Crash Bandicoot 4: It’s About Time – Recensione

Sviluppatore: Toys for Bob, Beenox Publisher: Activision Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1-4 PEGI: 12 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Diamine, se era davvero ora. Dopo anni di successi con la trilogia originale, seguiti da molti altri anni di insuccessi dovuti a un utilizzo sconsiderato e poco intelligente del franchise, ecco che il peramele arancione Crash Bandicoot ci prova ancora una volta a gettarsi nel nuovo, nell’ignoto, nell’esperimento. L’incredibile successo della N. Sane Trilogy e della formidabile rivisitazione di CTR con Nitro-Fueled hanno spinto Activision a marciare con decisione dove Universal, invece, goffamente, inciampava. In contrapposizione a tutto ciò che è stato dopo Crash Team Racing, ma senza cancellare dall’immaginario collettivo i sequel a questo punto non ufficiali, ecco Crash Bandicoot 4: It’s About Time, sequel diretto – e per questo estremamente coraggioso – di Crash Bandicoot 3: Warped, il capitolo universalmente più amato della saga (anche se il sottoscritto preferisce di gran lunga il secondo episodio).

Riprendere quello stile, quell’idea di platform e quei personaggi dopo vent’anni è però una scommessa, un azzardo con ben poche chance di vittoria, in quanto il videogioco è diretto fin dai suoi trailer ai fan storici del brand di Crash più che a un pubblico neofita. Una virgola fuori posto o una cassa mal piazzata sarebbero capaci di creare fratture impossibili da ricostruire per i fan, purtroppo costretti a sorbirsi titoli di scarsa qualità o interesse come sono stati L’Ira di Cortex (il “primo Crash 4”, in effetti) o Mind over Mutants. Per farla breve, Activision ha fatto all-in, convinta delle potenzialità di Toys for Bob, autori di Spyro Reignited Trilogy, aiutata da Beenox, curatori di Nitro-Fueled. I presupposti ci sono tutti, la fiducia pure.

crash bandicoot 4 it's about time

Esplosivo come una TNT

Molti anni sono trascorsi dagli eventi di Warped. Il dottor Neo Cortex e il temibile N. Tropy riescono, con l’aiuto di Uka Uka, a fuggire dalla prigione temporale grazie a uno squarcio interdimensionale, capace di far viaggiare chi lo attraversa nel tempo e nello spazio. Affascinato da questo potere, N. Tropy, insieme a Cortex, costruisce un generatore di varchi per far collidere le linee temporali al punto da cancellare tutto ciò che è stato e sarà per plasmare il mondo a proprio piacimento. Tocca a Crash e Coco rimboccarsi le maniche – o il pelo – per fermare i cattivi per la quarta (canonica) volta, con l’aiuto delle potenti Maschere quantiche Lani-Loli, Kupuna-Wa, Akano e Ika-Ika.

Alla trama, all’apparenza per nulla complicata, si aggiungono però dei twist pazzeschi, come mai visti nell’intero franchise, ma nulla che vada a stravolgere neanche una volta l’essenza di Crash e lo spirito della serie, e che anzi vanno a chiudere qualche buco di trama degli scorsi capitoli, ricollegandocisi in maniera sapiente e spiazzante. Da fan di vecchia data, ho seguito in tempo reale tutte le dichiarazioni, le uscite dei trailer e dei coverage della stampa internazionale, in visibile preoccupazione, tuttavia, che la presenza di altri personaggi giocabili all’infuori di Crash e Coco potesse stonare e rovinare tutta l’esperienza. Eppure ho dovuto ricredermi. I personaggi aggiuntivi, ovvero Tawna alternativa, lo stesso Cortex e Dingodile, si sposano alla perfezione con il contesto, sia di gameplay che narrativo, anche se gli interventi del “coccodingo” risultano essere i più trascurabili dei tre, ma solo perché l’ex-villain della serie si ritrova coinvolto per puro caso in situazioni che non gli competono né interessano.

