storia che concluderete in circa in 12 ore. Per chi non mastica bene il francese (che ha un labiale maggiormente sincronizzato con l’interpretazione dei dialoghi) o l’inglese niente paura: il titolo è stato localizzato in italiano se pur soltanto con i sottotitoli.