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Need for Speed: Heat - recensione

Le strade di Palm City si infiammano stanotte.

C'è stato un periodo storico in cui il nome di Need for Speed era associato all'assoluta eccellenza nel campo dei racer arcade. Nata su 3DO nel 1994, ma divenuta celebre su PlayStation, la serie conta circa 26 capitoli che, nel corso del tempo, sono giunti su praticamente qualsiasi piattaforma apparsa sul mercato riuscendo a ritagliarsi una nutrita schiera di appassionati. Il momento di massimo splendore, però, arriva tra il 2003 e il 2004, quando Electronic Arts ha pubblicato quelli che ancora oggi sono ritenuti i migliori esponenti del brand: i due Underground. Questi ultimi hanno avuto il merito di far conoscere la serie al grande pubblico che ne ha apprezzato le ambientazioni, il gameplay stratificato ed incredibilmente divertente e le molteplici opzioni offerte dalle meccaniche legate al tuning.

Impossibile dimenticare tutte le ore passate, tanto tempo fa, a sfrecciare tra le strade di Bayview a bordo del veicolo che avevamo minuziosamente modificato fin nei più piccoli dettagli con "Riders on the Storm" dei Doors come sottofondo. Si trattava di una formula vincente che coniugava un setting ispiratissimo e liberamente esplorabile con un gameplay accessibile ma che non rinunciava a dare al giocatore la possibilità di personalizzare a fondo la propria vettura prima di lanciarsi nelle gare sparse nella città. Da allora, tuttavia, la serie di EA ha sofferto di pochi alti e tantissimi bassi proponendo a cadenza quasi annuale moltissimi episodi del brand che, purtroppo, poco avevano da spartire con la grandezza dei due Underground. È vero, ci sono stati Most Wanted e Carbon che erano giochi buoni, tutto sommato, ma nulla di paragonabile a ciò che avevano rappresentato i titoli precedenti.

Cover image for YouTube videoNeed for Speed™ Heat Official Launch Trailer

Da quel punto in poi, Need for Speed ha tentato escursioni in quasi ogni ambito possibile: ci sono stati ProStreet e Shift che hanno trasposto la serie nel mondo delle corse legali su circuito, il mediocre Undercover che ci metteva nei panni di un agente di polizia sotto copertura o il pessimo The Run che associava ad una trama quanto meno interessante una formula ludica semplicemente da dimenticare. Insomma, sembrava che l'IP di racing arcade di EA avesse perso la propria identità non riuscendo più a fare breccia nei cuori dei fan come un tempo.

Il timone dello sviluppo, nel corso degli anni, è passato di mano in mano tra una serie di studi proprietari del publisher statunitense come Criterion, EA Blackbox e il più recente Ghost Games che si è occupato del reboot della serie chiamato semplicemente Need for Speed uscito nel 2015 e anche di Payback, uscito nel 2017. Quest'ultimo è stato il capitolo più apprezzato della storia recente del brand poiché ha saputo porre l'accento su caratteristiche care alla fanbase come l'impostazione open world, le corse al fulmicotone su strade cittadine e la possibilità di elaborare le auto sia dal punto di vista estetico che da quello prestazionale.

Peccato solo che, in quell'occasione, gli sviluppatori abbiano deciso di implementare un fastidioso sistema di carte (molto in voga nei prodotti EA di quegli anni, vedasi l'affaire Battlefront 2) che consentiva di potenziare i veicoli in modo piuttosto aleatorio, entrando in possesso di pacchetti di personalizzazioni casuali dopo aver concluso le corse. Questo aspetto costringeva Payback a mostrare il fianco alla critica più pesante e ricorrente mossa dalla community al colosso del publishing: l'eccessiva presenza delle microtransazioni all'interno dei propri giochi. Una contestazione talmente feroce che ha spinto Electronic Arts a rivedere le proprie strategie di marketing e a proporre al suo pubblico prodotti meno improntati sugli acquisti in-game.

I modelli di auto presenti nel gioco sono tanti e tutti ben realizzati.

