RESIDENT EVIL
CASA: CAPCOM
SVILUPPATORE: CAPCOM
GENERE: SURVIVAL HORROR
GIOCATORI: 1L'ORRORE DI CAPCOMPrima metà degli Anni '90.
Shinji Mikami non è ancora un grande nome dell'industria videoludica, ma un semplice designer al servizio di Capcom, alla ricerca della grande occasione per emergere.
Inizialmente, al talentuoso autore non venivano affidati progetti di grosso calibro: Mikami era coinvolto prevalentemente nello sviluppo di titoli basati su licenza Disney come Who Framed Roger Rabbit, Aladdin e Goof Troop. Stando ad alcune voci dell'epoca, il buon Shinji non era appagato da questi lavori (nessuno dei tre titoli citati era effettivamente di grande qualità) e sentiva di poter dare molto di più se solo gli fosse stata concessa la possibilità di esprimersi liberamente.
Finalmente, nel 1993, Capcom sembra accorgersi di lui e gli affida lo sviluppo di un progetto completamente diverso, un titolo a sfondo horror che, tre anni dopo, farà il suo esordio su PlayStation. In Giappone, l'opera è nota con il nome di Biohazard; in Occidente prende invece il nome di Resident Evil.
Nei piani iniziali di Capcom, l'embrionale Resident Evil doveva fungere da remake di Sweet Home, altro gioco horror rilasciato su Famicom nel 1989. Non a caso, i due titoli condividono la stessa tematica di base, ossia una magione infestata da mostri assetati di sangue.
Con il procedere dello sviluppo, Resident Evil diverrà un progetto sempre più ambizioso e la stessa Capcom sembra credere fortemente nella sua buona riuscita, al punto da cominciare a pubblicizzare pesantemente l'opera, coniando per l'occasione il termine "Survival Horror".
Sì, è una strategia di marketing volta a pubblicizzare Resident Evil che porta alla nascita di questo termine, nonostante il titolo Capcom non sia certo il capostipite di tale genere: oltre al già citato Sweet Home, non va dimenticata l'esistenza di Alone In The Dark, un gioco del 1992 firmato Infogrames al quale Resident Evil si ispira fortemente in termini di atmosfera ed inquadrature.
Sebbene non possa dunque essere considerato un autentico pioniere, non va assolutamente negato l'enorme impatto avuto da Resident Evil nel panorama videoludico: il gioco ottiene un successo enorme e Shinji Mikami ha tutti i riflettori puntati addosso.
Nasce un nuovo brand destinato a scrivere la Storia Videoludica.
UNA MISTERIOSA VILLA TRA LE MONTAGNE1998.
Raccoon City, una cittadina del Midwest americano, viene colpita da una serie di bizzarri e cruenti omicidi avvenuti nei sobborghi, con le vittime apparentemente divorate.
Non riuscendo a far luce su questa crescente scia di violenza, il Raccoon Police Department decide di inviare il Bravo Team della S.T.A.R.S. (Special Tactis And Rescue Service) all'esplorazione della vicina foresta sulle Montagne Arklay, dove sono avvenuti strani avvistamenti probabilmente collegati agli omicidi.
Tuttavia, poco dopo l'inizio della missione, si perdono tutti i contatti con il gruppo; non essendoci soluzioni alternative, l'RPD invia l'Alpha Team della S.T.A.R.S. alla ricerca dei compagni perduti.
Il 24 Luglio l'elicottero degli Alpha avvisterà i resti del velivolo alleato; scesi sul posto per indagare, la squadra non troverà nessuno dei propri compagni, eccetto una mano mozzata che impugna una pistola.
Proprio in quel momento la situazione precipita: un branco di cani zombificati aggredisce ed uccide uno degli agenti, Jospeh Frost, costringendo alla fuga il resto del gruppo, il quale trova riparo all'interno di un'enorme villa nascosta nel cuore della foresta.
Restano solamente quattro membri della S.T.A.R.S.: Chris Redfield, Jill Valentine, Barry Burton ed il capitano Albert Wesker. La porta principale è circondata dai mostri incontrati poco prima e non si può dunque tornare indietro.
