La storia di Splinter Cell, aspettando il ritorno di Sam Fisher

Nonostante i tempi sembrino maturi, dovremo attendere ancora a lungo il ritorno di Sam Fisher: per consolarci, ripercorriamo tutti i capitoli della serie.

La storia di Splinter Cell, aspettando il ritorno di Sam Fisher
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Pc
  • PS5
  • Xbox Series X
  • Nonostante i vari rumor che si sono susseguiti in rete, secondo i quali un nuovo capitolo della serie Splinter Cell sarebbe stato presentato durante gli ultimi The Game Awards, in realtà le aspettative dei fan sono state deluse. Purtroppo, il nostro amatissimo agente segreto non si è presentato sul palco dello show condotto da Geoff Keighley, e per il momento nessuna novità concreta sul futuro della saga sembra intravedersi all'orizzonte. A questo punto, alla community di appassionati non resa altro da fare che mettersi seduta con l'espressione corrucciata ed aspettare il ritorno del mitico zio Sam. Ma, a ben pensarci, c'è anche un'altra soluzione per mitigare le sofferenze dell'attesa: recuperare gli scorsi titoli dello storico brand di Ubisoft! Come sempre Everyeye.it vi offre un trattamento "cinque stelle": una grassa e succosa carrellata dell'epopea di Splinter Cell. Analizzeremo tutti e sei gli episodi, osservandoli da un prospettiva odierna e valutando, quindi, il modo in cui sono invecchiati, con qualche consiglio su come recuperarli ed alcune curiosità sulla serie, per poi discutere di ciò che vorremmo in un eventuale "Splinter Cell 7".

    Capitolo I: Un inizio col botto

    Nel 2002 Ubisoft Montreal portava alla luce Tom Clancy's Splinter Cell. Dopo aver perso ogni contatto coi due agenti inviati nella regione del Caucaso ad indagare su un possibile attacco terrorista ai danni degli Stati Uniti, la CIA chiede aiuto all'NSA: è qui che entra in azione la "cellula fantasma", Splinter Cell per l'appunto, specializzata nel recupero furtivo di informazioni top secret. Protagonista del gioco è un agente di nome Sam Fisher, esperto, silenzioso e letale. Così è cominciata per molti di noi una saga che ci ha tenuti sulle spine per anni.

    Tutto è iniziato con un po' di confusione, sia videoludica che geografica. Innanzitutto Splinter Cell ha fatto scoprire, specie a chi era molto giovane, che esiste una città dal nome buffo, Tbilisi, è che è addirittura la capitale di un paese semisconosciuto che si chiama Georgia (roba da sfoggiare con fierezza durante l'ora di geografia a scuola!). Ma soprattutto i videogiocatori dell'epoca compresero che non tutto ciò che richiedeva l'utilizzo di un pad era fatto di azioni "boom boom" e sparatorie: si poteva infatti completare un'intera avventura senza dover necessariamente far saltare in aria ogni cosa, e persino restando nascosti nel buio.

    Ciò che è nato dal lavoro di Ubisoft, più che un'opera perfetta, è un concetto: l'idea che si può avere un approccio diverso ad un videogioco. L'emblema di questo nuovo principio di gameplay è l'indicatore HUD di luce e buio: la capacità di sfruttare le ombre a proprio vantaggio per nascondersi dai nemici. Non fraintendiamoci: la libertà concessa in Tom Clancy's Splinter Cell non è esattamente tutto ciò che si potrebbe desiderare da un videogame, e troppo spesso ci si ritrova con un solo modo di affrontare una missione senza essere visti.

