Final Fantasy VII Remake: la nostra recensione

Cinque anni d'attesa, tante aspettative e altrettante paure. Final Fantasy VII Remake è finalmente realtà e questo è il nostro verdetto.

Da qualche anno a questa parte i remake hanno preso piede anche nel mondo videoludico, e se dapprima abbiamo visto l’arrivo di rifacimenti esclusivamente grafici, adesso le case di sviluppo stanno iniziando a osare qualcosa in più. Per noi giocatori questi prodotti rappresentano uno sguardo al passato attraverso le tecnologie del presente, oltre che l’ennesima scusa per farci travolgere dalla nostalgia. Tuttavia, i remake non sono solo una fonte di facili emozioni: essi infatti rappresentano un’opportunità per coloro che non hanno giocato ai titoli di un tempo. Si tratta quindi di strumenti intriganti, che possono fornire gli stimoli giusti per andare a recuperare i giochi del passato. Quanto agli sviluppatori, operazioni del genere costituiscono sfide e rischi da non sottovalutare, poiché si ritrovano nella posizione di dover realizzare giochi attuali e al passo coi tempi, con la costante pressione di non deludere le aspettative dei fan storici.

Quindi, al di là delle mere motivazioni economiche, l’idea attorno ad un remake può essere spinta dalla volontà di esplorare ulteriormente – e più approfonditamente – quei mondi fittizi che hanno riempito le giornate di tantissimi giocatori. Ed è qui che entra in gioco Final Fantasy VII Remake, un progetto talmente importante da spingere Square Enix a suddividerlo in più parti.

Del resto Final Fantasy VII è uno dei simboli dell’era PlayStation, un’opera così straordinaria che nel 1997 è riuscita a sdoganare il genere dei JRPG anche in occidente. Un gioco iconico per storia, musiche, personaggi, con quel battle system reso incredibilmente profondo dalle Materie. Insomma, il lungo viaggio di Cloud e compagni meritava di essere riscoperto e per fortuna, Square Enix ha reso il sogno realtà.

Midgar, dominio della Shinra

Bisogna ammettere che Final Fantasy VII Remake è un progetto tanto ambizioso quanto rischioso, e la lunga attesa per questa prima parte è stata soggetta ad una commistione di speranze e paure. In particolare, c’era il rischio che Square buttasse tutto all’aria stravolgendo la struttura di gioco e aggiungendo contenuti secondari di dubbia utilità. Per non parlare del sistema di combattimento, che sarebbe potuto essere banale o privo di mordente. Per fortuna le cose sono andate diversamente e ci siamo ritrovati per le mani un gioco capace di superare ogni più rosea aspettativa.

Una delle principali preoccupazioni dei giocatori era dovuta alla decisione di ambientare il titolo interamente a Midgar. In Final Fantasy VII, la sezione dedicata alla metropoli è completabile in una decina d’ore e fa da incipit per le vicende successive. Com’è possibile che gli sviluppatori abbiano deciso di dedicargli un gioco completo? Per rispondere a questo interrogativo non bisogna andar poi tanto lontano dato che, nello storico JRPG tante situazioni vengono risolte in una manciata di schermate. Di conseguenza, Final Fantasy VII Remake riempie tutti quegli spazi che prima erano destinati all’immaginazione, aggiungendo numerose sequenze filmate e fasi di gioco extra.

Ogni momento dell’avventura acquisisce ora uno spessore incredibile: le fasi d’esplorazione sono arricchite dai dialoghi contestuali che contribuiscono a caratterizzare meglio i protagonisti, mentre gli scenari risultano densi e pieni di dettagli. Inoltre, per l’occasione sono stati approfonditi alcuni personaggi che nel gioco originale hanno ricevuto poco spazio, come Jessie, Biggs e Wedge.

Come prima, più di prima

Proprio come ventitré anni fa, le vicende hanno inizio con l’attacco al reattore Mako, ma Final Fantasy VII Remake si ferma con la spettacolare fuga da Midgar. Nel mezzo però, sono stati inseriti numerosi elementi aggiuntivi, rimandi alla Compilation e sono state apportate alcune modifiche alla trama. A dirla tutta, la maggior parte di esse farà felice qualsiasi fan del gioco originale, perché contribuiscono a rendere la storia più coerente e in alcuni casi, più cruda.