Uno sparo attira l'attenzione del gruppo. Dopo pochi minuti, i superstiti capiscono cosa sta accadendo intorno a loro: sono intrappolati in una casa degli orrori, piena di terribili segreti da svelare.
Pur non essendo il punto più forte della produzione, la storia ed i suoi misteri riescono a tenere incollati allo schermo. Capcom ha gestito questo aspetto in maniera sensata, non dandogli eccessivo spazio ma stuzzicando continuamente il giocatore con numerosi documenti pieni di retroscena su quanto accaduto in quella villa maledetta, fornendo nuovi tasselli dell'intricato puzzle orchestrato dagli sceneggiatori, talmente intrigante da far vivere le ultime fasi dell'avventura con il cuore in gola, consapevoli di essere ad un passo dalla tanto ricercata verità.
Anche i comportamenti ambigui di alcuni personaggi contribuiscono a rendere la vicenda ancora più immersiva: Wesker e Barry sono agenti che dietro al loro altruismo nascondono più di una sorpresa, mentre i protagonisti principali Chris e Jill si dimostrano eroi tutti d'un pezzo che non indietreggiano davanti a nessun ostacolo.
Resident Evil prende chiaramente ispirazione dai B-Movie Horror tanto in voga decenni fa e magari non brilla per grande originalità, ma ha dato il via ad un'intricata vicenda (non sempre all'altezza, va detto) ed introdotto personaggi destinati a divenire icone videoludichi, Albert Wesker in primis.
DOVE RISIEDE IL MALELa prima cosa da fare, una volta avviato il gioco, è scegliere il nostro sventurato agente tra Chris Redfield e Jill Valentine.
La scelta non è puramente estetica, poichè ha ripercussioni sull'avventura stessa: Chris può contare su una buona resistenza fisica e può fare affidamento sul suo accendino per risolvere alcuni enigmi, ma ha un inventario di soli 6 slot; di contro, Jill perde energie più velocemente ma ha due slot in più per gli oggetti, ha più armi (il Lanciagranate, assente nella storia di Redfield) e con il grimaldello può aprire determinate porte e cassonetti.
Pur con queste minime differenze ed alcuni piccoli vantaggi per Jill, la sfida offerta dalle due avventure è sostanzialmente impegnativa allo stesso modo.
Lo scopo principale per sopravvivere è quello di gestire le risorse con intelligenza: sebbene la magione offra diverse armi, munizioni ed oggetti curativi, il loro abuso potrebbe compromettere la partita e rendere veramente ostiche le fasi avanzate.
Bisogna sempre capire quando è il momento di combattere gli orrori della villa e quando invece è meglio risparmiare munizioni in vista magari dello scontro con un Boss. Gli zombie sono lenti ed è possibile aggirarli senza grossi problemi quando attaccano in solitaria, a differenza di altre creature più rapide o resistenti che, al contrario, diventa inevitabile affrontare.
Creature come gli Hunter o i ragni mutanti sono assai minacciose, ma con il giusto equipaggiamento (magnum e fucili a pompa possono arrecare ingenti danni, a fronte di munizioni più scarse rispetto alla normale pistola) e sangue freddo cadranno anche loro vittime del nostro istinto di sopravvivenza.
In caso di ferite, tramite spray o erbe curative si possono recuperare le forze, pertanto è sempre bene portarsi appresso almeno uno di questi oggetti per essere pronti a qualunque emergenza. Inoltre, le erbe possono essere combinate per aumentarne l'efficacia: l'erba rossa da sola non ha alcun effetto, ma unita ad una verda permette di recuperare l'intera energia, esattamente come gli spray o tre erbe verdi combinate tra loro; in aggiunta, l'erba blu guarisce dal veleno e può a sua volta essere mischiata alle altre.
Oltre a numerosi mostri, la magione è anche piena di trappole ed enigmi. In verità non si tratta di rompicapi particolarmente complessi, dato che generalmente è richiesto di utilizzare una chiave o un oggetto particolare su porte e dispositivi per sbloccare nuove aree e proseguire.
Alcuni enigmi richiedono di utilizzare un minimo di materia grigia per essere risolti, ma stiamo davvero parlando del minimo sindacale. Pertanto, pur trattandosi di un elemento cardine del Gameplay, non sono questi elementi a decretare il successo di Resident Evil, sebbene contribuiscano a rendere ancora più coinvolgente la cupa atmosfera del gioco.