Da questa nuova politica aziendale nasce Need for Speed: Heat, l'ultima incarnazione della saga che promette di riportare il racer arcade di EA alle sue radici, facendo leva su tutti i canoni tipici che avevano decretato il successo dei migliori episodi apparsi in passato. Con Heat, Ghost Games aveva il compito di prendere quanto di buono avevamo visto in Payback, scartare gli aspetti meno entusiasmanti, ed elevare il tutto all'ennesima potenza, in modo da restituire Need for Speed all'Olimpo dei migliori giochi di corsa presenti su console. Ci saranno riusciti? Scopriamolo insieme!

La trama di questo NFS: Heat non brilla certo di originalità e ricalca da vicino quella vista in tanti altri esponenti del genere. La splendida Palm City è una tranquilla città della costa orientale degli Stati Uniti, scelta come location per una delle gare automobilistiche più ambite e esclusive del pianeta: lo Showdown. Piloti e appassionati di corse da tutto il mondo accorrono per partecipare facendo sfoggio di vetture da sogno, esotiche ed elaborate. Tutto questo accade di giorno, sotto l'occhio delle telecamere che seguono da vicino ogni sorpasso ed ogni curva, con l'ovazione del pubblico pagante. La notte, tuttavia, le strade della città diventano teatro di gare clandestine ad alto tasso di adrenalina in cui le crew del posto si contendono il primato di migliori piloti del Paese. Per arginare questo fenomeno viene istituita una task force della Polizia capitanata dal tenente Frank Mercer, un uomo tutto d'un pezzo che ha giurato di rendere la vita impossibile ai racer fuorilegge che si aggirano tra le vie del centro abitato, quando cala il buio e le luci si spengono. In questo contesto si inserisce il nostro alter-ego, un pilota di talento ma totalmente estraneo a questo tipo di ambiente, volenteroso di entrare a far parte di una delle crew locali per mostrare a tutti il proprio valore.

Già dalle prime battute entriamo in contatto con Ana e Lucas Rivera, due fratelli abitanti del posto che gestiscono un garage in città. La prima è una ragazza vivace e frizzante, recentemente abbandonata dalla propria crew per via del giro di vite operato dalle forze dell'ordine mentre il secondo è un meccanico provetto dal carattere sommesso che sembra avere un passato di successi nelle corse clandestine ma che ha deciso di abbandonare quel tipo di vita per qualche motivo di cui non parla volentieri. Entrambi i ragazzi ci aiuteranno a muovere i nostri primi passi tra le strade di Palm City, facendoci quasi da sponsor per approdare negli eventi previsti dallo Showdown.

Il modello di guida arcade rinuncia a qualsiasi tipo di velleità simulativa.

Dopo aver scelto il nostro protagonista tra una serie di avatar pre-impostati (invero alquanto anonimi e privi di una reale caratterizzazione), Lucas ci regalerà la nostra prima automobile da scegliere tra tre modelli standard: una Ford Mustang del '65, una BMW M3 Evolution II dell' '88 e una Nissan 180SX Type X del '96. C'è anche una Chevrolet Camaro SS del '67 ma per qualche strana ragione Lucas non ci permetterà di accedervi. Già in questa prima scelta che il gioco ci chiamerà a compiere ci renderemo conto che ciascuna delle vetture viene accompagnata da una scheda tecnica che include una serie di dati utili. Ogni automobile presente nel gioco, infatti, può essere più o meno adeguata alle quattro categorie di gare proposte dal team di sviluppo: Corsa su Circuito, Corsa su Strada, Corsa Fuoristrada e Drifting.

C'è un comodo schema che rende subito piuttosto chiaro il tipo di macchina da utilizzare per le varie corse. Oltre a questo, comunque, è possibile visualizzare altri quattro parametri che caratterizzano ognuna delle vetture: Potenza, Velocità, Accelerazione e Nitro, in modo da privilegiare quella che più si adatta al nostro stile di guida. In alto a destra nella scheda, infine, c'è un punteggio denominato Valore di Performance che riassume, per sommi capi, le qualità dell'auto. Per quanto la presenza di tutti questi dati legati ai diversi veicoli possa suggerire il contrario, comunque, Need for Speed: Heat offre un gameplay pienamente votato all'arcade, senza alcuna velleità simulativa.

