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The Outer Worlds: la recensione dell’ultima fatica di Obsidian

Siete pronti a decretare il destino del Sistema di Alcione?

In questo periodo di grandi attese e aspettative che vedono lo spazio come prossima frontiera per l’umanità, Obsidian – con The Outer Worlds – ci proietta nel Sistema di Alcione, mettendo in atto una storia capace di intrigare gli appassionati di fantascienza. Non troverete tuttavia picchi di epicità degni delle migliori space opera, ma vi scontrerete con una realtà dai toni agrodolci. E a pensarci, non è poi tanto diverso dal mondo di Fallout, senza il discorso sulla guerra e con l’unica certezza che gli esseri umani possono essere fonte sia di rovina che di salvezza.

A differenza della brutale devastazione a cui si va incontro nella serie di Bethesda, The Outer Worlds ci accoglie tramite mondi dotati di un’incredibile bellezza primitiva, capace di stupire ed estasiare il giocatore in cerca di avventura. Ben presto però, ci si rende conto che gli sgargianti colori dei pianeti di Alcione non fanno altro che contrapporsi ad un immaginario tremendamente distopico. Un sistema che definiremmo perverso, fatto di individui asserviti allo stesso e quasi inconsapevoli delle loro condizioni. Non manca comunque chi – in qualche modo – ha ottenuto quella libertà e farebbe di tutto per mantenerla oppure chi – dopo averla ottenuta – tornerebbe nuovamente a fare parte del sistema.

Il tutto culmina infine con Bisanzio, centro operativo del Consiglio – e dimora delle classi più agiate – caratterizzato da un grigiore che rappresenta l’opprimente burocrazia e il centro nevralgico dei problemi del Sistema.

Quando la libertà è tutto

Come ogni buon gioco di ruolo che si rispetti, The Outer Worlds permette al giocatore di agire come meglio crede, rimarcando – in modo sfacciatamente beffardo – l’assenza di libertà da parte (della maggioranza) dei cittadini di Alcione. E così il nostro personaggio diventa l’ago della bilancia capace di decidere con le sue azioni le sorti dell’umanità. Le missioni che andremo ad affrontare, spesso ci metteranno di fronte a scelte morali i cui esiti non sono per nulla scontati. Perfino agire con le migliori intenzioni potrebbe scatenare inutili spargimenti di sangue. In quest’ottica, la costruzione del proprio personaggio assume un ruolo di prim’ordine.

In termini pratici, The Outer Worlds permette di creare una build fatta su misura al proprio stile di gioco che – a sua volta – influenzerà lo svolgimento delle diverse quest. Più precisamente, potrete scegliere tra una serie di attributi (come forza, intelligenza temperamento e altri) che andranno a determinare le qualità del vostro personaggio e che si riveleranno fondamentali in determinate conversazioni.

Ci sono poi le abilità, che coprono diversi aspetti, dal combattimento fino alla comunicazione o all’hacking. Ultimi ma non meno importanti sono i vantaggi, ovvero i perk, di cui otteniamo un punto ogni due livelli o accettando un difetto. Per quanto riguarda i vantaggi, si tratta di abilità passive che donano gli effetti più disparati, come una maggiore quantità di carico trasportabile o bonus dei danni. I difetti invece vengono fuori combattendo ed è possibile accettarli o rifiutarli. Se si accettano, si ricevono debuff specifici quando si verificano determinate circostanze ma, in compenso, danno accesso ad un vantaggio extra. Insomma, il gioco può valere la candela e sta al giocatore decidere se accettarli o meno.

Uomini (o donne) d’azione

Se non siete nuovi al genere, saprete bene che la componente narrativa è importante tanto quanto le fasi d’azione. Inutile dire che The Outer Worlds non ci ha deluso e anzi, Obsidian è andata oltre ogni più rosea aspettativa. Per quanto riguarda i dialoghi, è stato fatto un grandissimo lavoro in termini di scrittura, capace di mettere a schermo personaggi tanto eccentrici quanto interessanti. Durante le conversazioni è dunque possibile scegliere tra numerose opzioni che portano ad esiti differenti. In questi frangenti, non è raro l’utilizzo dell’umorismo – spesso pungente – utilizzato per sdrammatizzare o alleviare la tensione. In più di un’occasione ci è scappata qualche fragorosa risata. In ogni caso, non ci siamo annoiati un attimo durante lo svolgimento delle numerose quest secondarie.

