L’angolo della critica: Cyberpunk 2077 e le sue tematiche

Nel primo appuntamento con l'Angolo della critica parliamo dell'accoglienza riservata a Cyberpunk 2077 e delle sue tematiche, spesso fraintese. Aspettatevi una certa dose di spoiler, quindi proseguite solo se avete completato il gioco.

Il lancio di Cyberpunk 2077 doveva essere qualcosa di epocale. Un’attesa durata quasi otto anni, nonostante lo sviluppo ne sia durato soltanto quattro. Un carico di hype spropositato, alimentato in larga parte da quella demo del 2018 che ha sbalordito pressoché tutti. Marketing, gameplay dimostrativi e promesse si sono mescolati per dare vita a quella che per molti è stata l’ultima delusione dell’ottava generazione. Problemi tecnici, una i.a. ridicola, bug a non finire e la mancanza di alcune feature, hanno infine costruito una narrazione negativa attorno al titolo. Truffa, fregatura, gioco rotto, ridateci i nostri soldi! Ma tra un meme e l’altro sembra esserci dimenticati delle minacce di morte agli sviluppatori in risposta all’ennesimo rinvio, o del comportamento a dir poco tossico dimostrato dalla community negli ultimi mesi.

Cyberpunk 2077 è la dimostrazione di quanto sia sbagliata l’industria dei titoli ad alto budget, caratterizzata da estenuanti periodi di crunch, stipendi insignificanti e ambizioni fuori scala. Per non parlare degli azionisti che al minimo contrattempo causano il crollo delle azioni, o dei consumatori che desiderano tutto e subito. Entrambe le parti si autoalimentano a vicenda senza rendersi conto che ci sono persone dietro alle cose, e che forse bisognerebbe rallentare un po’. Questo enorme putiferio chiamato società ha finito per generare una percezione tendenzialmente distorta dell’opera di CD Projekt Red. Ma che cosa c’è al di là dei desideri della gente e dei mancati traguardi?

Giudizi annebbiati

Come accennavo nell’articolo dedicato alle espansioni e agli aggiornamenti, la più grande sconfitta di CD Projekt Red risiede nel non essere riuscita ad implementare il “crowd and social system”.  La suddetta demo presentava una folla e un’interattività tali da rendere Cyberpunk 2077 diverso da qualsiasi open world. La visione originale del team ci avrebbe regalato un’esperienza ben più immersiva di quella attualmente disponibile. Le strade sovraffollate e la pioggia acida ci avrebbero dato infine l’idea di un mondo sull’orlo del collasso.

Queste lacune intaccano il gioco sia dal punto di vista visivo – in termini di presentazione – che pratico, in quanto l’i.a. è pessima. Tuttavia, Cyberpunk 2077 continua ad essere un prodotto ludicamente solido, poiché struttura e tematiche funzionano a dovere. Malauguratamente, la situazione descritta poc’anzi ha spinto molti ad etichettare l’ultima fatica del team polacco come un fallimento. Lo dimostrano gli svariati articoli di testate giornalistiche generaliste d’oltreoceano che subito hanno colto l’occasione per affondare il suddetto. Ed ecco che Cyberpunk 2077 diventa un gioco incredibilmente mediocre, un prodotto che non suscita emozioni o una critica all’architettura senza nulla da dire. Pompose argomentazioni sprecano parallelismi tra lo stato del gioco e le estenuanti dinamiche di lavoro di CD Projekt Red, incapace di consolidare la propria visione. Al centro, troviamo la comune convinzione che a ricoprire il ruolo di tematica principale ci sia la disfunzionalità della società capitalistica.

Se così fosse stato, i difetti elencati avrebbero costituito un peso ancor più incriminante nei confronti della software house. Se l’obiettivo ultimo fosse stato la realizzazione di una simulazione della società in ottica del futuro a venire, queste critiche avrebbero avuto fondamento. In quel caso, CD Projekt avrebbe toppato su tutti i fronti, poiché inabile nel garantire quel tipo di esperienza. Ma indovinate, la città cyberpunk è solo il contesto.