La meccanica legata al drift assume una particolare importanza (come negli altri episodi recenti della serie) e riuscire a padroneggiarla potrà fare la differenza tra la vittoria e la sconfitta. Muovendo velocemente lo stick in corrispondenza delle curve e agendo sul pulsante dedicato all'acceleratore, infatti, si può eseguire una derapata utile ad aggredire i tornanti senza dover necessariamente frenare e permettere agli avversari di recuperare terreno. In caso di svolte particolarmente strette, inoltre, si potrà fare affidamento sul tasto del freno a mano, ottimo per cambiare bruscamente direzione ed evitare di schiantarsi contro gli ostacoli che popolano la pista.

Il tuning assume un ruolo di fondamentale importanza nella formula del gioco.

Per quanto riguarda le gare, Need for Speed: Heat vive di una spiccata dicotomia che è alla base dell'intero concept del gioco. Ci sono gli eventi che hanno luogo di giorno e quelli che si svolgono di notte, dotati di un set di norme e ricompense totalmente differente. Nelle gare diurne, infatti, si corre su piste legali e regolamentate che, una volta portate a termine, vi frutteranno premi in denaro contante mentre, quando il Sole tramonta, si lotta per la gloria e per scalare le graduatorie dei piloti più in vista della scena underground. È proprio dopo il crepuscolo, però, che il gameplay di NFS: Heat offre gli spunti più interessanti. Partecipando alle competizioni notturne, infatti, potrà capitare di finire nel mirino della Task Force del tenente Mercer che tenterà in tutti i modi di catturare il nostro protagonista.

Dapprima si viene inseguiti solo da qualche volante ma, se la caccia si protrae troppo a lungo, entreranno in campo anche i veicoli corazzati e gli elicotteri che renderanno la fuga sempre più impegnativa. In queste gare illegali, come dicevamo, verremo retribuiti con punti REP che serviranno a salire nelle gerarchie dei piloti clandestini e ad salire di livello per sbloccare nuove auto e componenti. Per aumentare di grado, tuttavia, sarà necessario giungere sani e salvi ad uno dei garage disseminati in tutta Palm City, senza cadere nelle grinfie della Polizia. Questo elemento (che ricorda da vicino i falò di Dark Souls, per quanto possa sembrare un paragone azzardato), contribuisce a rendere le corse notturne sempre tese ed imprevedibili, costringendo il giocatore a valutare attentamente tutti i propri movimenti per non finire prematuramente con le manette ai polsi.

Completando le gare senza essere catturati, ad ogni modo, vedrete aumentare l'indicatore Heat in alto sullo schermo che garantirà un moltiplicatore di punteggio una volta tornati al rifugio, utile a progredire rapidamente e sbloccare nuovi contenuti. Se, invece, doveste venire catturati sarete privati di gran parte del vostro patrimonio monetario e vedrete svuotarsi anche il contatore di REP accumulato con tanta fatica portando a termine i vari eventi notturni. Si tratta di una dinamica rischio/ricompensa davvero originale e ben implementata che conferisce a questo Need For Speed: Heat l'atmosfera di rischio costante che si era un po' persa nelle iterazioni passate del brand. C'è da dire che il livello di difficoltà degli inseguimenti con i tutori della legge avrebbe potuto essere calibrato con maggiore cura poiché, in più occasioni, ci siamo trovati invischiati in tallonamenti furiosi nel giro di pochi secondi anche con un livello basso di Heat da cui è stato parecchio arduo sfuggire. Non è sicuramente un fattore debilitante per la produzione Ghost Games e EA ma ci sarebbe piaciuto vedere un equilibrio maggiore sotto questo punto di vista.