    Ricordiamo, inoltre, l'agonia nel dover nascondere ogni singolo corpo in una zona buia: anche l'ultimo bersaglio rimasto nel livello deve essere occultato, pena l'avvio dell'allarme e tanti grattacapi da affrontare. Nonostante questi difetti, piuttosto fisiologici al lancio di una nuova IP, Tom Clancy's Splinter Cell è un titolo che nel complesso è invecchiato benissimo, che porta molto bene i suoi 16 anni di vita e che, quindi, vi consigliamo assolutamente di recuperare. Il modo migliore per farlo, a nostro avviso, è quello di giocarlo su PC: oltre alla modica cifra d'acquisto, infatti, c'è la possibilità di scaricare tre missioni pensate esclusivamente per la versione Xbox, e l'opzione di salvataggio manuale (che fa sempre comodo in un prodotto in cui un solo errore potrebbe compromettere la buona riuscita di tutto l'incarico).

    Soltanto due anni dopo, nel 2004, viene distribuito Pandora Tomorrow. L'intento è quello di recuperare l'essenza del successo del primo capitolo e di migliorare i dettagli dove possibile. Missione compiuta? "Nì". Partiamo prima con le buone notizie. Pandora Tomorrow può vantare una maggiore diversità di ambientazioni ed una serie di missioni davvero spettacolari (quella di Parigi, in cui Sam si infiltra su un treno in corsa è semplicemente leggendaria!).

    L'aggiunta di nuovi gadget e della possibilità di fischiare per attirare il nemico, oltre che di un HUD ulteriormente approfondito, non può che far gioire i fan, ma ciò che spicca maggiormente, rispetto al titolo precedente, è però la presenza di un multiplayer a dir poco innovativo. Composta da partite 2 vs 2, infatti, la modalità multigiocatore offre la possibilità di far parte del team delle spie o di quello dei mercenari: le prime con la capacità di muoversi nelle tenebre e con visuale in terza persona, le seconde costrette a brancolare nel buio, ma con visuale in soggettiva così da eliminare con maggior precisione chiunque cerchi di nascondersi.

    Passiamo ora alle cattive notizie. È particolarmente arduo cercare di descrivere i punti deboli di Pandora Tomorrow, ma potremmo riassumere il tutto sotto la voce "feeling generale". È come se il titolo mancasse di quella rifinitura ben calibrata del primo capitolo, soprattutto per quanto riguarda l'IA dei nemici. La storia poi, è decisamente più banale e peggio narrata rispetto a quella ambientata in Georgia. Queste piccole ma fondamentali mancanze erano dovute probabilmente al fatto che il gioco venne sviluppato da Ubisoft Shangai (e vista la chiusura dei server dedicati al multiplayer consigliamo di recuperarlo soltanto ai collezionisti più accaniti). La scelta di Ubisoft di affidarsi alla propria divisione cinese lasciò tempo e risorse ai ragazzi di Montreal per sfornare quello che sarebbe stato il capolavoro definitivo della serie, ancora oggi ricordato come il miglior Splinter Cell di sempre...

    Capitolo II: Il Capolavoro

    Splinter Cell: Chaos Theory è uno dei migliori videogiochi stealth di tutti i tempi, e decisamente un must play per gli amanti del genere. Il gameplay riesce a fondere il vecchio con il nuovo: conservando la formula stealth dei primi capitoli ma inserendo una libertà mai vista prima nella serie. In aggiunta a nuove mosse per afferrare i nemici e trascinarli nelle tenebre, le strade per raggiungere gli obiettivi principali (e quelli secondari "nascosti" nei livelli) sono tantissime: impulsi EMP per spegnere le luci senza romperle, possibilità di hackerare i computer e di aprire nuove strade grazie al coltello, un indicatore del rumore emesso per incrementare ulteriormente la tensione...e chi più ne ha, più ne metta. Insomma: Chaos Theory è l'espressione più pura delle potenzialità di Splinter Cell.

    Il film di Splinter CellNei menù di Chaos Theory, all'interno della sezione dedicata agli extra, è possibile trovare un teaser del film di Splinter Cell. Se non avete mai sentito parlare di un lungometraggio dedicato alle avventure di Sam Fisher non temete: dal 2005 ad oggi non è ancora uscito nelle sale! Fatto sta, però, che negli ultimi anni sono spuntati qua e là notizie e rumor su una produzione che vedrebbe come protagonista nientemeno che Tom Hardy. Staremo a vedere!

