Resident Evil 2 Remake – Recensione

Recensito su PlayStation 4

Resident Evil 2 Remake è la Sweet Dreams di Marylin Manson: una reinterpretazione più adulta e oscura di un capolavoro d’altri tempi, aggiornata in versione moderna con l’umiltà necessaria a tributare il giusto rispetto per l’opera originale. La differenza qui è che non si tratta di una cover musicale, ma di un vero e proprio rifacimento messo in atto dallo stesso sviluppatore: quella Capcom che ultimamente ci sta regalando annunci degni di riportarci all’età dell’oro del videogioco. Il percorso verso questo nuovo RE2 è stato tortuoso e ripido, ma era giusto così: sarebbe stato fin troppo facile riproporre in HD il gioco, seguendo la strada di Resident Evil e Resident Evil Zero.

E invece no: Capcom ha voluto osare come mai prima d’ora, proponendoci un Resident Evil 2 riveduto e corretto secondo i moderni canoni estetici e ludici, riuscendo nell’incredibile impresa di rendere attuale e ancora dannatamente divertente un’idea con ormai più di vent’anni sulle spalle. Insomma, una gran bella versione di Sweet Dreams.

Resident Evil 2 Remake

“Freeze!”

Il leggendario inizio dell’avventura di Leon Kennedy, dopo l’incontro e l’immediata separazione da Claire Redfield, è scolpito nei ricordi dei giocatori di vecchia data: l’entrata del protagonista nell’armeria del sig. Kendo e il breve dialogo con il negoziante prima di ritrovarsi sommersi dagli zombi sono uno dei momenti più iconici dell’intera saga di Resident Evil. Nel remake la situazione è leggermente diversa (Leon arriva al negozio in compagnia di Ada Wong, dopo essere già passato dal parcheggio sotterraneo della stazione di polizia e dopo circa 3 ore di avventura), ma è l’esempio perfetto di come la narrazione scelta da Capcom strizzi l’occhio al passato offrendo nel contempo una trattazione più adulta e cruda di argomenti spinosi come l’amore per i propri cari, il senso del dovere verso il prossimo, la morte.

La situazione – e la cosa succede in tantissimi altri momenti all’interno del gioco – è concettualmente la stessa che i fan già conoscono, ma c’è quel qualcosa in più che spiazza anche chi saprebbe recitare a memoria le battute di tutte le cutscene di RE2. Restiamo volutamente nel vago per non rovinarvi la sorpresa, ma vi garantiamo che Resident Evil 2 Remake offre tante di quelle chicche che, se siete fan di vecchia data, vi disegneranno un sorriso da ebete sulla faccia durante tutta la durata dell’avventura.

Resident Evil 2 Remake

Anche se con situazioni parzialmente o totalmente riscritte, nuove scene e parti di gioco completamente inedite – degno di nota il terrificante quarto d’ora che passerete nell’orfanotrofio, da esplorare nei panni di Sherry Birkin – stiamo parlando del Resident Evil 2 del 1998: i giocatori che si approcciano al brand per la prima volta potrebbero trovarsi di fronte a un gioco che, sebbene riveduto e corretto, per un millenial potrebbe sapere un po’ di vecchio. Non che la cosa sia un problema, anzi: è probabilmente il giusto compromesso tra vecchio e nuovo, in grado di soddisfare tutti i palati. Gli appassionati di horror guardano ancora oggi con estremo rispetto i film di Romero e i classici del genere, e Resident Evil 2 ne è la perfetta controparte videoludica. Volendo continuare con le analogie cinematografiche potremmo dire che Resident Evil 2 Remake sta a Resident Evil 2 come Ash Versus Evil Dead sta a L’armata delle Tenebre: solo i fan di un tempo sono in grado di apprezzare al 100% il lavoro fatto dagli scrittori, ma non per questo un neofita appassionato dell’horror più splatter cresciuto con The Walking Dead non sarà in grado di appassionarsi al racconto, ancora più che valido, dell’avventura di Leon e Claire.