Crash Bandicoot 4: It's About Time

Altissima la qualità dei dialoghi in-game tra i personaggi; sebbene già di grande livello nei videogiochi Naughty Dog, le chiacchiere scambiate dai personaggi mentre si gioca un livello sono esilaranti, mai banali e ricche di dettagli che vanno, un pizzico alla volta, ad ampliare l’universo e perfino la lore di Crash Bandicoot. Gli esempi migliori li troviamo nei livelli delle videocassette Flashback, con talmente tante curiosità rivelate capaci di strappare più di un sorriso di gusto ai fan (ancora mi diverte il pensiero che gli iconici pantaloncini blu di Crash siano vecchi pantaloni di Cortex). Ma occhio a non trascurare la cura riposta nelle cutscene, specialmente quelle di intermezzo tra una dimensione e l’altra, in cui vengono ridefiniti i tratti caratteriali dei personaggi, alla scoperta di lati di Cortex prima solo vagamente accennati, le motivazioni di N. Tropy e persino una certa trama dai toni ben più oscuri che ricopre la Tawna alternativa. Fino alla fine l’attenzione resta alta a livello narrativo, mai troppo di spicco nemmeno in Crash 1, 2 e 3. Basti pensare che Crash 4 ha in serbo ben tre finali da sbloccare, uno in più dei soliti, anche se maledettamente difficili da sbloccare. A proposito dei dialoghi, è presto spiegata la classificazione PEGI 12: Crash 4 adotta con naturalezza parole come “morte” e “uccidere”.

Quick, iiiiinto the vortex!

Per quanto in redazione ammiriamo i ragazzi di Vicarious Visions, abili nelle riproposizioni di vecchi titoli, riconosciamo come oculata la scelta di passare la fiaccola del franchise a Toys for Bob. Gli audaci sviluppatori si sono imposti di ispirarsi alle vecchie creazioni andando a scavare nelle loro origini, senza però affidarsi troppo a quel gameplay ideato da Naughty Dog. Lo scopo è stato esattamente quello di immaginare lo stile di platform della trilogia originale in tempi moderni, abbattendo limitazioni tecniche oggi palesi e reimmaginando i personaggi e le loro movenze come in sede di creazione, nel 1996, erano intese. Il salto di due generazioni è finalmente palpabile: la fluidità dei movimenti di Crash, Coco e gli altri è più forte di quanto non lo fosse nella recente N. Sane Trilogy, gli scenari sono incredibilmente più vasti e pieni sia di dettagli grafici che di contenuti da esplorare. E’ essenzialmente l’idea alla base di Crash Bandicoot: L’Ira di Cortex ampliata e, soprattutto, riuscita. Crash è agile come un tempo, anche se l’unico potere rimastogli da Warped è il doppio salto, ma rivisitato: prima, la seconda pressione di X garantiva uno slancio verso l’alto, in It’s About Time il doppio salto sospende il protagonista tra salto e caduta, dandoci il tempo necessario di direzionarci e scegliere come e dove atterrare con maggior precisione, anche se la stessa meccanica viene spesso e volentieri usata per mettere a dura prova i videogiocatori e spingerli a calcolare alla perfezione il timing per arrivare a piattaforme impossibili.

Crash avrà anche perso il suo potente – forse troppo – Bazooka a wumpa, ma non ha dimenticato come roteare su sé stesso o fare sgambetti per liberarsi dei nemici e spaccare casse, tecniche anzi ora migliorate. Quando immobile, la trottola di Crash avrà un raggio ridotto, perfetto per rompere casse piazzate sotto TNT o Nitro, mentre lo sgambetto sarà eseguibile anche da accovacciato, per una maggiore rapidità ed ergonomia. A rimpiazzare le vecchie abilità con nuovi poteri ci sono le Maschere Quantiche, capaci di far scorrere il tempo più lentamente per superare ostacoli più facilmente, di cambiare dimensione per far comparire e scomparire oggetti dallo scenario, di alternare la gravità e di respingere la magia verde. Quest’ultimo, quello di Akano, è forse il meno ispirato dei quattro poteri, per quanto sia comunque divertente da usare e a tratti ricordi la super trottola di Crash 3, ma ciononostante possiamo garantire che è una goduria usarle in alternanza nelle fasi avanzate, soprattutto nelle intelligentissime e appassionanti boss fight – diamine, l’ultima è uno spettacolo!

Bonus o malus?

Il platforming è perfetto, i salti da una piattaforma all’altra, per aggrapparsi a corde o rompere casse sospese, sono swing rapidi, intuitivi e di rara bellezza. Aiuta tantissimo nell’immersione l’ampliamento degli stage, che spesso si dividono in più route da seguire e ripercorrere, mai dispersive e capaci di mantenere la tipica linearità della serie, pur diramandola, punto che accompagna a braccetto l’esplorazione e il ritrovamento delle gemme sparse per i livelli, solitamente una nascosta, una in dono per aver rotto tutte le casse, un’altra ancora per essere morti non più di tre volte e altre tre legate all’ottenimento di un certo numero di frutti wumpa. Menzioniamo, ma solo per dovere di cronaca, la modalità Passa e Gioca. Si tratta della tanto vociferata componente multigiocatore, ma è soltanto un modo ufficiale di passare il controller a un amico o un familiare per vedere chi arriva per primo a un checkpoint o chi riesce o meno a concludere un livello senza morire. Un’aggiunta gradevole, ma non aspettatevi un game changer. Ora dobbiamo, purtroppo, tirare in ballo il discorso “punitivo”.

