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Pink Floyd, la mostra a Roma. Nick Mason: "Ringrazio Syd Barrett e Richard Wright"

Il 19 gennaio al museo Macro verrà inaugurata l'esposizione vista da 400 mila visitatori a Londra. Cinquant'anni di carriera con la musica, le copertine, le fotografie, i segreti della sala di incisione e i memorabilia della band regina della psichedelia

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"I loro resti mortali" saranno in mostra a partire dal 19 gennaio al Macro di Roma. I Pink Floyd, 50 anni di carriera, la loro musica e le loro indimenticabili immagini e creazioni artistiche, diventano un'esposizione internazionale, insomma una mostra da museo. Dopo i cinque mesi di permanenza al V&A Museum di Londra, e dopo gli oltre 400 mila visitatori registrati finora tra i quali Madonna, gli U2 e i Foo Fighters, The Pink Floyd Exhibition: Their mortal remains sbarca a Roma per la soddisfazione di tutti i fan italiani della band regina della psichedelia, non solo dunque dei romani.
 

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"Il momento migliore? Senz'altro l'enorme ologramma con il prisma rotante della copertina di The dark side of the moon". Parola di Nick Mason, il batterista e membro fondatore dei Pink Floyd, consulente della mostra e per questo presente alla presentazione in Campidoglio a Roma con il vicesindaco e responsabile della Cultura capitolina Luca Bergamo, il commissario del Palazzo delle Esposizioni Innocenzo Cipolletta e Glenn Orscher, della CPI BV, la società americana che produce la mostra.
 
Mostra che a Roma riprodurrà praticamente quella di Londra, fatta eccezione per la diversa disposizione di alcune parti, dovute alle inevitabili differenze di location, e di una trentina di oggetti che saranno sostituiti da altri, più legati alla storia della band in Italia: "Sì, ci saranno oggetti utilizzati per il film-concerto a Pompei e per il live a Venezia", ha confermato Mason, "non sono invece sicuro che si potranno essere testimonianze del nostro passaggio alla fine degli anni Sessanta al Piper di Roma", aggiunge con un mezzo sorriso complice il musicista inglese.
 
"Il successo della mostra è dovuto alla sua autenticità e al forte coinvolgimento della band" aggiunge Orscher. "Dopo Londra ci siamo chiesti dove portare l'esposizione per la seconda tappa: molte città si erano proposte da tutto il mondo, tra queste Parigi. Ma la risposta che ci siamo dati è anche scritta in un vecchio modo di dire: "Tutte le strade portano a Roma". Del resto in Italia ci sono tanti fan dei Pink Floyd e la relazione della band con il paese è stata sempre speciale".
 
Il 19 gennaio per l'inaugurazione Nick Mason ci sarà di sicuro, "e credo ci sarà anche Roger Waters. Non se questo doveva rimanere un segreto, se così fosse mi dispiace ma ormai l'ho detto". Poi, dopo aver ringraziato alla memoria Syd Barrett e Richard Wright, Mason rivela i dubbi che lo colsero all'inizio dell'impresa, che arriva ora in Italia grazie agli organizzatori della Mondomostre: "Non riuscivo a decidermi perché non sapevo se saremmo mai riusciti a fare una cosa che era stata fatta così bene prima di noi da David Bowie. Pensavo avessimo bisogno di tante cose e molte di queste erano andate perdute: ad esempio" aggiunge Mason con una punta di perfidia, "credevo fosse imprescindibile una maglietta come quella indossata dai Sex Pistols con la scritta "I hate Pink Floyd", ma si erano tutte ristrette".