In generale, il lavoro di riammodernamento è servito a rifinire diversi aspetti che altrimenti avrebbero avuto un impatto poco memorabile. Ad esempio, Cloud appare tormentato fin dalle battute iniziali e il suo rapporto con Sephirot è molto più chiaro che in passato. Dopotutto, nel corso degli anni la popolarità dello spadaccino dai capelli argentei è cresciuta a dismisura, privandolo di quell’aura di mistero che aveva nel lontano ’97. Anche le menti dietro la Shinra ricoprono un ruolo più marcato e non si fanno scrupoli nel tentativo di annientare i nostri protagonisti. Da questo punto di vista, il titolo mostra il lato più spietato della corporation, riuscendo perfettamente nell’intento di creare un clima distopico.

Senza dilungarci oltre, ogni elemento introdotto in Final Fantasy VII Remake adempie perfettamente al suo compito, con un’unica eccezione che sta facendo discutere parecchio e che probabilmente non andrà giù ai fan più inflessibili. Ci riferiamo a delle creature – simili a dei fantasmi incappucciati – che vengono introdotte nel Capitolo 2 e che rivestono un ruolo importantissimo in termini narrativi. Per quanto non ci abbiano fatto impazzire dal punto di vista stilistico, abbiamo apprezzato ciò che il loro inserimento comporta e siamo curiosi di scoprire che cosa accadrà nei prossimi capitoli. Per il resto, quanto fatto dagli sviluppatori trasmette le stesse emozioni del titolo originale.

What a wonderful slum

Per quanto concerne le attività secondarie – in alcuni capitoli – Final Fantasy VII Remake offre la possibilità di svolgere alcune missioni legate agli abitanti di Midgar. Si tratta di incarichi spesso strutturati su più step che provano a dare maggiore spessore ai personaggi coinvolti. Alcune quest sono più convincenti di altre, in ogni caso siamo lontani dalle atroci fetch-quest di FFXV. Ma non è tutto, in uno dei primi capitoli viene introdotto anche Chadley. Si tratta di un ricercatore della Shinra disposto a venderci alcune Materie in cambio del nostro aiuto per i suoi studi. In termini pratici Chadley è un’espediente utilissimo perché consente di ottenere alcune delle evocazioni più forti del gioco, ma dal punto di vista narrativo ci è sembrato inserito a caso. A chiudere il cerchio ci pensano infine le battaglie nell’arena e alcuni minigiochi che riprendono quelli visti nell’originale.

Azione fluida

Uno degli aspetti che più ci ha sorpreso, anzi sbalordito, in Final Fantasy VII Remake è il sistema di combattimento. I dubbi e lo scetticismo precedenti al lancio erano alle stelle perché, se escludiamo la serie Kindgom Hearts – o qualche altra eccezione come Crisis Core e Type-0 – la casa di Tokyo non ha mai brillato nello sviluppo di sistemi d’azione in tempo reale. Ecco perché il gameplay creato per l’occasione rappresenta una grande conquista e si è rivelato molto più divertente e assuefacente del previsto.

I quattro personaggi sono ben differenziati e se utilizzati nel modo corretto, possono rivelarsi devastanti. Cloud ad esempio è dotato di due assetti differenti, uno leggero e uno pesante. Col primo può sferrare rapidi fendenti – con la veloce pressione del tasto quadrato – o in alternativa pesanti falciate con la pressione prolungata del suddetto. Per passare all’assetto pesante basta premere il tasto triangolo e, se premuto nell’ attimo antecedente all’arrivo di un colpo, può sferrare poderoso contrattacco. In questa stance l’Ex-Soldier assume una posa difensiva pensata proprio per counterare gli attacchi, a patto che vengano parati al momento giusto.

Ci sarebbe da dire tantissimo anche per Tifa, Barreth e Aerith, che godono di stili di combattimento altrettanto divertenti ma, per esigenze di spazio preferiamo fermarci qui.

Superare il limite

Merita invece qualche parola il sistema di tecniche, che in battaglia garantisce una certa varietà. Inizialmente, ciascuno dei personaggi è dotato di due tecniche al quale se ne aggiungono delle altre nel corso dell’avventura. In breve, ogni arma possiede una tecnica speciale e, raggiungendo il livello massimo di maestria, possiamo utilizzare l’abilità in questione indipendentemente dall’arma equipaggiata. Per di più, ciascun’arma possiede caratteristiche differenti che possono essere sviluppate mediante un apposito menu al costo di Punti Espansione.