    Dal punto di vista tecnico, poi, il titolo, per l'epoca in cui ha esordito, era eccezionale: bellissimo da vedere e pieno di dettagli, ancora oggi regge benissimo ogni confronto. L'interattività delle centinaia di linee di dialogo, poi, è qualcosa di paragonabile a ciò che fece Kojima con il primo Metal Gear Solid (sappiamo bene che il raffronto è alquanto anacronistico, ma sappiamo ancor meglio che Kojima è fuori dallo spazio-tempo!): a seconda di come viene affrontata una missione, infatti, le interazioni col centro di comando cambiano radicalmente. Vi consigliamo, ad esempio, di provare a crivellare di colpi ogni essere vivente che vi si pari dinanzi ed ascoltare la reazione dei vostri supervisori. A questo già succulento pacchetto, dovete aggiungere una versione migliorata del multiplayer (con l'opzione di partite 3 vs 3) ed una breve ma intensa campagna coop, in cui sfruttare "il corpo" del proprio compagno di missione come una catapulta o come una corda per raggiungere luoghi impervi e mettere K.O. i nemici più distratti.

    Capitolo III: Dov'è finito Splinter Cell?

    Chaos Theory ha rappresentato, senza dubbio, l'apice della saga di Splinter Cell. Temendo una rapida stagnazione delle avventure di Sam Fisher e Co. Ubisoft è corsa ai ripari, proponendo una versione rinnovata del gioco. Era il turno di Double Agent, della nuova generazione di console, e di una svolta decisamente più "dark": basti pensare che la storia comincia con la morte della figlia di Sam in un incidente stradale. L'agente speciale cade in una profonda depressione e non avendo più nulla da perdere (anche la moglie era deceduta, anni prima) decide di accettare una missione suicida: infiltrarsi in una cellula terroristica per distruggerla dall'interno: l'intero humor della saga, sottile e sagace, è andato a farsi benedire in pochi minuti!

    Tom Clancy e i libriSe vi siete sempre chiesti da dove derivi quell'onnipresente "Tom Clancy" che fa da prefisso ad ogni titolo della serie, fughiamo ogni dubbio: Tom Clancy è lo scrittore di romanzi di spionaggio, recentemente scomparso, a cui dobbiamo la nascita della cellula dell'NSA che tanto amiamo. Il lavoro di Tom Clancy ha anche ispirato le serie di Ghost Recon e di Rainbow Six.

    Come sottolineato dal titolo stesso, Double Agent si basa sull'equilibrio di un sistema di fiducia: in poche parole per ogni azione che compirete ci sarà doppio indicatore a segnalare su quale sponda del "doppio gioco", quella dell'NSA o quella dei terroristi, guadagnerete o perderete punti. Se entrambi gli indicatori raggiungono lo zero sarà game over. Nonostante l'aggiunta di questo interessante sistema, però, l'opera pecca sotto vari aspetti. Due in particolare lo rendono meno interessante rispetto ai predecessori. Il primo è la mancanza del classico HUD con sistema di ombre, luci e suono, sostituito da una lucina sulle spalle di Sam che si illumina di verde, giallo e rosso: tutto troppo poco affidabile ed immediato. L'altro fattore, il più importante, è quello dei gadget: anziché aggiungere nuove possibilità per affrontare una missione, questi servono soltanto a semplificare la vita al giocatore, eliminando ogni forma di tensione.

    Ma non perdete ogni speranza, o voi che amate Splinter Cell! Esiste infatti un'altra versione di Double Agent, sviluppata ancora una volta dai "padri fondatori" di Ubisoft Montreal, dedicata esclusivamente alla versione "old gen" (Xbox e PS2). Pur avendo alcuni punti in comune, la storia e le missioni sono totalmente diverse, e la tragedia di Sam e della morte di sua figlia Sarah è costruita con un impianto narrativo molto più realistico.