La più grande difficoltà di Crash Bandicoot 4: It’s About Time sta in un malsano posizionamento delle casse, una bella quanto frustrante sfida per i fan storici, ma un wumpa su per il “woah” per chi non si è mai approcciato alla saga prima d’ora. Sebbene l’intelligenza artificiale dei nemici sia di scarso livello, praticamente al pari con gli originali, i pericoli maggiori derivano dagli ostacoli posti in maniera sadica, con sezioni che incitano al trial and error misto a uno studio progressivo – e con questo intendo con una morte dopo l’altra – dell’ambiente. Casse nascoste in ogni dove, salti al cardiopalma e una curva della difficoltà in crescita esponenziale dopo i primi livelli mi hanno fatto provare un forte imbarazzo da videogiocatore assiduo e fan di vecchia data, al punto da farmi arrivare a quarantadue morti in un solo livello. Complice anche l’ombra poco visibile di dove Crash o Coco stanno per atterrare, ma a questo si ovvia con la funzione delle ombre migliorate, a patto che vogliate tenere sotto di voi un fastidioso cerchietto giallo.

Crash Bandicoot 4: It's About Time

Ad aumentare il rage-quit in particolar modo sono paradossalmente i Bonus, che invece di offrire una zona relax in cui accumulare wumpa e vite, si rivelano essere un inferno in quasi ogni livello, con salti di precisione millimetrica da studiare prima di eseguire, casse di Nitro in agguato e addirittura nemici a ostacolarci, con tantissimo backtracking. Insomma, non è assolutamente il Bonus come lo ricordavamo, né come dovrebbe essere, molto più punitivo anche di un percorso con le gemme colorate. E non ho scritto delle reliquie N. Sane, ma quelle sono più legate alla questione Platino.

La creazione di Toys for Bob è, tuttavia, un vero nuovo capitolo della saga di Crash Bandicoot, degno di stare accanto agli originali. E’ estremamente punitivo, è vero, ma del resto lo erano allo stesso modo – anche se calcavano meno la mano con i Bonus – gli altri, e basta rigiocare i livelli dopo aver finito la storia per rendersene conto. Come dimostrano anche i livelli spassosi e perfetti dedicati agli altri personaggi, più tridimensionali con Tawna, più ragionati con Cortex e à la Ratchet & Clank con Dingodile. Crash Bandicoot 4 è l’evoluzione della serie come la volevamo già ai tempi dell’Ira di Cortex, nonché una lettera d’amore (a volte un po’ velata, è vero) al fandom rimasto sopito per così tanto tempo. La massima espressione della passione di Toys for Bob e Beenox nei riguardi del bandicoot arancione traspare nelle cassette Flashback, livelli aggiuntivi in 2D che, in-game, svelano dettagli sul passato di Crash, sul perché Cortex abbia scelto lui come suo generale e, in riferimento agli sketch e ai primi concept di Naughty Dog, sul perché il bandicoot sia migliore del vombato. Crash 4 è una continua scoperta e pieno di dettagli che solo i fan più accaniti possono cogliere, come i graffiti degli Elementali sparsi qua e là e il fatto che Snow Way Out sia una rivisitazione del livello delle cascate mai pubblicato del primo Crash.

Crash Bandicoot 4: It's About Time

Wumpa, bumpa… quello che vi pare

Uno dei pochi punti in cui Crash Bandicoot 4: It’s About Time avrebbe potuto osare un po’ di più è forse il comparto sonoro. Le voci italiane sono pazzesche, la recitazione e le tonalità eccellenti per tutti i personaggi, per alcuni anche meglio delle originali (in particolare Lani-Loli… l’interpretazione di Matteo Zanotti è strabiliante), ma è alla colonna sonora che diamo una nota di demerito. A parte la musica del menù principale e i vari remix delle musiche classiche, come quella della battaglia con Cortex, sono sfortunatamente poche altre a lasciare il segno, probabilmente a causa dell’effetto spyreggiante, per così dire, ideato da Toys for Bob che, a dirla tutta, non c’entra tanto con Crash.

Si volta pagina per quanto riguarda il comparto grafico, semplice, ma pulito e senza neppure una sbavatura o una texture fuori posto. Gli ambienti sono una gioia per gli occhi, nonostante la drastica diversità degli sfondi e dei colori da un mondo all’altro. Spettacolare è la nuova rappresentazione della Spiaggia delle Follie, ma non scherzano affatto gli straordinari livelli ambientati nel Giappone feudale o nella Preistoria (questa più come intesa nel tracciato di Crash Team Racing Nitro-Fueled che come nei livelli di Crash Bandicoot 3).