Andando più nello specifico, a chi non sapesse di cosa stiamo parlando, diciamo che RE2 narra del momento in cui tutto precipita: il virus della Umbrella Coprporation, in grado di trasformare gli umani in armi bio-organiche (gli zombie sono soltanto una prima debole forma della mutazione) non è stato debellato con la distruzione di Villa Spencer nel primo Resident Evil, ma ha invece raggiunto la limitrofa Raccoon City, contagiando la popolazione. Il giocatore è chiamato ad affrontare l’avventura nei panni di Claire Redfield, in città per cercare il fratello Chris, protagonista del primo RE, e Leon Kennedy, poliziotto cadetto al suo primo giorno di lavoro. Per completare al 100% l’avventura sono necessarie (almeno) due run, rispettivamente nei panni dei due personaggi: separati a inizio gioco da un’esplosione, i due finiranno con l’esplorare i medesimi luoghi ma in momenti diversi, offrendo al giocatore una prospettiva più ampia sulla vicenda e sfidandolo con differenti enigmi a seconda del personaggio in uso.

La parte più intrigante di RE2 è proprio questa: una volta assaporata la trama principale con uno dei due personaggi, si può immediatamente ricominciare con l’altro protagonista e, quando entrando nella stazione di polizia, si pensa di dover affrontare le stesse situazioni, il gioco è subito pronto a spiazzare con una novità dietro l’altra, lasciando intendere come le azioni intraprese nella prima run e gli eventi di cui si è già a conoscenza siano in realtà soltanto una parte del complesso puzzle narrativo. Si tratta sostanzialmente di mondi paralleli: le storie di Claire e Leon non si intersecano (volutamente) alla perfezione, ma offrono due avventure in cui alcune situazioni e scene sono identiche a prescindere dal personaggio in uso: se state giocando con Leon, ad esempio, incontrerete Claire chiusa fuori dal cancello del cortile interno della stazione di polizia, mentre giocando con Claire vi ritoverete di fronte alla stessa identica situazione ma a parti invertite. Ognuno dei due protagonisti, poi, ha scene, enigmi e parti di avventura personalizzati, che non affronterete con l’altro: nell’avventura di Leon, ad esempio, giocherete anche nei panni di Ada Wong, mentre scegliendo Claire utilizzerete anche il personaggio di Shelly Birkin, in una breve ma intensa scena in puro stile Haunting Ground.

Resident Evil 2 Remake

I puristi potrebbero obiettare che nel RE2 originale le run effettive erano ben 4, in quanto ogni personaggio poteva affrontare due volte l’avventura, che offriva una diversa posizione degli oggetti e differenti enigmi: bene, completate il gioco e avrete la stessa opzione anche nel Remake, che vi permetterà di ricominciare il gioco con qualche novità e un finale alternativo, sempre rispettando quell’ottica dei piccoli universi alternativi del capolavoro Capcom.

Tenendo conto della mole di contenuti aggiuntivi, delle nuove aree da esplorare e di quanto appassiona l’avventura, Resident Evil 2 Remake vi terrà impegnati per almeno una dozzina di ore (da raddoppiare se affronterete le due campagne una seconda volta per lo scenario B) senza mai mostrare segni di debolezza o cali di tensione nella trama. E se proprio ne volete ancora una volta raggiunti i titoli di coda, state pronti a ricominciare a giocare nei panni di Tofu… non vi possiamo dire di più su questa modalità, ma i fan della prima ora (che sanno cosa aspettarsi) sicuramente confermeranno che in un’edizione tanto prestigiosa di Resident Evil 2 non poteva assolutamente mancare.

Resident Evil 2 Remake

Simulatore di apertura porte addio

La vera rivoluzione di RE4, oltre al cambio di impostazione della telecamera, è stata anche rappresentata dalla possibilità di passare da un ambiente all’altro senza soluzione di continuità. I primi capitoli di Resident Evil, dalle malelingue scherniti come “simulatori di apertura porte”, costringevano infatti ad assistere all’animazione dell’apertura della porta di ogni stanza, espediente escogitato per camuffare il caricamento della porzione di mondo di gioco nel limitato spazio di memorizzazione offerto dalla prima PlayStation. RE2 Remake, a meno che non siate costretti a ricaricare la partita a seguito di un game over, non vi metterà praticamente mai di fronte a una schermata di caricamento: tutti i luoghi e le ambientazioni sono collegate e immediatamente esplorabili, proprio come accadrebbe nella realtà. Questa novità agevola immensamente il backtracking, presente in maniera decisamente massiccia soprattutto all’interno della centrale di polizia, dove chiavi e oggetti speciali sono sparsi ai quattro angoli del mondo di gioco.