Cover image for YouTube videoNeed for Speed™ Heat Official Gameplay Trailer

La mappa di gioco disegnata dagli sviluppatori, dal canto suo, è piuttosto ampia e ricca di attività a cui sarà possibile partecipare tra gare principali e secondarie, Autovelox da superare a tutta velocità con premi in palio, cartelloni da distruggere in pieno stile Burnout e pezzi di street art da collezionare. Insomma, a livello contenutistico, Heat offre un pacchetto completo e soddisfacente sostenuto da una trama che, per quanto fondamentalmente accessoria, fornisce il pretesto per continuare a potenziare la propria vettura e partecipare ad eventi via via più ostici. Il tuning delle auto, dunque, si configura come una vera e propria colonna portante nella formula ludica imbastita da Ghost che ha aperto le porte alla possibilità di personalizzare profondamente le automobili spendendo unicamente la moneta virtuale che guadagneremo durante le competizioni. Addio carte collezionabili, niente loot box, niente micro-transazioni: si torna alle origini con una sezione dedicata all'elaborazione delle vetture spaventosamente variegata che consentirà al giocatore di intervenire pesantemente sia sull'estetica che sulle performance delle macchine in suo possesso.

In sostanza, aggiungendo uno dei punti previsti sulla mappa di gioco, si potrà scegliere tra una pletora di nuovi componenti da installare sulla propria auto, tutti dotati di prezzi ed effetti differenti che andranno a modificare notevolmente il comportamento dei nostri bolidi. Potrete decidere di sostituire l'albero motore, la centralina, il sistema di raffreddamento e quello di scarico ma anche le sospensioni, i freni e gli pneumatici oltre che scegliere il tipo di trasmissione ed equipaggiare fino a due perk ausiliari utili, ad esempio, per ricaricare più velocemente il NOS, utilizzare un disturbatore radar per rendere più semplice fuggire alla Polizia o riparare istantaneamente la macchina in caso di danni critici. I veicoli, presenti in una quantità generosa di modelli differenti appartenenti ai marchi più famosi al mondo, potranno essere manipolati esteticamente montando un vasto assortimento di nuove parti come parafanghi, specchietti, paraurti, fari e tanto altro. Potrete addirittura regolare l'assetto del veicolo operando su tre parametri diversi in modo da adattarlo alle vostre esigenze. Ovviamente, c'è anche la possibilità di modificare la vernice della carrozzeria ed applicare adesivi e aerografie di varia natura creando dei pacchetti Wrap che avrete la facoltà di condividere con la community del gioco.

Per quanto riguarda il comparto online, Need for Speed: Heat si configura come il più classico dei giochi open world con mondo condiviso in cui sarà possibile incontrare altri giocatori tra le strade di Palm City e partecipare assieme a loro alle molteplici attività previste dal team di sviluppo. Torna, anche questa volta, il concetto di crew già visto in alcune delle incarnazioni più recenti della IP automobilistica di EA che vi consentirà di creare il vostro personalissimo gruppo di piloti per scalare le classifiche online e registrare i vostri migliori tempi, magari sfoggiando una livrea unica che vi renderà rapidamente riconoscibili. Sono presenti anche tutta una serie di sfide per le crew con obiettivi variegati che, una volta portate a termine, vi ricompenseranno con denaro e REP aggiuntivi.

Gli inseguimenti con la Polizia possono risultare davvero ostici, in qualche frangente.

Dal punto di vista tecnico, per finire, troviamo in cabina di regia il consueto Frostbite creato da DICE e di proprietà di Electronic Arts, utilizzato per muovere altri titoli del publisher come Battlefield, Star Wars: Battlefront e i più recenti capitoli di FIFA. Si tratta di un motore incredibilmente potente che, però, se non impiegato con la dovuta maestria, mostra il fianco ad animazioni deludenti e lievi ritardi nel caricamento delle texture. Need for Speed: Heat, generalmente, è un titolo gradevole da vedere per quanto non faccia certo gridare al miracolo ma viene impreziosito da alcune accortezze artistiche che vale la pena analizzare.

Le due anime che caratterizzano la produzione, quella diurna e quella notturna, si traducono in un dualismo spiccato anche nell'aspetto generale del titolo che varia in modo considerevole tra le sezioni alla luce del Sole e quelle al chiaro di Luna. Di giorno, infatti, Heat assume una palette cromatica su toni pastello che ammorbidisce i panorami di Palm City e rende l'esperienza abbastanza tranquilla e rilassante. Di notte, invece, le cambiano le carte in tavola e il gioco adotta colori decisamente più vividi e aggressivi, approfittando dei neon che andranno ad illuminare le strade della città. Come se non bastasse, a sottolineare ulteriormente la contrapposizione tra le due porzioni di Heat ci pensa la colonna sonora che cambia radicalmente a seconda del momento della giornata con tracce latino-americane che accompagnano le corse al Sole e pezzi dubstep durante la notte: un'ottima scelta stilistica, non c'è che dire.