Infine, Final Fantasy VII Remake accoglie tutti gli elementi distintivi che hanno reso celebre il capitolo originale. Tornano la barra ATB, le Limit Break e le Materie, con tanto di evocazioni. In questa iterazione, la barra ATB si ricarica velocemente colpendo i nemici ed è necessaria per eseguire tecniche, magie o consumare oggetti. Gli attacchi Limite invece possono essere sfruttati soltanto dopo aver subito ingenti quantitativi di danni nel corso di una battaglia. Quanto alle Materie, possono essere equipaggiate su armi e accessori e funzionano in modo simile a Final Fantasy VII. A differenza di quest’ultimo però, l’intero sistema risulta molto più snello e l’impiego di questi strumenti non comporta grossi malus, pertanto è possibile equipaggiarne in quantità. Ogni personaggio può inoltre usufruire di una materia per le evocazioni degli Esper, che possono essere richiamati durante gli scontri più ardui.

Le dinamiche della battaglia

I fattori da tenere in considerazione non finiscono qua e – proprio come in altri capitoli della saga – se si sfruttano le debolezze degli avversari, è possibile stremarli. In questo modo i combattimenti non si riducono ad un mero button mashing e richiedono l’uso della testa. Come da tradizione, la Materia Analisi si rivela fondamentale per scovare le debolezze nemiche e dà un aiuto significativo quando non si hanno idee su come agire. Il resto sta tutto al giocatore, che deve intuire le strategie migliori per arrivare alla vittoria. Nonostante la bontà del combat system di Final Fantasy VII Remake, ci rincresce notare che l’intelligenza artificiale dei nostri compagni è alquanto deficitaria – forse per non far risultare l’intero sistema sbilanciato – e non è raro vederli con le mani in mano.

A meno che non vengano equipaggiati con Materie dotate di comandi appositi, raramente il resto del party sarà di grande aiuto. Perlomeno il passaggio da un personaggio all’altro risulta incredibilmente fluido e ciò spinge all’utilizzo di ogni personaggio.

Comparto tecnico e direzione artistica

Final Fantasy VII Remake è uno di quei giochi di dimensioni massicce che spingono l’hardware di PS4 al limite. È un’esperienza che offre una quantità di elementi a schermo notevole e la qualità dei personaggi principali, NPC e creature è davvero eccellente. Purtroppo però, tutto questo ben di Dio richiede dei compromessi, ed è triste notare come diverse texture in bassa risoluzione rovinino lo straordinario impatto visivo. Ad ogni modo, a parte sporadici ritardi nel caricamento delle texture, nel corso delle 47 ore necessarie per il completamento della nostra partita, non siamo incappati in problemi di natura tecnica. Nonostante i 30 fotogrammi – granitici – Final Fantasy VII Remake è bello sia da vedere che da giocare, e può vantare su animazioni di primissima qualità. Eccezionali anche la direzione artistica – a tratti sublime – e la colonna sonora di cui non possiamo fare a meno di menzionare l’ending theme.

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Oggi, come ventitré anni fa, Barret Wallace e gli altri membri di Avalanche sono pronti a sabotare i reattori Mako della Shinra con l’aiuto dell’Ex-Soldier Cloud Strife. Nel frattempo sono cambiate tante cose, la tecnologia ha fatto passi da gigante e i personaggi vantano modelli poligonali molto più complessi. Square Enix ci ha riportati indietro - nel tempo - a quando i videogiochi erano esperienze magiche e misteriose, riuscendo a mantenere inalterate le qualità del materiale di partenza. Dall’incontro con la giovane Aerith alle stravaganti situazioni del Wall Market nel Settore 6, Final Fantasy VII Remake ci ha fatto provare emozioni autentiche e genuine come pochi altri videogiochi sanno fare. Le battaglie a turni hanno lasciato il posto a veloci combattimenti in tempo reale, degni delle migliori cut-scene. E mentre l’identità di quel battle system è rimasta inalterata, l’eccitazione durante alcuni scontri e boss fight ha raggiunto livelli impensabili. Più volte siamo rimasti incollati al televisore per più ore di quante avremmo voluto, dimenticandoci dello scorrere del tempo. Nonostante certe modifiche abbiano fatto (e faranno) storcere il naso a parecchi giocatori, data la natura di Remake dell’opera reputiamo i cambiamenti apportati più che leciti, seppur avremmo preferito venissero introdotti in modo differente. In ogni caso, indipendentemente dal finale che può piacere o meno, Final Fantasy VII Remake è senza alcun dubbio uno dei migliori giochi di questo 2020, e non possiamo fare a meno di consigliarlo a vecchi e nuovi fan. Final Fantasy VII Remake: la nostra recensione