Recuperare gli oggetti, scambiarli negli appositi bauli o salvare la partita, quindi, diventano operazioni decisamente più semplici e veloci rispetto al passato, rivelandosi la caratteristica più apprezzata di questo RE2 moderno. Nel dettaglio segnaliamo il ritorno delle macchine da scrivere e dei nastri necessari al salvataggio della partita, ma solo se si sceglie di affrontare il gioco al livello di difficoltà più alto: nel caso del livello normale o assistito (con quest’ultimo che agevola anche il recupero della salute e aiuta a mirare i punti deboli dei nemici) il gioco salverà automaticamente al raggiungimento di un checkpoint e permetterà di utilizzare le macchine da scrivere ogni qualvolta si voglia. Altro gradito ritorno sono i bauli: iniziando con un inventario dallo spazio decisamente limitato – vi consigliamo caldamente di risolvere tutti gli enigmi aggiuntivi che vi permettono di trovare borselli utili ad aumentare il numero di oggetti trasportabili – è estremamente comodo poter depositare gli oggetti utili in un qualsiasi baule per recuperarli poi da qualsiasi altro nel mondo di gioco, anche in questo caso limitando il backtracking.

Resident Evil 2 Remake

Venendo al gameplay vero e proprio, le poche novità sono quelle che tutti volevamo, e che sono in grado di fare la differenza: è ovviamente possibile muoversi mentre si prende la mira, e i nemici possono essere colpiti in diversi punti del corpo e addirittura menomati, caratteristica prevista in Resident Evil 1.5 ma poi abbandonata nello sviluppo del Resident Evil 2 originale. Inutile dire che gli headshot giocheranno un ruolo predominante nella maggior parte degli scontri, con un ritorno in auge della componente survival come non la si vedeva da tempo: per abbattere un comune zombie possono servire anche tre o quattro proiettili, e anche una volta a terra non è detto che il non morto (di nome e di fatto) resti giù. In altre parole, mettetevi in testa che difficilmente troverete abbastanza proiettili per uccidere tutte le creature che vi si pareranno di fronte: analizzare le varie situazioni, combinare le risorse raccolte per creare munizioni, non fare rumore di fronte ai nemici ciechi come i licker, sbarrare le finestre per evitare incursioni nemiche e risolvere gli enigmi secondari per sbloccare le modifiche alle armi saranno operazioni fondamentali per garantirsi la sopravvivenza.

Ad acuire il senso di perenne suspense c’è infine il Tyrant, gigantesco mostro mutato che non potrete mai abbattere ma solo stordire temporaneamente (e vi serviranno ben due granate per farlo) che vi seguirà per tutta la durata dell’avventura. Ammettiamo che in alcune situazioni la sua comparsa vi farà perdere la pazienza, ma a conti fatti si tratta di un elemento in grado di destabilizzare ulteriormente le certezze del giocatore, costringendolo a cambiare improvvisamente strada o strategia durante un combattimento e aggiungendo quel pizzico in più di sano terrore, di quello che si prova a correre feriti e sanguinanti con un inarrestabile mostro alle calcagna.

Resident Evil 2 Remake

Un RE2 che sa di RE4

L’intenzione di Capcom, parlando di comparto tecnico, è stata chiara fin da subito: Resident Evil 2 Remake avrebbe avuto la regia virtuale di Resident Evil 4, spartiacque tra i RE con telecamera fissa e le successive incarnazioni più action dei capitoli seguenti. Potremmo spendere interi paragrafi ad analizzare quanto il nuovo corso intrapreso da RE4 abbia influito sulla scomparsa della componente survival tipica di Resident Evil, successivamente diventato sempre più action e sempre meno spaventoso (e ripresosi soltanto con il recente RE7, ma questa è un’altra storia). Il fatto è che al momento dell’uscita Resident Evil 4 era semplicemente fantastico: dalla palette cromatica alle animazioni dei nemici, tutto era coerente con la nuova regia virtuale e dava l’impressione di precorrere i tempi, e non è un caso che i successivi survival horror – citiamo su tutti Dead Space e The Evil Within, tanto per tirare fuori un paio di pezzi da novanta – abbiano seguito la medesima strada. Quel tipo di telecamera, con il protagonista inquadrato quasi sempre a tre quarti e messo di lato allo schermo, è la soluzione perfetta per portare Resident Evil 2 sulle console dell’attuale generazione, fondendo passato e presente in maniera graficamente accattivante.