Ben realizzati gli scontri con i Boss, essere mutanti di grosse dimensioni ed altamente pericolosi: qui è bene presentarsi ben equipaggiati ed evitare di rimanere a corto di munizioni, pena una brutta fine per il nostro povero agente.
La magione è l'ambientazione principale del gioco, ma proseguendo nel gioco esploreremo altre zone, come il giardino, la casa del custode, le caverne ed i sinistri laboratori segreti pieni di esperimenti falliti. Faremo più volte avanti e indietro per questi scenari, specie dopo aver trovato la giusta chiave per aprire porte precedentemente inaccessibili e scoprire così altri segreti di quella casa degli orrori.
Anche il sistema di salvataggio intensifica ulteriormente la lotta per la sopravvivenza: si può salvare la partita mediante delle macchine da scrivere poste in alcune stanze sicure, ma per attivarle è necessario avere a disposizione dei nastri inchiostratori, disponibili in quantità limitate e pertanto, esattamente come per le munizioni, da utilizzare con criterio.
In queste stanze si può inoltre accedere a delle casse speciali in cui riporre gli oggetti superflui a nostra disposizione per poi recuperarli eventualmente in un altro momento. Le casse sono tra loro "comunicanti", nel senso che contengono tutte gli stessi oggetti riposti in precedenza: un sistema irrealistico ma molto utile.
In negativo va segnalato il sistema di controllo, molto macchinoso e che richiede un po' di tempo per essere padroneggiato: per spostare il nostro personaggio dovremo sempre inclinare il joystick verso la direzione in cui sta guardando, poichè in caso contrario potrebbe indietreggiare o ruotare su sè stesso. Almeno inizialmente, aspettatevi qualche danno o morte accidentale a causa dei controlli tutt'altro che eccelsi.
Per tutto il resto, però, Resident Evil è un prodotto che funziona dannatamente bene. L'esplorazione, i combattimenti, l'atmosfera: tutto è su livelli superlativi e ci accompagnerà per circa 8 ore di gioco alla prima partita, senza poi dimenticare la possibilità di una seconda partita con l'altro personaggio in modo così da scoprire tutte le differenze in termini ludici e narrativi.
Resident Evil ha fatto la storia di PlayStation e si è immediatamente imposto come uno dei prodotti più interessanti mai rilasciati da Capcom. Complimenti Mikami!
DOPPIAGGIO DA BRIVIDI, IN SENSO NEGATIVOAd essere passato alla storia, seppur per i motivi completamente sbagliati, è anche il doppiaggio del gioco, tra i più imbarazzanti mai ascoltati in qualunque videogioco.
Recitato in maniera pessima e con dialoghi al limite del surreale (indimenticabile la battuta sul "Jill Sandwich" pronunciata da Barry), Resident Evil suscita risate involontarie ogni volta che i personaggi aprono bocca.
Di nuovo, i dialoghi non aiutano, essendo scritti in maniera delirante ("Hey, it's me Chris!" - saluto tra i due personaggi - "Oh, it's that you Rebecca?"), l'esatto opposto dei documenti sparsi lungo gli scenari, al contrario impeccabili.
Eppure, tale recitazione da pelle d'oca ha contribuito ad ingrandire il mito di Resident Evil, divenendo oggetto di affettuoso scherno da parte degli appassionati con il passare del tempo.
E tolta questa involontaria parentesi comica, l'atmosfera del titolo Capcom è veramente da cardiopalma: aggirarsi in questa villa spettrale e nei suoi dintorni tiene con il fiato sospeso, intrigati da cosa si cela dietro l'ennesima porta incontrata sul nostro cammino (leggendarie le schermate di apertura delle stanze, marchio di fabbrica dei Resident Evil vecchia scuola).
Le ambientazioni sono ricche di particolari e caratterizzate in maniera eccelsa, mentre risultano meno impressionanti i modelli poligonali dei vari personaggi, dai look molto spigolosi e con animazioni legnose.