    Dal punto di vista del gameplay fa la sua ricomparsa il sempre amato HUD, con i "meter" di suono e luci: un ritorno alle origini, molto gradito dai fan che ricordano questa versione "old gen" come "l'originale Double Agent". Nonostante la presenza di un unico indicatore di fiducia (un sistema piuttosto assurdo a dire il vero), la quale prevede che qualsiasi vostra azione vi faccia irrimediabilmente guadagnare punti da un lato e perderli dall'altro, consigliamo vivamente di recuperare questa versione, e di non farvi tentare dall'HD!

    «Dov'è finito Splinter Cell?» È ciò che molti fan si sono chiesti dopo aver visto i primi trailer di Conviction (rilasciato nel 2010). Sì, perché la svolta intrapresa da questo capitolo è decisamente improntata verso l'action, snaturando del tutto le radici stealth based del brand. La scelta di proporre al giocatore un ritmo più veloce e la semplificazione di alcune azioni (come la possibilità di marcare numerosi bersagli ed inanellare una serie di headshot per farli fuori in un nanosecondo) non è stata accolta a braccia aperte dalla community di appassionati, che stenta a riconoscere la sua serie preferita.

    Pur essendo un buon gioco d'azione, Conviction, semplicemente, non è un vero e proprio Splinter Cell! Condite il tutto con una storyline pessima ed alquanto inverosimile (spoiler alert: la figlia di Sam è ancora viva!) ed otterrete la pecora nera della famiglia. Puristi astenersi!

    Capitolo IV: Blacklist ed un futuro incerto

    L'ultimo titolo della saga, Blacklist, risale ormai a cinque anni fa. Il gioco è stato accolto con un certo entusiasmo, vista la sua capacità di fondere il vecchio ed il nuovo in modi interessanti, la tensione e la lentezza dei primi capitoli e l'azione al cardiopalma di Conviction. Ciò è stato reso possibile grazie ad un triplice sistema di valutazione: Fantasma, Pantera e Assalto.

    Lotta contro il cancroSin dal primo capitolo della saga, Sam Fisher è stato doppiato dalla voce calda, ironica ed inquietante al tempo stesso di Michael Ironside. La scelta da parte degli sviluppatori di sostituirlo con Eric Johnson fu un completo shock per i fan, quasi come accadde per la questione di David Hayter in MGS5. Sappiamo da poco, però, che le motivazioni di questa decisione non furono "stilistiche", ma dovute alle condizioni di salute di Ironside, costretto a lottare contro il cancro. L'attore e doppiatore ora sta bene, ed ha fatto sapere al mondo intero tramite un video che Sam Fisher è ancora vivo e vegeto...pronto, magari, per nuove avventure!

    Preferite affrontare interi livelli uccidendo silenziosamente tutte le guardie, ignorandole e sgusciando via come anguille o armandovi fino ai denti e facendo esplodere tutto? Nessun problema: acquisirete un punteggio in ogni caso. Il ritorno del multiplayer, poi, con la possibilità di giocare alla "vecchia maniera" ha reso felici tutti coloro che credevano che la saga fosse ormai deceduta e sepolta.
    Cosa aspettarsi dal futuro, dunque? Anche se, ad oggi, non abbiamo elementi su cui poter discutere a fondo, ci concediamo la libertà di vagare un po' con la fantasia. Prendiamo in considerazione le ultime produzioni a marchio Ubisoft: Watchdogs, The Division, Assassin's Creed, Far Cry. La costante è, indubbiamente, una sola: open world. Dal canto nostro, speriamo che la deriva a mondo aperto non intacchi l'anima ludica del brand, ed anzi auspichiamo che gli sforzi degli sviluppatori si concentrino esclusivamente nell'alimentare quelli che sono i punti forti di Splinter Cell: singola missioni interattive, affrontabili in decine di modi diversi e rigiocabili sino allo sfinimento. E voi? Cosa vi augurate per le prossime avventure dello zio Sam?

    Quanto attendi: Splinter Cell Remake

    Hype
    Hype totali: 95
    82%
    nd