Ovviamente, a parte il cambio di inquadratura, il motore grafico e gli ambienti sono stati riscritti da zero: il livello di dettaglio è anni luce avanti rispetto al gioco originale, già a suo tempo ottimamente realizzato considerati i limiti tecnici imposti dalla prima PlayStation. Se un tempo si gridava al miracolo di fronte agli splendidi fondali pre-renderizzati e alla realizzazione tecnica dei personaggi principali, il “nuovo” Resident Evil 2 promette di stupire tanto quanto allora: i modelli poligonali di Leon e Claire sono stupendi, così come la stazione di polizia – che nonostante la presenza delle fogne e dei laboratori sotterranei resta comunque il fulcro principale dell’intera esperienza – è stata ridisegnata con la stessa maniacale attenzione ai particolari che l’hanno resa immortale. Esplorare gli ambienti di RE2, che siate al vostro primo o secondo incontro con il capolavoro di Capcom, è sempre una sensazione unica, a cavallo tra l’eccitazione e l’angoscia che solo un gioco del genere è in grado di regalare. Passare da un normale ufficio a una biblioteca che sembra uscita da Castelvania è una indescrivibile sensazione senza tempo, che per quanto incredibile possa sembrare non risulta mai forzata: gli animali impagliati, le macchie di sangue, i lunghi corridoi e i quadri alle pareti… ogni elemento è messo lì per un motivo, e la sensazione di ritrovarsi a girovagare per i meandri di villa Spencer è a tratti talmente forte da far apprezzare ancora di più la componente horror di Resident Evil che, come dimostrato dal primo e dal settimo capitolo, dà il meglio di sé quando imprigiona il giocatore nelle lugubri stanze di un gigantesco edificio.

Resident Evil 2 Remake

Graficamente il RE Engine dà ovviamente il meglio di sé su PC, ma anche su console si difende decisamente bene: se su PlayStation 4 e Xbox One bisogna accontentarsi – per modo di dire – di una risoluzione Full HD, su PlayStation 4 Pro e Xbox One X si arriva a 1620p con un framerate stabile sui 60 FPS, il tutto con effetti speciali e rifiniture grafiche appositamente pensate per sfruttare al meglio l’hardware a disposizione, ormai con pochi segreti per gli sviluppatori. Modelli poligonali a parte – il cui stile nipponico del character design è sempre riconoscibile nonostante la contaminazione occidentale nello stile delle ambientazioni – a colpire nel segno sono le scene più sanguinose: lo splatter è una componente fondamentale nel modo di spaventare di Resident Evil 2, e le scene al limite del gore sono decisamente più terrificanti con il dettaglio tendente al fotorealismo del remake. Se già un licker o uno zombie che attaccavano all’improvviso spaventavano su PsOne, potete bene immaginare come vi faranno saltare sulla sedia in questa versione tirata a lucido, in cui luci e ombre fanno la parte del leone per una regia virtuale che riporta in auge una componente horror che nei videogiochi (perlomeno parlando di tripla A) non si vedeva da almeno un decennio.

Da segnalare, infine, la localizzazione di testi e dialoghi in italiano. Per quanto noi puristi preferiamo ancora una volta le voci degli attori americani, il doppiaggio italiano è sopra la media di molti altri titoli, vacillando solo durante alcune battute, in cui il tono della voce dei protagonisti non rispecchia in pieno quanto sta accadendo sullo schermo. Niente da ridire invece per quanto riguarda le musiche e gli effetti sonori, che in cuffia supportano l’audio 3D: vi sfidiamo a giocare in cuffia senza mettervi una felpa per i brividi che vi verranno dietro la schiena.


Resident Evil 2 Remake conferma le attese e non delude (a tratti superandole) le aspettative. D’ora in avanti il concetto di remake sarà da valutarsi utilizzando il titolo Capcom come metro di paragone: la software house nipponica è stata incredibilmente in grado di aggiornare uno dei suoi migliori titoli survival horror, proponendolo in chiave moderna senza snaturarne, anzi esaltandone ancora di più, le caratteristiche che l’hanno reso un capolavoro dell’era PsOne. Da evitare solo se non amate il genere o se preferite gli splatter tutti azione e sparatorie. In caso contrario, è un’ottima scusa per avvicinarsi – per la prima o per l’ennesima volta – al miglior survival horror di tutti i tempi.

9.7

Pro

  • Vecchio e nuovo magistralmente fusi insieme
  • Personaggi e storia incredibili e ancora attuali
  • La vera essenza del survival horror
  • Graficamente ottimizzato su ogni piattaforma

Contro

  • L'imbattibile Tyrant può infastidire i giocatori meno pazienti
  • Sistema di combattimento retrò, se cercate sparatorie action non è il gioco per voi
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