Tematiche sfuggenti

L’ho già detto altre volte ma ripeterlo non fa male, il cyberpunk non è per tutti. Per qualche ragione Cyberpunk 2077 si è subito ritrovato gli occhi del mondo puntati addosso, forse a causa dell’efficacia del marketing seducente, non saprei. Fatto sta che tutti ne parlano, ma davvero in pochi lo hanno compreso. Ebbene, che cosa diamine vuole dirci questo titolo? Chi siamo? Che cosa facciamo? Qual è il significato della nostra vita? In poche parole, è un gioco esistenzialista. Nello specifico, la tematica dell’identità è al centro della quest principale e di diverse secondarie, che ci illustrano personaggi in balìa di Night City.

Focalizziamoci su V, il nostro protagonista di cui possiamo sceglierne le origini. Attraverso i tre prologhi disponibili osserviamo il termine di un’importante fase sua della vita. Il Nomade deve dire addio alla sua famiglia, il Corporativo viene privato di tutto in quanto insignificante membro di un gigantesco meccanismo e lo Street Kid ritorna dov’è cresciuto in cerca di fortuna (in modo simile a CJ di San Andreas). L’amico Jackie dà il via ad una nuova fase, ovvero quella di mercenario, con l’obiettivo di diventare una Leggenda di Night City. Un salto temporale di sei mesi ci porta al primo grande colpo della carriera di V, che consiste nel rubare il Relic, un chip prototipale legato al programma “Assicura la tua vita”. Al suo interno è rinchiuso l’engramma di Johnny Silverhand, il rocker terrorista che ha fatto saltare l’Arasaka Tower cinquant’anni prima. Come sapete, le cose vanno male e V si ritrova con Silverhand in testa. Ironia della sorte, il chip gli salva la vita nel momento in cui Dex gli piazza una pallottola in testa, ma finirà inevitabilmente per ucciderlo.

Cyberpunk 2077 Prologo Nomad

Vita bonus

Il traumatico evento appena descritto segna un ulteriore stravolgimento nella vita del nostro mercenario, che dovrà fare i conti con il lento processo di sovrascrittura. A rendere il tutto più complicato ci pensa l’invasiva figura di Johnny, che in un primo momento si dimostra ostile. Ancora una volta torna l’interrogativo “chi siamo?” questa volta riferito all’anima del nostro alter-ego e non più al suo stato sociale. In quanto giocatori ci viene dato il potere di rispondere a questa domanda. Possiamo scacciare il nostro ospite indesiderato ogni qualvolta sia possibile (utilizzando le medicine), ignorarlo quando si rivolge a noi o abbracciare la sua causa. Restare indifferenti dinanzi al carisma del personaggio interpretato da Keanu Reeves è quasi impossibile, con il rischio che si finisca per seguire ciecamente ogni suo consiglio. Ma è davvero ciò che vorremmo fare noi giocatori? Ed è quel che vorremmo per V?

Sebbene la trama principale sia estremamente lineare nelle situazioni proposte, al giocatore viene sempre data la possibilità di scegliere come agire. Sia in relazione a Johnny, che ai personaggi che incontreremo nel corso dell’avventura o nell’approccio al gameplay, a noi spetta l’ultima parola sul nostro ruolo. Arrivando alle ultime battute della missione principale ci vengono date diverse scelte su come concludere questo intenso viaggio. Possiamo cedere volontariamente il nostro corpo al rocker oppure tenercelo e tentare il tutto per tutto fino alla fine. A seconda di come abbiamo giocato, potremmo essere da soli o in compagnia della persona amata. Cyberpunk 2077 propone cinque finali differenti, ciascuno dei quali offre scenari interessanti. Solo uno di essi è canonico, presumibilmente Path of Glory, che concretizza il desiderio di diventare una leggenda a Night City.