Come non menzionare in questo paragrafo i livelli N. Vertiti, versioni specchiate degli stage normali, ma con l’aggiunta delle gemme invertite, un set completamente nuovo, dei frutti bumpa e di filtri visivi e sonori speciali per diversificarli quanto più possibile. Filtri blu-rosso, bianco e nero, formati cartooneschi e in stile fumettoso o grafiche pixellate ci attendono, misti a suoni per le azioni deformate e alterate. Non ci si annoia mai. Divertenti e ben curate sono anche le skin di Crash e Coco, ognuna sbloccata per un certo numero di gemme ottenute in un determinato livello o dopo aver compiuto azioni legate alla storia.

Crash Bandicoot 4: It's About Time

Queste strizzano tantissimo l’occhio alle skin di Nitro-Fueled e ai costumi alternativi dei vecchi videogiochi, mentre tante altre sono ispirate alle location visitate. Spezziamo inoltre una lancia a favore del redesign dei personaggi, forse necessario per trasmettere un senso di evoluzione del brand. Crash è spensierato e peloso al punto giusto, Coco ha un aspetto più snello, Dingodile più sporco e rozzo e Cortex più da cattivo dei cartoni animati, mentre per Tawna, sfruttando la sua versione alternativa, si è optato per un redesign completo, molto più da avventuriera impavida che da fanciulla da salvare. Originalissimi i design delle Maschere Quantiche, deformate, divertenti e al tempo stesso credibili e ben riuscite, sicuramente più ispirate di quelle dei vecchi Elementali.

Trofeisticamente parlando: la follia prima del Platino

Crash Bandicoot N. Sane Trilogy ha saputo mettere alla prova la pazienza dei platinatori incalliti proponendo di ottenere tutte le reliquie d’oro e le gemme di tutti i livelli, Nitro-Fueled invece ha sfidato i piloti più abili con l’avventura a difficoltà Difficile, ma queste sono sciocchezze rispetto a cosa chiede il Platino di Crash Bandicoot 4: It’s About Time. Per ottenere tutti i trofei – e quindi per sbloccare anche tutti i finali – è necessario collezionare tutte le 456 gemme, tra normali e invertite, trovare tutte le gemme colorate, battere tutte le prove a tempo con la reliquia Platino (quella Oro non basta più) e, come se non bastasse, ci toccherà completare tutti i nastri Flashback rompendo tutte le casse e completare nuovamente tutti i livelli di Crash Bandicoot 4: It’s About Time ancora rompendo tutte le casse, ma senza mai morire nel processo, in modo da sbloccare la rarissima reliquia N. Sane. Una vera e propria follia, che metterà a durissima prova anche i fan più accaniti di Crash Bandicoot. In caso siate interessati, segnaliamo la nostra guida ai trofei in continuo aggiornamento. Cominciamo quasi a rivalutare la difficoltà di Dark Souls.

VERDETTO

Crash Bandicoot 4: It's About Time è ciò che non è stato L'Ira di Cortex, ovvero il seguito perfetto di Warped. Con una narrativa più marcata e ambientazioni curatissime miste a un gameplay solido, divertente e con una propria anima, anche se un po' troppo punitivo, questo esperimento sul bandicoot arancione può considerarsi di successo. Il videogioco non si limita a scimmiottare quel che è stato il brand nelle mani di Naughty Dog, ma anzi riesce a sprigionare tutto il suo potenziale e a far evolvere l'intera saga, prendendo un'identità propria senza slegarsi dalla natura della serie. Crash Bandicoot 4: It's About Time è la lettera d'amore perfetta, il meglio che un fan di Crash avrebbe potuto sperare. Non ci resta che sperare di vedere lo stesso trattamento anche per il cugino Spyro.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.

2 Commenti

  1. […] Nella recensione uscita proprio ieri Andrea scriveva che “Crash Bandicoot 4: It’s About Time è ciò che non è stato L’Ira di Cortex, ovvero il seguito perfetto di Warped. Con una narrativa più marcata e ambientazioni curatissime miste a un gameplay solido, divertente e con una propria anima, anche se un po’ troppo punitivo, questo esperimento sul bandicoot arancione può considerarsi di successo. Il videogioco non si limita a scimmiottare quel che è stato il brand nelle mani di Naughty Dog, ma anzi riesce a sprigionare tutto il suo potenziale e a far evolvere l’intera saga, prendendo un’identità propria senza slegarsi dalla natura della serie. Crash Bandicoot 4: It’s About Time è la lettera d’amore perfetta, il meglio che un fan di Crash avrebbe potuto sperare. Non ci resta che sperare di vedere lo stesso trattamento anche per il cugino Spyro.” […]

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