Buono anche il lavoro svolto sulle condizioni climatiche, realizzate con cura sufficiente ad immergere il giocatore nelle atmosfere previste dal gioco: correre all'impazzata negli ambienti urbani di Heat sferzati dalla pioggia battente è un esercizio alquanto galvanizzante, dobbiamo ammetterlo. I modelli delle auto, inoltre, sono curati nei minimi dettagli e rispecchiano in tutto e per tutto le loro controparti reali. Peccato solo che non sia stata posta la stessa cura nella riproduzione dei danni alla carrozzeria, sempre un po' troppo limitati anche in occasioni che dovrebbero risultare nella distruzione totale del veicolo. Anche sotto il profilo dei personaggi inseriti nel gioco, Ghost si è limitata a svolgere il proprio compito senza indugiare in particolari sforzi nella caratterizzazione di protagonista e comprimari. C'è da dire che almeno il nostro alter-ego potrà essere personalizzato nell'aspetto e nell'abbigliamento (anche qui troviamo una serie di brand famosi che hanno prestato i propri prodotti al gioco) ma non ci sono momenti che vi rimarranno impressi a fuoco nella mente, possiamo garantirlo. Per concludere, spendiamo due parole anche sul doppiaggio in italiano che, purtroppo, è uno tra gli aspetti meno riusciti dell'intero pacchetto con gli attori che non sono riusciti a donare la corretta intonazione alle varie situazioni che si presentano nel corso della campagna sfociando in momenti al limite del comico.

I neon dominano la palette cromatica delle notti di NFSH.

Tirando le somme, Need for Speed: Heat si presenta all'appuntamento con i giocatori come un gioco abbastanza interessante seppur ancora piuttosto lontano dai fasti del passato. La notevole dicotomia che caratterizza questa nuova produzione di Ghost Games e Electronic Arts rappresenta efficacemente le due anime delle corse su strada, grazie anche ad un gameplay semplice ma mai approssimativo. Contenutisticamente, stiamo parlando di un prodotto capace di tenervi compagnia per un numero spropositato di ore se vorrete perdervi tra le strade della splendida Palm City e, di conseguenza, ci dispiace dover segnalare la presenza di una trama che non decolla mai, inserita solo come contorno alle serrate competizioni che costituiscono la portata principale. Tecnicamente, inoltre, Heat può contare sul sempre affidabile Frostbite Engine che garantisce scorci di assoluta bellezza pur esibendo una serie di criticità probabilmente dovute alla natura da open world del titolo.

La software house svedese, ormai veterana del franchise, ha attinto a piene mani dai successi delle passate edizioni tentando, allo stesso tempo, di svincolarsi da tutti gli aspetti negativi aspramente contestati dalla community. Il risultato è un capitolo che guarda al passato senza rinunciare a proiettarsi nel futuro con trovate intelligenti e meccaniche di gameplay ben implementate: con un lavoro di pulizia e rifinitura leggermente superiore, staremmo parlando di uno dei migliori episodi della serie apparsi in tempi recenti. Ad ogni modo, se siete appassionati del genere dei racer arcade e sognate il ritorno di Need for Speed agli antichi splendori, Heat potrebbe fare al caso vostro. Partendo da queste basi, il brand automobilistico di EA può salire nuovamente sul trono che gli spetta.

7 / 10

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Need For Speed: Heat

PS4, Xbox One, PC

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Riccardo Cantù

Contributor

Nato nel 1993, Riccardo ha coltivato, negli anni, una passione smodata per tutto ciò che è entertainment. Videogiochi, cinema, fumetti, musica e letteratura sono il suo pane quotidiano e ama le lunghe discussioni riguardanti queste tematiche.

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