Where's Johnny Cyberpunk 2077

Lasciare il segno

Ma che cosa vuol dire diventare una leggenda? Durante la missione di preparazione del colpo, all’Afterlife Claire ci dice che per ottenere un drink con il proprio nome occorre morire in modo spettacolare, meglio se durante una missione. Ed ecco spiegato perché V decide di farla finita durante una missione impossibile nello spazio, consapevole che – nel suo piccolo – avrebbe lasciato il segno. Cyberpunk 2077 però non si limita a dare un senso a nostro protagonista, ma fa riflettere anche sulla vita di diversi personaggi, a cominciare da Johnny.

Il magnetico leader dei Samurai ha avuto un passato tumultuoso che si è concluso con la sua cattura, dopo aver fatto esplodere l’Arasaka Tower. Egli ci dà uno sguardo concreto alla figura del rocker, una classe giocabile in Cyberpunk 2020 con il talento di scuotere gli animi delle folle. Ciononostante, le sue azioni non sono servite a nulla e lui stesso – nella quest The Ballad of Buck Ravers – fa un’interessante affermazione. Sono passati cinquant’anni, l’Arasaka Tower si erge nuovamente su Night City e le sue gesta sono ricordate soltanto da qualche vecchio rincitrullito (sto parafrasando). Per quanto potesse essere forte il suo messaggio, la gente non ha fatto nulla per cambiare le cose, forse perché non ha mai voluto. Interessante anche come, nel caso decidessimo di lasciargli il corpo, questi finirebbe per intraprendere una vita completamente differente, dimostrando di aver appreso la lezione.

Il rocker viene comunque esplorato attraverso gli ex-membri dei Samurai, con un focus su Kerry Eurodyne. Il fiero chitarrista è l’esatto opposto di Silverhand. Ha certamente del talento, ma la ricerca del successo lo ha spinto a diventare una marionetta delle corporazioni. Dentro di sé nasconde ancora lo spirito ribelle da rocker, ma lo manifesta attraverso capricci e piccole vendette personali senza reali conseguenze.

La città dei sogni

Come anticipavo prima, la tematica dell’identità viene ripresa in più missioni secondarie di Cyberpunk 2077, nel corso del quale vengono esplorati diversi personaggi. Li ho trovati tutti interessanti, ma per motivi di spazio vi parlerò solo di alcuni di essi. Abbiamo quindi, Panam Palmer, l’i.a. Delamain, Lizzy Wizzy e la coppia dei Peralez, le cui storie sono una perfetta dimostrazione di cosa vuol dire fare cyberpunk.

Iniziamo da Panam, che catapulta il giocatore in una serie di missioni personali legate al mondo dei Nomad. Grazie ad essa CD Projekt Red approfondisce una delle classi sociali più interessanti di Cyberpunk 2020 e fa riflettere sulla città dei sogni. L’irruenta ragazza è infatti una mercenaria i cui rapporti con il clan sono stati messi a dura prova dalla leadership di Saul.  Ciò la spinge ad allontanarsi, desiderosa di trovare la libertà a Night City. Purtroppo si ritrova immersa in una realtà soffocante e fa fatica a trovare il suo posto. Nel corso della sua storyline comprende di non essere fatta per la città e accetta il suo ruolo come Nomad, pur non condividendo le scelte di Saul.

Passiamo ora a Delamain, il simpatico tassista che ci viene introdotto durante il colpo. Le due divertenti quest di cui è protagonista ci mettono in mezzo ad una diatriba piuttosto singolare. Alcune vetture si ritrovano a sviluppare delle i.a. autonome, spetterà a noi mediare questa bizzarra relazione padre-figli in cui il nostro mandante è incapace di riconoscere l’indipendenza – e quindi la vita – dei “neonati”. Di conseguenza, il giocatore si ritrova a scegliere tra la vita e la morte delle suddette, o può optare per un compromesso. Nonostante i toni leggeri delle missioni, si torna a riflettere nuovamente sul significato della vita, questa volta in relazione alle intelligenze artificiali.