Per quanto riguarda il sistema di combattimento, invece, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dalla bontà dello shooting. Mentre l’approccio melee (come sempre in questi casi) risulta abbastanza semplicistico, il feeling delle armi da fuoco ci ha convinto appieno. Queste sono divise tra leggere, pesanti ed energia, ed ognuna è dotata di un comportamento specifico. Il tutto è poi arricchito dalla possibilità di eseguire uno scatto – utile per evitare i colpi o avvicinarsi ai nemici – e dal DDT. La dilatazione del tempo è paragonabile allo S.P.A.V. di Fallout, con la differenza che l’azione continua a scorrere lentamente e l’indicatore dedicato si consuma (lentamente) o eseguendo dei colpi. Grazie a questi elementi è possibile uscire dalle situazioni più rischiose e, in generale, i combattimenti risultano dinamici.

Nel corso delle nostre scorribande è possibile trovare anche dei fedeli alleati pronti ad unirsi all’equipaggio; in termini di gameplay si può decidere con quale approccio farli combattere facendo loro utilizzare perfino delle potenti mosse speciali.

Un equipaggio da gestire

Come in ogni gioco di ruolo che si rispetti, la gestione del personaggio non si limita soltanto alla scelta dei punti abilità, ma viene influenzata anche da armi ed equipaggiamento. The Outer Worlds mette a disposizione una buona varietà armature che, oltre a garantirci una buona difesa, offrono anche qualche abilità. A seconda del set che andremo ad equipaggiare, potremo ricevere ad esempio punti per lo scassinamento oppure per l’impiego di un certo tipo di armi. Ma non è tutto perché, nei banchi da lavoro è possibile potenziare e aggiungere mod ad armi e armature. Di conseguenza, diventa importante scegliere l’equipaggiamento più adatto alla situazione sia per il proprio personaggio che per i membri dell’equipaggio.

Quanto alla gestione del carico – problema che da sempre affligge gli avventurieri – ci teniamo a sottolineare che, giocando con due compagni in squadra, il peso trasportabile aumenta di conseguenza. Si tratta di una soluzione elegante che ci evita di avere in continuazione a che fare con gli zaini dei nostri compagni.

Comparto tecnico e direzione artistica

Per quanto riguarda il comparto tecnico, The Outer Worlds non fa chissà quali miracoli. La nostra prova è avvenuta su PlayStation 4 slim e abbiamo notato alcune imperfezioni tra cui motion blur e cali di frame rate. In ogni caso non è nulla che va ad inficiare la bontà dell’esperienza e non ci sentiamo di penalizzare il titolo. Dobbiamo criticare però un’intelligenza artificiale un po’ deficitaria e una difficoltà tendente verso il basso. Quanto alla prima, i nemici si dimostrano aggressivi e si muovono molto, tuttavia capita che vadano in palla e diventa molto semplice aggirarli. Il calo di difficoltà invece è determinato dall’incredibile quantità di oggetti che è possibile ottenere ma anche dalla qualità dell’equipaggiamento indossato. Molto semplicemente, potenziando le proprie armature, i nemici tendono a diventare quasi innocui. Il nostro consiglio è dunque di iniziare il gioco a modalità difficile.

Nulla da obiettare sulla direzione artistica, che si attesta su livelli elevatissimi: gli artisti di Obsidian hanno fatto un lavoro coi fiocchi.

The Outer Worlds screen vista

Per quanto riguarda il comparto sonoro ci saremmo aspettati qualcosa in più, dato che il gioco reitera gli stessi motivi in sottofondo. Di grande qualità invece il doppiaggio in inglese, capace di coinvolgere il giocatore grazie all’ottima recitazione degli attori. Purtroppo però la dimensione dei sottotitoli è davvero minuscola e siamo stati obbligati a giocare praticamente attaccati al televisore. Segnaliamo anche qualche errore di traduzione relativo al genere delle parole. Infatti, pur avendo creato un personaggio maschile, in diverse situazioni è capitato che gli NPC si rivolgessero a noi con termini femminili.

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Se a questo punto vi state chiedendo se vale la pena di giocare The Outer Worlds, la risposta è assolutamente sì. Obsidian ha creato un gioco che, pur non essendo enorme quanto i Fallout, incarna appieno lo spirito di quest’ultimi. E mentre la serie acquisita da Bethesda diviene sempre più semplicistica di capitolo in capitolo, il titolo di Obsidian vanta di alcune rifiniture invidiabili. Pur senza proporre un open world sconfinato o una longevità estrema (lo abbiamo completato in circa 20 ore, ma la rigiocabilità è garantita grazie ai diversi approcci e conseguenze), si tratta di un’esperienza completa sotto molteplici aspetti, che farà la gioia degli amanti della serie post-apocalittica e, più in generale, degli rpg occidentali. In altri termini, The Outer Worlds non fa niente di nuovo ma lo fa nel miglior modo possibile.The Outer Worlds: la recensione dell'ultima fatica di Obsidian