Ottime le musiche di sottofondo, dai ritmi inquietanti e perfettamente appropriate al contesto horror del gioco. Lo stesso contributo viene dato anche dagli effetti sonori: aggirarsi per i giardini in piena notte e con i suoni naturali prodotti da grilli o cani-lupo in lontananza regalano qualche bel sussulto.
UN INIZIO INDIMENTICABILEShinji Mikami ha fatto la storia, Capcom ha prodotto il suo ennesimo titolo storico, tutti i videogiocatori hanno vissuto un'esperienza da cardiopalma: un successo su tutta la linea.
Resident Evil magari non è l'effettivo capostipite dei Survival Horror (nonostante il termine sia stato coniato da Capcom), ma di sicuro ne è il suo rappresentante più cruciale: ha infatti sdoganato definitivamente il genere permettendo ad altri autori di cimentarsi in questo campo ed approfondire tali tematiche, come fatto ad esempio da Konami con il suo glorioso Silent Hill.
Resident Evil è l'inizio di una saga composta da innumerevoli seguiti e Spin-Off, alcuni di grande valore, altri invece trascurabili. Ma vale sempre la pena riscoprire le origini di questa enorme epopea, ancora oggi dotate di un fascino unico che alcuni successori non sono più riusciti a replicare.
Benvenuti nell'Orrore.
PREGI- Atmosfera da Brividi
- Gameplay accattivante, variegato ed impegnativo
- Ambientazioni affascinanti
- La storia riesce a coinvolgere
- Ottima longevità grazie ai due protagonisti selezionabili
DIFETTI- Controlli macchinosi
- Doppiaggio imbarazzante e dialoghi surreali
VOTO FINALE : 9VideoCOMMENTO ALLA VERSIONE DS
RESIDENT EVIL: DEADLY SILENCE
L'idea di convertire il primo Resident Evil su un sistema portatile aveva colpito Capcom già nel 1999: all'epoca si tentò l'incredibile impresa di realizzare una versione dello storico Survival Horror per Game Boy Color, ma il progetto venne infine accantonato a causa delle limitazioni hardware della console Nintendo, troppo limitate per un titolo della portata di Resident Evil.
Bisognerà attendere l'inizio del 2006 per vedere concretizzata questa idea, quando il colosso nipponico rilascia Resident Evil: Deadly Silence su Nintendo DS.
Deadly Silence è una fedele conversione del capostipite su DS, dal quale riprende integralmente i contenuti, le meccaniche e la veste grafica (con i filmati in FMV compressi per girare al meglio sul sistema). La colonna sonora, anch'essa ripresa dal titolo originale, risulta lievemente riadattata per andare incontro alle capacità tecniche della console.
Il titolo è lo stesso Resident Evil già conosciuto ed amato nel 1996, che nella sua modalità Classica ripropone la stessa, identica avventura senza nessuna modifica, tolta la possibilità di saltare gli intermezzi delle porte che si aprono. Più interessante è la modalità Rebirth, che offre sempre la stessa avventura, ma aggiungendo nuove meccaniche volte a sfruttare le caratteristiche del touch screen del DS: largo dunque a nuovi enigmi pensati per essere risolti attraverso il pennino, così come scontri in prima persona dove dovremo utilizzare il nostro coltello, controllabile sempre con il pennino, per respingere l'assalto delle mostruosità che infestano Villa Spencer.
Peccato però che gli unici elementi originali di questa conversione siano anche i meno riusciti: rompicapi banali e scontri in fondo ripetitivi e facili da superare fanno quasi propendere a giocare l'avventura in maniera classica, senza nessun rimpianto.
Altra novità è rappresentato da un Multiplayer, sia cooperativo che competitivo fino a 4 giocatori, che tuttavia perde velocemente attrattiva dopo poche partite.
Insomma, siamo sempre davanti al grandissimo Classico amato su PlayStation, e l'idea di poterlo giocare in miniatura ha il suo indubbio fascino. Tuttavia, questa edizione non aggiunge nulla a quanto già visto in passato, e le poche novità non sono ben implementate. Per chi non ha mai avuto modo di giocare il titolo originale, comunque, Deadly Silence resta ugualmente una scelta caldamente consigliata.
VOTO FINALE : 7.5Edited by ~ChrisMuccio - 7/7/2019, 21:34