Fredda come l’acciaio

Tra le quest più inquietanti di tutto il gioco troviamo Violence, che si focalizza sulla cantante Lizzy Wizzy. La star di Night City ci chiede di investigare sul fidanzato, di cui teme il tradimento. La situazione è in realtà più complessa, perché quest’ultimo vorrebbe copiare l’engramma della sua compagna se non addirittura cambiarne alcuni tratti caratteriali. Inutile dire che si tratta di un gesto ignobile, ma nel giro di poco possiamo osservarne le tristi conseguenze. Una volta mandate le prove a Lizzy, questa finisce per ucciderlo lasciando le pulizie proprio a noi, e mostrando una certa mancanza di empatia. Questa missione si focalizza sul transumanesimo e sulle estreme conseguenze che potrebbero derivarne. Il totale passaggio da uomo a macchina infatti potrebbe cambiare drasticamente ciò che siamo, stravolgendo la nostra vita. Per il momento però, è solo fantascienza.

Lizzy Wizzy Cyberpunk 2077

Futuro incerto

Chiudiamo questa panoramica con i coniugi Peralez, che in Dream On danno vita ad una delle mie quest preferite in assoluto. In apparenza sono una coppia perfetta, invidiabile: Jefferson è l’aspirante sindaco di Night City, mentre Elizabeth è la sua fidata compagna. Sembrano persone eccezionali, mosse da ideali esemplari, almeno fin quando non scopriamo che sono involontariamente coinvolti in una cospirazione. I due, infatti, ci chiedono di indagare su un misterioso furto avvenuto nel cuore della notte nel loro appartamento, quel che non sanno è che sono sotto costante osservazione. La nostra indagine ci porta a scoprire prima una stanza nascosta all’interno dell’abitazione, e poi un database contenente dati relativi al condizionamento mentale. Chi sono e chi pensano di essere viene messo totalmente in discussione. Come se non bastasse, Elizabeth ci chiede di lasciare le cose come stanno, per evitare che Jefferson inizi una guerra che non può vincere.

Ascoltare la richiesta della donna vorrebbe dire abbandonarli al loro destino come marionette, mentre avvertire il marito potrebbe portare ad altrettante spiacevoli conseguenze. Purtroppo però, per scoprire chi manovra i fili dovremo probabilmente aspettare le espansioni.  

Cyberpunk 2077 Peralez

Considerazioni finali

Su Cyberpunk 2077 possiamo dirne – e ne abbiamo dette – tante. Molte critiche sono più che legittime, ad essere sbagliata però è la convinzione che non sia un vero gioco cyberpunk. Sebbene ci sarebbe stato tanto da dire anche su Saburo Arasaka o sul fidato Takemura che si ricollegano alle suddette riflessioni, le quest ei personaggi che vi ho brevemente illustrato sono solo una minima parte dell’esperienza. In tutto ciò, ci tengo a precisare che l’opera di CD Projekt Red non è una denuncia sul capitalismo, benché la compagnia sia caduta vittima di quei processi corporativi tanto cari al cyberpunk.

Infine, l’inserimento di un personaggio celebre come Keanu Reeves si è rivelato chiaramente un’arma a doppio taglio. Se da una parte lo studio ha ottenuto ancor più attenzioni (e preordini), dall’altra le tematiche racchiuse nel titolo sono state ampiamente fraintese. La presenza del noto attore ha spinto molti giocatori a concentrarsi sulla presenza dello stesso piuttosto che fermarsi a riflettere sul reale significato delle cose.

E voi che cosa ne pensate di Cyberpunk 2077? Fatecelo sapere nei commenti e continuate a seguire Nerdpool.it per restare aggiornati sul titolo in questione.

CORRELATI